Terra Rossa, rifugio e prigione
del tennis italiano.

 
8 Aprile 2009 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Arriva per gli azzurri la sospirata stagione europea sulla terra battuta, che resta la nostra superficie preferita. Ma anche un nostro grande limite.

Premessa.

Forse mai come quest’anno gli appassionati italiani hanno atteso con impazienza la primavera e, con essa, l’inizio della stagione sulla terra rossa europea. Dopo i deludenti risultati dell’ultimo periodo, infatti, i nostri giocatori, su quella che resta di gran lunga la loro superficie preferita, avranno l’occasione di riscattarsi e di puntellare la loro classifica, che inizia a farsi deficitaria.
Purtroppo, come vedremo, la terra battuta è insieme rifugio e prigione del tennis italiano. Il nostro movimento resta troppo terracentrico, e questo costituisce uno dei suoi principali limiti, in un circuito internazionale nel quale il “rosso” conta sempre meno e in cui la capacità di far punti su tutte le superfici è divenuta condizione necessaria per competere ad alti livelli.

Arriva la terra battuta. Avrà un effetto scacciacrisi?

Iniziamo dalla recente crisi di risultati. Tra squalifiche, infortuni, cali di condizione, sorteggi sfortunati, match persi sul filo di lana e occasioni mancate, gli ultimi 6 mesi sono stati per il nostro tennis maschile i peggiori, a livello Atp, da 20 anni a questa parte. Da ottobre ad oggi, i migliori 6 azzurri in classifica (Seppi, Bolelli, Starace, Fognini, Cipolla, Volandri) hanno complessivamente perso la bellezza di 94 posizioni. Da 5 top 100 siamo passati a 3, e il ranking medio dei primi 6 giocatori italiani è calato da 74 a 90, come mostra la tabella seguente.

06.04.09 06.10.08 differenza
Seppi 40 30 -10
Bolelli 41 46 5
Starace 90 76 -14
Fognini 107 73 -34
Cipolla 120 124 4
Volandri 140 95 -45
Totale 538 444 -94
Rank medio
90 74

In sostanza, ai piccoli progressi di Bolelli e Cipolla fa da contraltare il deciso calo degli altri 4. E tutto ciò, nonostante i punti da difendere, in questo periodo, fossero relativamente pochi. Le cambiali più pesanti stanno arrivando proprio ora, con la stagione sulla terra europea.

Il nostro movimento resta infatti profondamente terracentrico, nonostante i tentativi dei più giovani (Bolelli, Seppi, in parte Fognini, da ultimo Cipolla) di programmarsi in modo più moderno ed ambizioso.
Per rendersene conto, è sufficiente vedere quanto pesano i punti ottenuti sulla terra battuta sul bottino totale (i diciotto migliori risultati che concorrono a formare la classifica Atp) conquistato dai nostri tennisti. Come si vede dalla tabella seguente:

punti totali su terra pari al
Seppi 1495 600 40.13%
Bolelli 1446 640 44.26%
Starace 890 825 92.70%
Fognini 800 655 81.88%
Cipolla 724 358 49.45%
Volandri 580 570 98.28%
Totale 5935 3648 61.47%

Pur con le notevoli differenze fra giocatore e giocatore, nel complesso i nostri migliori tennisti ottengono sull’amata terra rossa oltre il 61% dei punti, percentuale che per gli specialisti Volandri e Starace si avvicina al 100% .
Ma attenzione: anche Bolelli e Seppi, sicuramente più poliedrici rispetto ai due veterani, sul rosso costruiscono la base della loro classifica: quasi la metà dei punti.
Possiamo quindi aspettarci, nei prossimi mesi, un certo riscatto dei nostri giocatori, anche se dovranno fronteggiare la pressione derivante dai punti in scadenza e per molti di loro sarà difficile salire in classifica.

Una debolezza strutturale.

