Archivio di Agosto 2007

Lo scandalo siede più in alto

Martedì 28 Agosto 2007

IN UNA società a responsabilità limitata come la nostra, dove le colpe si elidono, non si capisce dove sia lo scandalo nell’aver scoperto che ci sono pensionati che non muoiono mai, dal momento che ci sono fior di pensionati che non sono mai nati. O se lo sono non hanno quasi mai lavorato. In una società che ha fatto dell’illecito la ragione di un modo eufemistico di rappresentare il mondo, possiamo dire che entrambi sono diversamente abili alla pensione, ovvero diversamente pensionati essendo diversamente vivi o diversamente morti, a seconda dei casi.

LO SCANDALO d’agosto questa volta viene da Bologna, dove il Nucleo controllo spesa pubblica e repressioni frodi (nome altisonante) della Guardia di Finanza di Roma ha scoperto che l’Inps paga la pensione a 300 morti. E comprendiamo lo sgomento nel paradosso che ci siano vitalizi corrisposti a chi manca del requisito minimo di idoneità ma allora che pensare di quei ben più numerosi vitalizi, di cui beneficiano onorevoli che pure non hanno alcun decente requisito per goderne ma che essendo vitalizi legalizzati non possono essere oggetto di indagine? Come scandalizzarci davanti all’ultimo scandalo, quando siamo stati messi nella condizione di dover ritenere legittimo quello precedente? Ci sono ad esempio nel Parlamento deputati che beneficiano di un vitalizio (oltre a quello di parlamentare) variabile dai 3 a oltre 8mila euro al mese, solo in virtù del fatto che sono stati mambri dell’Assemblea regionale siciliana che ha ritenuto di gratificarli con questo ulteriore privilegio.

QUANDO verranno acciuffati i parenti furbastri dei 300 pensionati defunti, potranno forse giustificare la mancata segnalazione all’Inps del caro estinto come quell’architetto palermitano che aveva costruito una piscina olimpionica senza riscaldamento e, richiestogli ragione di tale mancanza, esclamò: «Minchia, m’u scurdai». Ma i parlamentari che si portano a casa gli 8mila euro solo per essere stati consiglieri della Regione Sicilia nemmeno questa fatica devono fare. Dal che si arriva a una conclusione: in Italia sarà difficile cambi qualcosa in materia di pensioni. Più facile cambino le funzioni di quel Nucleo della Guardia di Finanza dal nome ingiustificatamente ottimista.

E’ un campanello d’allarme, e c’è poco da scandalizzarsi

Lunedì 27 Agosto 2007

SIAMO SICURI che non solo sopra il Po ieri sono stati in diversi a dire: bentornato Bossi. E’ vero che in un paese normale certe cose non si dicono e non si pensano, ma vi sembra normale un paese in cui i cittadini sono spremuti dal fisco, senza vedere un ritorno tangibile in termini di servizi, e nello stesso tempo lo stesso fisco fa uno sconto di 13 milioni di euro a un evasore? Qui ormai non c’è più nulla o ben poco di normale e dunque c’è poco da scandalizzarci se Bossi ha fatto una delle sue vecchie, e che sembravano del tutto irripetibili, sparate. L’uomo evidentemente si sente in forma, non ha più voglia di fare il saggio babbeo, ha voglia di tornare a fare il matto e in questa morta gora i matti potrebbero farci bene. Non ha fatto un incitamento alla rivoluzione, ha risfoderato il linguaggio del guerriero parolaio, il tema del secessionismo, del parlamento del Nord, insomma ha ritirato fuori i suoi vecchi cavalli di battaglia, che, diciamo la verità, non hanno mai fatto paura a nessuno.
Però è vero che dall’anormalità bisogna uscire al più presto e il tempestivo richiamo venuto dal Presidente Napolitano esprime la preoccupazione che il confronto politico possa prendere una brutta piega. E’ giusto moderare il linguaggio, ma è altrettanto necessario richiamare che non solo le parole siano adeguate.
I nostri vecchi dicevano: calura che monta, burrasca già pronta. Quella di Bossi è la burrasca annunciata su un tema che sta spostando elettori. Berlusconi lo sa e ne è felicissimo. E qual è la pensata? Dopo che Bossi ha parlato di sciopero fiscale e ha poi ripiegato su una più modesta e indefinita rivolta fiscale, i signori del fisco e quindi del governo pensano bene di fare ingoiare all’opinione pubblica lo scandaloso caso di Fisichella, che ha la solita morale, per la quale se sei potente ne esci sempre e se invece sei il solito pirla, che ti fai un mazzo e lavori dalla mattina alla sera devi sempre pagare tutto. Le associazioni dei consumatori, come il Codacons, ci dicono che si profila per le famiglie una stangata da mille euro solo in bollette. I fucili è bene usarli solo per andare a caccia, come dice Di Pietro, ma le sfuriate di Bossi sono campanelli di allarme. L’errore peggiore sarebbe quello di ignorarli o di fare gli scandalizzati.

