Speriamo che sia femmina.

 
21 Ottobre 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Da molti anni il tennis italiano ottiene i suoi migliori risultati in campo femminile. Dal 1980 a oggi, 5 donne top 15 contro nessun uomo. I maschietti si difendono affermando che nel circuito femminile emergere è più facile. Ma c’è anche dell’altro.

La settimana appena trascorsa, ha confermato una tendenza che caratterizza il nostro tennis ormai da molti anni. Ovvero l’evidente dicotomia fra il rendimento del settore maschile, che ha vissuto giornate molto brutte, fra prestazioni deludenti e comportamenti discutibili e quello del settore femminile dove abbiamo assistito, oltre alle bellissime prestazioni di Flavia Pennetta, anche a buone prove di altre azzurre in grande recupero di condizione come Santangelo, Vinci e Oprandi nell’importante ITF di Ortisei.

E in effetti, dall’inizio degli anni ’80, nel nostro paese le ragazze ottengono risultati sistematicamente migliori, non solo in termini di piazzamento nel ranking (vedi le schede in fondo all’articolo), ma anche nei grandi tornei e nelle competizioni  a squadre, basti pensare alla vittoria e alla finale raggiunte nella Fed Cup. Se è vero che questa competizione non rappresenta fedelmente i reali valori tecnici, che non è quasi mai giocata da tutte le migliori,  e che la vittoria di Charleroi è stata anche parecchio fortunosa, (con Kim Clijsters in campo non avremmo avuto chances) è però anche vero che quel risultato non è stato un exploit isolato e casuale, ma piuttosto ha rappresentato la punta dell’iceberg di un movimento di notevole spessore ed in costante crescita, che in questi anni ha prodotto non solo tre capofila in grado di sfiorare le top 10 (Farina, Schiavone, ora Pennetta) ma anche, poco al di sotto, un notevole numero di giocatrici di medio-alto livello, competitive su tutte le superfici, nonché alcune eccellenti doppiste, in possesso di un invidiabile bagaglio tecnico. Certo, anche qui, come fra i maschi, continua a mancare il fenomeno, quello che “ci cambia la vita”, per dirla con Rino Tommasi. E infatti non abbiamo alcuna top 10 (nella speranza che ci riesca Flavia), e l’ultima semifinale in un torneo dello slam l’abbiamo centrata ai tempi di Silvana Lazzarino, secoli fa.
Tuttavia, ormai da parecchio tempo in campo femminile abbiamo costantemente da 6 a 9 giocatrici nelle prime 100: più della Francia, più degli Stati Uniti. Solo la Russia ne ha più di noi. Il prossimo anno, con il ritorno alla miglior condizione di Santangelo, Oprandi, Camerin (che quest’anno sono state alle prese con problemi fisici o con momenti di crisi tecnica) e con la crescita di qualche giovane, in primis la diciannovenne Dentoni, la pattuglia di top 100 azzurre si ingrosserà ulteriormente.
E subito dietro, si intravedono già i ricambi. Molte sono le giovanissime, nate negli anni fra l’89 e il ’93, che possono ambire a diventare delle buone, forse ottime professioniste.

Fra gli uomini, il panorama è decisamente meno consolante. Come si vede dalle schede a fine articolo, abbiamo avuto e abbiamo giocatori in quantità minore, e di livello meno elevato. Nessun azzurro, dopo il 1980, è stato in grado di arrivare fra i primi 15 del mondo, mentre ben 5 sono le ragazze ad esservi riuscite.

A cosa è dovuto questo minore rendimento?
In parte, certamente, deriva dal fatto che tra le ragazze la competizione è un po’ meno feroce, ed è quindi leggermente più facile riuscire ad arrivare fra le prime 100. Non tutte le giocatrici sono preparate alla perfezione sul piano fisico, ad esempio, a differenza di quanto avviene fra gli uomini.
Tuttavia, c’è  probabilmente anche dell’altro. Le nostre ragazze, mediamente, sono più  professionali dei loro colleghi maschi. Sono in genere più  applicate nella preparazione atletica, più costanti negli allenamenti, più  determinate a migliorare il loro bagaglio tecnico (quale azzurro maschio ha mai fatto registrare in un fondamentale progressi come quelli ottenuti dalla Pennetta al servizio negli ultimi mesi?). E soprattutto, sono più coraggiose nella programmazione e maggiormente disposte a faticare, a viaggiare, a rischiare, anche se magari, in alcuni casi, non sono dotate di un talento particolare o di un fisico imponente. Alcuni esempi sono evidenti. Gente come le sorelle Serra Zanetti, o Tatiana Garbin, o Maria Elena Camerin, ad esempio, appena hanno potuto non hanno mai esitato a salire sul primo volo per andare a giocare in un Tier 3 in Estremo Oriente, sul cemento, o in altri posti sperduti del mondo, senza farsi spaventare da climi estremi, problemi di alimentazione, superfici sconosciute.
O ancora, un altro esempio, più recente.
Due settimane fa, nel durissimo tier 1 di Mosca la piccola Sara Errani, uno scricciolo di donna, con un bagaglio tecnico da terraiola pura, un servizio debolissimo, una che sul veloce indoor a prima vista non ci potrebbe proprio giocare, ma che possiede doti agonistiche fuori dal comune, è stata capace di superare le qualificazioni e di arrivare fino agli ottavi, battendo una top 20 in ascesa come la talentuosa e potente ucraina Azarenka prima di arrendersi, con onore, a Svetlana Kutsnetzova. E ancora, ieri, è venuta a capo dopo una durissima battaglia, nel primo turno del torneo di Lussemburgo, di una giocatrice talentuosa e temibile sui campi rapidi come la neozelandese Erakovic, una tennista ancora poco nota, ma  che farà molto parlare di se.

Il paragone, in questo senso, con alcuni dei nostri atleti maschi (per fortuna i più giovani Seppi, Bolelli e Fognini sembrano essere di pasta diversa) è davvero sconfortante.
Si pensi a quanto non hanno avuto il coraggio di fare, nella loro carriera, i nostri due terraioli puri, Volandri e Starace, in termini di sviluppo tecnico e scelte di programmazione. E non sono certo i soli: tanti altri ottimi tennisti, in questi ultimi anni, hanno vanificato il loro potenziale a causa di una mentalità  troppo provinciale e non sufficientemente professionale. Tanto per non fare nomi: Bracciali, Luzzi, Dell’Acqua, Navarra, e via elencando.

Insomma, le ragazze si fanno valere soprattutto perché hanno più “testa”, più grinta, più  coraggio, più fiducia in loro stesse. Probabilmente influisce anche il fatto che esse sono in genere più  disposte a recepire i consigli e gli stimoli dei loro allenatori, una volta che hanno trovato la giusta sintonia con un coach, mentre gli uomini sembrano a volte più  portati a fare “di testa loro” e a preferire strade più comode e guadagni più sicuri. Oggi, ad esempio, a San Pietroburgo, torneo indoor, scendono in campo Starace e Volandri, i quali hanno coscienziosamente preparato la trasferta russa giocando, domenica, il campionato di serie A con la loro squadra, il Capri campione d’Italia, detentore dell’effimero scudetto tricolore.
Ovviamente, sulla terra rossa.

————————-
Top 100 italiani e loro best ranking dal 1980 a oggi

Top 20:
1) Andrea Gaudenzi   18
2) Omar Camporese  18
3) Renzo Furlan         19

Top50:
4) Francesco Cancellotti  21
5) Filippo Volandri 25
6) Paolo Cane’  26
7) Cristiano Caratti 26
7) Potito Starace 27
8) Andreas Seppi 27
9) Gianni Ocleppo 30 (b.r.il 7 dic. ’79)
10) Gianluca Pozzi 40
11) Stefano Pescosolido 42
12) Davide Sanguinetti  42
13) Simone Bolelli 42
14) Claudio Panatta 47
15) Daniele Bracciali 49

Top100:
16) Simone Colombo 60
17) Fabio Fognini 66
18) Diego Nargiso 67
19) Alessio Di Mauro 68
20) Claudio Pistolesi   71
21) Laurence Tieleman 76
22) Massimiliano Narducci 77
23) Gianluca Rinaldini 79
24) Federico Luzzi 92
25) Marzio Martelli 96
26) Stefano Galvani 99
27) Vincenzo Santopadre 100

Top 100 italiane e loro best ranking dal 1980 a oggi

Top 20:
1) Silvia Farina n. 11
2) Francesca Schiavone n. 11
3) Raffaella Reggi n. 13
4) Flavia Pennetta n. 14
5) Sandra Cecchini n. 15

Top50:
6) Tathiana Garbin n. 22
7) Rita Grande n. 24
8 ) Sabina Simmonds n. 26
9) Mara Santangelo n. 27
10) Federica Bonsignori n. 28
11) Laura Garrone n. 32
12) Cathy Caverzasio n. 34
13) Karin Knapp n. 35
14) Linda Ferrando n. 36
15) Katia Piccolini n. 37
16) Roberta Vinci n. 37
17) Adriana Serra Zanetti n. 38
18) Laura Golarsa n. 39
19) Sara Errani n. 39
20) Maria Elena Camerin n. 41
21) Gloria Pizzichini n. 45
22) Romina Oprandi n. 46

Top100:
23) Daniela Porzio n. 53
24) Flora Perfetti n. 54
25) Francesca Lubiani n. 58
26) Antonella Serra Zanetti n. 60
27) Laura Lapi n. 66
28) Nathalie Baudone n. 71
29) Maria Francesca Bentivoglio n. 73
30) Barbara Romanò n. 74
31) Barbara Rossi n. 76
32) Francesca Romano n. 77
33) Marzia Grossi n. 79
34) Alberta Brianti n. 79
35) Giulia Casoni n. 83

Fonte: sezione statistiche del sito tennisteen.it. Elaborazione dell’autore. Un ringraziamento all’utente Nikolik.

