Ricordate il centro di Riano?
Ma lavorò bene oppure no?
Pillole di TV

 
14 Dicembre 2007 Articolo di Riccardo Bisti
Author mug

Il coach Massimo D’Adamo difende l’operato di Panatta e rivaluta quel periodo. “Quei programmi furono ripresi e spacciati per nuovi”. Ma altrove si legge il contrario: dove sta la verità? TV: esibizione dell’Austria, magazine vari e ITF di Dubai.

Qualche mese fa sulla rivista Matchpoint è apparso un articolo, a firma di Massimo D’Adamo, dal titolo “l’eredità sprecata”. Tema del pezzo: la pochezza dei risultati dei tennisti italiani nelle prove del Grande Slam (nella fattispecie l’Open degli Stati Uniti) messa in relazione al settore tecnico. D’Adamo fa riferimento ad un articolo di Clerici pubblicato su Repubblica, in cui lo scriba sosteneva che il board dei tecnici italiani sia penalizzato da “compensi inadeguati che li indurrebbero ad espletare altri lavori invece che applicarsi a tempo pieno”. D’Adamo non concorda, e afferma che la bravura esula dai compensi. Ma ciò che lo spinge a una replica ancora più articolata è un’asserzione di Clerici, ovvero che parte degli insuccessi è dovuta all’eredità della gestione Galgani-Panatta. D’Adamo, facente parte per 4 anni della struttura (questo è ciò che si trova al suo nome nel Dizionario Enciclopedico del tennis: “Prima tecnico federale poi coach itinerante, Massimo D’Adamo ha seguito e allenato alcuni dei tennisti italiani sul circuito, e in particolare si è occupato da vicino di Mosè Navarra. Finiti gli studi al liceo scientifico nel 1969 è diventato istruttore di tennis e direttore di una importante scuola tennis al circolo Helios di Ostia. Infine è approdato negli anni Ottanta al Centro tecnico federale di Riano”), ha replicato con un’appassionata difesa della gestione tecnica di quel periodo. Vale la pena riportare quanto ha scritto:
“Ricordo che quel periodo non soltanto ha prodotto professionisti di valore e juniores tra i più forti al mondo, ma ha proposto progetti riorganizzativi di grande portata. Due fra tutti: le SCUOLE PROTOTIPO per creare uno zoccolo duro di ragazzi sotto i quattordici anni, e il SETTORE OVER 18 che si profilava necessario proprio per dare ai professionisti e ai loro coach assistenza e coordinamento. Allenamenti in comune e travaso di esperienze avrebbero arricchito la conoscenza generale e favorito la crescita dei giocatori. I progetti furono elaborati a quattro mani da me e Adriano (Panatta), che vedeva in questi due settori la via per una rifoma strutturale del sistema tennis. Esisteva, poi, un Centro Nazionale degno di tale nome ed una fitta rete di osservatori periferici che insieme ai raduni regionali fornivano puntualmente un quadro del potenziale giovanile del nostro paese. Purtroppo, mamma FIT si dava un gran da fare a bocciare persone e progetti poco graditi alla politica e alla suscettibilità della dirigenza e buona parte delle proposte finiva puntualmente al macero. […] Ciononostante la Direzione Tecnica di Panatta aveva dato segnali importanti e premonitori circa il futuro di questo sport. E in realtà l’eredità c’è stata, perché i rimasugli di quei programmi sono serviti a procreare i progetti successivi spacciati per nuovi di zecca. Purtroppo i beneficiari sono stati anche poco attenti gettando al vento il prezioso lascito!”.

