Simone Bolelli è la sfida del destino.
Djokovic è il crocevia per la gloria.
Ecco il più potente del clan Italia,
ma anche il più “statico”.

 
16 Gennaio 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

L’Italia maschile è tutta sulle sue spalle. Battere il serbo sarebbe la conferma di avere un piccolo fenomeno anche nel nostro team. Continuiamo l’analisi dei migliori tennisti azzurri. Il bolognese fino ad ora ha avuto una carriera travagliata dagli infortuni, ma con un gioco spettacolare è entrato tra i top 100. Si troverà il modo di renderlo più veloce?

Maggio 2007, Internazionali d’Italia. Una piccola folla si accalca sui gradoni del Foro Italico, lo sguardo rivolto al campo n. 1, in genere riservato agli allenamenti-passerella dei campioni. Proprio sotto la magnifica terrazza, nella luce del mattino, è perfettamente riconoscibile lo spagnolo Tommy Robredo, affermato top ten, che gioca un set di allenamento contro un giocatore sconosciuto, ma sul quale si appuntano curiosi gli sguardi degli spettatori. Lo sparring di Robredo, infatti, un ragazzone robusto e ben piantato, sembra sapere il fatto suo. Scaglia con la sua racchetta colpi di grande violenza, che lo spagnolo fatica assai a contenere.
I ragazzini delle SAT, i raccattapalle, spalancano gli occhi: “Mamma mia come picchia quello lì! Ma chi è?” D’un tratto, tra il pubblico inizia a correre una voce: “Come, non lo sapete? Quello è Bolelli, il bolognese Simone Bolelli”. “E’ italiano? E tira così forte? E serve così? Oh, finalmente abbiamo un giocatore con il fisico”. Il pubblico inizia timidamente ad applaudire le accelerazioni vincenti del ragazzo bolognese. Robredo, punto sul vivo, e già indietro nel punteggio, non ci sta a fare la comparsa. Aumenta la sua intensità di gioco, si mette a correre come un forsennato, ce la mette tutta. Ne esce un bellissimo set di allenamento, fatto di scambi violentissimi. Simone, dopo aver chiuso l’ennesimo diritto-bomba e aver stretto la mano al suo avversario, lo sguardo sorpreso e imbarazzato, riceve una autentica ovazione dallo speranzoso pubblico romano. Purtroppo, quella stessa sera sul centrale, contro il cileno Massu, il bolognese non si esprime ai livelli della mattinata e, frenato anche dal campo pesante, lascia strada in due set al più esperto avversario. Ma si è fatto conoscere, e il grande pubblico ha potuto intravedere le sue grandi potenzialità.

Simone Bolelli di Budrio, presso Bologna, classe ‘85, circa un anno e mezzo più giovane di Seppi, ha avuto un percorso di avvicinamento al tennis professionistico molto travagliato. Figlio di un discreto giocatore di calcio, inizia a giocare a 7 anni e viene plasmato dal maestro Ronzoni nel
centro di Cividino, dove mostra subito grandi doti di tecnica e potenza, ma anche un fisico estremamente fragile, con ripetuti infortuni muscolari agli arti inferiori, che praticamente gli impediscono di svolgere attività a livello under 18. Finalmente, a inizio 2004, un’operazione ai denti del giudizio consente di risolvere radicalmente i problemi muscolari, e Simone inizia a tentare la via dei tornei pro, alternando futures e challengers. I risultati arrivano subito: il bolognese si aggiudica 2 futures, centra una finale a livello challenger, sfiora addirittura la qualificazione all’Atp di Palermo e finisce l’anno intorno al n. 270 del mondo, a poco più di 19 anni. E’ un altro grave infortunio, questa volta al polso destro, a frenare la crescita di Simone, che salta metà della stagione successiva e a fine 2005, ormai ventenne, è ancora fuori dai primi 200 giocatori del mondo. Arriva il tempo delle grandi decisioni. Il bolognese decide di affidarsi ad uno dei più esperti allenatori italiani, e si trasferisce a Roma, alla corte di Claudio Pistolesi. Il sodalizio con il vulcanico coach romano sembra subito funzionare: Simone riprende a scalare la classifica, acquisisce continuità e inizia a programmarsi in modo più ambizioso. La primavera del 2007 lo vede finalmente fra i primi 100 giocatori del mondo, grazie ad alcuni notevoli exploit come il terzo turno raggiunto al MS di Miami (dove dopo aver battuto gente come Kendrick, Monfils e Tursunov mette paura allo spagnolo Ferrer, arrivando a servire per il primo set) e la vittoria nell’importante challenger di Tunisi. Nonostante un nuovo infortunio agli addominali, che gli fa perdere tutta l’estate, Bolelli chiude la stagione 2007 ben dentro i primi 100, grazie soprattutto alle ottime prestazioni a livello challenger (a fine stagione si aggiudica anche quello di Bratislava) ma anche al secondo turno raggiunto in tre prove dello Slam (a Parigi, a Wimbledon e all’US Open).

