La FIT punta tutto sulla classe ‘89.
Ingaggiato il coach Infantino?
Portò Camporese a n.18 Atp.

 
12 Dicembre 2007 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

La Federazione non rinnoverà il contratto a Christian Brandi e dovrebbe affidare Fabbiano e Trevisan al tecnico argentino. Daniel Lopez, invece, ha deciso di lasciare il “percorso federale” e andrà ad allenarsi in Spagna. Le schede tecniche dei tre azzurrini di successo.  E nei commenti le “ultime”  su Bobo Virgili

Secondo alcune voci, la FIT sarebbe intenzionata a effettuare un pesante investimento sui giovani Matteo Trevisan e Thomas Fabbiano, che sarebbero affidati al prestigioso coach argentino Eduardo Infantino, uno dei più esperti tecnici del circuito. La notizia non è ancora ufficiale, tuttavia l’accordo sembrerebbe essere vicino.

Ma come mai una federazione relativamente “povera” come la nostra (se paragonata a quelle inglese, francese, statunitense, australiana, etc.) dimostra così tanta fiducia in questi due diciottenni, ai primi passi nel circuito professionistico? Ed è giusto investire soltanto sue due giovani?
In questo articolo cercheremo di conoscerli meglio, assieme con il loro coetaneo Daniel Lopez, che completa il terzetto della classe ’89, il fiore all’occhiello della FIT.

Nella classifica dei più forti giocatori under 18 del mondo, compilata dall’International Tennis Federation, si trovano attualmente ben due giocatori italiani fra i primi 10. Al numero 3 del ranking, infatti, troviamo Matteo Trevisan, un taciturno e atletico toscano, che lo scorso maggio ha anche avuto l’onore della prima posizione. Poco più, giù, alla settima piazza, ecco Thomas Fabbiano, un piccolo ma volitivo ragazzino pugliese. E non è finita. Al 35o posto c’è un altro azzurro, l’italo-paraguagio Daniel Alejandro Lopez, che ha raggiunto quest’anno anche la 16a posizione.

Il nostro tennis negli ultimi 20 anni ha potuto vantare anche due campioni del mondo juniores (Pistolesi e Gaudenzi). Tuttavia, io non mi ricordo un’altra annata così positiva a livello di movimento, con ben 3 azzurrini in grado di posizionarsi nei primi 20 Itf, cogliendo diversi risultati prestigiosi: 4 semifinali negli Slam junior (due a testa Trevisan e Fabbiano) 2 vittorie di Slam in doppio (a Parigi Fabbiano in coppia con il suo amico e compagno di allenamenti bielorusso, Karatchenia; a Wimbledon Trevisan e Lopez), a cui vanno aggiunte le vittorie di Trevisan in tornei importanti come Santa Croce e Bonfiglio (a 10 anni di distanza dall’ultima vittoria italiana).

A livello professionistico, il migliore dei tre è stato senza dubbio Fabbiano, che ha vinto un torneo future e ha raggiunto una finale, mentre Trevisan e Lopez, (che hanno giocato meno tornei pro) hanno centrato una finale ciascuno. Il pugliese quindi è attualmente il meglio piazzato nella classifica Atp, dove ricopre all’incirca la 500a posizione, con circa 350 posizioni di vantaggio sui suoi due coetanei.

Ma vediamo ora di analizzare meglio questi ragazzi dal punto di vista tennistico.

Fabbiano è, dei tre, il giocatore più “formato” sotto il profilo tecnico e tattico: vanta un repertorio tecnico piuttosto completo, i due colpi fondamentali sono puliti, quasi piatti, giocati con preparazioni brevi e buonissimo anticipo. Sa staccare bene la mano dal rovescio bimane, ha una buona sensibilità di palla e gioca molto bene al volo, nonostante la statura non eccelsa. Negli spostamenti è rapidissimo, è fortissimo sugli appoggi bassi e molto reattivo. Purtroppo, Thomas è un brevilineo, (poco sopra il metro e 70) e questo lo limita alquanto nel servizio e in generale nel peso di palla. Deve potenziarsi molto a livello fisico, deve migliorare la battuta, ma può diventare, a mio avviso, un buon giocatore da campi duri e indoor, mentre forse sulla terra potrebbe pagare alquanto la mancanza di pesantezza di palla. Il suo tennis ricorda un pò quello del francese Arnaud Clement.