Concentrandosi sugli aspetti tecnici, e lasciando perdere questioni politiche e antipatie più o meno velate, questo articolo ha stupito perché in aperta contraddizione con quanto appare sul sito www.jb-tennis.com, per l’esattezza a QUESTO indirizzo. Qui viene fatto un quadro della situazione federale a cavallo tra gli anni 80 e 90, e trapela l’idea che fu proprio quel periodo ad aggravare la crisi del nostro tennis. In merito all’esperienza di Riano, la stessa cui fa riferimento D’Adamo, si scrive: “Riano è rimasta “cattedrale nel deserto”. Tanto si è fatto tanto si è detto che si è sbagliato. Ed ecco che il centro che doveva imitare, anche nei risultati, la scuola svedese, chiude i battenti agli Over 18, lascia che la preparazione dei nostri migliori giocatori sia affidata a professionisti privati”. Abbandonato Riano, il Centro Tecnico passò a Cesenatico (sotto la guida dell’ex giocatore cecoslovacco Tomas Smid), e sull’avvicendamento viene riportato il passo di articolo di Ettore (Ferreri?): “”Quando non più di otto anni fa, i nostri massimi dirigenti federali, presidente Galgani in testa, ci convocarono tutti a Roma per presentarci il nuovo Centro Tecnico Federale di Riano, ci fu qualcuno che tentò di farci credere che le vicissitudini del tennis italiano potevano, da quel momento, considerarsi chiuse. E invece, a quanto pare, non erano ancora cominciate, considerando che proprio dai problemi scaturiti da Riano si avvertirono quelle fratture interne che hanno avvelenato l’ambiente. A otto anni di distanza ci si è accorti che il Centro di Riano (quello che allora definimmo una cattedrale nel deserto) non è stato affatto la panacea per il nostro tennis ma, a quanto si è sentito sussurrare a volte dagli stessi dirigenti federali, una delle cause della mancata crescita agonistica dei nostri ragazzi. A Cesenatico dove ci siamo recati per la nascita del nuovo Centro Tecnico Federale, ancora prima di parlare bene di quello appena nato, si è sparato a zero su quello appena “morto”, reo di aver “alienato” i ragazzi”.

Alla luce delle due versioni, quella di Massimo D’Adamo e quella appena riportata, come possiamo considerare l’esperienza di Riano? Davvero un’eredità perduta per il nostro tennis oppure un’esperienza negativa da cui si è accentuata una crisi già esistente? Infine, obbligato da motivi…anagrafici, domando a chi ricorda un paragone tra quell’esperienza e l’operato della Federtennis attuale. Oggi, rispetto ad allora, come siamo messi in merito a strutture-ambizioni-capacità?

Cambiando decisamente argomento, due accenni sul tennis in TV.
Dicembre è (anche) il mese delle esibizioni, e una di queste potrà essere tele-vista. Parlo del Tennis Trophy in programma a Saint Anton, in Austria. All’evento prendono parte sei giocatori divisi un due gruppi, col vincente di ciascun gruppo che giocherà la finale. Ecco i partecipanti:
Gruppo Valluga: Koubek, Sela, Safin
Gruppo Galzig: Kohlschreiber, Melzer e Korolev
Si gioca inoltre un torneo femminile a 4 giocatrici (che però non dovrebbe essere trasmesso): Bammer, Kucova, Schnyder ed Arvidsson.

Si vedranno due match su TW1, in chiaro su Astra alla frequenza 12663 Pol. Orizzontale SR. 22000 Fec: 5/6.
Venerdì 14 dicembre
TW1 – Diretta dalle 20.15 alle 22.10 e differita dalle 2 alle 3.55

Sabato 15 dicembre
TW1 – Diretta dalle 20.15 alle 22.40 e differita dalle 2 alle 4.30

Altre cose: anche questa settimana andrà in onda il magazine dell’ATP. Ecco le emittenti e gli orari di trasmissione
Sky Sport 3: Venerdì alle 16 e sabato alle 22
TW1: Giovedì alle 22.20 e Venerdì alle 4.05
CNBC Europe: Sabato alle 16.30 e Domenica alle 17.30

CNBC Europe, tra l’altro, manderà in onda domenica alle 16.30 il magazine della WTA. Ricordo che il canale è in chiaro su Astra e si può trovare a queste coordinate: 11597 Pol Verticale SR 22000 Fec: 5/6.

Sky Sport3, inoltre, in questi giorni sta trasmettendo gli higlights dei tornei Masters Series mandati in onda nel 2007. Ultimati quelli su terra rossa, nella prima serata di lunedì, esattamente dalle 20.30 alle 22.30 rivivremo le fasi più interessanti dei tornei di Montreal e Cincinnati.

