I tappeti bulgari pieni di buchi.
Vigilia da incubo per un torneo.
Toto Ricciotti, che disavventure

 
29 Dicembre 2007 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Il manager di Bargnani e di maggior successo oggi nel basket, cominciò la sua carriera lavorando per Cino e l’IMG, occupandosi (con poca fortuna) degli allestimenti. Ma prima del torneo di Milano ne successero davvero di tutte. Un racconto spassoso. 


Caratti vs Kulti in Milan 1991. Caratti contro Kulti al Torneo di Milano 1991

La domanda che mi avete fatto riguardo a quale superficie sintetica usavamo negli Anni 80 mi ricorda un curioso episodio che riguarda un mio ex dipendente che, quando lo assunsi,  ebbi la sventurata idea di impiegarlo nella “implementation”, cioè gli allestimenti in generale. Si chiamava_ si chiama ancora _ Toto Ricciotti e oggi tutti lo conoscono perchè è diventato un manager di grande successo che, fra gli altri, rappresenta anche Andrea Bargnani, il nostro campione più rappresentativo nella NBA. Rappresenta anche molti altri giocatori di basket ed è uno dei più apprezzati agenti in circolazione. Ricordo che ha rappresentato Pittis, Carlton Myers, Dino Radja, Vlade Divac e molti altri.
La storia di Toto inizia agli inizi degli anni 80 perché io conoscevo molto bene sua madre che insieme ad un mio amico rappresentava la ditta Cesari, molto nota per tessuti di arredamento, nel mondo ed in particolar modo, in quegli anni, negli Emirati Arabi. Mi ero rivolto a loro perché volevo allestire al Foro Italico un villaggio di ospitalità stile Wimbledon da cui ero stato folgorato.
Mi avevano consigliato di rivolgermi a loro che erano stati così abili da allestire una bellissima tenda nel deserto per un matrimonio di un potente sceicco. Non c’entrava nulla con quello che io volevo fare, ma fu ugualmente importante parlare con loro perché mi indirizzarono poi da chi mi
allestì ( e per molti anni) il villaggio al Foro Italico.
Fiammetta Fanti, la madre di Toto, mi chiese _ mentre parlavamo _ se potevo farle il piacere di fare un colloquio con suo figlio Antonio (Toto appunto…) perché lui le aveva fatto capire di nutrire un grande interesse per il management sportivo. Toto studiava in America alla Michigan University. Così mi dichiarai disponibile, più che altro per farle una cortesia, ad incontrarlo. Mi trovai di fronte un bel giovane robusto che sprizzava salute da tutti i pori e che _ almeno a sentirlo parlare _ ostentava grande sicurezza e anche grande amore per lo sport. Mi fece una buona impressione, anche perché si proponeva come stagista in quanto era ancora studente ed aveva l’obbligo di frequentare il college. Le cose purtroppo precipitarono perché la povera Fiammetta mancò di lì a poco. Prima di andarsene mi parlò e mi chiese di aver cura di Antonio che le aveva parlato di me in maniera entusiastica, assicurandomi che lui avrebbe dato certamente il massimo. Toto si presentò e subito fece gruppo con i ragazzi che già lavoravano per me e che erano tutti giovani, alle prime armi e però con tanta voglia di fare bene, animati oltre tutto da grande entusiasmo perché i salari che mi potevo permettere erano alquanto risicati. Toto aveva giocato a football americano, giocava discretamente a tennis ed era un gran tifoso della Roma. La pallacanestro non la conosceva affatto così come la pallavolo che invece poi diventarono i suoi campi di azione. Per un certo periodo si sarebbe occupato perfino di Roberto Baggio.
Come detto avevo una posizione nell’implementation (scusate l’inglesismo ma l’abbiamo sempre chiamata così e non saprei nemmeno troppo bene come tradurre questa parolaccia al meglio…),
porchè Gianni Pontiggia, un collaboratore che avevo ereditato da Carlo Della Vida nell’acquisto del torneo di Milano, aveva bisogno di qualcuno che gli desse una mano. Toto come detto era giovane e molto forte ed energico e mi parve adatto a quel ruolo. Il primo progetto che avevamo era il torneo di Milano che avevamo comprato da Carlo Della Vida e che avevamo organizzato per un anno al vecchio Palalido. Quell’anno però,il 1986, lo avremmo organizzato al Palatrussardi gestito da una famiglia di notissimi… circensi, i fratelli Togni.
Tra le varie mansioni affidate a Toto quella più importante era l’allestimento dei campi sia per le qualificazioni sia per gli allenamenti al T.C.Milano oltre che il campo principale al Palatrussardi.
A questo scopo avevo comprato un campo nuovo e fiammante dal produttore del Supreme Court, Bernie Schmit e con lui mi ero accordato per avere in affitto anche due campi usati, in buono stato, per poterli stendere al T.C. Milano (Bonacossa) di via Generale Arimondi.
Il rappresentante di Bernie era a Bologna e mi aveva assicurato della buonissima condizione dei due campi. Pertanto sottoscrissi il contratto di acquisto per quello nuovo: un azzurro bello brillante, contornato sugli out da un bel rosso mattone.
Ero felice della mia scelta, convinto di fare un’ottima figura, ma telefonavo spesso a Bernie per assicurarmi della avvenuta spedizione. Lui di rimando con quella sua voce incredibilmente cavernosa, profonda come soltanto gli incalliti fumatori possono averla, mi rispondeva sempre allo stesso modo, “Don’t worry Cino, don’t worry my friend, the carpet is floating” (”Il tappeto è per mare, sta navigando!”). Così rassicurato potevo dedicarmi con Gianni e con Toto a tutti gli