Collegamenti sponsorizzati


61 Commenti a “Speriamo che sia femmina.”

  1. chloe de lissier scrive:

    en passant. in italia la situazione è certamente più cronicizzata. ma se diamo un’occhiata alle classifiche degli ultimi cinque anni ci accorgiamo che le tenniste russe, quelle americane, le francesi e ora persino le serbe hanno raggiunto posizioni nel ranking migliori dei connazionali maschi.
    questo per dire che il discorso, d’acchito, mi sembra assai complesso. si corre il rischio di generalizzazioni “sarchiaponiche”.

  2. wik scrive:

    C’é una magica parola che spiega l’arcano
    “motivazione”.
    Il tennis é uno sport pesante, molto pesante e le motivazioni muovono le montagne, le nostre ragazze lo sono di piú.

  3. Andrea scrive:

    La differenza c’è ma io non la vedo così ‘abissale’. Potrebbe spiegarsi benissimo con una competizione sensibilmente minore nel tennis femminile.

  4. Giord scrive:

    è sempre un piacere leggere Commentucci e le sue analisi lucide e dettagliate

  5. BB 1980 scrive:

    Mi auguro che l’attuale momento positivo della Pennetta non sia strumentalizzato dalla FIT

  6. flexible scrive:

    c’è anche un motivo culturale. Riprendo un discorso di Clerici.
    gli uomini sono italiani le donne no. Mi spiego. su 100 uomini 95 si dedicano al calcio. solo una percentuale ridotta preferisce il tennis.
    Su 100 donne nessuna si dedica al calcio, quindi in proporzione la base a cui attingere seppur, presumo, minore è in realtà più ampia.

    emhh ma questo dovrebbe valere anche in argentina no?, o in francia, mah..

  7. smeraldo scrive:

    Altra brutta figura di volandri con gente che gioca si e no i satelliti, un mezzo giocatore che se non vince neanche sulla terra vale il n°300.
    Inspiegabile come per l’ennesima volta faccia fatica a reggere il confronto con giocatori nettamente inferiori. Se lui non è competitivo sul veloce o indoor cosa va a fare??a già, prende soldi pure se esce al primo turno…l’altro giorno ancora che facevano servizi sul suo 2007??
    Ha vinto tre partite a Roma con gente che sulla terra vale poco……..federer, berdich etc e tre turni a parigi incassando 375 punti per la sua classifica dell’annata e gli altri 25 tornei giocati del 2007??
    Mi ricordo che anche ocleppo vinse diverse partite in una settimana e allora……..infatti il computer nel 2008 la punito dimostrando che a parte quelle due settimane o meglio mezza a parigi e mezza a roma, son due anni che non vince una partita???ma chi è il coach??? Poi mi dovessero spiegare professionisti che giocano 8 ore al giorno come cacchio si fa cha appena deve fare una voleè sembra che ha in mano un cucchiaio per girare il risotto e non una racchetta da tennis……..nessuno in italia dico nessuno che quando vengono avanti e arriva il passante vanno addosso alla palla, ma aspettano sempre nella terra di nessuno, ma non gli insegnano la differenza tra una voleè di posizione a rischio lob e una voleè in avanzamento?????ridicoli

  8. Avec Double Cordage scrive:

    in compenso le nostre ragazze nel calcio sono molto scarse, forse anche più scarse del nostro tennis maschile…

    ma io penso che il motivo principale della diversa rendita tra ragazze sia da cercarsi principalmente nel minore bagaglio tecnico richiesto nel tennis femminile con un ottimo gioco di gambe un buon dritto e un servizio decente se sei una ragazza pronta a lavorare e soffrire una toccata nelle prime 40 è molto realistica, se poi hai oltre che un ottimo gioco di gambe anche un ottimo dritto e un rovescio e servizio solido puoi arrivare anche nelle prime 20, mentre nel tennis maschile bisogna eccellere in ogni reparto per arrivare tra i primi 20 e anche per arrivare tra i primi 50 ci si può permettere pochissime lacune tecniche

    in secondo luogo penso che in paesi dove il calcio femminile è più diffuso il tennis femminile inizierà a soffrire, infatti in Germania, stati uniti e scandinavia questo sta già avvenendo buon per noi perché stranamente il calcio femminile da noi proprio non tira, c’è però anche un rischio in questo: se le nostre tenniste dovessero in futuro veramente arrivare a risultati simili a quelli russi il tennis da noi potrebbe acquisire la fama di sport femminile, come il pattinaggio artistico e la danza, e rendere ancora più difficile il reclutamento di giovani ragazzi da strappare al calcio

    purtroppo questa è un anomalia che consegue dal fatto che il tennis femminile e maschile si svolge secondo le stesse regole e su campi delle stesse dimensioni con gli stessi attrezzi pur essendo praticamente due sport diversi. Per l’emancipazione dello sport femminile questo può sotto certi punti di vista essere anche un ottima conquista ma per il tennis in se non è necessariamente cosi e io penso che una diversificazione capace di rendere il tennis femminile anche più spettacolare sarebbe più utile.

    Ad esempio si potrebbero apportare alcune modifiche anche per provarne l’efficacia e l’apprezzamento degli appassionati. Come eliminare il LET per ridurre i tempi morti, togliere la seconda di servizio, tie break sul 4 pari per rendere il gioco teso da subito, cosa che consentirebbe il best of 5 sets anche nel tennis femminile, ridurre le pause sulle panchine da una ogni 2 giochi ad una ogni 4 giochi…

    a parte queste modifiche che si potrebbero eventualmente se accettate dal pubblico anche introdurre nel gioco maschile, per il gioco femminile direi che sarebbe utile una standardizzazione delle racchette visto che le dimensioni del campo non si possono modificare. Non dico di tornare alle racchette di legno per le ragazze ma quasi, il gioco pallettaro-pallonettaro degli anni 70 delle ragazze non penso ritornerebbe perché la preparazione fisica delle ragazze è ora molto migliore, penso che invece dall’utilizzo di racchette standardizzate quasi come quelle di legno ne conseguirebbe un gioco molto più vario e teso alla strategia e alla presa della rete con soluzioni in tocco, come lo era il gioco ai tempi di Nastase e McEnroe, ai quali ragazze come Serena, Venus, Sharapova, Ivanovic e Jankovic hanno poco da invidiare se non il tocco, ma il tocco non è un esclusiva maschile …la Navratilova aveva parecchio tocco anche lei

    Lo avevo già scritto una volta, il tennis femminile è uno dei pochi sport-spettacolo dove ci sia parità di attrezzi e campi-gioco tra maschi e femmine, nello sci a nessuno verrebbe in mente di mandare giù le ragazze per la streif di Kitzbuehel con gli sci dei maschi, ne conseguirebbe uno spettacolo scadente e ci scapperebbero anche parecchi infortuni

    va beh per il tennis maschile invece forse ci conviene addestrare uno dei nostri pro come agente segreto e raccogliere un po’ di DNA dei vari Roger, Rafa, Pete, Andre e perché non anche McEnroe e Borg finché sono ancora in giro, consegnare il tutto a qualche dottore e procurarci tanti piccoli cloni che poi potranno essere allenati dai nostri tecnici, allora saremo finalmente i migliori e non ci saranno più scuse per nessuno ;)

  9. Avec Double Cordage scrive:

    forse conviene aggiungee che le ragazze non le fanno proprio scendere alla discesa di Kitzbuehel, e anche per i mondiali e la coppa del mondo di sci le piste maschili e femminili sono due diverese per ogni disciplina non solo per la discesa

  10. ettore scrive:

    Sarà che il tennis è uno sport che premia molto più di altri sport chi ha un valore umano più alto e mette a nudo le proprie debolezze interiori dimostrando quello che si sa da molto tempo del nostro paese: le nostre donne valgono più degli uomini e il tennis rispecchia tutto questo.

  11. chloe de lissier scrive:

    wik ha scritto in questo blog cose assai interessanti. adesso ci dice che la parola “motivazione” spiega l’arcano dei successi tennistici femminili. ne consegue che i tennisti maschi ne sono meno forniti.
    e da dove discendono le motivazioni? dall’alto? oppure il senso e gli scopi delle azioni di ciascuno di noi vengono dal basso e non sono altro che una proprietà emergente dei processi fisici, biologici, psicologici, sociali e infine politici nei quali siamo immersi? e per quale ragione, dunque, in questo momento storico tali processi sono più fruttuosi per le donne che non per gli uomini?
    come si vede, la questione è molto più complessa di un semplice giudizio morale.

  12. Mauro scrive:

    In Spagna, la situazione è opposta, le femmine non riescono minimamente ad ottenere i risultati dei maschi, le nostre almeno attualmente vanno molto meglio.

  13. laura scrive:

    E’ vero che le ragazze oggi danno in risultati molto di più dei loro rispettivi coetanei ma io lo spiego con una minor competitività del settore femminile rispetto al maschile eparlo sopraattutto dei tornei giovanili dove le ragazze con un minimo di preparazione tecnica emergono subito per la scarsezza della competizione in sè;perquesto motivo le più talentuose sono incoraggiate ad andare avanti senza particolari scossoni o cocenti delusioni e arrivano più facilmente alla meta dei tornei maggiori. Nel settore maschile la competizione è più di alto livello tecnico .A tennis gioca chi ha passione e ha….. i SOLDI enon chi viene scartato dagli altri sport come qualcuno ha detto in un post,Chi gioca a tennis deve sborsare tanti di quei soldi che tanti ci rinunciano in partenza . La maggioranza dei genitori preferisce sborsare un piccolo contributo all’iscrizione ma avere in cambio : il materiale , l’abbigliamento, l’allenatore, le ore di allenamento, le trasferte pagate in toto le eventuali spese extra ,gli accompagnatori , il pulmino o iltrasporto gratis e la quasi sicurezza che il risultato eventualmente negativo verrà assorbito in totale tranquillità esoprattutto in condivisione con i compagni.E come dagli torto? Questo sport se praticato seriamente costa tantissimo sin dai primi passi e tanti si perdono per strada anche per questo motivo.