Secondo molti osservatori, il bolognese è il più talentuoso fra i nostri giocatori di vertice. Dotato di una notevole velocità di braccio e di un ottimo anticipo, riesce ad imprimere grande potenza ai suoi colpi, ma è anche in grado di trovare soluzioni di tocco di notevole eleganza. Bolelli vanta un repertorio tecnico di rara completezza. I due fondamentali sono compatti, con aperture contenute e poca rotazione. Il colpo più naturale è il diritto, davvero molto pesante, che Simone gioca con ogni tipo di traiettoria. Il rovescio, classico, è molto elegante e quasi altrettanto potente. Simone lo ha decisamente migliorato lo scorso anno, anche grazie ad un cambio di racchetta. Molto sicuro sull’incrociato, inizia a controllare molto bene anche la traiettoria lungolinea, che ora gli porta molti punti. Eccellente inoltre la variante in back, dal rimbalzo bassissimo. Nel servizio Bolelli è, insieme con Bracciali, il più dotato fra gli azzurri. La prima palla piatta è costantemente intorno ai 200 km/h, e lo slice esterno è molto efficace, mentre meno frequente è il ricorso al kick. Anche la seconda è di ottimo livello. Il gioco al volo, da fermo, è buonissimo, con gesti perfetti e ottima sensibilità di mano, e lo smash è molto sicuro. A questo punto, starete pensando che abbiamo a che fare con un fenomeno.
Direte, ma allora, come mai uno così non è nei primi 10 del mondo? Purtroppo per il bolognese, per vincere a tennis non basta tirare forte, bisogna anche correre. E qui vengono i problemi. I ripetuti infortuni muscolari che lo hanno afflitto da ragazzo hanno impedito a Simone, atleta di costituzione molto massiccia, di potenziare adeguatamente la parte inferiore del corpo. Ne risulta una certa lentezza negli spostamenti, sia in quelli laterali, sia soprattutto in avanti. Il problema è poi amplificato dal fatto che il bolognese è un giocatore piuttosto carente nella capacità di “lettura” della direzione dei colpi avversari e spesso si mette in moto con una frazione di secondo di ritardo. Ciò, oltre a limitarlo nello scambio, gli crea tantissimi problemi nel fondamentale della risposta, davvero deficitario. E quindi Simone è un giocatore dalle due facce: molto spettacolare, a tratti irresistibile, quando può servire, tenere l’iniziativa e comandare il gioco; estremamente vulnerabile quando è in risposta ed è costretto alla fase difensiva, situazione di gioco dalla quale estrae pochissimi punti.
Questi limiti fisici ne hanno a lungo condizionato anche la capacità di interpretazione tattica dei match. Bolelli è stato spesso accusato di non saper variare il gioco, di rischiare troppo, di tirare solo forte, di non seguire mai a rete le aperture di campo. Purtroppo, il bolognese è in un certo senso “costretto” a giocare in quel modo. Non può permettersi palle interlocutorie, deve sempre mirare a comandare lo scambio, consapevole che altrimenti, se l’avversario lo costringe a correre, le probabilità di vincere il punto diventano per lui minime. E d’altro canto, data la lentezza nella corsa in avanti, e il connesso rischio di farsi trovare fuori posizione, non ha ancora potuto imparare a seguire a rete le sue notevoli accelerazioni, e spesso è costretto, contro giocatori abili nella fase difensiva, a fare il punto 3 o 4 volte. In questo modo, anche il suo ottimo gioco al volo diventa un’arma inutilizzabile.

