Gp Ungheria: Un campione abituato a non fare calcoli

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Tante. Anzi, troppe: questo è stato il Gran Premio più eccitante degli ultimi dieci anni. Ne abbiamo viste di cotte e di crude. Non era una gara, bensì uno shock permanente. E’ successo di tutto e alla fine non è un successo un bel niente: nel senso che tra Alonso e Schumi, grazie alla squalifica serale di Kubica, il distacco si riduce di appena una lunghezza, da undici a dieci punti. Beninteso, essendoci una gara in meno da disputare, dal viaggio nel tunnel del delirio esce meglio lo spagnolo. Ma potremmo e dovremmo sviluppare il negativo della fotografia: dopo venticinque giri, Fernando aveva addirittura doppiato Michael e lì, per il ferrarista, il mondiale era virtualmente perduto, finito, archiviato.

INVECE, CONTINUA: come la guerra del maresciallo Badoglio, magari. Certo, se ci limita a ragionare sul tumultuoso epilogo, allora si può legittimamente concludere che Schumi ha sprecato un match point. Con Alonso messo a piedi dalla sbadataggine dei suoi meccanici, il tedesco aveva quantomeno l’occasione di ridurre drasticamente lo svantaggio. Ha esagerato nel difendere la posizione dagli assalti di De la Rosa ed Heidfeld, fino ad innescare il contatto fatale al tirante dello sterzo? Sì, ha esagerato. Non aveva più gomme e i due inseguitori, con scarpe da asciutto, erano nettamente più veloci. Mettiamola così: abituato a lottare sempre come un eroe nibelungo. Michelone non è stato capace di guidare da ragioniere. Peccato, probabilmente Schumi rimpiangerà l’eccesso di romanticismo. Ma ce lo teniamo stretto com’è, almeno per le prossime cinque corse, almeno fin quando avrà voglia di essere un pilota. Dopo, saremo noi a rimpiangere lui.

Dopo di che, due sono le cose da dire, in sede di riflessione sulla follia ungherese. Numero uno: non esiste che la Bridgestone dia alla Rossa gomme da bagnato così scadenti, le Michelin guadagnavano persino cinque secondi al giro. Numero due: forse a Jean Todt e a Ross Brawn è mancata la freddezza di imporre a Schumi una sosta supplementare, quando Alonso si era ritirato. Sono stati ingordi, hanno puntato, d’intesa con il Grande Vecchio, al podio. Chi troppo vuole, nulla stringe: ce lo avevano già insegnato i nostri nonni. Eppure, abbiate pazienza, questo è il bello della storia Ferrari.

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1 Commento a “Gp Ungheria: Un campione abituato a non fare calcoli”

  1. elisa scrive:

    E’ vero che Schumi non è abituato a fare calcoli, ma se ne accorgerà se a fine stagione dovesse perdere il mondiale di due o tre punti! In Ungheria il tedesco è stato poco intelligente, ecco tutto.
    ELISA

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