  14. pedrinho&luvanor scrive:

    Sara’…ma vedere il tennis femminile e’ come vedere la pallavolo femminile,il basket femminile, il calcio femmnile.
    L’unico motivo di attrazione sono i glutei.

  15. Alex da Livorno scrive:

    @ pedrinho&luvanor

    La tua per altro coraggiosa affermazione, perchè come minimo ti beccherai dello sciovinista, secondo me è vera per basket, calcio (dove purtroppo le ragazze sono fisicamente poco portate) e, in parte, anche per il nostro amato tennis (dove più che altro sono piuttosto piatte nel gioco), ma le pallavvoliste sono strepitose, non solo, il gioco è più godevole di quello maschile, dove l’atletismo domina oltremodo la tecnica.

    @ rob comm

    La tua analisi è come al solito impeccabile, ti faccio un unico appunto: il buon Bracciali non è stato frenato solo dal suo supposto provincialismo, ma da tanti brutti infortuni e dal fatto che quell’accidenti di uno Smid e tutti gli altri cavalli con le orecchie lunghe della federazione non hanno dato credito al suo enorme potenziale.

    Aggiungo che il mio amato concittadino quasi coetaneo Marzio Martelli aveva grosse chance di entrare almeno nei 30, ma un agestione scellerata del suo talento da parte di chi lo seguiva (in parte è anche colpa sua, per l’amor di dio) ne ha sprecato gran parte della carriera: pensa che a 20 anni praticamente giocava dei torneini da cortile…

    Mah, penso che in Italia ci sia nel tennis troppa incompetenza, ignoranza e arroganza (da sempre tutti pregi tipici del belpaese), e che le donne, come ha sottolineato giustamente flexible citando il grande scriba, essendo in cotesto sport assai scarse, se ne infischiano del calcio (menomale) e ottengono più risultati.

    E’ ovvio che poi ci sono delle concause, infatti il tennis femminile è molto meno competitivo di quello maschile, come sottolineato in più post, però badate bene che ciò vale solo sino alla top ten: quello è uno scoglio molto molto duro da raggiungere, come è evidente dall’evolversi dei tornei, dove i primi turni sono spesso quasi delle farse, ed infatti nessuna italiana lo ha superato seppure avvicinandolo.

    Saluti a tutti.

  16. albi scrive:

    @p&l
    Guarda che in questo blog non si vincono premi per il maggior numero di post, quindi ti prego risparmiaci pensierini che nemmeno mia nipote che ha 8 anni avrebbe il coraggio di scrivere…

  17. flexible scrive:

    questa mi è venuta così e quindi magari se ci penso non sono daccordo nemmeno io. Ho l’impressione che nel tennis le ragazze italiane a differenza degli uomini facciano gruppo, insomma in qualche maniera si tirano la volata, e se ci pensate è strano perchè in genere sono più bravi i maschietti a fare gruppo. E’ poco più di una sensazione però in genere mi fido più delle sensazioni che delle analisi (mie chiaro).

  18. wik scrive:

    @chloe
    quello che semplicemente ho scritto in realtà ha spiegazioni molto complesse e poco edificanti per i maschietti Italiani in generale.
    Per cui evito per buon gusto e per non sollevare un polverone, anche se ti confesso aver più volte analizzato la questione basandomi su dati di fatto dei giocatori che arrivano da me.
    I giocatori che più si sono rivolti alle mie cure sono Italiani, Olandesi, Argentini e Brasiliani, più altri ed eventuali.
    Bene, ti assicuro che le motivazioni delle ragazze Italiane superano di gran lunga tutte quegli degli altri, seguite dai maschietti Argentini.
    In ultima posizione senza alcun dubbio quella dei ragazzi Italiani a cui con tutta sincerità a più di qualcuno avrei volentieri rotto in testa la racchetta.
    Ovvio che è generale, e anche fra gli Italiani maschietti ho trovato validissime persone che si sono dedicate con convinzione e passione a quello che stavano cercando di imparare, ma la mia analisi si fonda sul numero generale.
    Mi fermo qui, non vado oltre, potrei cominciare ad aggiungere, figli di papà, mammoni, ragazzini viziati e adulti peggio ancora, criticoni, un modo di trattare con sufficienza tutto e tutti, ecc. ecc., sistematicamente bastonati però dall’Argentino di turno che gli mettevo contro sul campo. Ma la colpa era del vento, delle scarpe Nike che non prendevano bene la superficie ( su questa una volta mi feci una risata sonora mostrando che l’avversario aveva scarpe di marca sconosciuta ed economica con due bei buchi in vista ) del campo con le gobbe, della rete troppo alta e chi ne ha più ne metta.
    Cosa che rarissimamente ho trovato invece nelle atlete, che quasi sempre si sono dedicate con grande passione ed impegno.
    Ovvio che ho le mie personali spiegazioni sulla cosa, ma me le tengo per me, esuliamo infatti dal lato squisitamente tennis ed entriamo in quello educazione ecc. ecc., cosa che sinceramente non ho molta voglia di affrontare in un blog dedicato al tennis.
    E’ semplicemente la mia un’analisi basata sui dati di fatto per esperienza diretta.

  19. chloe de lissier scrive:

    comprendo perfettamente i tuoi esempi, wik. ma quando diciamo “i tennisti maschi italiani mancano di motivazioni” stiamo usando le parole in modo vago, senza esprimere concetti credibili.
    se diciamo ad uno di questi tennisti “non hai la volontà di dotarti delle giuste motivazioni”, stiamo servendoci di un concetto che esprime contemporaneamente deprecazione ed esortazione, ma che è anche connotato da un “non senso”: incitiamo qualcuno a dotarsi di volontà mediante uno sforzo di… volontà. è più logico pensare che se non trova le motivazioni, allora ci sarà pure qualche ragione.
    in buona sostanza, le motivazioni ad un dato comportamento sono sempre più di una e quasi sempre non sono evidenti al soggetto interessato. andrebbero perciò analizzate, invece di cavarsela con un’immaginaria facoltà della mente di spingere un’inesistente pulsante della volontà.
    termini come volontà, passione, dedizione, sensibilità e insensibilità e altri simili hanno senso solo in un discorso che intende deprecare ed esortare, biasimare o raccomandare. sono parole connotate moralisticamente e non spiegano alcunché, non aiutano a capire veramente.
    si commette insomma quello che gli scienziati chiamano l’”errore fondamentale di attribuzione”: una deformazione sistematica del nostro modo di interpretare i comportamenti altrui, per cui abbiamo la tendenza a sottovalutare l’influenza della situazione per sopravvalutare invece le caratteristiche del protagonista. in sostanza, ci interessa poco il contesto: preferiamo classificare le persone, e preferibilmente in termini morali.
    in codesta maniera però si comprende sempre assai poco della realtà.

  20. chloe de lissier scrive:

    non intendo comunque limitarmi ad un discorso teorico. pongo perciò qualche domanda più concreta. i nostri ragazzi mancano di motivazioni perché sono in qualche modo “fallati” o non è più vero che si trovano a vivere in un sistema complessivo che li spinge alla deresponsabilizzazione? perché le donne riescono meglio degli uomini? sono solo genericamente migliori o forse rispondono ad una cultura nella quale i maschi DEVONO essere mentre le femmine non sono soggette a quest’obbligo? perché tutti i ragazzi argentini sono più combattivi mentre gli italiani chiamano più facilmente la mamma? perchè sono orfani oppure mangiano una carne migliore o non è più vero che il sistema di vita della loro nazione richiede da molti anni risposte esistenziali più dure che non quello nel quale siamo immersi noi?

  21. Nikolik scrive:

    Torno al discorso di Roberto, che giustamente, a parer mio, notava le tante ragazze italiane, nate dal 1989 al 1993, che possono emergere nel tennis, a raffronto con i ragazzi nati negli stessi anni.

    Aggiungo la mia: ho visto tante di queste nostre ragazze nate dal 1989 al 1993, e tanti dei nostri ragazzi nati dal 1989 al 1993, quasi tutte e quasi tutti.
    C’è una differenza: mentre le nostre ragazze sono tutte, e dico tutte, delle vere atlete, anche se giovanissime, visibilmente vere atlete, hanno un fisico da vera atleta, i nostri ragazzi di pari età sono proprio dei ragazzi, fisicamente non ci siamo (ovviamente, con qualche eccezione), li guardo e mi fanno tenerezza, sembrano proprio i ragazzi di circolo, che giocano bene, hanno una bella mano, ma, insomma, non sono atleti…mingherlini, poverini.

    Questa è una differenza importante, nel tennis, che è sport da atleti veri: il fisico. Le nostre giovani, quelle che ho visto io, sono tutte vere atlete.

    Ci aspettano delle grandi soddisfazioni, nei prossimi 10 anni, nel tennis femminile!

  22. flexible scrive:

    ok la dico più semplice possibile.
    la base sociale dalla quale attinge il tennis si può con buona approssimazione chiamare “fighetti”. E’ che spesso gli operatori sono all’interno del sistema e non vedono. provate soprattutto in provincia non dico a intraprendere l’attività ma provate a cercare campi se non siete “soci”. fidatevi è quasi più facile iscriversi alla massoneria. a messina è così. Mi direte ma è la stessa cosa per le donne. In parte perchè lo sport nel sistema delle “fighette” stempera quello snobismo, anzi lo “pulisce”, negli uomini no è parte integrante.
    Fors è semplicistico, però dietro a meccanismi complessi ci sono spesso ragioni semplici.

