Tursunov, novello eroe dei due mondi
Un pezzetto della Davis è suo
Scrive il blog più divertente

 
8 Dicembre 2006 Articolo di Stefano Semeraro
Author mug

Un pezzo della Coppa i russi lo devono anche a Dmitri Tursunov, una delle rivelazioni di quest’anno. Emigrato bambino negli Sattes proprio come la Sharapova, ha superato fatiche e infortuni costruendosi un tennis potenete un po’ scriteriato. Ma la fama l’ha conquistata con le sue fulminanti cronache sul sito web dell’Atp

L’eroe dei due mondi

di Stefano Semeraro

Va bene. Davydenko ha rotto il ghiaccio il primo giorno contro e Safin ha chiuso il conto la domenica. Ma in mezzo c’è stato il doppio, “IL” punto della Coppa Davis, e metà del doppio l’ha vinto lui, Dmitry Igorevich Tursunov, il russo americano schierato a sorpresa, ma non troppo, da quel volpone di Shamil Tarpishev. Se volete, una versione maschile di Maria Sharapova: infanzia non facilissima, spesa in California, occhi azzurri, capelli biondi. In meno metteteci la classifica – numero 2 contro numero 22 – e un paio di Slam. In più la simpatia, decisamente spiccata in Tursunov, sotto lo zero in Masha.
La sua firma sulla Zuppiera in realtà Dmitri ce l’aveva messa a settembre, nella semifinale con gli States. Cinque ore di lotta furibonda per strappare il punto decisivo ad Andy Roddick, 6-3 6-4 5-7 3-6 17-15, nel primo singolare della domenica. Mica uno scherzo, anche se sono proprio i jokes, le burle, la specialità di Tursunov. Di lui i tecnici si erano accorti da almeno sei anni, Higueras, uno dei suoi primi pigmalioni, già tre anni fa lo vedeva fra i primi venti. Ma nella percezione degli appassionati Tursunov è uscito dalla penombra delle promesse più o meno affidabili la primavera scorsa, quando all’Estoril ha “iniziato” a postare il suo blog sul sito dell’Atp. Cronache scanzonate e irriverenti, commenti beffardi – mai cattivi però -, culminati da una divertita presa in gira del suo grande amico e compagno di doppio Marat Safin. Da allora Dmitri, nominato a furor di popolo blogger stabile dell’Atp, è diventata una piccola grande star del circuito. Scherzi atroci negli spogliatoi (e Roddick ne sa qualcosa), botte da orbi in campo. “E’ fatto così – dice di lui Andy Murray – Quando non gioca non fa che organizzare scherzi. In campo invece non pensa molto. Serve forte e picchia tutte le palle”. In realtà Higueras qualche anno ha provato a installare un minimo di criterio tattico nel tennis promettentissimo ma scriteriato di Dimitri. “Ho cercato di spiegargli come deve stare in campo, e come colpire la palla per ricavare il massimo risultato dai suoi colpi – dice l’ex coach di Chang e Courier. “Ho cercato di insegnargli che difendersi bene è altrettanto importate che attaccare. Dmitri è molto veloce, ma non sempre chi è veloce, nel tennis, sa muoversi bene”. Un tipo frenetico. Tursunov. Uno spirito libero.