Daniel Lopez è leggermente più acerbo di Fabbiano sotto il profilo tecnico. Molto potente, anche se non molto agile, ha un eccellente servizio (pare che glielo abbia impostato da bambino, in Paraguay, Victor Pecci in persona) e un dritto pesante, molto carico di rotazione, mentre il rovescio bimane è meno sicuro ed efficace. E’ abbastanza lucido da fondo, sa quando spingere e quando rallentare, mentre a rete è ancora un po’ ruvido. Le sue aperture ampie ne fanno sicuramente il più “terraiolo” dei tre, ma credo che, in prospettiva, possa difendersi bene anche sul cemento all’aperto.

Matteo Trevisan è a mio avviso quello dotato del maggiore potenziale. Fisicamente è fortissimo: è potente, veloce, esplosivo e molto resistente. Anche dal punto di vista tecnico è dotato di un repertorio molto completo. Il servizio è solidissimo, e con esso Matteo è molto bravo nel variare effetti e traiettorie (notevole in particolare il kick in fuori da sinistra). I fondamentali sono basati su gesti brevi e spesso anticipati, che gli consentono di adattarsi bene a tutte le superfici. Il dritto è un colpo molto pesante, spesso definitivo, eccellente in particolare nella traiettoria anomala. Anche il rovescio bimane, molto compatto, è un colpo che gli consente di comandare il gioco, sebbene non sia ancora molto sicuro nella traiettoria lungolinea. La tecnica di esecuzione della voleè è buona e lo smash è ottimo. Matteo ha meno tocco di Fabbiano, ma si sa difendere abbastanza bene anche nei recuperi in avanti e sullo stretto. I suoi problemi sono per ora soprattutto legati ad una totale mancanza di lettura tattica del match: Trevisan gioca sempre e solo alla stessa maniera, sempre in accelerazione, dritto anomalo e rovescio in cross, senza variare mai angoli, ritmo e rotazione, senza mai fare palle corte e soprattutto senza mai capitalizzare al volo (dove pure sa giocare) le tantissime aperture di campo che la pesantezza dei suoi colpi gli procurano.

Matteo però è un grandissimo agonista, un indomito lottatore, e gioca bene i punti importanti.

In generale, tutti e tre questi ragazzi hanno in comune una buona attitudine in campo, non si piangono addosso, sono sempre positivi, non fanno capricci e sono sempre molto seri e determinati negli allenamenti. Non stupisce, quindi, che la Federazione abbia puntato moltissimo sui 3 giovani. Essi inoltre costituiscono il primo autentico “prodotto” del centro federale di Tirrenia, voluto da Binaghi e dalla nuova FIT, e ai loro successi è stato dato moltissimo risalto, a mio avviso anche giustamente. Tra l’altro, a differenza di quanto fece a suo tempo Galgani con Furlan, Brandi, Caratti e Mordegan, da un giorno all’altro messi alla porta, la Federazione ha annunciato che intende continuare a supportare i tre anche ora che non sono più junior, fino al loro completo inserimento nel circuito. Tutto bene quindi?

Non proprio. Tanto per cominciare, molte critiche sono state rivolte alla programmazione dei ragazzi, in particolare di Trevisan e Lopez, direttamente seguiti da Furlan a Tirrenia e da Brandi come coach “itinerante”. E’ stato rimproverato alla FIT di averli tenuti troppo a lungo nelle competizioni juniores, alla ricerca di facili successi da propagandare, mentre nel frattempo i migliori giovani degli altri paesi si dedicavano a tempo pieno all’attività professionistica. In effetti, in questo la classifica Atp è impietosa: il più forte ‘89 del mondo, l’americano Donald Young, è già nei primi 100 giocatori del ranking, mentre il giapponese Nishikori, scuola Bollettieri, è intorno alla 250a posizione.

Tuttavia, a mio avviso ora come ora non ha molto senso fare questi confronti. E‘ importante piuttosto cercare di capire cosa fare per inserire gradualmente nel circuito professionistico questi giovani (che non saranno dei fenomeni annunciati come Donald Young, ma che di sicuro hanno stoffa e determinazione) senza che si verifichino rigetti o traumatici abbandoni.

Da questo punto di vista, diventa fondamentale la scelta della guida tecnica. Occorre una figura che abbia conoscenza del circuito, che abbia ascendente sui ragazzi, e che sappia dove e come mettere le mani.

Nelle ultime settimane, vi sono stati alcuni sviluppi inattesi. In primo luogo, Daniel Lopez ha deciso di mollare la FIT, e ha annunciato che si accaserà presso una struttura spagnola, probabilmente a Valencia, anche se continuerà a giocare per l‘Italia. Non conosco i motivi della rottura, ma è ipotizzabile che Lopez abbia percepito che in Federazione si puntasse soprattutto sugli altri due.

