Il disincanto dei ciellini

LEGGO un ritratto del buon politico, a firma del cardinale Mazzarino, che sembra fatto apposta per il popolo del Meeting: «Osserva la modestia in un portamento grave e camminar posato. Dall’altro lato, con occhi lincei rifletti a tutto, poiché questi tali comunemente passano per saggi, scaltri e attenti». Non che i ciellini siano noiosi o informali, tutt’altro, ma sono gente seria, che prima di formarsi un giudizio ha bisogno di pensare molto e si può capire dunque perché i colpi d’ingegno su di loro non facciano effetto. Il che aiuta a spiegare la tiepida accoglienza che hanno avuto le notizie sulla Brambilla, svilita in «Brambilleide» nell’acido giudizio di Formigoni, che è interessato a parlare più di Forza Italia che di rosse, che sono di Lecco come lui.

SI È DETTO che la politica è rimasta fuori dal Meeting di Rimini. Sarà, ma i fischi a Fassino venivano da dentro, e, ammesso sia arrivato anche qui il vento dell’antipolitica, quei fischi fanno pensare che questa gente sa da che parte stare. E’ questo forse l’elemento centrale, che emerge nel bilancio di questa settimana di dibattito, a ragione sempre stata osservata come un’anticipazione del clima politico nei mesi a venire. Anche al Meeting è arrivato il malessere dell’antipolitica che sta montando in tutto il Paese, ma non è stato sposato, il che si spiega con la stessa storia dei seguaci di don Giussani, chiamati a prestare il loro impegno nella società come scelta di vita. Fatta eccezione per il fisco, perché in questo caso la protesta è stata rumorosa e corale.
E’ possibile conciliare «il bene comune» (che è il predicozzo di tutti i ciellini) con il vantaggio personale? Il vento dell’antipolitica ha spazzato alcune certezze anche in questa gente e di questo smarrimento si è avuto prova più che nelle inquietudini collettive nel nervosismo dei capi. L’idea di un governo istituzionale non si concilia con le esasperazioni del bipolarismo ed è l’asprezza dello scontro fra gli schieramenti che spinge nell’angolo Formigoni, leader di questo popolo. Berlusconi non è stato invitato, magari perché se fosse venuto sarebbe risultato invadente, ma Berlusconi al Meeting c’era eccome e il suo nome agitava una domanda, che è rimasta senza risposta: come si può stare con lui senza di lui?

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