altri problemi organizzativi. Quello delle superfici era sotto controllo.
Eccoci alla settimana precedente l’inizio del torneo. Toto, nel rispondere ad una mia domanda sullo stato dei campi da installare al TC Milano mi apparve piuttosto vago. Anzi,ad un certo punto mi suggerì di fare un sopralluogo per controllarli. Io, come mio solito, mi ero fidato ciecamente di chi mi aveva venduto quei due tappeti usati, ritenendo che i venditori fossero dei seri professionisti. Così reagii male a quel suggerimento dubitativo di Toto e lo zittii bruscamente.
Toto aveva una Golf che guidava con un solo dito sul volante. Mi convinse ad effettuare quel sopralluogo, alla fine, e andammo al T.C. Milano.
Mai mi sarei immaginato di trovarmi di fronte all’orripilante spettacolo di due tappeti che, giunti dalla Bulgaria dove erano stati montati all’aperto per chissà quanto, avevano preso tutta l’acqua e la neve dei Paesi Balcanici. Avreste dovuto vedere quanto erano sporchi, com’ erano ridotti, molti più buchi di un gruviera! Una vista raccapricciante, un vero choc.
Chi mi conosce può immaginare come reagii. Credo che mi sentirono a Como e a Varese. Me la presi, dapprima, proprio con Toto, che per la verità era pochissimo responsabile di quanto era successo. Dopo di che mi attaccai al telefono e cercai il rappresentante del “Supreme”. Come lo trovai vi lascio immaginare gli urli che feci, gli insulti che gli vomitai addosso! Se li meritava, no?
Poi fremendo di rabbia e di impazienza, aspetto che faccia giorno a New York, finchè riesco a mettermi in contatto con Bernie… Nel frattempo non erano pervenute notizie neppure del campo nuovo, sì quello azzurro brillante con i contorni rosso mattone. A Bernie, apriti cielo, gliene dico veramente di tutte. Si era parlato tanto sulla stampa di questo torneo,il primo organizzato a Milano interamente da IMG, dopo che per anni Carlo Della Vida aveva sempre offerto agli appassionati un evento straordinario. La partecipazione era eccellente anche al nostro torneo IMG, avrebbero giocato Lendl, Connors, McEnroe, Becker e tutti i migliori giocatori…se ci fosse stato un campo (più i due di allenamento). Ma a dieci giorni dall’inizio avevo soltanto la disponibilità di due tappetacci lisi, sporchi e pieni di buchi! Mentre l’altro era…floating, sì stava ancora navigando, in quali lidi non si sa.
Il povero Toto si trovò in mezzo a tutto questo caos. Io ricordo soltanto che nell’ufficio di Divier Togni, rinchiusi dentro una carovana del circo, persi il lume della ragione e sbattei rabbiosamente
un pugno, con la mano di traverso, su un tavolo…Risultato: frattura composta!!!
Ai vari guai se n’era aggiunto un altro 8le disgrazie non vengono mai sole…): era stato appena proclamato uno sciopero improvviso della dogana di Genova, proprio laddove cioè avrebbero dovuto finalmente scaricare il campo nel frattempo miracolosamente rintracciato.
Avverto subito Londra e metto in moto una consegna urgente di due campi del rappresentante inglese di Supreme Court. Ormai, non fidandomi più di nessuno, costringo qualcuno dell’ufficio di Londra a salire sul camioncino che doveva venire a Milano pe far da guardia ai preziosi tappeti (altro che persiani…). Poi incomincio a chiamare tutti gli amici che avevo nella Guardia di Finanza, coinvolgendo perfino il Colonnello Gola, vice Presidente della Fidal, oltre a tutti quelli che pensavo mi potesero dare una mano. Passano due o tre giorni in cui nessuno osava rivolgermi la parola. Mi sarei mangiato tutti, anche chi non c’entrava. Toto terrorizzato la sua parte, non aveva neppure il coraggio di affacciarsi al mio ufficio. Alla fine, però, gli inglesi arrivano con i tappeti, dopo aver passato indenni la dogana dove avevo mosso tanta di quella gente che dello sciopero non si accorsero nemmeno. Poi fecero bene quel che dovevano fare, montarono i due campi (perfetti…) e l’unico problema che restava da risolvere a quel punto era quello del campo centrale. Non era più…floating, ma era stato avistato, proprio così, alla
dogana di Milano e doveva essere trasportato da lì al Palatrussardi. Convoco Toto e gli raccomando di sincerarsi che il campo ci fosse, poi che lo caricassero sul camion,che lungo la strada non ci fossero intoppi di sorta, e infine che lo scaricassero e srotolassero.
Di ogni piccola operazione volevo essere tenuto al corrente. Toto mi doveva chiamare ogni poco per dirmi che tutto era ok. E si doveva fermare ora ad un bar, ora a una cabina telefonica. troppo facile sarebbe oggi con i telefonini…peccato non ci fossero a quel tempo!
Alla fine anche il campo centrale, bellissimo, viene steso con successo. Si giocano le qualificazioni, il torneo ha un enorme successo.
Toto Ricciotti, però, per via di quella terribile avventura venne rimosso dalla “Implementation”. E iniziò così ad occuparsi prima di sport di squadra in genere, poi approfondendo il suo legame con il basket.
Oggi, come dicevo all’inizio, è diventato forse il manager di basket di maggior successo. Aver portato Andrea Bargnani a diventare la prima scelta assoluta al Draft NBA del 2006 è stato uno straordinario exploit. Chissà, la vita a volte segue percosi strani…magari se le cose con i tappeti del tennis fossero filate lisce lui sarebbe rimasto nel mondo del tennis e, forse, non avrebbe mai fatto il carrierone che invece ha fatto nel basket e del quale, anche in ricordo di sua madre, sono oggi molto ma molto contento.