  23. wik scrive:

    @Chloe
    vuoi proprio farmi parlare di ció che non voglio parlare :)
    Sempre ho pensato che una delle componenti del tennis sia la fame.
    Fame perché ?
    Perché sviluppare un buon tennis é faticoso e pesante, molto. E solo la fame ti manda avanti oltre il limite del puro piacere.
    Fame di cosa ?
    Mettici un po’ tu quello che credi, possiamo farci tanti discorsi fra il psicologico e il sociale, gli Argentini l’hanno e i maschietti Italiani no.
    A me come tecnico quello che interessa é solo questo e che inserire motivazioni in chi non é ricettivo ad averne non é ergonomicamente produttivo.
    Questo alle ragazze Italiane succede meno, molto meno, perché ? Ti faccio lo stesso discorso che ho appena fatto per i maschietti, possiamo farci mille discorsi socio-psicologici e cominciare il ragionamento se é colpa della societá o dell’individuo. Ho le mie opinioni in proposito, ma ti ripeto, le tengo per me.
    Ma questo a me non interessa, mi interessa che un agonista che mi si avvicina per migliorare il suo tennis abbia la voglia, la pazienza, la fame per essere ricettivo, propositivo e soprattutto concreto, e non che me la smeni a destra e a sinistra con mille altri obiettivi.
    E non per niente attualmente stó tirando su un Argentino, perché trovo oltre al substrato tecnico la fame di riuscirci dovuta, e questa fame lo fa lavorare ore ed ore in campo con dei risultati.
    Quello che poi succede in pratica é che in un substrato di 1000 potenziali atleti di buon livello Argentini e 1000 Italiani, di Argentini ne abbiamo 800 che realmente possono crescere, di Italiani 200, se riportiamo il tutto alle ragazze Italiane avremmo gli 800 su 1000 anche lí.
    Ok, a questo punto sviluppiamo la scuola tennistica che dev’essere il supporto di questi atleti, ma giá ad inizio scuola abbiamo tagliato fra i ragazzi 4 su 5 e fra le ragazze 1 su 5. Secondo il calcolo delle probabilitá abbiamo ben maggiori possibilitá di far emergere un’Italiana e non un Italiano.
    Poi che la scuola sia valida o meno non é argomento di questo articolo, ma comunque é degno di nota constatare che i numeri per lo meno ci sono, che comunque la scuola Italiana c’é ed esiste, i buoni risultati delle ragazze in fin dei conti dicono questo. Non certo in perfetta salute, in Italia come dicevo altrove qui sul blog é tutto molto piú difficile, i luoghi dove sviluppare del buon tennis sono meno facili da scovare, ma tecnici validi ce ne sono anche da noi.

  24. Avec Double Cordage scrive:

    giusto per rimanere in tema di tennis femminile:

    ma quando verrà cambiato il sondaggio sul blog?

    Da un paio di mesi c’è lo stesso poll che chiede chi è più bella tra Ivanovic e Sharapova

    … e c’è gente che osa dare torto a pedrinho&luvanor :) non so se avete notato ma sul sito tra articolo e commenti ci sono sepre gli annunci di google, e il più delle volte in mezzo a domande del tipo “sei di Forza Italia?” e “cerchi offerte lavoro dirigenti?” salta fuori “donne gay” …questi evidentemente sono i target, si potrebbe argomentare quindi che non siamo solo noi maschi chauvinisti a pensarla come P&L ma evidentemente il sistema di google dice che molte delle donne tra di noi appassionati del tennis ci fanno concorrenza, forse è per quello che ancora c’è la moda di coprire il fondoschiena con un gonnellino mentre nella pallavolo è tutto in perfetta mostra

    Alex da Livorno, sono d’accordo con te nel dire che il gioco delle ragazze nella pallavolo è più interessante da vedere, e penso che la ragione sia che le regole del gioco e le dimensioni del campo sono state pensate per atleti più o meno della loro stazza attuale (185-190cm e snelli) e non per dei mostri come i professionisti maschi che sono quasi dei cestisti… è un po’ la stessa teoria secondo la quale troverei sensata una regolamentazione diversa per le racchette da tennis femminili …ad ogni modo in una cosa hai torto, se c’è uno sport nel quale il voyeurismo la fa da padrone questo è proprio il volley, senza parlare del beach volley poi

    …quando una foto dice tutto

    http://www.dequalss.com/wp/wp-content/uploads/2008/08/buffoon-hand-sign.jpg

    o diciamo due

    http://cache.daylife.com/imageserve/0bHZdF32zp2Yj/340x.jpg

  25. marcos scrive:

    la differenza di competitività tra il tennis femminile e quello maschile dipende in gran parte dal servizio. è un discorso che non vale solo per gli italiani, naturalmente.

    nel circuito maschile, devi fare i conti con 100 tennisti che, se battono bene, ti portano al tie. in quello femminile, devi riuscire ad evitare 7 o 8 giocatrici, in questo senso. per questo, se hai due ottimi fondamentali da fondo, puoi stare tra le prime venti al mondo. se hai due ottimi fondamentali da fondo, nel maschile, rischi di non entrare nei 100.

  26. Thomas Yancey scrive:

    Quest’ultima discussione sulle differenze di risultati fra uomini e donne nel tennis prende l’abbrivo, a mio parere, dalla diatriba fra la Federazione e Bolelli e dalla contemporanea sequela di buoni risultati conseguiti da Flavia Pennetta.
    Bolelli è uomo. In quanto tale su di lui grava fin dalla nascita una fitta serie di aspettative. Il mondo di relazioni e la realtà sociale nelle quali è calato da quando è venuto al mondo si attendono da lui buoni risultati in ogni ambito: nei suoi rapporti personali, nello studio e nel mestiere o professione che svolge. E’ sempre obbligato a una competizione feroce, pena l’emarginazione esistenziale. Deve ottenere risultati e successi, deve offrire costantemente la prova migliore di sé. Il mondo che lo circonda se lo aspetta, non si scappa.
    Flavia Pennetta è donna. L’essere femminile è l’espressione più concreta della natura: la donna è la forza prorompente attraverso la quale si materializza la vita; è lei a portare a compimento il comando primario della natura, la riproduzione della specie. Le donne si realizzano eminentemente riproducendo esseri umani. La loro vita è già compiuta in questo atto. Da una donna non ci si aspetta che primeggi nelle professioni, nella scienza, nella filosofia, nelle arti. Queste sono sostanzialmente strategie difensive maschili fondate sul potere intellettuale. A una donna non servono per primeggiare: il suo incontestabile predominio sessuale è sufficiente.
    Le aspettative che pesano su Bolelli determinano anche l’atteggiamento che i mezzi di comunicazione hanno nei suoi confronti. Immancabilmente di dura riprovazione, quando difettano i risultati. Peraltro, il giovane bolognese è restato impelagato in una feroce polemica con la Federazione. Un fatto che ha comportato ulteriori tensioni e pressioni su di lui.
    Flavia Pennetta può giovarsi di un atteggiamento più morbido da parte dei mezzi di comunicazione, proprio in quanto donna. E’ uscita, fra l’altro, da una relazione sentimentale che si è conclusa in modo assai tormentoso per lei. Un fatto dal quale ha saputo trarre vantaggio, almeno nella sua professione, e che le ha anche procurato un’attenzione certo più affettuosa dal mondo che la circonda.
    Spero per Bolelli che si renda rapidamente conto di non poter sottrarsi all’esistenza e al conseguente impegno che la natura, il mondo in cui vive e, non ultimo, il caso gli hanno assegnato. Altrimenti dovrà imparare un’altra professione: l’eremita.

  27. wik scrive:

    @Thomas Yancey
    Secondo te se così fosse non dovrebbe essere valido per tutto il mondo ?
    O è proprio in Italia che si ha questo atteggiamento ?
    In altre nazioni il trattamento riservato ad uomini e donne dovrebbe essere non molto dissimile, ma Spagna e Francia ad esempio hanno risultati ben diversi.

  28. Thomas Yancey scrive:

    Infatti, Wik, mi pare che sia più o meno così ovunque. Safin e Gasquet, per esempio, ricevono un trattamento ben più duro di quello riservato alle loro colleghe.
    La rilevanza che questi fatti assumono è determinata dalla differente cultura della comunicazione e della sua fruizione. In Italia, caso unico al mondo, esistono diversi quotidiani che si occupano esclusivamente di sport. Si parla di una partita fino alla domenica successiva. Si enfatizza tutto.
    Se a questo si aggiunge che il tennis, anche se a noi appassionati può dispiacere, non è uno sport sentito come in molte altre nazioni, non è poi così difficile comprendere la ragione dei nostri scarsi successi, soprattutto in campo maschile.

  29. pibla scrive:

    Chapeau, per questo splendido articolo di Roberto!!!

    Wik la chiama “motivazione”, io “spirito di sacrificio”, altri la chiamano “fame”, ma in definitiva trattasi della stessa cosa, come si dice dalle mie parti, “se non è zuppa è pan bagnato”.
    Ma comunque la si chiami, di quella cosa lì le nostre ragazze ne hanno in media molta di più di quanta ne hanno in media i nostri ragazzi e se poi dai nostri ragazzi ci leviamo tutti quelli che giocano a calcio o fanno altri sport, rimane davvero pochissimo materiale maschile valido a disposizione del tennis….
    Un saluto a tutti.

  30. Alex da Livorno scrive:

    Avec Double Cordage

    Bè, grazie per le foto (peraltro ci sono sederini di pallavvoliste ben migliori…), ma io mica avevo detto che non era sport da voyeurismo!

    Comunque ti virgoletto una mitica frase (un pò pesuccia…) di un mio vecchio amico sulle possibili metodologie di aumentare l’interesse attorno alle cestiste: “fatele giocare nude…!”

    Saluti!

    @ Marcos

    Il servizio è una componente, un’altra è l’atletismo complessivo e la prerogativa degli uomini di giocare spesso molto liftato, mentre le donne, salvo rare eccezzioni, giocano solo colpi piatti.
    Aggiungici che molte soffrono le variazioni e le smorzate (per scarsa mobilità in avanti), ed il gioco è fatto.

    Le prime dieci sono in effetti un altro pianeta, tra i maschietti ci sono dei top 50 che battono Federer e compagnia bella se con la luna un pò storta.

