“Un giorno giocherò qui una finale”. Il riscatto di Justine Henin.

 
10 Giugno 2006 Articolo di Ubaldo Scanagatta
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di Ubaldo Scanagatta
10 giugno 2006

PARIGI. Trois, voilà. Aveva dieci anni quando, sui gradini del “Centrale” parigino, disse a sua madre “Un giorno giocherò qui una finale”. Meno di tre anni dopo la sua mamma sarebbe volata in cielo. E qualche anno più tardi Justine Henin avrebbe avuto tali spaventosi problemi con suo padre (Almodovar avrebbe potuto scriverci un film), da venir via di casa e non rimetterci più piede, rompendo ogni relazione anche con i fratelli.
Suo padre putativo sarebbe diventato Carlos Rodriguez, “colui che mi allena da 10 anni, che ha sempre creduto che io potessi un giorno vincere uno Slam e diventare n.1; se lui non ci fosse…non penserei neppure a giocare a tennis”.
Al “padrino” si sarebbe poi aggiunto il bel marito, il signor Hardenne, dopo che lei era già diventata famosa e miliardaria. Per inciso ieri, con i 940.000 euro di premio, ha infranto il muro dei 12 milioni di dollari.
In quegli anni terribili, men che meno quel lontano giorno al Roland Garros, Justine non avrebbe mai pensato che avrebbe vinto gli Internazionali di Francia non soltanto una ma addirittura tre volte _ in aggiunta a un Australian e a un US Open _ e quest’ultimo senza cedere neppure un set in tutto il torneo (come Arancia Sanchez nel ’94).
C’è anche chi ha fatto meglio, Evert (7), Graf (6), Court (5) Wills-Moody (4), o come lei, Sperling, Seles e Sanchez, ma Justine ha soltanto 24 anni. Potrà arricchire ancora il suo palmares.
E ciò sebbene lei, scricciolino di 167 centimetri (secondo le biografie Wta, meno in realtà), rappresenti un’eccezione ai donnoni d’oggi, le Williams, la Davenport, la Mauresmo, le russe e le ceche da un metro e 85. Pur così piccolina ieri contro la possente Kuznetsova è stata capace di mettere a segno 5 aces, servendo anche a 192 km orari. Meglio di tanti uomini.
E proprio nel giorno in cui il suo “marchio di fabbrica”, lo straordinario rovescio ad una mano non era in vena, ha rimediato con il dritto e il resto. Non avesse mancato la palla del 5-1, avrebbe vinto più facilmente il primo set. Persi i primi 10 punti del secondo per eccesso di nervosismo ha però reagito con il solito coraggio.
“Non riesco mai a dormire ben durante gli Slam, alla fine di un torneo sono… morta”. Ma stanotte ha certo dormito bene. Anche se oggi celebrerà la vittoria lanciandosi con il paracadute, suo hobby prediletto. “Ho sempre dormito alla vigilia di un mio lancio… è solo il tennis che mi agita”.
Oggi la grande finale, Roger Federer vs. Rafa Nadal. Lo svizzero è convinto di aver scoperto a Roma (dove fallì 2 matchpoints) la chiave per interrompere la serie di vittorie (59) di Nadal.
Il tennista di Majorca, che quest’anno l’ha battuto 3 volte su 3 (Dubai, Montecarlo e Roma), insiste a mettere le mani avanti “E’ Federer il n.1 del mondo e il favorito”. Già, ma chi dei due avrà dormito più beatamente?
Henin b.Kuznetsova 6-4,6-4.

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