C‘è però un altro aspetto da considerare:, la preferenza (in alcuni casi specializzazione) per il rosso rappresenta sempre di più un fardello per i nostri giocatori. Una ventina di anni fa, la stagione tennistica per eccellenza degli italiani, come per molti europei, era quella sul rosso, dove si costruivano le nostre fortune e si potevano ottenere classifiche di tutto rispetto. Basti pensare ad un Cancellotti, che senza saper affrontare il veloce è arrivato al n. 21 del mondo, o più di recente ad un Gaudenzi, n. 18 (ma il faentino alcuni buoni risultati li seppe ottenere anche sul cemento).
Oggi però non è più così. La terra battuta, in termini di assegnazione dei punti, è ormai una superficie residuale. Come illustrato in questo articolo, il nuovo Caledario Atp e le regole di assegnazione dei punteggi in vigore da quest’anno fanno sì che, per un tennista che ambisce ad un posto stabile fra i primi 30 del mondo, la terra rossa offra appena il 27% dei punti complessivamente messi in palio! Proprio così. Poco più di uno su quattro. Ne consegue che, se si dà il meglio di sé solo sul rosso, non si ha alcuna possibilità di entrare stabilmente nell’elite del tennis mondiale.
Purtroppo, le cause ultime della scarsa competitività media dei nostri giocatori sulle superfici rapide sono di natura strutturale, e vengono da lontano. Nel nostro paese, circa l’80% dei campi esistenti è in terra battuta. Al centro ed al sud, in particolare, è davvero difficile per un giovane agonista allenarsi e competere sul veloce.
Un solo dato. Lo scorso anno, il nostro paese ha organizzato, con lodevole sforzo di tutto il movimento, la bellezza di 21 challenger e 34 futures, per un totale di 55 tornei minori validi per il circuito Atp. Tantissimi. Solo gli Usa ne organizzano più di noi. Purtroppo, di questi 55 tornei, a causa della vocazione terracentrica dei circoli italiani, solo 8, ovvero un misero 14%, si sono potuti organizzare su superfici rapide.
Il confronto con quanto avviene all’estero, non solo negli USA, ma anche in realtà a noi vicine, è come sempre illuminante.
In Francia, nel 2008, sono stati organizzati 7 challenger e 20 futures. Di questi 27 eventi, 18 si sono disputati sul veloce, e 9 sulla terra. La percentuale di tornei su superfici rapide è del 66%.
La terraiolissima Spagna ha organizzato nel 2008 8 tornei challenger e ben 42 futures. Di questi 50 eventi, se ne sono giocati ben 15 (3 challenger e 12 futures) su superfici veloci. Fa quasi il 30% del totale. Oltre il doppio che da noi.
E lo stesso, anzi peggio, avviene per i tornei giovanili italiani, molto prestigiosi, ma pressoché tutti organizzati sulla terra.
E’ quindi molto difficile, per i nostri ragazzi, abituarsi a muoversi e a giocare sulle superfici che realmente contano nel tennis professionistico. Se ci ostiniamo a farli crescere e competere solo sul rosso, ben difficilmente riusciremo ad ottenere professionisti di alto livello.

Conclusioni.

E’ molto arduo chiedere ai circoli di riconvertire di punto in bianco in cemento i campi in terra battuta. I soci, per lo più anziani, principale risorsa economica dei club italiani, non lo permetterebbero.
Qualcosa, tuttavia, è necessario fare, al più presto.
Ad esempio, la Federazione potrebbe prevedere un sistema di incentivi per i circoli che organizzano tornei giovanili sui campi in veloce, magari esentandoli dalle tasse federali previste. Oppure, rimodulare le quote di affiliazione praticando sconti o riduzioni di entità crescente al crescere della percentuale di campi in veloce sul totale dei campi del club.
Un intervento più radicale, ove le finanze federali lo permettessero, potrebbe consistere nella concessione di un vero e proprio contributo economico per la riconversione dei campi. Ad es. per ogni campo di terra convertito in duro potrebbe essere erogato al circolo un contributo federale bastante a coprire un 25-30% della spesa.
Inoltre, i costi di riconversione potrebbero essere abbattuti anche stipulando convenzioni tra la Federazione e le ditte costruttrici.
In conclusione, è forse questo il principale terreno di scontro tra le due anime del nostro sport: quella ricreativo-amatoriale, e quella agonistico-professionistica. Vi è anche, come in molti altri settori della vita del paese, uno scontro di tipo generazionale: da un lato gli interessi e le ambizioni dei giovani agonisti; dall’altro lato, la salvaguardia delle traballanti articolazioni degli anziani soci (che peraltro controllano, quasi ovunque, gli organi di governo dei Circoli).
Saremo capaci di incamminarci verso il futuro, o ancora una volta ci rifugeremo nel passato?