Per chiudere, segnalo che è in corso di svolgimento il torneo ITF di Dubai, con Maria Kirilenko come prima testa di serie. Il torneo, come peraltro segnalato dal sito stesso, dovrebbe essere seguito in diretta da Dubai TV ed EDTV Sports, emittenti in chiaro su Hotbird e ricevibili anche con il decoder di Sky. Il problema è che il sito dell’emittente è in arabo e non ci capisco niente . Non resta che dare un’occhiata ogni tanto: finora non ho beccato neanche uno scambio…ma la speranza è l’ultima a morire (anche perché sul sito del torneo scrivono che l’anno scorso ci furono 32 ore di diretta!).

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7 Commenti a “Ricordate il centro di Riano?
Ma lavorò bene oppure no?
Pillole di TV”

  1. Stefano scrive:

    Ognuno tenta di tirare acqua al proprio mulino, questo mi pare un atteggiamento normale. Ma alla fine se si vanno a guardare i risultati cosa abbiamo ottenuto? Zero, o poco più di zero. E allora Galgani, Panatta, D’adamo, possono raccontare quello che gli pare, possono anche inventarsi che eravamo lì lì per arrivare sulla luna e non ce l’abbiamo fatta, ma la storia rimane la stessa, e ci dice che sono tutte baggianate.

  2. roberto commentucci scrive:

    L’articolo di Riccardo è molto interessante, e credo che meriti un plauso anche per l’attenta ricerca delle fonti.
    Effettivamente, i provvedimenti citati da D’Adamo, la creazione delle scuole prototipo e il settore over 18, erano sicuramente due buone iniziative organizzative, tanto è vero che assomigliano molto, come idea di base, ai piani integrati d’area e al club italia della gestione Binaghi. Ma avere buone idee sul piano organizzativo non vuol dire necessariamente insegnare tennis di qualità.
    Il mio parere è che il settore tecnico della FIT sotto Galgani abbia sofferto di una progressiva obsolescenza sul piano dell’aggiornamento tecnico. Negli anni ‘80 e ‘90, il nostro sport è cambiato profondamente. La tecnica di gioco è stata completamente rivoluzionata, sono stati introdotti gesti e impugnature nuovi, che hanno stravolto il modo giocare e di insegnare. Dappertutto, tranne che da noi.
    Ancora nella prima metà degli anni ‘90, fra Riano e Cesenatico, noi ci baloccavamo con la vecchia tecnica, quella dei gesti bianchi, mentre all’estero si insegnava il dritto open stance, le impugnature semiwestern, e la biomeccanica la faceva da padrona.
    Quindi il problema non è stato l’organizzazione, ma la mancanza di aggiornamento dei contenuti tecnici, per l’inettitudine e per l’ignoranza, condita anche con una certa supponenza e presunzione.
    Io ricordo quando al Foro, all’inizio degli anni ‘90, arrivò la generazione spagnola dei Corretja, dei Bruguera, dei Berasategui. Ricordo alcuni dei nostri tecnici di allora, sulla terrazza del Foro Italico, che guardavano con una punta di disgusto e di disprezzo quei gesti strappati, violenti, quei dritti frontali, con impugnature estreme, come la Hawaii di Alberto Berasategui, che però consentivano a quei giocatori di imprimere ai loro colpi una pesantezza e una rotazione sconosciuta alla gran parte dei nostri, perennemente condannati, contro quella gente, a perdere terreno e partita nello scambio da fondo. L’unico che aveva idee moderne, Piatti, preferì andare via con i suoi quattro ragazzi, cacciati da Riano.
    Poi fu Cesenatico, e fu Thomas Smid, e fu anche peggio.
    E poi finirono i soldi del totocalcio, e fu la fine.

  3. marcos scrive:

    bravo riccardo!

    affiderei al commento finale di roberto le impressioni sul cesenatico di smid, ma sarei lietissimo se adriano, paolo, corrado o tonino (ubaldo…fai uno squillo?) volessero raccontarci quel che si faceva a formia, quando mario belardinelli impartiva le magiche lezioni che resero famosi, grazie anche al loro talento, i quattro moschettieri.

  4. Fabio P. scrive:

    Invece io penso che l’aver avuto Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli nello stesso periodo sia stata solo fortuna ….