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6 Commenti a “I tappeti bulgari pieni di buchi.
Vigilia da incubo per un torneo.
Toto Ricciotti, che disavventure”

  1. karlovic 80 scrive:

    Grande racconto Cino,la domanda delle superfici la feci io.
    Quelli erano carpet velocissimi,il supreme court azzurro brillante con gli out rosso mattone(che meraviglia).
    Quell’edizione venne dominata da Lendl,che perse solo un set(in finale).
    In futuro mi auguro di vedere più carpet con quelle caratteristiche,per creare “divario” tra le varie superfici.
    Infine il mio sogno….di poter diventare,l’organizzatore di un torneo atp indoor carpet(come Cino)e di poter allestire il “mitico” supreme court,e al posto degli out rossi,opterei per quelli bianchi,ma senza linee di corridoio(tipo master primi anni 90 giocato a Francoforte).
    Siamo sotto le feste e sogniare non costa nulla.Vero.

  2. karlovic 80 scrive:

    Scusate ho scritto un inesattezza(il vino bevuto in questi giorni è tanto) riguardo agli out rosso mattone!
    Volevo dire,che al posto del contorno rosso mattone,opterei….per un tappeto tutto azzuro brillante,contornato sugli out(bianchi)sempre di azzurro,senza corridoi(tipo francoforte).

  3. karlovic 80 scrive:

    Per quanto riguarda le superfici dei 3 tornei che si stanno giocando oggi:

    Doha si gioca sul vecchio Rebound Ace,con palle Wilson Australian Open.

    Chennai si gioca su Play-Pave,con palle Dunlop Fort.

    Adelaide si gioca sul Plexicushion,con palle Wilson Australian Open.

    A quanto pare tutti i tornei australiani hanno abbandonato il vecchio Rebound Ace,per il nuovo Plexicushion.
    Solo il torneo di Auckland(Nuova Zelanda)é rimasto con il Rebound Ace.

  4. roberto commentucci scrive:

    Certo, a me che in quegli anni stavo dietro al televisore, trepidando per Carati Kid (come lo avevano soprannominato in USA) leggero ma coraggioso piemontese, sembra incredibile che vi siano stati tali retroscena. Dal tubo catodico, nulla sembra più banale, scontato: il campo inquadrato con la telecamera fissa, che pare sia stato lì, fermo, immobile, dall’anno precedente…le tribune intorno, tutto fisso,immutabile… e chi si aspettava che invece dietro ci fosse un tale trambusto, un correre sul filo del rasoio, una gara contro il tempo, la burocrazia, la Guardia di Finanza, sembrava la trama di un film d’azione americano…
    Impagabile Cino!

  5. rochus69 scrive:

    Sono sempre stato un grande ammiratore di Mc Cormack,ho letto tutti i suoi libri, mi occupo di management e diritto sportivo , e logicamente ammiro molto anche Cino Marchese, che considero uno dei migliori manager sportivi italiani. Racconti fantastici, continua così……………

  6. maria teresa marconi scrive:

    di questo sport non ne so nulla, ho letto solo oggi per caso a distanza di + di tre anni, di una storia che riguarda due persone che ho conosciuto. fiammetta fanti, la chiamavo zia ma in realtà era la cugina di mio padre, la preferita, e il figlio antonio che lo ricordo piccolo alle feste. sto cercando di ricostruire un pò le radici della mia famiglia, si internet è una giungla, ma proprio della famiglia di mia nonna, della quale fiammetta ne faceva parte non riesco a trovare nulla. non so forse toto potrbbe aiutarmi, mio padre è morto nel 72, avevo 12 anni, e non mi ha potuto raccontare molto….le chiedo gentilmente se mi può mettere in contatto con antonio.
    io sono maria teresa marconi

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