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37 Commenti a “Terra Rossa, rifugio e prigione
del tennis italiano.”

  1. Drasko scrive:

    Complimenti vivissimi: un’ analisi strutturale che coglie ed evidenzia in modo ineccepiobile i mali del nostro tennis.

  2. Stefano Bolotta scrive:

    Ciò che auspichi è condivisibile, e me lo auguro da tempo. Chissà, però, se la Federazione sarebbe pronta a elargire contributi ai circoli che volessero cambiare… mah. Io ho l’impressione che per i vertici federali, anche questo non sia un problema. Questa cultura della Terra ha radici profonde e lontane. In ogni caso, sono convinto che la dipendenza da superfici lente sia la principale causa della mediocrità media dei nostri.

  3. Alex scrive:

    bellissimo articolo…che però si scontra con una realtà (purtroppo) ben peggiore: nei circoli, soprattutto quelli più piccoli, la riconversione già esiste…verso il campi da calcetto!!!

  4. marcos scrive:

    l’italia è un paese di conservatori, che, proponendo un falso progresso, si arroccano nella difesa di antichi ed oziosi privilegi e di valori stantii e superati.

    un paio d’anni fa, quando in un circolo fuori milano ho visto giocare i ragazzini dell’agonistica sul duro, mi sono commosso.

  5. mp4/18 scrive:

    alex mi ha anticipato.
    purtroppo l’usanza degli ultimi tempi è quella di riconvertire alcuni campi in campetti in erba sintetica che prevedano l’utilizzo sia per il tennis che per il calcetto con le righe dei campi sovrapposte: inutile dire che si tratta di una schifezza.
    io da tempo mi auguro il fiorire di campi in cemento o superfici sintetiche veloci, ma non c’è nulla da fare. come dice giustamente l’articolo c’è una cultura terra centrica nonchè una specie di monopolio culturale voluto dai nonni che giocano il doppio. per carità, va benissimo. se non fosse che ciò condiziona chiunque, nonchè l’intero movimento.

  6. anto scrive:

    Ormai i punti pesanti si fanno sul cemento…fintanto non capiremo questa cosa….è inutile parlare di futuri top 10 azzurri…

  7. pibla scrive:

    In un circolo dalle mie parti già si fa.

    Terra rossa per i soci.

    Duro per bambini e scuola tennis, infatti i bambini di quel circolo sono forti e, mi dicono, imbattibili quando giocano in casa.

    Non è impossibile, è fattibile, tanto più che la manutenzione dei campi duri è considerevolmente più economica di quella dei campi in terra.

  8. Avec Double Cordage scrive:

    vi risparmio il solito disco rotto ;)

  9. MixMox scrive:

    Per essere precisi bisognerebbe dire che la terra rossa è la superficie dove giochiamo meno male, ma sempre con scarsi risultati. Prendendo ad esempio i fatidici ultimi 30 anni, non abbiamo mai superato gli ottavi al Roland Garros, mentre nei tornei sul rosso che contano abbiamo raccattato le briciole con qualche punta estemporanea tipo Volandri in semifinale a Roma. Personalmente mi “accontenterei” di rimanere uno zero (come siamo ora) sulle altre superfici e di egualiare le vittorie degli spagnoli sul rosso.

  10. Agostino scrive:

    Giusto…

  11. Alex scrive:

    @ mimox: anch’io mi acconteterei, come te…ma il nostro “accontentarsi da tifosi” è purtroppo spesso lo stesso accontentarsi dei nostri giocatori…quante volte, per fare un esempio, vediamo i grandi (estendendo il discorso a tutti i top50) a passare l’estate in america, mentre i nostri sulla riviera a fare Challenger? Ricordo benissimo Volandri (allora nostro numero 1) preparare (si fa per dire) le olimpiadi di Atene (sul cemento) giocando San Marino e Trani!!!! E questo per me è un accontentarsi inaccettabile!!! E anche come tifoso, per quanto capisca il tuo discorso, mi viene comunque difficile accettarlo…