    Saluti anche a te.

    PS: niente pagelline di Madrid?!?

  31. ueilà scrive:

    Al fin di sorvolar i piani alti di Tal grattacielo popolato da atleti armati di racchetta… fino a quando campi rimarranno di tali dimensioni… esser necessarie almeno 2 qualità:
    Prima qualità ovvero …”talento”
    Seconda qualità Ovvero…. “Rabbia e Concentrazione psicologica”.
    Se per non so quale scherzo di destino esser facile che tal qualità caschi su capoccia di malcapitato Italico compatriota il verificarsi di ambedue le condizioni esser al momento impossibile.
    Forse con l’avvento di un poco di miseria…ma anche in questo caso si dovrà aspettare il risorgere dell’armata a stelle e strisce.

  32. Reneè scrive:

    Lungi da me fare una polemica, anzi; cercherò di prescindere da ogni connotazione morale. Tuttavia la - ahimè - tutt’altro che banale constatazione di pedrinho&luvanor forse potrebbe spiegare l’arcano della maggiore motivazione delle ragazze rispetto ai maschi(ammesso che vi sia)
    Se è superata quasi del tutto la dicotomia bella = oca / genio = brutta, non è ancora dimenticata - almeno nella mente di molti maschi (che, tradizionalmente, sono i maggiori spettatori dello sport e lettori dei quotidiani sportivi) l’equazione sportiva forte = donna mascolina e sgraziata. Così la ragazzina con ambizioni di atleta viene a trovarsi in conflitto perchè a nessuna piace essere considerata brutta ma men che meno scarsa. Da qui la maggiore “ambizione” e grinta delle donne (nello sport ma anche nella scuola e nel mondo del lavoro).
    Voglio dire: la ragazza bella deve dimostrare di avere talento (e quindi impegnarsi di più) nella ricerca di essere notata per i successi e non per i glutei sodi; mentre la bruttina vuole attirare l’attenzione che non può ottenere con l’apparenza esteriore, e quindi si concentra sulla sostanza.
    Ai maschi questo non succede: a Safin non credo sia mai venuto il complesso di essere citato dai giornali solo perchè bello, nè penso Nadal sia diventato più forte dell’amico Feliziano per invidia del suo successo con le donne.
    Faccio notare che lo sciovinismo è nascosto e radicato anche in altre forme: secondo me ne sono esempio evidente le “critiche” a Federer perchè la sua compagna è in sovrappeso…
    E’ anche vero che tutto ciò ha un fondamento genetico: le femmine, come dice Thomas, devono per vocazione animalesca, essere attraenti (per convincere gli uomini a procreare con loro), i maschi devono essere forti per conquistarne il più possibile. Lo sport femminile inteso come agonismo e lotta, da sempre urta con questo istinto Il tennis, molto meno “deformante” e mascolino nei gesti del calcio, consente alle ragazze di oggi come a quelle di ieri di conciliare le due cose.
    Forse anche questa è la possibile spiegazione del comunqee insondabile “mistero” del tennis italiano.

  33. wik scrive:

    Ho letto molte cose interessanti, ma alla fine la mia domanda è e resta :
    perchè le italiane e gli italiani.
    Tutto lo scritto è di valide argomentazioni , ma possibili in tutto il mondo, ma questa disparità piuttosto marcata sembra essere molto Italiana.
    Cosa in particolare qui da noi crea questa disparità ?

  34. Thomas Yancey scrive:

    Ho apprezzato il tuo intervento, Reneè. Mi permetto di intervenire a proposito di una tua affermazione che interpreta una mia espressione. Tu scrivi: “ le femmine, come dice Thomas, devono per vocazione animalesca, essere attraenti (per convincere gli uomini a procreare con loro)”. A mio parere, le donne non hanno alcun bisogno di convincere gli uomini perché sono esse che scelgono i compagni, non il contrario. Sono le donne le detentrici del potere riproduttivo e dunque di quello sessuale.
    L’uomo svolge un ruolo estremamente marginale nei piani della natura: arde per consentire alla liquida potenza femminile di trasformarsi in donna-natura attraverso gestazione e parto. L’uomo è attratto in modo potente dalla donna, ma la teme grandemente: le femmine riproducono esseri umani, sono artefici della vita che incederà verso la morte. Da ciò scaturisce il bisogno insopprimibile dell’uomo di costruire alternative al predominio sessuale della donna.
    La scienza, la filosofia, le arti e le stesse attività sportive sono sostanzialmente strategie difensive maschili fondate sul potere intellettuale. La nostra civiltà e l’intero mondo occidentale hanno preso vita da queste forme di potere alternativo create strutturalmente dai maschi. La stessa arte prende le mosse dal bisogno di trasfigurare il dramma della vita in forme rassicuranti. L’arte, in fondo, è contemporaneamente lamento e preghiera.
    Il femminismo ha operato una grossolana semplificazione del problema della diversità fra maschi e femmine. Lo ha ridotto a una faccenda di convenzioni: si attui un autentico riformismo sociale, si persegua una completa uguaglianza tra i sessi e si otterrà pace, armonia e felicità fra uomini e donne. Una pia illusione, un vero inganno. Il femminismo avrebbe dovuto perseguire la sua vera e propria missione: ottenere l’uguaglianza politica delle donne.
    Non esiste un equivalente al femminile di Michelangelo o di Shakespeare, di Dylan Thomas o di Charlie Parker, di Tazio Nuvolari o di Mohammed Alì e nemmeno di Jack lo squartatore. La donna è il sesso dominante. Gli uomini sono costretti a fare qualsiasi tipo di cosa per sopravvivere alla condizione a cui la natura li ha costretti. Come i pavoni, devono inventarsene più di una al giorno per dimostrare di essere degni dell’attenzione delle femmine.
    Tranne pochi idioti, nessuno vuol riportare le donne in casa e chiudercele dentro. E’ ovvio che bisogna tendere a società che offrano pari opportunità di carriera a donne e uomini. Ma pensare che il mondo debba capovolgersi significa non saper nulla della vera e profonda natura maschile, né tanto meno di quella femminile; e dunque degli autentici rapporti che intercorrono fra uomini e donne.
    Per tutte queste ragioni ritengo dunque che lo sport femminile, come qualsiasi altra attività scaturita dalle strategie difensive dei maschi, abbia in fondo rilevanza e significato assai scarsi. Tali attività sono indispensabili per gli uomini poiché danno senso e potere alla loro esistenza e forniscono ragioni più sostanziali alla loro vita.
    Le donne possono permettersi di praticare lo sport o la scienza, le arti o la filosofia per puro divertimento. Non hanno bisogno di dimostrare alcunché. Hanno già potere e dominio nella vita, nonostante gli uomini fingano disperatamente di ignorarlo.

  35. marcos scrive:

    caro alex, ti ringrazio per l’interesse: le pagelle di madrid sono su ubitennis.com.

  36. Roberto Commentucci scrive:

    Bella discussione ragazzi, veramente. Grazie a tutti.

    Cerchiamo di riassumere quanto è emerso, che secondo me ci consente di arrivare abbastanza vicini alle cause ultime del fenomeno.

    1. Lo “spiazzamento” del calcio, che ovviamente pagano solo gli uomini. E’ vero che succede anche in altri paesi, vedi la Spagna, o la Francia. Tuttavia da noi questo effetto penso che sia più forte. In Italia il calcio si basa su una copertura capillare del territorio, con una miriade di squadre e campionati giovanili. E’ praticamente impossibile che un ragazzino di talento sfugga all’osservazione dei tecnici. Ed è la prima scelta di moltissime famiglie, se non altro per ragioni economiche, come giustamente notava Laura. La capacità di copertura del territorio del nostro sistema tennis è molto minore, e quindi il calcio da noi spadroneggia più che altrove.

    2. La selezione avversa dei caratteri in base al reddito, ovvero: “i fighetti”. Flexible secondo me ha centrato un altro punto importante. Il fatto che il tennis agonistico sia di fatto riservato alle famiglie borghesi e facoltose, nel nostro paese più che altrove (in Spagna è più facile reperire sponsor, in Francia la ricchissima federazione ti aiuta economicamente di più e poi c’è il team Lagardere) fa sì che arrivino al tennis ragazzi più “coccolati”. A questo punto, a spiegare la differenza di motivazioni, arriva la differenza di genere. Le donne, ancorché anch’esse provenienti da famiglie agiate, sono più motivate per i motivi ben spiegati da Renèè e da Thomas Yancey. La ricchezza evidentemente non le priva di grinta e non le rende viziate, o quantomeno lo fa in misura minore di quanto accade agli uomini.

    3. Un altro punto importante lo ha centrato Marcos: il servizio. E’ indubbio che nel tennis femminile incide in misura minore. Non sono moltissime le giocatrici fra le prime 100 che ne fanno un colpo squisitamente offensivo, anche se le cose stanno rapidamente cambiando. E in Italia, noi per anni abbiamo scontato una insufficiente capacità, tipica della nostra scuola, di dedicare la dovuta attenzione al servizio, sin dai primi anni di formazione dei giocatori. Fra le donne, questa lacuna, tipicamente italiana, incide meno.
    Tuttavia, potrebbe anche essere che le ragazze, essendo più coscienziose e motivate, mettano maggiore impegno, rispetto ai maschi, nell’apprendimento del servizio, che è una fase piuttosto noiosa dell’allenamento. Non a caso, sono parecchie le nostre giocatrici che servono piuttosto bene. Oltre alla Santangelo (che sfrutta bene la sua statura), servono bene, pur essendo tutt’altro che giganti, anche giocatrici come la Vinci (che ha un gesto di servizio a mio avviso stupendo) o come la Camerin, che supplisce bene alla scarsa statura, o come la Garbin.