Solo di recente, nel challenger vinto a Bratislava, dove ha battuto ottimi giocatori come Berrer e Falla, il bolognese ha mostrato progressi nella mobilità, specie in avanti, e ha giocato ottime voleé. In una recente intervista Simone ha dichiarato che da circa un anno, con il suo preparatore atletico Carlo Regalzi, sta lavorando per migliorare fisicamente, e che ha effettuato una durissima preparazione invernale, che forse spiega i risultati poco incoraggianti di questo inizio di stagione. Il ragazzo è molto serio, lavora e si allena con coscienza, si impegna molto più di quanto non abbia mai fatto il suo concittadino Camporese, al quale lo lega una certa somiglianza nel tipo di gioco. Semmai, forse non è ancora perfettamente conscio delle proprie potenzialità. Purtroppo il tempo fugge, il bolognese ha ormai compiuto 22 anni. E da quando è apparso sul circuito, i suoi miglioramenti hanno riguardato soprattutto la tecnica (sul rovescio) e la tenuta mentale (il braccio raramente trema nei momenti decisivi), mentre i progressi fisici sono stati francamente esigui. La sensazione è che il nostro paese, ancora una volta, non sia all’avanguardia, e che all’estero si usino metodologie di training più moderne e sofisticate. La speranza è allora che anche in Italia si possa trovare un Paganini, inteso non come violinista, ma come preparatore fisico, visti i sensazionali progressi atletici che l’allenatore svizzero ha fatto compiere ai suoi assistiti, da Stanislas Wawrinka (coetaneo di Bolelli, che due-tre anni fa non era più veloce di lui) alla serba Ana Ivanovic, da sempre più bella che rapida.
Alla prossima, per parlare del velocissimo Fabio Fognini.

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11 Commenti a “Simone Bolelli è la sfida del destino.
Djokovic è il crocevia per la gloria.
Ecco il più potente del clan Italia,
ma anche il più “statico”.”

  1. tilden scrive:

    Complimenti per l’articolo, comunque nessuno dei nostri giocatori va a rete a chiudere il punto e qui entrano in gioco i coach e gli allenatori che non curano abbastanza sia il servizio che il gioco al volo. Basta vedere quanti punti portano a casa i nostri con il servizio. L’ottimo Lombardi dovrebbe sensibillzare di più i maestri che forma su questo colpo fondamentale In Bolelli comunque credo molto. L’ho visto a Parigi l’hanno scorso contro Canas e credo che le potenzialità ci siano tutte.

  2. marcos scrive:

    la palla gli scorre rapida più di quanto riesca, per ora, rapidamente a raggiungerla. possiede una velocità di braccio che pochi possono vantare.

    io credo che bolelli, seppi e fognini (in attesa che se ne aggiunga presto un altro, un pò più giovane) sapranno regalarci molte soddisfazioni.

    perfetto, roberto!

  3. vincenzo martucci scrive:

    complimenti, sono totalmente d’accordo sul giudizio tecnico/fisico e psicologico da lei espresso. speriamo solo che bolelli cresca, prima di tutto come atleta perché pochi hanno un apalla che esce così pulita, e veloice, dalla racchetta.
    cordialità

  4. Nicolò scrive:

    Purtroppo l’ottimo pezzo di Commentucci coincide con una prestazione desolante di Simone che ha appena finito di farsi umiliare da Djokovic.
    Non gli si chiedeva di vincere, forse nemmeno di fare match pari, ma magari di lasciare intravedere almeno qualche piccolo miglioramento. Niente di niente. Solito atteggiamento remissivo, sparacchiate qua e là, qualche accelerazione, pochissima incidenza col servizio.

    E’ vero che non è il serbo il suo parametro, ma questo inizio di 2008 è piuttosto disastroso. E ne sono un ulteriore conferma i 5 set contro Ram.

  5. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Il collega della Gazzetta dello Sport Vincenzo Martucci non si è limitato a scrivere il commento qui sopra, attraverso il quale si è complimentato con l’ottimo lavoro di Roberto Commentucci (complimenti mi associo anche in pubblico, ovviamente, dopo averlo già fatto in privato…un giorno però lo metterò alla prova su quelle lunghezze di articolo che chiedono a noi giornalisti e in 50 righe ci deve stare tutto…!!!) ma quando si è trovato davanti a Bolelli, per la rituale conferenza stampa, lo ha invitato a leggersi il pezzo di Commentucci sul blog dicendogli: “Mi sembra che abbia fatto un’analisi molto corretta di te e del tuo gioco, leggila e fammi sapere che cosa ne pensi”.
    Io mi auguro,a questo punto, che la legga anche Pistolesi, il suo coach. E se avrà tempo, prima di risalire sull’aereo, mi auguro perfino che ci dica la sua. Chiedo troppo?.

  6. Andre scrive:

    Complimento a Roberto Commentucci.
    Davvero una analisi pregevole.
    Anche se quelli (come me) che hanno negli occhi il Simone visto questa mattina contro Djokovic, in questo momento, pagano un po’ di disillusione …

  7. pibla scrive:

    Diciamo che “i risultati poco incoraggianti di questo inizio stagione” continuano…..però per onestà va detto che l’anno passato, sia Bolelli che la Knapp, che poi hanno fatto una bellissima stagione, avevano cominciato maluccio e poi invece da Marzo si sono brillantemente ripresi, quindi direi, calma e gesso fino a Primavera, poi si cominceranno a tirare le somme…

  8. fulvio scrive:

    condivido in toto il bellissimo articolo dell’amico roberto.analisi perfetta del giocatore che a mio avviso è quello con maggiori qualità nel tennis odierno.dico solo che il giorno che anche lui si renderà conto della sua forza,ecco quel giorno potremmo avere un giocatore in grado di vincere un MS o addiritura uno Slam,speriamo che quel giorno arrivi presto!