  12. Alex scrive:

    al di là della “risposta” a MixMox (scusami se prima ho “storipiato” il tuo nick!!!) e del problema che sollevavo nel mio primo post riguardo la riconversione in campi da calcetto, ritengo giustisimo il problema sollevato dall’articolo e soprattutto, come tutti, ritengo che il problema sia di mentalità e finchè quella non cambierà non caveremo un ragno dal buco (usando termini tecnici!!)…
    ricordate di quando avevamo Pozzi e Sanguinetti che arrivavano in semi al Queen’s e noi sceglievamo la terra per uno spareggio in Davis (con tanto di Gaudenzi fuori forma e un Furlan al 400 ATP)? oppure con Sanguinetti che vinceva due tornei sul rapido (battendo Federer e Roddick) e sempre si sceglieva la terra per farlo giocare in Davis? E’ tutto nella nostra testa…terra-centrica…anche se ormai basta un Gabashvili qualunque a batterci…

  13. mirco73 scrive:

    Analisi eccellente sotto tutti i punti di vista; i circoli tennis delle mie parti (Marche) assomigliano più a delle bocciofile che a dei veri e propri circoli sportivi. La terra rossa non si tocca perchè chi affitta i campi mediamente è in su con l’età ed un campo veloce non sanno nemmeno come è fatto; e pensare che un campo in cemento avrebbe un costo notevolmente minore senza considerare le spese di gestione ed ammortamento praticamente nulle rispetto ai campi in terra.
    Se non si cambia questo trend non becchiamo un buon giocatore nemmeno tra 30 anni..

  14. andrew scrive:

    No, io non credo più che il problema principale sia la superficie di gioco…

    Credo piuttosto che il sistema/circuito dei circoli sia ormai un paracadute e un freno troppo penalizzante.

    Purtroppo i circoli non sono diretti/retti da persone cui interessi il tennis come sport, non sono assolutamente delle associazioni sportive e quindi non ci sono neppure lontanamente le basi perché vi siano dei risultati sportivi di sistema.

    e, se posso aggiungere, non me ne potrebbe importare di meno…

  15. benux scrive:

    invece di dare sempre la colpa ai circoli non potrebbero essere anche le pubbliche amministrazioni a creare qualche campo gratuito per permettere ai ragazzi di giocare?
    Ricordo che quando ero piccolo non potevo certo permettermi ogni volta diverse migliaia di lire per fare una partita.

  16. andrew scrive:

    benux…

    quali sono gli unici organi deputati e autorizzati a “produrre” tennis in italia?

    I circoli e i maestri targati FIT.

    A fronte della concessione in monopolio del tennis, se permetti, qualche piccolo sforzo nel fornire tennis come sport (se non “donare”) dovrebbe essere richiesto.

    Ma non è richiesto…

  17. Karl scrive:

    Comunque la superficie è un problema ma non il più rilevante. La logica ci dice che se fosse questo il problema avendo un abitat terraiolo a livello giovanile da tempo immemore avremmo dovuto produrre fortissimi giocatori da Roland Garros nell’ultimo ventennio. Un Muster italico sarebbe uscito se questo era il problema. Se il nostro best è stato comunque top 18 mai bravissimi a Parigi e non oltre questo i problemi sono più profondi della superficie e riguardano l’insegnamento del tennis, la selezione degli agonisti, la diffusione capillare dello sport rispetto al diffusissimo calcio.
    Ammettendo di avere tutti campi in cemento chi ci dice che comunque ceteris paribus (per l’economista Commentucci :D) non avremmo comunque al massimo un top 18 ATP?

  18. Karl scrive:

    PS. Certamente comunque l’economicità del cemento favorirebbe una diffusione più capillare del tennis, ma solo se va ad incrementare e non a sostituire il monte campi attuale.

  19. Roberto Commentucci scrive:

    Caro Karl, sono ampiamente d’accordo con te sul fatto i problemi del nostro tennis sono (anche) altri e non sono solo le superfici di gioco. E’ chiaro che la base del movimento resta asfittica, è chiaro che le tecniche di insegnamento devono essere migliorate, etc.