  5. Stefano Grazia detto anche L'Africano scrive:

    si,marcos,sapere cosa si faceva a formia puo’ essere interessante per lo storico ma una cosa deve essere ben chiara e l’ha gia’ ben individuata roberto: che quello che si faceva una volta solo pochi anni dopo,anzi pochissimi, non andava piu’ bene… io che ho cominciato a giocare tardi me lo ricordo bene,quel periodo:anche ad un altro livello, a livello tristonazzo insomma, da una parte avevi le Videocassette della FIT col Maestro Rasicci che al ralenting si metteva di lato,apriva e colpiva in close stance e boia chi aveva il rovescio a due mani e dall’altra c’era gente,Bollettieri in testa, che proclamava che non esiste un solo modo giusto per giocare a tennis e si vedevano ragazzini che colpivano in aria, a sventaglio,a due mani e, SAXCRILEGIO!!!,schiaffeggiavano al volo con le swing volley…tutte cose per cui ti avrebbero cacciato da una SAT… Il difetto fu proprio quello:di non aver capito che le cose stavano cambiando, lo sport stava cambiando, i gesti bianchi si stavano colorando di nero e rosso,i colori della rabbia,del sudore e della fatica…. Ma ad essere onesti in qualche circolo c’e’ ancora gente che di questo cambiamento non se n’e’ ancora accorta e continua a vagheggiare che quello non e’ il vero tennis e questa e’ forse la ragione per cui a volte tecnici improvvisati (come certi genitori) ottengono risultati superiori a quelli di nomi magari illustri ma legati a troppi schemi considerati fissi e inamovibili…Mi chiedo infatti come mai tutti dicono peste e corna di Yuri Sharapov o di Walter Bartoli ma per esempio Della Vida e Piatti nella loro rubrica su Tennis Italiano ne hanno invece parlato piu’ che bene…Non sara’ dunque anche nell’incapacita’ di accettare un Mad Max*** qualunque (e lo dice uno che comunque lo ha anche criticato) il problema del nostro tennis? Vabbe’, magari non l’unico problema …
    ***Per chi non conoscesse Mad Max, cfr il Sub Blog Genitori & Figli …

  6. max scrive:

    esatto stefano, quello che hanno fatto a 10/12 anni i giocatori che vincono oggi potrebbe nn essere il meglio per chi giocherà tra 10 anni….parlando proprio con l’ex maestro di mia figlia (tecnico nazionale, attuale 2.4 (molto talentuoso) e quindi giovane moderno e motivato (forse un po’ comodo per il fatto che il circolo lo manda avanti insieme ai genitori) mi ribadiva la difficoltà (soprattutto x il tempo che ci vorrebbe ) a fare tutto e bene oltre al fatto che essere sempre super aggiornati costa tempo e denaro (mi diceva che di tutti quelli che conosce quelli che lo fanno ad un certo livello si contano sulle dita di una mano, anche perchè si dovrebbe partecipare a tutti gli aggiornamenti apprendendo magari una novità su dieci relazioni). questo la dice lunga sulla situazione…e cmq mi ha confermato che mai un circolo potrà dare gli stessi servizi che può dare un’accademia soprattutto allo stesso prezzo. ed anche in accademia ora che mi conoscono la mia figura è vista positivamente vedendo che dò il meglio possibile x mia figlia ed anzi mi incoraggiano a continuare eventualmente consigliandomi ed esprimendomi le loro opinioni sulle idee e scelte che voglio fare, dandomi anzi utilissimi informazioni in base a quello che vedono in giro x il mondo seguendo i ragazzi o in base a esperienze fatte all’estero dai vari coach . credo che la fortuna di per noi genitori è quando incontriamo tecnici aperti e senza preclusioni che ci vedano come facenti parte di un team che deve remare unito nella stessa direzione oltre che siamo sempre lo sponsor (e da nessuna parte in nessuna attività ho visto gli sponsorizzati andare contro gli sponsor!!!). quindi quello che si faceva a formia deve servire solo a far si che nn sia quello che faranno nel futuro…anche se poi in realtà è importante cosa si fa (oggi tra dvd aggiornamenti coach che girano il mondo nn è impossibile fare bene) ma molto + importante è COME SI FA E SE SI HA VOGLIA DI FARLO

  7. marcos scrive:

    certo scipione!

    sono interessato dal punto di vista storico: dal passato s’apprende sempre qualcosa. nel nostro caso nulla di tecnico, forse, ma molto di umano.

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