“Aggiungi un posto a tavola”
Goolagong numero 1…31 anni dopo!

 
29 Dicembre 2007 Articolo di Remo Borgatti
Author mug

Evonne Goolagong è la sedicesima numero 1 del tennis femminile. Dopo 31 anni la WTA rimedia ad una errata interpretazione del computer. Fu la prima mamma a vincere a Wimbledon dopo 62 anni. Si è ritirata nel 1983, oggi si occupa dei ragazzi aborigeni e dice: “Sono orgogliosa”.

Quando mostrò a tutti il suo secondo piatto sul centrale di Wimbledon, qualche minuto dopo aver sconfitto in finale Chris Evert con il punteggio di 6-1, 7-6, Evonne sapeva di essere la prima mamma a vincere i Campionati dal 1914 (impresa riuscita in quella occasione a Dorothea Lambert Chambers) e di aver eguagliato il primato di “Big” Bill Tilden per il maggior numero di anni trascorsi tra un successo e l’altro: ben nove. Ciò che la signora Cawley, nata Goolagong il 31 luglio 1951 a Griffith, nel Nuovo Galles del Sud, ancora non sapeva era che, nel 1976 e per un paio di settimane, lei era stata numero 1 della classifica mondiale.
A distanza di più di 30 anni e grazie a una ricerca accurata, le è stato reso il maltolto. E’ infatti di queste ore la notizia che la WTA ha provveduto a riconoscere che ci fu un errore di trasferimento dei dati nella compilazione delle classifiche relative al mese di aprile di oltre 31 anni fa e che, dopo essersi aggiudicata il Master del circuito Virginia Slims a Los Angeles (a coronamento di una striscia vincente davvero ragguardevole, con i trionfi di Chicago, Akron, Dallas, Boston, Filadelfia e le finali di Sarasota e S.Francisco), Evonne Goolagong aveva in effetti sorpassato la Evert di 0,8 punti. Tutto questo accadeva esattamente il 19 aprile e, per la cronaca, la statunitense rientrò in possesso della corona il 10 maggio. Ma fino ad oggi questo dettaglio era sconosciuto e, per gli amanti delle statistiche, l’australiana diventa così la sedicesima numero uno del mondo da quando, nel 1975, è stato introdotto il computer.
Raggiunta dalla notizia nella sua casa di Sunrise Beach, che condivide con il marito Roger e i figli Kelly Inala e Morgan Kiema, Evonne si è detta al contempo molto orgogliosa per quanto era successo e anche piuttosto sorpresa di aver saputo quella notizia così tanto tempo dopo.
Dal canto suo Larry Scott, chief executive e chairman della WTA, ha precisato: “Sfortunatamente la compilazione della graduatoria non era perfetta in quei primi anni e la classifica veniva utilizzata soprattutto per stabilire gli accessi ai tornei. Nei primi anni 80, inoltre, c’era maggiore attenzione verso il ranking di fine anno e molto meno per i cambiamenti durante la stagione”.
Evonne Goolagong ha vinto 7 titoli dello Slam (4 Australian Open consecutivi, 2 Wimbledon e 1 French Open) e ha disputato altre 11 finali, tra cui ben quattro consecutive agli US Open. Dopo aver vissuto per un certo periodo negli Stati Uniti, tra la South Carolina e la Florida, è tornata in Australia, a Brisbane, nel 1992. Adesso, cinquantaseienne, si occupa insieme al marito dell’organizzazione di camp per giovani tennisti aborigeni, la razza da cui discende.

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13 Commenti a ““Aggiungi un posto a tavola”
Goolagong numero 1…31 anni dopo!”

  1. Nikolik scrive:

    Bravo Remo, ottima notizia.
    Spero che tutti i giornalisti e gli statistici tengano conto di questa modifica, riferendo correttamente, da adesso in poi, che anche la Goolagong è stata n. 1.

  2. Francesco da Lugano scrive:

    Meno male che ogni tanto si può esclamare la fatidica frase: giustizia è fatta…

    Non conosco molto di lei, quello che ho visto della Goolagong in azione sono un paio di video su youtube stamattina, troppo poco per farsi un’idea, ma se vinci 7 titoli dello Slam qualcosa vorrà pur dire.
    E poi è aborigena, il fascino aumenta!

    Piuttosto, i dirigenti Wta hanno dimostrato sensibilità ed accuratezza: complimenti!

    Proposta: scambiamo ET con Larry Scott? Hai visto mai che le cose anche tra i maschietti andrebbero meglio…

  3. marcos scrive:

    bravo remo: ottimo segugio!

    goolagong non è l’unica donna di genitori aborigeni australiani che sfonda nello sport: se non ricordo male, una famosissima atleta vinse almeno un titolo olimpionico. chi è?

    l’aborigeno è il più antico abitante di un territorio: non è questione di razza, ma di primigenie. quelli che sono venuti dopo (50000 anni dopo), quelli sì, talvolta, si sono comportati in maniera razzista…non solo in australia, ahimè.

    accolgo in pieno la proposta di francesco da lugano!