    Però sul resto non sono d’accordo. Quel che a mio avviso non fila nel tuo ragionamento è proprio il “ceteris paribus”: in realtà non ci troviamo in “parità di tutte le altre condizioni”, come diceva il grande Marshall. Le cose dai tempi di Muster ad oggi sono molto cambiate. Il sistema di classifica attuale non consentirebbe mai all’austriaco di diventare n. 1 del mondo giocando solo sulla terra.
    Un tennista da veloce oggigiorno può giocarsela in tornei che danno quasi i tre quarti dei punti in palio, mentre un giocatore da terra ha a sua disposizione solo un quarto dei punti complessivi in palio. Quindi, a parità di livello tecnico, il tennista da veloce otterrà sempre una classifica più alta, perché può fare punti in molti più tornei e proprio in quei tornei che contano maggiormente per la classifica. Non a caso, oggigiorno degli otto ATP “1000″ obbligatori, se ne giocano sulla terra solo 2 (Roma e Madrid), mentre si disputano sul cemento (indoor o outdoor) gli altri 6. E sulla terra si disputa solo uno Slam su 4.
    Ai tempi di Muster non era così.
    Quindi, per parafrasare i bravi economisti, non si può applicare un modello statico ad una realtà dinamica: bisogna invece capire il cambiamento e cercare di adeguarsi ad esso.
    Ed è proprio quello che hanno fatto i francesi e gli spagnoli: hanno capito che si andava verso un mondo dove giocare bene solo sulla sola terra rossa non porta da nessuna parte e si sono adeguati. Gli spagnoli hanno costruito moltissimi campi in veloce e lo stesso hanno fatto i francesi. E soprattutto, gli spagnoli hanno cambiato l’impostazione tecnica dei loro giocatori, accorciandone le aperture, ampliandone il bagaglio tecnico, curandone maggiormente il servizio e la tecnica di risposta. Questo ha consentito di produrre tennisti non solo più adatti a giocare sul cemento, ma anche più completi tecnicamente e quindi anche più forti sulla stessa terra rossa rispetto agli specialisti puri. Lasciando fuori i fenomeni assoluti come Nadal, basta confrontare sul piano tecnico un Arrese e un Clavet di 15-20 anni fa con un Verdasco o un Ferrer. Noi invece questa evoluzione tecnica non l’abbiamo avuta, non solo per penuria di bravi tecnici, ma anche perché abbiamo continuato, testardamente, a far competere i nostri giovanissimi solo sul rosso.

  20. andrew scrive:

    Ormai, spazio nello spazio virtuale per correggere linee di pensiero erronee…

    Roberto, tu dici:
    “Noi invece questa evoluzione tecnica non l’abbiamo avuta, non solo per penuria di bravi tecnici, ma anche perché abbiamo continuato, testardamente, a far competere i nostri giovanissimi solo sul rosso.”

    Devo correggerti, in quanto sembrerebbe quasi che dietro il fatto di giocare prevalentemente sul rosso ci sia una linea politica precisa, una scelta, una decisione. MAGARI!! Almeno vorrebbe dire che, sbagliando, si occupano di queste cose.

    Non è invece così. Semplicemente, credo proprio che neppure ci pensino a queste cose.

  21. Karl scrive:

    Il mio ragionamento più che di economia statica voleva fare una considerazione di mera logica:prima la terra pagava, noi eravamo pieni di terraioli e nonostante convenisse essere terraioli non siamo andati oltre il 18 ATP! Questo era il ceteris paribus rispetto ad oggi: se i nostri campi fossero tutti in cemento non pensi che parimenti non andremmo oltre il 18 ATP? Oggi certo paga il cemento e bisogna adeguarsi per forza ma il fatto è che oggi con la terra abbiamo solo un ulteriore svantaggio comparato che si assomma a quello già presente dovuto agli altri fattori su cui siamo d’accordo e che al tempo in cui la terra conveniva ci ha relegato comunqure non oltre il 18 ATP. Quindi Commentucci hai ragione ad invocare più cemento ma questo sarebbe solo un tampone per frenare una emorragia e non la soluzione per imporsi a livello di top 15 ATP.
    Sostanzialmente per rimanere vicino ai 30 ATP ora con il vasntaggio che ha il cemento dobbiamo correre a cementificarci o perdiamo anche questa posizione non certo invidiabile.
    Ma per un vero miglioramento strutturale + cemento è solo un presupposto iniziale e non risolutivo. Alla fin fine penso che siamo d’accordo c’è da di investire molte più risorse in formazione nel tennis e nella sua diffusione magari con campi in cemento di facile accesso per un maggior numero di giovani praticanti.
    Meno cemento è un problema ma solo una parte del problema che anche se risolto in questo aspetto di per se non ci garantirebbe altro che un rimanere come quando la terra conveniva per restare in alto in classifica e comunque eravamo mediocri.