Poi, qualche giorno fa, si è saputo che la FIT ha deciso di non rinnovare il contratto a Christian Brandi e ora, infine, è arrivata questa notizia - ripeto, non ancora ufficiale - della volontà di affidare Trevisan e Fabbiano al tecnico argentino Eduardo Infantino.

Se la cosa andasse in porto, a mio avviso ci sarebbero tutti gli ingredienti per poter fare molto bene. Infantino è noto al tennis italiano soprattutto per aver guidato Omar Camporese durante il periodo migliore della sua carriera, 6 fantastici mesi nei quali Omar trovò il modo di arrivare due volte al quinto set con Becker (in Australia e in Davis) e di vincere il torneo di Milano, arrivando al n.18 Atp. Inoltre, Infantino è stato a lungo coach, tra gli altri, di David Nalbandian e conosce benissimo il circuito.

Le premesse per fare bene ci sarebbero tutte. Fabbiano potrebbe costruirsi un gioco più solido e potente, e soprattutto Trevisan, così acerbo tatticamente, potrebbe davvero imparare tantissimo dal coach argentino. Tutto questo, ovviamente, sulla carta. Come si sa, perché il rapporto tra coach e giocatore funzioni, le variabili sono tantissime, e quelle caratteriali sono forse le più importanti. Da questo punto di vista, esiste un precedente poco confortante…

L’ultima esperienza che io ricordi di un giovane junior italiano affidato ad un tecnico straniero, è stata quella di Andrea Gaudenzi, che affrontò il primo anno da professionista seguito da Bob Hewitt, nel 1992. Ebbene, dopo circa un anno, Andrea stava quasi per smettere, e i due credo che non si siano più parlati…

Speriamo che stavolta vada diversamente.

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25 Commenti a “La FIT punta tutto sulla classe ‘89.
Ingaggiato il coach Infantino?
Portò Camporese a n.18 Atp.”

  1. Stefano scrive:

    Ottima la descrizione dei nostri giocatori, anche se non sono molto daccordo sulla scarsa capacità di lettura del match di Trevisan. E’ vero che gioca sempre allo stesso modo, ma per due motivi. Primo perchè può permetterselo, i suoi colpi penetranti gli consentono di tenere in mano il gioco. Secondo perchè non è dotato di un buon gioco di difesa, pertanto rallentando e variando rischierebbe di subire troppo le iniziative dell’avversario.

    Credo che fino ad oggi Brandi abbia fatto un buon lavoro con i nostri junior, curioso che non gli venga rinnovato il contratto, evidentemente ci sono motivi a noi oscuri.

    Penso infine che per quest’anno sia stata giusta la scelta di far acquisire esperienza e fiducia nei tornei junior. Va da sè che i nostri non possono essere paragonati a Young o Nishikori, ma ognuno deve seguire il suo percorso.

  2. luca naitana scrive:

    visti giocare entrambi (non Lopez) se dovessero arrivare intorno alla 50 esima posizione sarei parecchio stupito.chiaramente non prima del 2010.
    invece si dice un gran bene dell’annata 92 (Miccini, Colella, Gaio e Civarolo) che mi dici?
    spero di vederli presto giocare. e spero che Trevisan e Fabbiano mi smentiscano ovviamente…saluti
    luca sassari

  3. Deivi scrive:

    Beh Infantino è un ottimo coach basta pensare a Del Potro.Comunque come già detto nell’ articolo forse i nostri junior hanno giocato troppo poco a livello ATP.Insomma non pretendiamo Young.Penso che Fabbiano sia il migliore dei 3 ma paga la sua statura invece Trevisan è quello più forte sotto il profilo tennistico mentre Lopez e quello più costruito diciamo.
    La superficie più adatta ai 3 è la terra penso almeno sicuramente per Lopez, a livello juniores Fabbiano per esempio ha giocato molto bene sul cemento a ma anche sulla terra dove ha vinto un G1 stessa cosa per Trevisan.Mentre negli futures hanno giocato solo sulla terra e questo non mi piace guardando il fatto che abbiamo solo quasi ed esclusivamente terraioli ad eccezione di qualche Seppi e Bolelli a mio avviso con più potenziale di Fognini.
    Ma non dimentichiamo Giacomo Miccini che anche se ha solo 15 anni probabilmente in prospettiva futura è il più forte dei 3 e magari può ambire ai top 10 ma è ancora troppo presto per parlare.
    Miccini serve già a 200 km/h cose che Volandri e Starace se la sognano infatti a questa età Trevisan aveva solo 2 partite al attivo.
    Complessivamente penso che dobbiamo ancora aspettare da questi ragazzi il tennis ad alto livello anche considerando l’ età ma penso che possano ambire ai top 50 almeno ma si sa non sempre un grande carriera junior garantisce la stessa cosa a livello ATP.

