Italiani, non è il caso di andare a lezione di spagnolo?
L’esempio di David Ferrer

 
15 Novembre 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

 A punteggio pieno nel Masters lui che diceva: “In Davis a Rafa io porto gli asciugamani”. Nadal: “Giocar bene sul ‘rosso’ non basta”. Ma dai tempi di Cancellotti gli italiani non la pensano così

Dall’inviato


La partita tra i due spagnoli al Master di Shangai

SHANGHAI _ Saranno pure terraioli, questi tennisti spagnoli, ma per la terza volta in 9 anni, insieme a Roddick ma con Federer oggi a rischio con Davydenko, ce ne sono due in semifinale al Masters, torneo indoor. Forse anche i ragazzi di casa nostra farebbero bene a convincersi che se ce l’hanno fatta Moya e Corretja nel ’98, Ferrero e Moya nel 2002 e Nadal e Ferrer quest’anno, non è impossibile imparare a giocare su una superficie diversa da quella sulla quale si è nati. Mi par proprio di sentire uno qualsiasi dei “nostri”… , scegliete voi quale: “Per salire in classifica ho bisogno di far punti sulla terra…”. E un anno dopo: “Per difendere i punti dell’anno scorso devo giocare sulla terra rossa…”.
A me è capitato tante volte, fin dai tempi di Cancellotti, di suggerire a qualche tennista italiano, al suo coach di cui ero (e sono) magari amico: “Ma dai, mandalo a giocare anche sui campi duri, imparerà, vedrai che imparerà…”: Il risultato è stato quasi sempre controproducente: non solo il mio consiglio non è mai stato seguito, ma sono stato guardato anche male, come fossi uno ipercritico, pronto a sottolineare un loro difetto, a non credere in loro. La verità era esattamente l’opposto: erano loro, sono loro, a non credere in se stessi. E allora raccolgono quel che seminano, si accontentano del loro ranking, 30,40,50 e lo difendono, mentre i Robredo, i Ferrer sfondano tra i top-ten.
Rafa Nadal invece oggi ha detto:“La stagione sul ‘rosso’ è troppo corta. Chi si trova bene sui campi rapidi prima ha il cemento australiano e USA, poi l’erba, poi di nuovo il cemento e alla fine i campi coperti. Uno.. o si dà da fare o resta indietro”.
Si obietterà: “Grazie! Nadal ha un tale talento che fa bene ovunque!”. Già e David Ferrer da Valencia allora? “I miei primi 126 tornei (!) li ho giocati tutti sulla terra, poi ho capito…”. E’ un tipo che non ha assolutamente un fisico monstre, anche se corre fino a domattina, anche se in palestra ha lavorato tanto e si vede, tuttavia a guardarlo così non gli daresti due euro. Sembra perfino sgraziato ne modo di tirar quel dritto arroncolato. Certo è che si batte come un leone su ogni palla. E’ uno che a 16 anni… “pensavo quasi di smettere, vincevo poco e non sopportavo di perdere, non fosse stato per la mia famiglia…”. _Ma nei tornei junior? “Mai giocati, non danno punti Atp…”. Nove anni dopo, a 25 suonati eccolo raggiungere le semifinali all’US open e ora al Masters, unico degli otto a vincere tutti e tre (Djokovic, Nadal e Gasquet addirittura 6-1,6-1) gli incontri del girone. Come ha fatto? “Lavoro, lavoro, lavoro, poi le prime vittorie e fiducia, fiducia, fiducia” dice lui, timido, introverso, tanto poco personaggio quanto lo è invece Rafa Nadal. “In Davis a Rafa io porto gli asciugamani…” l’ho sentito dire. Ma a New York e qui, intanto, l’ha messo k.o mandandolo al tappeto proprio per benino in due tornei che contano sul serio. David è anche uno dei rari tennisti che legge libri, li divora anzi. “Non sono un intellettuale _ ci tiene a chiarire _ mi piacciono quelli di cappa e spada, oppure i romanzi di Ken Follett…” A Barcellona e Las Ramblas preferisce Valencia. “E’ più tranquilla, mi posso allenare con Ferrero”. Forse perché ora c’è quasi una sola “o” di differenza con l’ex n.1 del mondo.