  9. Nikolik scrive:

    Direi di non farsi distrarre dal risultato odierno.
    L’analisi tecnica di Roberto è incoraggiante per Simone, i risultati verranno.

  10. Roberto Commentucci scrive:

    Ringrazio di cuore tutti quanti, in particolare Vincenzo Martucci, Fulvio Fognini e ovviamente Ubaldo per i complimenti.
    Ubaldo ha messo il dito nella piaga: scrivere quando si hanno a disposizione 50 righe è ovviamente molto più difficile.
    Per fortuna il web offre queste possibilità di approfondimento, probabilmente impraticabili sulla carta stampata.
    Mi dispiace solo che l’uscita del pezzo sia coincisa con una prestazione negativa di Simone. Credo che oltre alla mobilità al ragazzo manchi anche un po’ di fiducia in se stesso, e credo che questo sia un aspetto comune anche a tutta questa generazione di giocatori italiani, che non sono ragazzini viziati (a differenza di alcuni azzurri del passato), ma sono tutti dei lavoratori, dei professionisti seri, modesti; il loro problema è che non riescono a pensare in grande, ad avere davvero ambizioni di vertice.
    Come insegnava Kant, ciascuno è figlio del suo tempo e del suo spazio. E nascere in Italia di questi tempi non porta certo a pensare di essere dei predestinati nel tennis. Da troppi anni siamo abituati a stare ai margini delle competizioni che contano, e i top ten paiono ai nostri giocatori, inevitabilmente figli di questo ambiente, dei totem irraggiungibili. E sono già sconfitti prima di scendere in campo.
    Riccardo Piatti, in un’intervista rilasciata a Tennis Italiano, ha sintetizzato molto bene questo concetto:
    “il numero 100 del mondo pensa che il numero 10 sia un fenomeno assoluto, un esempio irraggiungibile: in realtà, è solo uno che si è programmato, fin da piccolo, per raggiungere quel risultato. La differenza fra i primi 10 e gli altri è che i top ten hanno commesso meno errori nel loro percorso di sviluppo”.
    E il primo errore che commettiamo in Italia, probabilmente, è proprio quello di non darci obiettivi veramente ambiziosi.

  11. andrew scrive:

    Roberto, ti candido ufficialmente alla guida della FIT e, scusami, posto anche qua la mia paranoia sui circoli, secondo me il vero “problema” o “zavorra” del tennis in italia….

    Di chi è espressione la FIT? Dei circoli…

    Di chi sono espressione i circoli? Dei soci…

    A cosa sono interessati i soci? Alla propria società…

    Potrebbe anche funzionare se almeno da qualche parte aleggiasse la parola “Tennis”…inteso come “Tennis al massimo livello”…

    Purtroppo il circolo funziona con le seguenti priorità:

    1. Ambiente e soci da curare.
    2. Nuovi soci da cooptare.

    Per soddisfare tali priorità, si ricorre a:

    1. Quote alte di accesso e altrettante quote alte per i campi. Ciò consente di:
    a. Scremare i fruitori del tennis in base al censo e garantire un piacevole soggiorno ai soci nel circolo, privo di fastidioso baccano e con campi sempre liberi.
    b. Dare la piacevole illusione ai soci di essere bravini in questo simpatico gioco, evitando il più possibile ogni contaminazione o confronto con l’esterno.

    2. Allestimento di una scuola SAT così suddivisa:
    a. Reparto agonistico rivolto a quei bambini che già da subito evidenziano una certa predisposizione per il giuoco. Essi serviranno per eventualmente portare a casa qualche risultato Under per il reclutamento di nuove leve per il reparto “pascolo” (o punto b.). Da qui escono i 2 e i 3 categoria. REDDITIVITA’ BASSA
    b. FONDAMENTALE. Reparto “pascolo” rivolto a quei bambini che non evidenziano già da subito predisposizione per il giuoco. Essi, se ben allevati, consentiranno PER MOLTI ANNI di rimpinguare le casse della società e costituiranno i possibili futuri soci adulti. Da qui escono i 4 categoria. REDDITIVITA’ ALTA.

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