    Credo quindi che la differenza di rendimento fra italiani ed italiane, non clamorosa, ma comunque importante, possa essere sufficientemente spiegata da questi tre fattori. Ne consegue, a mio avviso, che per migliorare il rendimento del tennis maschile, come tante volte abbiamo scritto, è necessario allargare la base dei potenziali agonisti, cercando di consentire anche a gente meno ricca di tentare la via dell’agonismo. Il tennis va reso meno costoso ed elitario, e va propagandato meglio. E’ una sfida immane, non c’è dubbio.

  37. marcos scrive:

    roberto scrive:

    “Tuttavia, potrebbe anche essere che le ragazze, essendo più coscienziose e motivate, mettano maggiore impegno, rispetto ai maschi, nell’apprendimento del servizio, che è una fase piuttosto noiosa dell’allenamento”

    sulla maggior motivazione converge pure panatta, in una sua recente intervista per “la repubblica”.

  38. Stefano Grazia scrive:

    Concordo con quanto si sforza di sottolineare wik: qui non e’ in dibattito perche’ i maschi son piu’ forti delle femmine ma perche’ le femmine italiane sarebbero piu’ brave dei maschi …La spiegazione piu’ plausibile io credo l’ha data chi (l’ottimo flexible) ha individuato nel calcio il problema: in Italia gli Atleti Migliori Maschi si dedicano al calcio, piu’ abbordabile, meno costoso e piu’ divertente(da imparare) e popolare…Le donne invece sono libere di dedicarsi ad ltri sport ed ecco perche’ abbiamo piu’ soddisfazioni con loro che con i maschi negli altri sports cosiddetti minori…
    Due considerazioni ancora:
    tutto sto gran parlare, ma non e’ che nemmeno fra le donne negli ultimi anni si siano avute top ten o finali e semifinali di Slams o Tornei equiparati ai Masters tipo Indian Wells, Key Byscayne,Roma…
    va bene gli italioti, ma i Belgi cosa dovrebbero dire?

  39. andrew scrive:

    Io credo che tutte le ragioni esposte abbiano una dose di fondamento e presento la mia ragione, anch’essa, credo, con un minimo di fondamento.

    Penso che per un circolo, e in Italia il tennis è circolo-centrico e non tennista-centrico, sia molto più comodo e agevole crescere una ragazza.

    1. Maturano prima e quindi danno prima qualche ritorno di immagine a livello junior.
    2. Sono poche e quindi danno meno problemi di gestione al circolo.
    3. Fidelizzano di più con il circolo in quanto maturano prima e sono poche e conseguono risultati senza dover passare da circolo a circolo.
    4. Sono abbastanza indifferenti allo spirito/prestigio di club, nel senso che operano in un circolo con la praticità di una donna, prendendone senza rompere le palle gli aspetti positivi.
    5. A 18 anni, essendo ormai chiaro se valide o meno, lasciano liberi i campi per la prossima infornata nel circolo.

    Circolo, costruito intorno a te…

  40. wik scrive:

    Commentucci scrive “Ne consegue, a mio avviso, che per migliorare il rendimento del tennis maschile, come tante volte abbiamo scritto, è necessario allargare la base dei potenziali agonisti, cercando di consentire anche a gente meno ricca di tentare la via dell’agonismo. Il tennis va reso meno costoso ed elitario, e va propagandato meglio. E’ una sfida immane, non c’è dubbio.”

    Eccolo lí il problema, bravo Commentucci, le ragioni sono storiche, del ruolo che da anni che furono il tennis ha nel nostro paese e che ancora ci portiamo dietro. Un ruolo di divisione “elitatario-provincialistica” e ricollegamendomi all’appena scritto da Andrew il “circolo-centrico” ne é il braccio armato.

  41. Stefano Grazia scrive:

    Vedo che Roberto mi ha preceduto…Ed e’ stato anche piu’ completo. E’ vero pero’ che nemmeno in Spagna e in Francia scherzano col calcio… In Francia direi che c’e’ una maggiore cultura sportiva generale e tutto sommato sono un po’ piu’ fighetti/snob per cui,aiutati anche dalla tradizione, mettendo insieme queste due cose, ecco una maggiore propensione per sports come il tennis e il golf rispetto all’Italia…In Spagna forse e’ anche una questione di diverse condizioni economiche fino a 10-20 anni fa (da cui la fame) e di Boom Economico poi…inoltre in Spagna c’e’ stato tutto un proliferare di Centri Sportivi con Academies di Tennis e Golf per via probabilmente dei costi minori e di facilitazioni alle imprese che hanno impedito il proliferare dello stesso tipo di turismo nel Sud d’Italia… Quindi laddove crei strutture (di tennis, di golf…in spagna o in costa azzurra) alla fine qualche atleta lo crei … E’ un po’ la Teoria della Mielina, per chi se la ricorda, anche questo un cavallo di battaglia sulle pagine di Genitori & Figli…Che,tremate, forse sta per ritornare.

  42. chloe de lissier scrive:

    se la domanda secca è “perché le tenniste italiane sono più forti dei loro colleghi maschi?”, allora sostengo che si tratta di una domanda che non ha ragione di esistere.
    in primo luogo perchè il tennis femminile è uno sport diverso da quello maschile: nel tennis maschile esistono livelli di competizione, di tecnica, di atletismo, di partecipanti, di interesse di pubblico, di attenzione dei mezzi di comunicazione infinitamente superiori a quelli riscontrabili nel tennis femminile. è come equiparare la cucina tradizionale italiana con quella delle mense scolastiche.
    in secondo luogo, ammesso e non concesso che si voglia per forza stabilire un paragone, ci sono due vizi di fondo che inficiano l’intera discussione: il primo concerne l’arbitrio di assumere questi pochi anni a metro del paragone; il secondo, attiene alla certezza con la quale si dice che pennetta, schiavone e garbin sono migliori di volandri, bolelli e seppi. negli ultimi trent’anni (un lasso di tempo più ragionevole per confronti) il tennis maschile italiano ha espresso panatta, barazzutti, bertolucci, quello femminile farina, schiavone e reggi.
    mi pare insomma che si cerchi sempre legna da buttare sul fuoco delle chiacchiere, anche se poi ci si ritrova con qualche foglio usato di giornale in mano.

  43. Fabrizio Scalzi scrive:

    bravo Roberto!ottima analisi del tennis in italia….purtroppo sopratutto i ragazzi,sono rimasti un pò legati agli schemi provinciali del nostro paese.E’ un vero peccato che ottimi giocatori come Volandri e Starace,che stimo moltissimo,preferiscono giocare quasi sempre sulla terra rossa.Sopratutto Potito ha i numeri per far bene sul veloce.Per Filippo invece ha il solito problema col servizio…che però stà cercando di migliorare.Seppi e Bolelli,mi stanno piacendo molto,anche con i risultati,che vanno a prendersi giocando tutti i masters series.Dimostrano serietà e professionalità..Un elogio alle ragazze che in questi anni hanno tirato avanti la baracca azzurra!

  44. wik scrive:

    @clhoe
    Panatta era figlio del custode del Parioli, e comunque 40 anni fa il tennis aveva un ruolo elitario un po’ in tutto il mondo per varie ragioni, ruolo che nell’andar del tempo all’estero si é tolto di dosso, in Italia no, qui da noi ancora resta, ma resta soprattutto in ambito maschile sostituito ultimamente un po’ dal golf.
    In ambito femminile invece per tutte le ragioni descritte nei vari commenti, il processo di de-elitirazzazione ha avuto il suo normale corso.

  45. chloe de lissier scrive:

    non si ha né il senso della misura né quello del ridicolo. si sputano sentenze come se in italia avessimo avuto steffi graf o monica seles e avessimo ora le sorelle williams o la henin. ma si ha una vaga idea delle proporzioni?
    vorrei anche sapere: qui scrivono sicuramente anche maestri che con tutta probabilità da più giovani hanno tentato la carriera agonistica. loro certamente sapranno meglio di chiunque altro perché non sono diventati giocatori di gran livello. perché non ce lo spiegano, invece di continuare a sparare nel mucchio degli altri?

  46. smeraldo scrive:

    Cmq in italia c’è un discreto movimento rapportato per me al n° dei suoi abitanti e dalle sue origini domenicali calcistiche, ognuno di noi pensa di sapere del perchè e del per come non abbiamo campioni da top ten ma alle volte una spiegazione non c’è…..è intanto godetevi la pennetta che è divendata bella solida anche di testa, come scritto qualche settimana fà nel blog…….apritegli i cancelli perchè sta arrivando e pure a grande velocità, se sapesse fare la voleè chiamandola voleè varrebbe le prime 5 del mondo! la ivanovic è avvisata….credo vincerà ancora…saluti

  47. Gianpaolo scrive:

    Tutto ciò che è contingente - in questo caso la superiorità della tennista italiano sul collega maschio - non può essere spiegato con discorsi antropologici: è un controsenso.
    D’accordo, la donna è portatrice di vita ed è natura ella stessa, più di quanto lo sia l’uomo, questo è vero e dimostrabile. Il potere intellettuale ha sempre cercato di imitare la deliberata e capricciosa creatività della natura, dote che la donna in qualche modo detiene.
    Ma se si dà per vero e dimostrato cio che non lo è, e cioè che la donna sia realmente meno versata nell’arte, nelle discipline d’intelletto, o nello sport, ovvero sia più “naturale” dell’uomo, si rischia di cadere in una patente contraddizione, soprattutto in questa sede, dove si dibatte della superiorità del gentil sesso nel tennis italiano in “questo” momento storico.
    Appunto: in “questo” momento storico.
    Non possiamo certo scomodare la conformazione biologica e genetica della donna, compulsandone le evoluzioni e le implicazioni culturali, psicologiche, antropologiche. Ammesso che un tale modo di ragionare fosse sensato, esso non varrebbe solo per il tennis italiano…
    E’ come se io, per spiegare la recessione di questo periodo, mi mettessi a fare discorsi sull’egoismo connaturato nell’uomo. Chiaro che c’entra, ma che pertinenza ha, in questo caso?
    Inoltre, quando si fanno discorsi sul sesso, non bisogna confondere le differenze di genere, che sono storico-sociali-culturali, con le determinazioni biologiche, che sono anatomiche e antropologiche. Forse queste ultime motivano le prime, ripeto forse. Ma non bisogna farne un postulato, con rapide e superficiali assimilazioni; altrimenti si fa intellettualismo da bar, o, come Endrigo, ci mettiamo a cantare “per fare l’albero, ci vuole il seme…” e così via…