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14 Commenti a “Italiani, non è il caso di andare a lezione di spagnolo?
L’esempio di David Ferrer”

  1. marco.napo scrive:

    direi che sono opinioni sincere e ben attinenti alla situazione attuale del tennis.
    nadal è un talento puro ,che se non avra probelmi fisici raggiungera a breve il numero uno in classifica.(sulla terrra lo è gia gli manca solo un servizio veramente conclusivo).
    ferrer fa il modesto ma a mio modesto parere si avvicina molto a chang lo ricordate che pur essendo forte sul rosso in realta giocava a meraviglia anche sul cemento a mo di agassi.
    super velocita e anticipo ,mega risposta il tutto mescolato bene ed voila il gioco è servito.
    i nostri sono lontani e non solo perche giocano solo sulla terra mancano le doti punto…….

    un saludos

  2. tonytri scrive:

    Bravissimo Ubaldo come sempre !
    Il problema lo hai centrato in pieno, i nostri italiani sono provincialotti (vedi Volandri che viene nella mia Torino a giocare un challenger o potito che non rischia più di tanto)
    Ricordo che una volta si discusse del fatto che Robredo e Ferrer non fossero molto mpiù talentuosi di Filo e Poto , vero in parte , ma comunque soprattutto Ferrer guardiamo dov’è come lotta con tutti!! Ma la mia domanda ai miei amici tennissofili é : Ma perchè mai i nostri coach si ostinano a far giocare challenger o ancora peggio futures a nostri ragazzi promettenti senza farli combhattere con avversari veri?o meglio non è più utile una sconfiita dal numero 50 al mondo che una vittoria con il numero 200 per la crescita professionale?

  3. Marcello scrive:

    Troppi campi in terra rossa in Italia sia nei circoli sia nei centri federali…in Spagna l’hanno capito…da noi proprio no…d’altronde finchè c’è una federazione del genere.

  4. john john scrive:

    su ferrer segnalo una bella intervista di atptour nella quale rivela: a 17 anni volevo smettere, non sopportavo i duri allenamenti con il mio trainer lui, e gli sono grato, quando facevo il lavativo mi chiedeva in uno stanzino del club dove si custodivano le palline da gioco; rimanevo lì e nessuno mi apriva; ha fatto bene, ha fatto la mia fortuna e sono ancora con lui, lo ringrazio; a un certo punto, sempre a 17 anni, lasciai il tennis per un po’, mio padre mi disse: allora vai a lavorare; lo feci, ma il lavoro era duro e la paga bassissima; un giorno telefonai al mio trainer e gli dissi: non farò più storie, alle nove in punto sarò in campo per la sessione che dura fino alle 12; mi accolse e io non mi tirai più indietro: non andai più in quello stanzino…
    che storia e che tipo questo ferrer, a shangai sta giocando un tennis di tale pressione da far sembrare quel talento di gasquet ancora uno junior…
    a ubaldo: sul caso federer, quell’intervista in cui ti dice che non conta la sconfitta con volandri, vorrei chiederti una cosa; gira da mesi in vari tennis club italiani la storiella che la mattina, prima di giocare con volandri, federer avesse già fatto il check out per andar via dall’albergo e da roma; ne sai nulla? è una favola o c’è qualcosa di vero?

  5. anto scrive:

    Mentre leggevo il corsivo di Ubaldo, stavo ripensando a quando cinque anni fà ho conosciuto David Ferrer al Challenger di Manerbio, torneo ubicato nella bassa bresciana, che si gioca la settimana che precede le quali degli Us Open. Quel torneo David lo ha vinto quell’anno, e la cosa principale che mi impressionò dell’iberico, a parte una preparazione fisica mostruosa, fù la grandissima umiltà con cui affrontò tutti i suoi match. Aveva solo vent’anni, ma la cosa che ti colpiva era la professionalità che metteva in tutto quello che faceva, dallo streching, alla tattica pre-match con il suo coach, alla voglia di vincere che trasudava da questo giocatore non molto alto m 1.77 x 72 kg ma con una tenacia pazzesca. Mi ricordo ancora, seduto accanto al creatore del challenger , il dott. Gianni Saldini, che discorrevamo sulla possibilità di questo giovane iberico di entrare nel tennis di vertice. Mai e poi mai, a distanza di cinque anni, avremmo minimamente potuto ipotizzare una sua partecipazione al master. Questo cosa sta a significare, che potenzialmente se un normo dotato come l’iberico è riuscito in codesta impresa, con voglia, tenacia e spirito di sacrificio, non è impossibile ipotizzare che in un prossimo venturo, stessa sorte possa toccare ad un italiano. E poi mi ritrovo a leggere l’editoriale di Ubaldo, dal titolo: E SE PROVASSIMO A RIEQUILIBRARE IL TENNIS, A FAVORE DELLA TERRA ROSSA? appena pubblicato dalla rivista Match Point, veramente illuminante e che consiglio a tutti di leggere. Sarebbe bello che Ubaldo, a chi non ha la possibilità di acquistare la rivista, mettesse il suo articolo in rete in modo da dare la possibilità di farsi un’idea sull’argomento. Ps voglio ringraziare Ubaldo per due motivi, uno per il lavoro straordinario che ci sta regalando dalla Cina, e il secondo motivo sono le sue parole ed i suoi suggerimenti indirizzatemi, e che ho apprezzato.

  6. remo scrive:

    Sono d’accordo con ubaldo sulla questione terra rossa anche se gli esempi portati non credo calzino proprio a pennello. Voglio dire: paragonare Nadal, Ferrero, Corretja, Moya, ma anche Robredo e Ferrer (solo per citare gli ultimi, ma si potrebbero pure aggiungere gli argentini Canas, Chela e Nalbandian, che sono della stessa estrazione) ai nostri Volandri, Seppi, Starace e altri significa accostare qualità di tennisti piuttosto diversa. Molti fra gli spagnoli hanno vinto slam, sono andati in finale, sono stati numeri uno o comunque stabilmente top-ten; i nostri quando entrano nei trenta è festa nazionale. Poi serve a poco o nulla continuare a dire che a talento alcuni di costoro non sono superiori agli italiani; per me è talento anche l’attitudine al sacrificio, la mentalità, la capacità di tirar fuori il 110% dalle proprie potenzialità e così via. E allora non è vero che gli italiani potrebbero essere come Ferrer o Robredo.
    Poi c’è la solita questione del cane che si morde la coda. Se giochi solo sulla terra fai punti solo sulla terra (e se non sei Nadal, nemmeno tantissimi) e difendi solo i punti che hai fatto e diventa un circolo vizioso. Se giochi ovunque questo non succede e magari da terraiolo puro puoi anche provare a difenderti sul duro e sul sintetico ma per farlo devi mettere in preventivo difficoltà iniziali che vanno superate con il lavoro, la dedizione, la convinzione. Attualmente, l’unico italiano che mi sembra ben disposto da questo punto di vista è Seppi, al quale va dato ancora qualche anno per verificarne le potenzialità in senso assoluto. In Italia i cambiamenti radicali di mentalità, anche quando necessari, spaventano più che altrove. Speriamo che la tendenza delle nuove generazioni di giocatori e tecnici sia maggiormente aperta verso discorsi del genere.

  7. Stefano scrive:

    A onor del vero bisogna ammettere che adesso, e con adesso mi riferisco agli ultimi 3-4 anni, con gli attuali giocatori junior si sta lavorando molto di più sui campi veloci (grazie al ruolo importantissimo di Furlan, che sui campi veloci aveva saputo migliorarsi, bisogna ammetterlo) ed i risultati di Trevisan e Fabbiano sono confortanti. Serve tempo, siamo rimasti indietro per troppo tempo, e solo ora ci stiamo svegliando, bisogna aver pazienza ancora per qualche anno.