  22. enzo cherici scrive:

    Intervengo velocemente soltanto per ricordare che, è vero, Muster era fenomenale sulla terra e quindi la privilegiava rispetto alle altre superfici (anche per la diversa ripartizione dei punti ATP di 20 anni fa rispetto all’attuale). Ma il buon Thomas se la cavava egregiamente anche sul cemento. Il grave incidente che lo tenne distante dai campi per un paio d’anni, avvenne alla vigilia della finale del torneo di Key Biscane, che proprio lui avrebbe dovuto disputare contro Lendl. E sempre contro Lendl smarrì un’incredibile semifinale dell’Australian Open. Insomma, terraiolo si, non ci piove, ma non stiamo parlando di Bruguera, ma di un tizio che sapeva difendersi eccome anche sul duro. Senza quel famoso incidente sono certo avrebbe fatto molto di più anche sul cemento.

  23. Fabio P. scrive:

    Muster restò fermo 6 mesi, non 2 anni ….

  24. king of swing scrive:

    però pure in Spagna rimangono dei terraioli eh…

    eppure gli spagnoli fanno risultati…hanno il numero uno al mondo..top ten..top 20..suvvia il problema non è solo la superficie…giustissimo attrezzarsi per avere qualche campo in cemento in più..che i ragazzini possano fare i loro corsi sul cemento è importante..

    il problema vero è che gli spagnoli fanno sul serio fin da giovanissimi…stesso discorso i francesi…è questione di professionalità…in italia siamo ancora dei dilettanti nel costruire i giocatori di tennis…soprattutto a livello fisico…il problema non sono neanche i circoli…è proprio che abbiamo una Federazione non all’altezza…che ragiona in maniera inadeguata ai tempi moderni…e Binaghi in questi anni di presidenza non ha fatto niente per cambiare il trend…

  25. gigi scrive:

    Dopo tante logiche considerazioni,credo si debba concludere con qualche proposta di possibile soluzione.Non è una novità che noi si sia terraioli,nè che si sia comunque scarsi in assoluto,terra o cemento che sia.Se è assodato che i circoli sono associazioni di lucro o comunque sostanzialmente ricreazionali,è evidente che non saran mai interessati a convertire i campi da terra a cemento,seppure col contributo della FIT:è infatti più conveniente convertire a spese proprie,semmai,un campo da tennis in uno do calcetto.Nè potranno avere particolare interesse all’attività agonistica,tale da investirci dei soldi.Anzi,quest’attività deve servire a mantenere i maestri.
    Il vero male del tennis è che,tra le tante sue prerogative,ma anche stranezze(ad esempio l’ATP o la classifica Ranking-con relativi giornalisti che ne dan la colpa al computer!)è l’unico sport che non ha associazioni sportive dedicate all’agonismo,sia esso professionale o dilettantesco.Tutti gli altri sport,anche individuali,anche poveri,ne hanno,poichè esse son,giustamente,considerate la logica base di partenza per un’attività agonistica.Gli amatoriali hanno altri siti ove praticare.Così le società calcistiche hanno i loro vivai,fucine di professionisti del domani,ma anche un praticante di atletica o di nuoto frequenta una Società sportiva ove ci sono soltanto le attrezzature e gli allenatori necessari alla specialità praticata.Naturalmente,c’è il bello ed il brutto:allenatori capaci e non,attrezature sufficenti o scarse,ma questo fà parte dell’ordine naturale delle cose.E queste società son molto diffuse su tutto il territori(non parliamo del calcio,poi!)e l’aspirante agonista vi trova non soltanto l’ambiente adatto ,ma anche la possibilità economica per sviluppare le sue doti e confrontarsi.A questo obiettivo dovrebbe tendere la federazione.Come,è argomento troppo lungo per esser trattato qui e adesso.

  26. gigi scrive:

    Il mio commento non è stato approvato,dopo esser stato pubblicato.
    Mio dio,cos’avrò mai detto?