    La mia maestra alle elementari mi ha insegnato che, quando si devono risolvere i problemi, la prima cosa da fare, onde evitare di disperdere risorse e sparare boiate, è leggere bene la traccia, capire qual è il problema: forse è più semplice di quello che si pensa.
    E qui il problema, come messo chiaramente in esergo da Commentucci, è: “dal 1980 in poi le tenniste italiane vanno meglio dei tennisti” e non “quali sono le differenze fra uomo e donna dalla notte dei tempi a oggi?”…

    1) Io penso che in Italia il tennis femminile non sia superiore al tennis maschile, se per superiorità s’intende la manifestazione di una netta differenza di rendimento. Forse sì, lo è dal punto di vista dei risultati, ma questo è un parametro relativo: relativo alla quantità e alla qualità della concorrenza. La tennista italiana - la tennista in genere - deve sbattersi di meno per arrivare ai vertici, perché deve far fronte a molte meno competitrici. Il senso del termine “professionismo” fra le donne è ancora molto diverso da quello che significa fra gli uomini. Difficilmente una donna trova stimoli per un’intera carriera ad alti livelli, ma si stufa o si demotiva prima. Fra le donne c’è più ricambio, più turn over.

    2) C’è anche una diversa concezione culturale dello sport fra le donne. Il tennis, come ogni sport, ha a che fare con il concetto di “riproduzione del piacere”, e cioè di onanismo, di masturbazione. Lo sport dà all’uomo impulsi e piaceri maggiori rispetto a quelli che dà alla donna, che del piacere non ha una sensibilità squisitamente “onanistica”.
    Il maschio italiano è peraltro assai mammone e si sa, la femmina è abituata alle faccende di casa e alle responsabilità donnesche sin dalla fanciullezza. Non è un caso che fra in banchi di scuola, nell’età in cui si decide pure un eventuale futuro sportivo, le ragazze si dimostrino spesso più pronte dei ragazzi. Dal punto di vista culturale, l’Italia è un paese molto andro-centrico.

    3) Si vuole forse affermare che la Pennetta e la Schiavone, cioè le vessillifere del nostro movimento, siano la “media” della tennis femminile italiano? Non sono la media, sono il vertice, e il vertice non può essere preso come esempio di superiorità.
    Inoltre, è da dire che fra le donne è più facile entrare nelle prime 20; è questo il muro che separa la mediocrità dall’eccellenza. Tra gli uomini questo muro è più ripido. Non credo che, in valore assoluto, un Bolelli valga meno di una Garbin o di una Schiavone o di una Pennetta. E’ solo che soffre la concorrenza molto più agguerrita e “all season”…
    Poi io penso pure che al mondo vi siano molti più tennisti che tenniste e che, nella maggiore quantità maschile, la proporzione italiana sia statisticamente costante. Un 14, un 20 e un 40 posto nel ranking femminile è dopo tutto “simile” a un 30, un 40 e un 60 in quello maschile…

    Insomma, come è giusto che sia, io non ho risposte definitive alla questione, e mi appello alla casualità, al mix di tutte le ragioni. “Caso” è, anagrammaticamente, la parola nata per sostenere la tragica inesplicabilità del caos. In definitiva, non si può dare una spiegazione valida per ogni cosa; ma questo alcuni “scolastici” non vogliono proprio capirlo…

  48. chloe de lissier scrive:

    che gran bel discorso, gianpaolo. non porta da nessuna parte, ma questo l’ammetti tu stesso, aggrappandoti al “caos”. bella parola, torna sempre utile. noi ci affanniamo per dire la nostra e tu, come la tua maestra delle elementari, ci ammonisci a non dire boiate. vedo anche il dito.
    tu sei più bravo perché non dici niente. gli antropologi? ma che andassero a pesca.
    chissà perchè, ogni volta che leggo un tuo post, gianpaolo, mi vengono in mente i neri d’america della prima metà del novecento. alcuni si stiravano i capelli per somigliare ai bianchi, altri se li arricciavano ancor di più perché nessuno si sognasse di scorgere il poco o tanto di sangue bianco che scorreva nelle loro vene. ma la loro ossessione era comunque l’uomo bianco. non riuscivano mai a sentirsi liberi di essere soltanto loro stessi.
    le tue parole, le tue frasi, i tuoi interventi mi paiono questo: un’ossessione.
    quella di voler mostrare che sei tu il più bravo. molto migliore di quell’incubo bianco che attacchi in incipit, come altre volte.
    ti rassicuro. tutte le cose prima o poi finiscono. sarà così anche per i tuoi incubi.

  49. Reneè scrive:

    Chloe: benchè il tono del tuo ultimo commento mi sembri un tantino livoroso (sinceramente di “sentenze sputate” in questo post non ne ho percepite), condivido la tua osservazione. Per quanto concerne i risultati non sembrano esserci differenze sostanziali di rendimento tra il tennis italiano maschile e quello femminile. Quello che a mio parere emerge è come le ragazze siano, da più tempo, maggiormente “coraggiose” nella programmazione. Se togliamo qualche caso (Bolelli e Seppi in primis), i nostri maschi sono sempre stati più provinciali nelle scelte e sembrano - più delle colleghe - accontentarsi di successi territorialmente limitati.
    Non sono del tutto d’accordo con un altro commento (chiedo scusa ma non ricordo il nome del blogger) sulle considerazioni del tennis femminile spagnolo, che sarebbe di gran lunga inferiore a quello maschile. Beh se togliamo Nadal, che è un fuoriclasse, fenomeno agonistico ed atletico (più che tennistico) a sé, e prendiamo come riferimento gli ultimi due decenni, il tennis femminile spagnolo ha avuto successi paragonabili a quello maschile: la Sanchez è stata una numero uno più “pesante” di JC Ferrero, e Conchita Martinez è paragonabile quanto a risultati ai vari Robredo e Ferrer. Anzi, il traino ai successi spagnoli negli anni novanta è forse partito proprio dal tennis femminile.
    Per quanto riguarda le considerazioni di Thomas, ho trovato il suo ultimo commento interessantissimo e ricco di spunti che meriterebbero ben altra trattazione. Per rispondergli, mi permetto quindi una divagazione: sono pienamente d’accordo sul fatto che siano le donne a “scegliere”, senza dubbio. Ma è proprio questa capacità di individuare un obiettivo cui puntare che rende il gentil sesso particolarmente ambizioso, competitivo, e capace di strategia e rinuncia.
    In primo luogo perchè tutte le donne scelgono e solitamente la mira cade sul soggetto “più forte”, capace di dare maggiori chances alla stirpe. Questo determina una concorrenza feroce e talvolta spietata con le rappresentanti del loro stesso sesso, che i maschi - fortuna loro - conoscono molto meno.
    Ma, soprattutto, perchè la sensazione di avere le redini del potere sull’istinto primordiale della propagazione della specie, si scontra con la contraddizione della storia che ha sempre visto il mondo quasi ovunque dominato dagli uomini, più forti fisicamente, più geniali, più aggressivi.
    Tutto ciò genera nell’inconscio femminile una serie di paure, di dubbi su cosa “essere”, cosa volere dalla vita, ed una serie di conflitti irrisolti che - suppongo - la mente maschile, molto più lineare, non conosce.
    Ogni ragazzina capisce, dopo i primi contatti con i coetanei,di avere potere sui maschi. Ma ugualmente da sempre vive in perenne conflitto su come esercitarlo. Il potere piace a tutti e di istinto verrebbe da sfruttarlo in modo smaccato. Ma poi? I maschi ti odiano e le femmine ancora di più. Così - a seconda delle epoche - rischi di venire bruciata sul rogo, o chiusa in clausura, o semplicemente esiliata come prostituota o isolata come “zitella”. Tutt’altro che facile poi venire a capo di tutti i luoghi comuni che ti propinano: “bisogna avere grinta senza perdere femminilità”, “non eccedere nell’offerta di sé ma essere sempre seducente”, o i più recenti “realizzarsi nel lavoro senza rinunciare alla famiglia”. Bah… una tale sequela di banalità che si insinua nella mente da quando cominci ad andare a scuola.
    E così, le donne imparano le strategie ed il sottile equilibrio: si deve rinunciare al potere esteriore, limitare la forza e il genio per riuscire a controllare i fili, senza apparire. Così i vari Michelangelo, Shakespeare e tutti gli altri non si sentiranno troppo minacciati.
    Forse, per tornare al tennis, le donne esercitano da sempre l’arte della tattica, così fondamentale nel nostro sport, soprattutto quando si è meno atleticamente o talentuosamente dotati.

  50. Thomas Yancey scrive:

    Considerato che lo hai chiesto anche esplicitamente, allora mi rivolgo direttamente a te, Gianpaolo. E ti chiedo: ma cosa vuoi?

  51. Reneè scrive:

    Chloe, ti chiedo scusa. Mentre era in attesa il mio commento è stato pubblicato il tuo.
    Quando parlavo di livore un tantino eccessivo mi riferivo al tuo post delle 14 e 22.
    Mi spiace per l’imprecisione.
    Gianpaolo: fondamentalmente è vero che io ed alcuni altri ci siamo un po’ allontanati dalla traccia assegnata, ma - per fortuna - in questa sede non è necessariamente un errore, piuttosto uno stimolo al confronto.
    Nel film “una donna in carriera” (tanto per rimanere nelle tematiche del femminismo degli anni 80 e per dimostrare il mio basso livello culturale) Melanie Griffith dice “Io leggo tante cose… non si sa mai dove si può trovare una buona idea”. Ed è con le buone idee che si risolvono i problemi.