  8. astoppardi scrive:

    amici…

    finchè storace gioca il torneo di Biella facendo la superstar ed irritandosi al punto di mirare e colpire con la pallina l’arbitro che gli ha segnalato l’aver calpestato la linea di fondo al momento della battuta mi chiedo…
    DOVE VOGLIAMO ANDARE o SPERARE x il nostro tennis !!!!
    impari da ragazzi IN PRIMIS umili ed educati come ferrer e nadal e come tanti altri ai vertici che oltre ad essere EDUCATI sono disposti a LAVORARE x primeggiare…se in cuor loro i nostri sono sereni x essere i numeri 30 al mondo…
    noi appassionati possiamo ABBANDONARE ogni speranza e tifare ed ammirare tennisti esteri…

  9. Avec Double Cordage scrive:

    se non sbaglio anche Federer è nato sulla terra battuta e anche Djokovic, mentre Nalbandian per quel che ne so a cordoba e cresciuto su campi in cemento, per lo meno ha iniziato a giocare su un campetto in cemento vicino casa sua, mi sembra di aver letto da qualche parte.

    poi secondo me calza benissimo anche l’esempio francese, quasi tutti i loro giocatori nascono sulla terra battuta ma sanno giocare bene sia su cemento che erba, vedi gasquet, forget, leconte, mahut, clement, grosjean, noah, pioline, etc etc etc…

  10. Marcello scrive:

    In Francia l’hanno capito da un pezzo. Nonostante ospitino il più importante torneo su terra rossa i loro junior li fanno crescere ed allenare su DecoTurf,Taraflex,GreenSet etc tanto che la Mauresmo ironicamente ebbe a dire: ” Se quelli della Federazione desiderano vedere un francese vincere a Parigi allora è meglio che inizino a farci giocare un po’ di più sulla terra rossa”

    Cmq sono assolutamente contrario alla nascita di nuovi tornei sul rosso. Bastano quelli che ci sono.

  11. marco.napo scrive:

    marcello si vede che non sei tifoso di nadal e del gioco di fondo ma per me un passante è bello quanto una volee .
    per essere il migliore devi dimostrarlo su tutte le superficie anche se alla fine vieni sconfitto.
    pace e bene.

  12. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Per John john: Federer era turbatissimo all’idea di dover annunciare a Tony Rohe che noin aveva più bisogni di lui. Era così scontroso, scuro in volto in quei giorni che si era sparsa la voce che ci potessero essere problemi fra lui e Mirka…Un divorzio era in vista, ma con Tony e non con Mirka. per un tipo abitudinario come Roger un trauma che non lo faceva dormire. Avrebbe quasi voluto venirsene via…. Lui stesso ancora l’altra sera ha detto: contro Volandri stavo vivendo una situazione piscologica molto difficile, giocò infatti certamente male per le sue possibilità. Per questo, senza voler ferire Volandri ma solo per dire che non era quella sconfitta una di quelle che poteva farlo preoccupare del suo tennis _ essendo stata determinata da circostanze del tutto particolare -lui ha detto che non contava. C’è chi è andato al suo hotel, Russia (o qualcosa del genere mi pare..è un hotel di lusso, famoso, ci sono anche stato per la conf. di presentazione degli internazionali una volta, ma in questo momento non ricordo come si chiama) e la responsabile della reception non volle chiarire l’episodio. Di fatto poi Federer partì il giorno dopo la sconfitta, ma sembra che in un primo momento si sentisse così a disagio, così fuori posto…da essere quasi certo di perdere e altrettanto certo di non volere stare un giorno di più a Roma. Spero di averti accontentato, anche se certezze non ce ne sono…e l’unico che può saperlo davvero è Vittorio Selmi che però non lo direbbe nemmeno in punto di morte….

  13. john john scrive:

    grazie ubaldo,
    come sempre ti dimostri onesto e informato, alla prossima

  14. Niclaus scrive:

    Ferrer? ma chi se importa noi stiamo bene così con il record degli ultimi anni di giocatori fra i top 100. Questo è il FIT pensiero e a sto punto se va bene a loro…… lasciamoli proseguire per la loro strada. Però lancio una proposta: andiamo anche noi per la nostra! Sfruttando i vari blog di gente seria che segue il tennis (Scanagatta, Tommasi e tutti gli uomini di buona volontà che danno il massimo nella gestione dei circoli) costruiamo una lista …. pubbliciziamola su tutti i siti…. Anche quello FIT (voglio vedere se co pubblicano nel blog!) e riprendiamoci il giocattolo!!!! Non diamo più le deleghe agli amministratori regionali (tutti legati al potere centrale, quelli che non lo erano sono stati commissariati in men che non si dica!) e andiamo tutti a votarci la nostra lista! Si tratterebbe di un grande esercizio democratico.
    Ci vogliamo provare?

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