  27. stefano grazia scrive:

    A me sembra che poi Muster lo vinse, anni dopo, un master sul cemento, non vorrei sbagliare, ma non vinse proprio key biscayne? O COMUNQUE UN TORNEO SUL VELOCE…
    Per il resto devo concordare con Karl… tutto vero quel che dice Roberto, ma la storia ci dimostra che anche quando essere terraioli contava di più, al massimo l’italiano arrivava ad essere un numero 18-25 … E che comunque molti dei nostri formidabili terraioli lo erano solo perchè a fine stagione si andavano a contare i punti raccolti a Buenos Aires, Acapulco, Umag o dio chissà dove e non certo per i punti pesanti raccolti nei tornei che contano (a parte qualche botta di sedere a Roma).
    Ciò detto, è vero che costruire campi pubblici comunali in cemento in ogni città, paese, borgo dove i ragazzini potrebbero cominciare e continuare a giocare GRATIS non potrebbe che fare del bene, soprattutto nel senso di allargare la base e rendere obsoleti i circoli (o lasciarli ai pensionati e ai ricchi ma pigri e/o esclusivi)…

  28. gigi scrive:

    Beh,se c’è nel tennis una caratteristica interessante è proprio il fatto di poterlo giocare fino a 90 anni,grazie ai circoli.No,non sono i circoli che devono sparire:è qualcos’altro che deve comparire.
    I campi comunali gratuiti in cemento possono andar bene,ma poi ci vogliono pure le scuole di tennis.Non si può certo pensare di allevare campioni da ragazzini allo stato brado.Nè sperare che,necessariamente,si diffonda l’abitudine ai campi duri.E’ una soluzione all’italiana:”lassammo ffa’ a ddio!” e speriamo bene.E i tempi ?boh.Sempre e soltanto dio li sa.Civuole ,invece,programmazione,investimenti,strutture dedicate,create dalla federazione,che diano anche la possibilità ai meno abbienti di giocare per allargare la base.Il fenomeno nasce molto spesso dalla selezione o dal gran colpo di…natura.Diceva un amico molto addentro alle cose dello sport:
    “Se penso che nel tennis devi mandare un ragazzino fin da Bollettieri,mi vien da piangere,o da ridere!Ma in quale altro sport succede ?”

  29. stefano grazia scrive:

    gigi, non capisco cosa intendiate tu e il tuo amico: dove sta cioè l’assurdo, che davvero secondo voi si debba andare da Bollettieri perchè in Italia non c’è modo o che ci siano dei genitori così folli da mandarli in Florida…io sono uno di quelli che il figlio lo ha mandato da Bollettieri, ma la mia è stata una scelta di circostanza, non perchè pensi davvero che SOLO LI’ ci sia il Verbo… Da qui però a dire che Bollettieri sia un cioccolataio (come molti in Italia han sempre sostenuto e ancora continuano a credere) ce ne passa…

  30. stefano grazia scrive:

    Per il resto sono d’accordo, ci vogliono anche le scuole, perfino le SAT (fossero collegate con le scuole anche meglio ma credo siano più importanti e propedeutiche il nuoto e l’atletica) MA SE VI FOSSERO I CAMPI PUBBLICI ecco che alle due ore di SAT uno poi ci aggiunge la pratica, il divertimento,il gioco… Si creano le basi…I campioni poi verranno fuori da quelli che in quanto bravi e bravissimi dai campi pubblici verranno individuatie accolti magari gratis nelle Academies…

  31. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Muster mi fa sempre pensare alla Fiorentina ‘82: chissà perchè……

    Ma a parte “Muster, il Demonio Massacratore di Avversari” (M.D.M.A., oops, m’è uscita così…..) di metà anni novanta, definitivamente distrutto dal talento puro di Stich dopo un anno e mezzo di dominio sulla terra, il punto è che noi, giocatori di terra battuta, non solo non abbiamo mai espresso un dominatore, ma neppure, che so, un giocatore tipo Corretja, o Gaudio, o Mantilla, o Coria, o Moya, o Costa, o Monfils (l’anno scorso, voilà, semifinale), o Hrbaty, o Chang, o Roger-Vasselin (!!).
    Niente di niente di niente. Sulla terra si gioca in Italia, Spagna, Francia e Sudamerica. Punto. Vogliamo paragonare qualche risultato nell’ultimo decennio? Meglio di no.