  52. chloe de lissier scrive:

    nessun problema, reneè. sono fortunata: ho un istinto innato per riconoscere le persone migliori e quelle peggiori. alcuni che gironzolano qui non tengono la testa a posto. sono omuncoli invidiosi, pieni d’odio e agiscono solo per sfogare i loro bassi e indistinti rancori.
    tu sei una persona a modo, intelligente e colta, che sa comportarsi con serietà e distinzione. leggo con interesse e piacere i tuoi scritti. se ne vedessero molti altri così: sarebbe un gran bene per questo blog.

  53. Nik85 scrive:

    Gianpaolo, non devi prendertela a male se da un tema prettamente tennistico si passi a discurrere sui massimi sistemi del mondo per merito delle stimolazioni culturali di Chloe de lissier o Thomas Yancey. E’ l’elemento distintivo di questo blog, ed è anche per questo se ne siamo cosi affezionati.
    Suggestiva l’immagine di quest’ultimo, la donna forza creatrice di vita e l’uomo pavone che si dimena per compartecipare di questa energia cosmica. Rimango altresì schopenauerianamente convinto che siano entrambi strumenti di cui si serve la Natura per riprodurre se stessa, attraverso l’inganno del piacere. Le arti coltivate dall’uomo hanno senza dubbio una motivazione di fuga astrattiva dalla realtà, ma non soltanto, a mio avviso, da una realtà che li vede ontologicamente in posizione di debole rispetto all’altro sesso, piuttosto anche da una realtà che li vede in posizione soccombente rispetto alla forza della Natura.
    Interessanti anche le argomentazioni di Reneè. Sono d’accordo sul fatto che, mediamente, la mente maschile sia più lineare di quella femminile. Ma i livelli di nevrosi raggiungibili dalla mente di un uomo, psichicamente in difficoltà, non sono a mio avviso, per diversità intrinseca, comparabili con quelli di una donna. Non so se sia soltanto in virtù del discorso di Thomas Yancey, ma non credo sia casuale che La coscienza di Zeno e Il male oscuro siano stati scritti da due uomini.

  54. laura scrive:

    Sarà come dite voi uomini che la donna ha in mano il potere riproduttivo e altre immagini alquanto suggestive ma allora mi chiedo come mai atavicamente la donna è asempre stata dominata vessata repressa enon ha mai potuto scegliere il meglio per sè? La posizione dominante della femmina è
    solo apparente o meglio è presente in natura dove gli istinti prevalgono sulle convenzioni socialiE’ solo da poco che la donna ha acquistato più autorevolezza autonomia e forza. I vostri sono argomentazioni giuste relative però alla Natura Animale che era propria anche dell’uomo prima che venisse stravolta antropologicamente. Infatti la donna ha una capacità di sopportazione (dolore e psichica maggiore dell’uomo ed è anche per questo che mi spiego la maggiore capacita della donna al sacrificio al lavoro alla fatica unita al riscatto della propria condizione sociale-

  55. Gianpaolo scrive:

    Oh, quali rigurgiti d’odio.
    Chloe, l’invidia, l’odio e l’indistinto rancore che tu mi attribuisci presuppongono un oggetto, cioè l’esistenza di qualcosa da invidiare.
    In questo caso, scusa, ma questo oggetto manca.
    Anzi, il fatto che tu mi ritieni invidioso, rabbioso etc. (e nei confronti di chi, se non di te e di Yancey…), dimostra eo ipso la tua supponenza, il tuo malanimo.
    Se la puzzetta che sempre turba il tuo naso si diradasse un po’, capiresti che nel mio precedente post ho cercato soltanto di correggere la rotta, contenere la VOSTRA (tua e di Yancey) mania di complicare e intellettualizzare obbligatoriamente le cose, che molti scambiano per erudizione, cultura, intelligenza etc. (Sai come si dice, principiis obsta. Ma vedo che nel vostro caso è troppo tardi).
    Che tu poi, “narcisa” e abbacinata dal tuo pregiudizio pro Yancey, non abbia voluto intendere, poco me ne importa. Ti sei appigliata alla parola “caos” e hai tratto le tue insipide e velenose conclusioni, mentre io volevo soltanto dire che non ho una “risposta definitiva” alla questione femminile (genere di risposta che invece a te o a T.Y. non manca proprio mai…). Cmq ti reincollo il pezzo finale, vediamo se stavolta ci capisci qualcosa (leggilo almeno con attenzione!):

    “Insomma, come è giusto che sia, io non ho risposte definitive alla questione, e mi appello alla casualità, al mix di tutte le ragioni. “Caso” è, anagrammaticamente, la parola nata per sostenere la tragica inesplicabilità del caos. In definitiva, non si può dare una spiegazione valida per ogni cosa; ma questo alcuni “scolastici” non vogliono proprio capirlo…”

    Ah, non sono un “omuncolo”, sono per fortuna assai giovane; e un incubo in realtà ce l’ho: tremo al pensiero di poter diventare un giorno come te e T.Y.
    Guarda: Ubaldo Scanagatta mi piace proprio perché non se la tira: ha molta esperienza, molta cultura (forse più di te e di T.Y), ma non lo fa pesare minimamente, va avanti serenamente. Non ho mai pensato di fare qualcosa per intaccare il vostro primato, Chloe, ma forse questo è il pericolo che tu avverti, e cerchi con fastidio di porvi rimedio. Almeno questo manifesti.

    Yancey, non preoccuparti, non voglio niente da te. Soltanto, tu e Chloe siete un po’ acidelli e “pompati”. Se non vi si loda e non vi si incensa e non vi si mostra “sudditanza intellettuale” (permetti che io rida) nei vostri confronti, non si va d’accordo. Ma poco mi interessa. Ho ben altri riferimenti intellettuali.
    Sai piuttosto cosa desiderei da te (e da Chloe, che si è lanciata piuttosto “burinamente” in tua difesa…)? Un po’ di umiltà.

  56. Gianpaolo scrive:

    ah, concedimi un poscritto chloe. non avevo notato la grevità di alcune tue succulente affermazioni…
    se io ti sembro un nero (bella e inconscia metafora veneto-razzista: il nero come diverso da te o da Y.!) che s’alliscia i capelli per sembrare un bianco (te o Y. appunto…), ogni volta che leggo un tuo scritto io invece penso che tu senta la tua personale emancipazione come una colpa inespiabile, da scontare aggredendo chicchessia, e mi viene sempre in mente, chissà perché, il ritornello “non sono una signora, ma una per cui la guerra non è mai finita…”.
    per dirla chiara, io non sopporto l’arroganza e la mancanza di modestia, ma sopra ogni cosa non sopporto chi spara puttanate spacciandole per verità rivelata.
    cmq ignorami pure, come fa “iansei”; non devi per forza leggerle le mie pallosità! io le tue saccenterie me le risparmio tanto volentieri (specialmente da quando mi sono casualmente accorto che hai il “vezzo” di “verificare” le tue dotte citazioni su google, guarda un po’ che miseria…)!

  57. ettore scrive:

    @Gianpaolo

    Bravissimo Gianpaolo, sono d’accordo con te perchè come dici non è possibile intellettualizzare ogni argomento su un blog destinato a raccogliere argomenti prettamente tennistici. Leggo quasi tutti gli articoli perchè trovo molte news difficilmente riscontrabili su altri canali in Italia, ma scrivo pochissimo perchè troppe volte si parte da un argomento legato al tennis e si finisce in sfoggi culturali del tipo “guardate come mi esprimo bene caproni, non potete nemmeno pensare di replicare tanto siete rozzi nell’esprimervi”, oppure in risse becere, o in tutte e due le situazioni contemporaneamente. Io, come tanti amo giocare a tennis, vederlo e parlarne ma non per questo mi sento colpevolmente un semplice. C’è già la vita reale, in cui ognuno di noi mette la faccia a stabilire il nostro valore e ad aumentare o scalfire la nostra autostima senza dover cercare vane glorie in un blog.
    Posso condividere o no quello che hai scritto ma la cosa che più mi preme con questo intervento è darti la mia solidarietà sul ritorno alla concretezza negli interventi sperando che anche gli altri utenti preferiscano in questo luogo parlare di tennis piuttosto che di filosofia.

  58. Fabio P. scrive:

    @Giampaolo
    Bravo … sottoscrivo ogni tua parola

  59. Emiliano Faeti scrive:

    Off Topic: notizia dell’ultim’ora è morto Federico Luzzi per una leucemia fulminante, aveva solo 28 anni!

  60. Alex da Livorno scrive:

    Off topic @ E. Faeti

    L’ho ascoltato adesso dalle parole di Jacopo su Eurosport…

    Che dire, povero ragazzo, una beffa ben più grande della squalifica per le scommesse…

  61. Alex scrive:

    Voglio anch’io dare il mio contributo a questa discussione portando direttamente ad esempio mia figlia Helena. Ha 12 anni (appena compiuti) e si allena da qualche mese con un maschietto di pari età. Il maestro ha deciso che loro si staccassero dagli altri per allenarsi insieme essendo ad un livello tennistico molto simile. Beh vedendoli sui campi di allenamento salta subito all’occhio che è proprio la Helena che detta i ritmi, è lei che in un certo senso decide il momento di scherzare, quello di fare sul serio etc etc. C’è una maturità diversa (e non potrebbe essere altrimenti) ma il bello viene quando arriva l’ora di correre intorno al campo, la Helena è talmente agonista che cerca di mettersi davanti e di condurre, dunque, anche a livello fisico il “gioco”…Tutto ciò per dimostrare che la donna, la donna di oggi, forse, è competitiva e agonista dalla nascita. Il maschio, il nuovo maschio, che si depila, che è profumato, bello come il sole, ha perso quella sana virilità che aveva! Siamo ad una svolta epocale, che noi maschi stiam guardando e subendo senza accorgerci di nulla!

Scrivi un commento