“Io sono il matto che non sai mai cosa combinerà un minuto dopo”, ammette il biondo, con uno dei suoi sorrisi da attore che fanno sdilinguire le ragazze (e a Wimbledon, quest’anno, si accompagnava ad un capolavoro di fanciulla). “Forse devo ancora trovare la mia giusta collocazione, ma da un po’ ho iniziato a giocare con più continuità, mi sto facendo valere sul circuito”, Vero. A febbraio è entrato per la prima volta nei top-50, a luglio fra i primi 30, in ottobre ha toccato il n.20. Quest’anno ha battuto Robredo, Roddick, Haas, Gonzalez, Ljubicic, ha strappato un set a Federer in Canada. Ha vinto il suo primo titolo Atp a Mumbai, raggiunto la finale a Los Angeles.
Non solo battute, insomma. Fra l’altro, dietro l’apparenza da Giamburrasca, le magliette spiritose e l’aria da playboy, Dmitri nasconde una storia non facilissima. Nato a Mosca da un ingegnere che lavorava all’Istituto per la ricerca Nucleare e da una contabile, a 6 anni fu praticamente trascinato sul campo da tennis da papà Igor. A 12 si trasferì negli States, a Roseville, in California, dove un amico di famiglia, Michael Gorin, gestiva una scuola di tennis insieme al figlio Vitaly. Papà Igor aveva deciso che Dmitri sarebbe diventato un tennista, a qualsiasi costo. “E a quell’età come fai a ribellarti ai tuoi genitori?”, dice più serio Tursunov. Allenamenti, allenamenti, allenamenti. “Ogni tanto lo portavo a svagarsi alla sala giochi di Malibu – spiega Gorin senior – Altrimenti, con la quantità di tennis che era obbligato a sopportare, temevo sarebbe crollato”.
Dmitri è in effetti diventato un buon giocatore, ma a farne le spese è stato il rapporto con il padre, che solo ultimamente si è rasserenato. “ Per noi russi venire in America era quasi una mossa obbligata”, spiega Dmitri. “A Mosca dovevi pagare per i campi al coperto, per quelli all’aperto, dovevamo pagare per tutto, e con uno stipendio normale non era possibile. All’inizio il tennis mi divertiva, mio padre ha capito subito che avevo talento e forse ha esagerato un po’ con le dosi. Lo so, voleva che io avessi una vita migliore, e non c’era altra strada che quella. Adesso ha capito che sto giocando bene, che ho trovato la mia strada, e stiamo recuperando il nostro rapporto”.
Per diventare un tennista Dmitri ha abbandonato gli studi – disegnava benissimo, e gli sarebbe piaciuto diventare un architetto – e seguito l’academy dei Gorin quando qualche anno fa si è spostata a Granite bay, un sobborgo di Sacramento.
Paassato pro nell’ottobre del ’98, alla fine del 2000, nonostante la frattura di una gamba a febbraio (“inseguendo una palla”) era numero 320. Nel 2001 il primo vero “bang”, con la vittoria su Rusedski a Memhis, dove si fermò solo nei quarti contro Philippoussis. Nei tre anni successivi ci si sono messi un altro paio di infortuni alla schiena – la frattura di due vertebre, mal diagnosticata, che gli è costata sei mesi di stop nel 2002, e un incidente in barca – ma il biondo è riuscito comunque a qualificarsi per gli Us Open del 2003 battendo Kuerten, a eliminare Safin a Wimbledon nel 2004 e a scalare (sotto la guida di Higueras) la classifica fino al n.69. Precipitato oltre quota 160 dopo l’ultimo infortunio, è ritornato in circolazione nel marzo dello scorso anno e da allora non ha fatto che migliorare. Mollato Higueras – perché il vecchio Josè non ha più tanta voglia di viaggiare – si allena con Vitaly Gorin ed è seguito da Anatole Glebov, guarda caso lo stesso fisioterapista utilizzato in passato anche dalla Sharapova.

In campo Tursunov, nonostante le sue origini, sa comportarsi come una copia di John McEnroe. A Wimbledon, durante il match perso 9-7 al quinto contro Nieminen, ha prima scagliato una pallina contro il seggiolone dell’arbitro Fergus Murphy, poi invece di stringergli la mano gli ha mostrato il dito medio, riemdiando una multa di 7500 dollari. “Gli ho anche detto che è un idiota”, ha ruggito in conferenza stampa. “Forse non è stato un modo educato di reagire, ma sono convinto di avere ragione. Ho sempre avuto problemi con lui. Anche se fai l’arbitro da tanto tempo non è detto che tu sappia farlo bene. Saddam è rimasto al governo per un bel po’, ma in Iraq non erano in molti a pensarla come lui”. Altro che buontempone sempre soridente. “Dmitri è più americano che russo”, dice di lui James Blake, ma Tursunov si sente dentro un’anima slava, anche se divisa. “Non mi piace il surf e non vado sullo snowboard”, ribatte in un un inglese perfetto, sfregiato solo da un evidente accento californiano. “Al massimo chiamo i miei amici “Dude”… Però è strano, perché viaggio con un passaporto russo e un visto americano, a Mosca mi considerano uno yankee e quando torno in California mi danno del russo. Diciamo che sono un po’ nel mezzo”.
Chi l’ha conosciuto da piccolo giura che Tursunov nei suoi primi tempi leggeva tutti i classici russi, da Cechov a Tolstoj. “Ma l’inglese l’ho perfezionato guardando i cartoni animati. E leggendo Playboy”, ha spiegato ad una divertita collega del New York Times. “Ma guardando gli articoli, non le figure. Non scherzo, ci sono cose molte interessanti. E poi, se voglio diventare ricco e famoso come Hugh Hefner, devo leggere quello che scrive. Dopo il tennis voglio avere una grande casa e indossare abiti di velluto”. O magari diventare, blog dopo blog, il Nuovo Grande Scrittore Russo del terzo millennio.

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1 Commento a “Tursunov, novello eroe dei due mondi
Un pezzetto della Davis è suo
Scrive il blog più divertente”

  1. Raffaele scrive:

    Caro Ubaldo è tra i miei giocatori preferiti. Ora che finalmente gli infortuni gli hanno dato tregua con il vantaggio dell’essere tds penso che farà più di una capatina tra i primi dieci. Chi dice che Gonzo è il tennista che tira più forte non ha mai visto Dmitri in giornata (so che non basta, ma il suo timing e la sua formidabile capacità di colpitore sono chiare dimostrazioni di talento a mio parere). Cosa avrei dato per vederlo nel match della finale di Mumbai contro l’altro “connoniere” del circuito, il ceco Berdych.
    Non è un tennista dalla grande continuità ma a mio parere è nato per tantissimi giorni da leone. E questo qualche torneo veramente importante glie lo può decisamente far vincere..

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