Il disincanto dei ciellini

Lunedì 27 Agosto 2007

LEGGO un ritratto del buon politico, a firma del cardinale Mazzarino, che sembra fatto apposta per il popolo del Meeting: «Osserva la modestia in un portamento grave e camminar posato. Dall’altro lato, con occhi lincei rifletti a tutto, poiché questi tali comunemente passano per saggi, scaltri e attenti». Non che i ciellini siano noiosi o informali, tutt’altro, ma sono gente seria, che prima di formarsi un giudizio ha bisogno di pensare molto e si può capire dunque perché i colpi d’ingegno su di loro non facciano effetto. Il che aiuta a spiegare la tiepida accoglienza che hanno avuto le notizie sulla Brambilla, svilita in «Brambilleide» nell’acido giudizio di Formigoni, che è interessato a parlare più di Forza Italia che di rosse, che sono di Lecco come lui.

SI È DETTO che la politica è rimasta fuori dal Meeting di Rimini. Sarà, ma i fischi a Fassino venivano da dentro, e, ammesso sia arrivato anche qui il vento dell’antipolitica, quei fischi fanno pensare che questa gente sa da che parte stare. E’ questo forse l’elemento centrale, che emerge nel bilancio di questa settimana di dibattito, a ragione sempre stata osservata come un’anticipazione del clima politico nei mesi a venire. Anche al Meeting è arrivato il malessere dell’antipolitica che sta montando in tutto il Paese, ma non è stato sposato, il che si spiega con la stessa storia dei seguaci di don Giussani, chiamati a prestare il loro impegno nella società come scelta di vita. Fatta eccezione per il fisco, perché in questo caso la protesta è stata rumorosa e corale.
E’ possibile conciliare «il bene comune» (che è il predicozzo di tutti i ciellini) con il vantaggio personale? Il vento dell’antipolitica ha spazzato alcune certezze anche in questa gente e di questo smarrimento si è avuto prova più che nelle inquietudini collettive nel nervosismo dei capi. L’idea di un governo istituzionale non si concilia con le esasperazioni del bipolarismo ed è l’asprezza dello scontro fra gli schieramenti che spinge nell’angolo Formigoni, leader di questo popolo. Berlusconi non è stato invitato, magari perché se fosse venuto sarebbe risultato invadente, ma Berlusconi al Meeting c’era eccome e il suo nome agitava una domanda, che è rimasta senza risposta: come si può stare con lui senza di lui?

Troppa confidenza tra giornali e tv

Martedì 7 Agosto 2007

PAZIENZA e silenzio sono la forza della Chiesa, non sempre quella dei suoi apostoli. Così a furia di rilasciare interviste e lanciare accuse, il carissimo a quasi tutti don Piero Gelmini, 82enne fondatore della Comunità Incontro, indagato per abusi sessuali, scopre di essere circondato da amici a lui sgraditi. Dopo una partenza giusta — «Porterò questa croce» — don Gelmini ha infatti virato su argomenti involontariamente abusati dal peggior dispotismo alla Hitler e Stalin, che avevano in comune il preconcetto antiebraico e l’ossesione del complotto, riassunto nella convinzione del sempiterno pericolo «demo-pluto-giudaico-massonico». L’imbarazzo deriva dalla rivelazione che don Gelmini, oltre a essere amico di Berlusconi, Fini, risulta essere anche per così dire tra i protetti del Grande Oriente, l’istituzione massonica più importante d’Italia, che ha incluso la sua Comunità per il recupero dei tossicodipendenti tra quelle meritevoli della cessione del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi.

CHE NON È un gran risultato di strategia difensiva, considerando anche l’accusa di disinvoltura dopo che don Gelmini aveva individuato come colpevole delle sue disavventure la «lobby ebraica radical-chic», sostituita da un, a suo avviso più condivisibile, «no, volevo dire che è colpa dei massoni». Volendo azzardare un’interpretazione, don Gelmini dev’essere stato indotto in errore dalla sua confidenza con giornali e tv, che sono per loro natura, a me pare, un po’ lontani dalla silenziosa intimità che dovrebbe animare la missione di chi sceglie di donarsi a Dio e di aiutare i sofferenti. La confidenza con gli strumenti mediatici — qui non stiamo parlando della sua posizione giudiziaria, convinti della sua innocenza sino a quando non sarà provata la sua colpevolezza — gli ha giocato un brutto scherzo.

COSÌ NON SOLO si ritrova in mezzo a fratelli munifici, che non sono quelli che normalmente frequenta, con in testa il gran maestro, avvocato Gustavo Raffi, che si dice pronto a far parte del collegio difensivo di don Gelmini, ma anche oggetto di una gelida dichiarazione del Vaticano, esattamente del segretario del Tribunale della Segnatura apostolica, monsignor Velasio De Paolis, che laconicamente ha detto: «La Chiesa attenderà gli esiti dell’inchiesta», precisando che «pedofilia e molestie sessuali sono reati anche per la legge canonica». Col risultato che dopo queste parole, don Gelmini oltre ai fratelli che non vuole, rischia di trovarsi anche con quelli che non vogliono (più) lui.