  32. stoppardi scrive:

    guardate…quando ero ragazzo -ora ho 35 anni- nei dintorni della mia città -abito a Biella- ogni comune aveva il suo campetto da tennis per lo piu’ in cemento…la terra vista la manutenzione era caratteristica dei circoli…oggi questi campetti o sono stati smantellati oppure sono lasciati andare…cattive condizioni e nessuno che piu’ ci gioca…io ricordo le corse x arrivare prima al campetto per evitre che lo occupassero altri oppure il prenotar a prezzi contenutissimi per 3 ore a ferragosto!!! ora piu’ nessuno…e nei circoli il calcetto è senza dubbio piu’ remunerativo che il tennis… secondo me è anche una questione di mentalità…il tennis non è uno sport alla portata di tutti e per la carenza dei campi…nei circoli non è così facile trovare ore libere…uniamoci il fatto che non abbiamo un “movimento” trainante … sono abbastanza pessimista sul fatto che il tennis possa divenire uno sport trainante…voglio dire…lo sci, la pallavolo, la pallacanestro, il motociclismo hanno avuto o hanno seguito legato a vittorie e campioni…il tennis …lasciamo perdere…

  33. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Comunque, attenzione, e preparatevi tutti: i Figli della Patria, domani, avranno la loro rivincita.
    Domani, infatti, Seppi batterà Federer (prima partita sulla terra, matrimonio, e svacco svizzero totale: lo DEVE battere), e chi osa criticare il tennis italiano sarà sbeffeggiato, vituperato, e forse denunciato come agitatore socio/sportivo……
    Commentucci, ti vengono a prendere, domani…..

    Forza Andreas, comunque: sopporto anche i Figli della Patria, pur di vedere uno straccio di vittoria…

  34. gigi scrive:

    Stefano,non ho mai detto che Bollettieri sia un cioccolataio,nè che lo sia chi gli manda il figlio.Quel che s’intendeva dire è che in nessun altro sport diffuso,i giovani per imparar bene dovrebbero andare così lontano.Causa ed effetto di ciò è il fatto che siffatte “accademie” riservate a chi paga non esistono.Esistono,come detto,le sezioni giovanili che son poi i vivai dellle società sportive.E non mi riferisco soltanto al calcio.E da queste escono campioni confezionati in casa.
    Quanto ai campi comunali sintetici,nella mia città ne esistono anche troppi per la frequentazione che ottengono.Anche quelli aperti a tutti e gratuiti.
    Va anche detto che l’uso di questi campi è in ogni caso consigliata a chi ne è proprio costretto,cioè agli agonisti professionisti,chè i fondi duri (ormai è dimostrato)son deleteri per il fisico dei praticanti.
    Non è neppur detto che la terra sia la più adatta agli anziani;in realtà,sul duro lo scambio è più breve e la velocità di palla di un amatoriale,cioè un N.C. ,cioè fino al livello 3,5 non è comunque tale da render difficile giocarvi.Più importante,ad una certa età,poter abbreviare lo scambio.
    Il fatto è che,tradizione a parte,il gioco sulla terra ha un fascino che il cemento non possiede.Per cui soltanto la federazione può provocare una svolta davvero epocale per noi terraioli incalliti.

  35. stefano grazia scrive:

    no, no,gigi, ho capito: era solo che la frase poteva essere letta in due maniere…Sono d’accordo con te.

  36. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Ammazza che delusione, Seppi.
    Però gli altri due niente male, direi, anche se (mi rifaccio al mio commento precedente) non hanno incontrato spagnoli, nè argentini, nè francesi…….

  37. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    A proposito di terraioli seri, e attendendo la giornata di oggi a Montecarlo per capire se Bolelli e Fognini lo sono, lo stanno diventando, o lo potrebbero diventare, avete visto Ferrer?
    Io Ferrer non lo sopporto (tennisticamente, sia ben chiaro), però un paio di Ferrer italiani li vorrei: sono questi i giocatori che si dovrebbero produrre, in assenza e in attesa di grandi talenti.
    Umiltà, lavoro, e determinazione assurda: non è ciò che vedete tutti i giorni, nel vostro circolo circondato da splendido viale alberato, nella migliore zona della vostra città, intitolato a qualche Visconte, e frequentato dai migliori avvocati sulla piazza, ormai settantenni, e dai loro figli?

    Tema: descrivete affinità e divergenze tra i giovani frequentatori del vostro circolo, agonisti compresi, e David Ferrer.
    Anche il foglio in bianco è ammesso quale possibile svolgimento.

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