Troppa confidenza tra giornali e tv

PAZIENZA e silenzio sono la forza della Chiesa, non sempre quella dei suoi apostoli. Così a furia di rilasciare interviste e lanciare accuse, il carissimo a quasi tutti don Piero Gelmini, 82enne fondatore della Comunità Incontro, indagato per abusi sessuali, scopre di essere circondato da amici a lui sgraditi. Dopo una partenza giusta — «Porterò questa croce» — don Gelmini ha infatti virato su argomenti involontariamente abusati dal peggior dispotismo alla Hitler e Stalin, che avevano in comune il preconcetto antiebraico e l’ossesione del complotto, riassunto nella convinzione del sempiterno pericolo «demo-pluto-giudaico-massonico». L’imbarazzo deriva dalla rivelazione che don Gelmini, oltre a essere amico di Berlusconi, Fini, risulta essere anche per così dire tra i protetti del Grande Oriente, l’istituzione massonica più importante d’Italia, che ha incluso la sua Comunità per il recupero dei tossicodipendenti tra quelle meritevoli della cessione del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi.

CHE NON È un gran risultato di strategia difensiva, considerando anche l’accusa di disinvoltura dopo che don Gelmini aveva individuato come colpevole delle sue disavventure la «lobby ebraica radical-chic», sostituita da un, a suo avviso più condivisibile, «no, volevo dire che è colpa dei massoni». Volendo azzardare un’interpretazione, don Gelmini dev’essere stato indotto in errore dalla sua confidenza con giornali e tv, che sono per loro natura, a me pare, un po’ lontani dalla silenziosa intimità che dovrebbe animare la missione di chi sceglie di donarsi a Dio e di aiutare i sofferenti. La confidenza con gli strumenti mediatici — qui non stiamo parlando della sua posizione giudiziaria, convinti della sua innocenza sino a quando non sarà provata la sua colpevolezza — gli ha giocato un brutto scherzo.

COSÌ NON SOLO si ritrova in mezzo a fratelli munifici, che non sono quelli che normalmente frequenta, con in testa il gran maestro, avvocato Gustavo Raffi, che si dice pronto a far parte del collegio difensivo di don Gelmini, ma anche oggetto di una gelida dichiarazione del Vaticano, esattamente del segretario del Tribunale della Segnatura apostolica, monsignor Velasio De Paolis, che laconicamente ha detto: «La Chiesa attenderà gli esiti dell’inchiesta», precisando che «pedofilia e molestie sessuali sono reati anche per la legge canonica». Col risultato che dopo queste parole, don Gelmini oltre ai fratelli che non vuole, rischia di trovarsi anche con quelli che non vogliono (più) lui.

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1 Commento a “Troppa confidenza tra giornali e tv”

  1. roberto scrive:

    Personalmente mi interessano molto poco le storie di preti,che anche in passato si sono prestate a varie letture quando erano in vita, per poi diventare esempi di bontà e altruismo e quindi icone o totem da morti.
    Quello che trovo strano è che per i tossici,non ci siano sufficenti strutture pubbliche che se ne occupino professionalmente,lasciando (come al tempo degli appestati) che se ne occupi la Chiesa, magari attraverso preti,vigorosi, volenterosi,smaniosi di potere e anche un pò pasticcioni e approssimativi.
    Il famoso welfare sbandierato,serve solo a riprodursi in forme costosisime care ai lavoratori dipendenti,ormai vecchi, che non capiscono “cos’è stò c… di valfere?” Se non lo sanno loro che lo hanno sfruttato per una vita….

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