  4. Giovanni Di Natale scrive:

    Caro Marcos qui stuzzichi la mia passione per l’atletica. Sicuramente posso affermare che la mezzofondista Cathy Freeman è stata la prima aborigena ad accendere il fuoco olimpico, tutto nella cerimonia di apertura di Sidney 2000. Una scelta a sorpresa per quella che era la più forte atleta al mondo sui 400 metri piani… una Federer del giro di pista.

  5. karlovic 80 scrive:

    @ marcos.

    Forse parli di Cathy Freeman,vincitrice dell’oro olimpico(nei 400 metri piani) a Sydney 2000 e di 2 titoli mondiali(atene 97 e siviglia 99),oltre ad un argento olimpico(atlanta 96).
    La Freeman è il simbolo dell’integrazione razziale tra gli indigeni e il resto della popolazione aussie.
    In assoluto é stata la prima aborigena a vincere un titolo olimpico,ed é stata anche l’unico caso finora di ultimo tedoforo a vincere il titolo nella stessa edizione dei giochi.
    Personalmente seguo molto anche l’atletica.

  6. karlovic 80 scrive:

    @ giovanni di natale.

    Non voglio sminuire la Freeman,che certamente nel 2000 era la più forte di tutte,infatti vinse l’oro.
    Ma vinse perche si era ritirata a 29 anni Marie-José Perec(ai mondiali di atene dove era la favorita n°1 e tra l’altro vinse cathy).
    La Perec,provò il rientro a sidney,ma i problemi fisici e la lontananza dalle gare,la fecero cambiare idea.
    A mio avviso,la Perec al massimo a sydney(è vero la francese 32enne contro i 27 anni dell’aborigena)avrebbe vinto la medaglia d’oro,ne sono certo.

  7. luca scrive:

    Non vorrei sbagliarmi, ma la Goolagong aveva fatto fuori la Evert a Wimbledon ‘80 e la Smith Court nello stesso torneo nei primi anni ‘70. Se non è no.1 una tennista di quel livello….Onore al merito

  8. Giovanni Di Natale scrive:

    Karlovic probabilmente è come dici tu. Ma io sono del partito de “Ha ragione chi c’è”. La Freeman a quelle Olimpiadi era in condizioni strepitose. Era il suo appuntamento con la storia. Sentito, cercato. Una magia iniziata con il calore della fiamma olimpica e chiusa sul podio di Sidney, davanti al mondo, davanti a tutti. Lei, aborigena, padrona dell’Australia intera. Per la prima volta. Penso che la storia della Freeman possa valere un gran libro, ma bisognerebbe saperne certamente di più di quanto non sappia io.

  9. karlovic 80 scrive:

    Della Freeman ho un ricordo bellissimo datato 1994.
    In quell’anno,Cathy vinse i 400 piani ai giochi del Commonwealth in Canada,e fece il giro d’onore impugniando 2 bandiere,quella ufficiale(con la croce del sud)e quella dei KOORI(la bandiera simbolo degli aborigeni australiani).
    Con quel suo gesto istintivo,voleva dire la sua, in quanto al rapporto tra abitanti autoctoni e bianchi,sul ruolo degli aborigeni all’interno della società australiana contemporanea.
    Un dibattito che coinvolge le elite sia culturale che politica,impegniate a definire e ridefinire(attraverso analisi storiche e scelte normative)l’essenza dell’identità nazionale australiana.

  10. angelica scrive:

    la cerimonia di apertura delle olimpiadi di Sydney e’ stata una delle piu’ belle in assoluto: Cathy Freeman che accende il fuoco olimpico appoggiando la torcia sull’acqua e’ stato un momento cosi’ emozianante che solo a ripensarci mi ritornano i brividi.

    Secondo me Evonne Goolagon e’ stata importante per tutti quei ragazzi aborigini che hanno visto nello sport un possibilita’ per emergere.
    Probabilemente senza Goolangon non ci sarebbe stata neanche una Cathy Freeman

  11. remo scrive:

    Per Marcos: grazie per la puntualizzazione relativa al termine aborigeno che io ho confuso con il concetto di razza. Faccio ammenda.
    Per Luca: ricordi perfettamente. Nel 1971 era numero 3 del seeding e battè la King (2) in semifinale e la Smith-Court (1) in finale; nove anni dopo era numero 4 e sconfisse la Austin (3) in semi e la Evert (2, che aveva a sua volta battuto la numero 1 Navratilova) in finale. Per la cronaca Evonne vene insignita del titolo di numero 1 mondiale alla fine del 1971, quando ancora però non c’era il computer.
    Per Karlovic80: grazie del contributo relativo alla Freeman e agli aborigeni.

  12. stefano grazia scrive:

    C’e un bellissimo film australiano (The Rabbit Fence)sugli aborigeni e racconta una storia vera, di come negli anni 30 gli inglesi cercarono di integrare con la forza gli aborigeni strappando i figli alle famiglie e facendoli crescere in una sorta di scuole dove venivano scolarizzati e gli veniva insegnato un mestiere…E il film racconta della fuga di tre bambine che si fanno migliaia di chilometri nel deserto australiano per ritornare a casa…
    Cio’ detto, per non scivolare nel facile politically correct, bisogna anche sapere che il 90% degli aborigeni rifiuta l’integrazione il che e’ un loro diritto e fin qui tutto bene ma la maggior parte vive ai margini delle grandi citta’ come homeless e facile preda dell’alcol …Lo chiamano il Popolo Invisibile e in effetti nel mio soggiorno australiano di 7 settimane l’anno scorso ne ho visti solo quattro!!! E siamo stati perfino ad Ayers Rock!
    Sull’argomento leggere anche Down Under (tradotto con Un Paese Bruciato Dal Sole) di Bill Bryson, uno scrittore famoso per i suoi libri di viaggio, dove si comprende che aldi la’ della facile retorica (e delle colpe indubbie del passato) il popolo aborigeno e’ condannato all’autoestinzione cosi’ come i pellerossa americani… Parlavo con le Guide ad Ayers Rock e palpavo il loro disagio nel trattare l’argomento: sulla carta e’ facile distinguere il bene dal male e dire cosa si deve e cosa non si deve fare… Gli Aborigeni vogliono essere lasciati in pace ed e’ giusto lasciarli in pace, al loro modo di vivere,ai loro riti, ai loro ritmi…Fin qui tutto ok, Poi nella realta’ e’ ovvio…mortalita’ infantile elevata, cosa ti succede se hai un infezione” se hai un appendicite? Poi possiamo continuare tutti i nostri bei discorsi dalle poltrone di casa o delle nostre scrivanie e sentirci tutti migliori ma la verita’ e’ che i dinosauri a un certo punto si sono estinti, e’ la legge dell’evoluzione: chi non si adatta si estingue… E alla fine noi tutti con l’aborigeno o con l’amazzone o con l’indiano delle riserve ci stiamo a parlare 5 minuti,facciamo uh oh ah,e poi,a meno di non essere bruce chatwin, ce ne andiamo per la nostra strada perche’ vogliamo vedere il challenger in streaming,altroche’… Prima di essere preso a pernacchie pero’ ribadisco:Io mi vanto di non essere razzista proprio perche’ non vedo il colore, ma proprio per questo non fascio nemmeno di tutta erba un fascio: cosi’ come non amo tutti i bianchi,allo stesso modo non e’ che perche’ uno e’ rosso o nero o bianco o giallo o verde gli devo dare subito un attestato di stima e simpatia…Io non vedo il colore, vedo la persona, se ci posso parlare o no, se ci posso diventare amico o no…vivo e lascio vivere ma alla fine scelgo per starci insieme chi ha le mie stesse affinita’ elettive… Addirittura poi,si sa,io non vedo la nazionalita’ (non vedo perche’ dovrei tifare uno SOLO perche’ e’ italiano…lo tifo perche’ mi piace come persona o come gioco e poi eventualmente scopro che e’ anche italiano…) ma per ritornare agli aborigeni, si, a me piacciono Evonne e Cathy perche’ sono aborigeni che non sono rimaste ancorate al passato ma hanno saputo guardare avanti…mi piace l’aborigeno che decide di andare a scuola o di mandarci i suoi figli, magari mantenendo viva la memoria e rimanendo orgogliosi di cio’ che erano e sono state, ma comunque facendo un piccolo passo verso il futuro…Rispetto eventualmente l’aborigeno che decide di vivere da solo nell’Outback nutrendosi di bacche e lucertoli rifiutando ogni contatto con l’uomo bianco ma non l’aborigeno che rifiuta la civilta’ e vive pero’ ai margini mendicando e ubriacandosi dando di tutto questo la colpa all’uomo bianco che venne a rubargli la terra trecento anni fa…certo, ne hanno commessi di crimini ed errori (e The Rabbit Fence racconta solo l’ultimo dei tanti, fatto nella buona fede ottusa della cristianizzazione) ma ora diamoci un taglio e guardiamo avanti…lo so, e’ unpolitically correct, ma io la penso cosi’.E mi scuso se senza volere ho offeso la sensibilita’ di qualcuno.

  13. remo scrive:

    Per quanto mi riguarda, grazie del contributo. Un pizzico d’invidia per il tuo prolungato soggiorno australiano e il pieno apprezzamento in merito al coraggio delle tue opinioni; molto (troppo?) spesso la “correttezza politica” è un facile paravento dietro il quale nascondere ipocrisia e convenienza.

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