  4. Nikolik scrive:

    La verità è che nessun altro giovane tennista italiano di livello ha aderito al progetto federale di Tirrenia.
    Tutti gli altri hanno preferito continuare, legittimamente, il loro programma privato, con i loro coach privati. E’ giusto così, si vede che non ne sentivano la necessità e, oltretutto, non ne avevano bisogno. Legittimo e giustissimo. In Italia c’è la libertà.
    Può darsi che finisca come con Gaudenzi, chi lo sa? in ogni caso, Infantino è una scelta di alto livello, poi è ovvio che le persone possono anche non trovarsi bene e litigare, capita.
    Quindi, alla domanda:è giusto investire soltanto su due giovani? La risposta è: sì, perché tutti gli altri (pochissimi di quell’età, a dire la verità, non è che ci siano poi tutti questi atleiti di livello in Italia) avevano altri progetti, evidentemente del tutto personali.
    Del resto, che cosa ci si può fare se, giustamente, Quinzi e Miccini decidono di allenarsi per conto loro ed all’estero, per di più? Fanno bene.
    La federazione fa i progetti per chi decide di rimanere, gli altri, che evidentemente hanno fatto altre scelte (assolutamente assurdo dire se tali scelte sono migliori o peggiori) so che vengono aiutati, e verranno aiutati, se lo vorranno, in altro modo.
    Per il resto, le analisi tecniche di Roberto sui nostri ragazzi sono, come di consueto, perfette e mi piacciono molto.

  5. Daniele Flavi scrive:

    Per restare in tema giovani ho trovato un interessante articolo su tennisteen nel quale si parla dei “Climbers” e cioè dei giocatori che hanno fatto maggiori progressi in termini di classifica in questo 2007…behhhhh il nostro Fognini è all’ottavo posto con ben 155 posizioni guadagnate (da 249 a 94), e la Errani al tredicesimo con ben 105 dal 174 al 69….che ne dite? I nostri giovani, finalmente, iniziano a fare passi da giganti anche nelle classifiche che contano…inoltre, in un altro pezzo, c’è una dichiarazione di Lopez dove spiega il perchè del cambio nella prossima stagione: “ho preso la decisione di andare via della fit semplicemente perchè penso che avevo bisogno di cambiare, non ho mai avuto problemi con nessuno, devo ringraziare la fit per la possibilità avuta”…..

  6. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Se Roberto riferisce queste voci bisogna credergli. Che Infantino accetti di passare da campioni tipo Nalbandian o quasi tali, Del Potro, ai nostri giovani potrebbe apparire strano, però lavorare con i campioni (molti dei quali assai tirchi…) è quasi sempre un lavoro precario, perchè come il giocatore inizia a perdere la prima cosa che pensa è che sia giusto licenziare il coach, anche se la colpa non è sua (ma del giocatore stesso). Invece lavorare con una federazione che ti assicuri lavoro pluriennale è cosa più tranquilla, anche se anche per un impiego di tipo…statale, per fare bene bisognerebbe avere la stessa grinta di quando ci si sente precari.
    Quanto a Brandi magari lo cercherò per sapere i retroscena del suo allontanamento, anche perchè lui è così amico di Renzo Furlan e di Riccardo Piatti (che di fatto gestisce tutto e tutti dietro le quinte, anche se ha sempre l’aria del prete di campagna che non sa nulla e non conta nulla è molto più smaliziato di quanto possa apparire a prima e anche a seconda vista)… che deve essere proprio successo qualcosa. Forse non gli hanno fatto quel contratto che chideva…e ha potuto allontanarsi perchè la longa manu di Piatti lo proteggerà.
    Certo il fatto che avesse deciso di prendersi le sue vacanze nel bel mezzo dell’estate, abbandonando al loro destino i suoi pupilli…_ così almeno hanno scritto proprio su questo blog coloro che sanno tutto sul tennis giovanile _ non mi era parso bello nè troppo professionale (ma anche lì, bisognerebbe sapere che tipo di accordi erano stati presi…).
    L’investimento annunciato da Roberto sui giovani Trevisan e Fabbiano mi fa piacere (anche se spero che sia esteso a qualcun altro, perchè puntare soltanto su due… cavalli mi pare riduttivo, basta che uno abbia mezza tendinite e che si fa?),
    ma mi domando al proposito: che accadrà del bravo maestro Pierri che ha tirato su con infinito amore, quasi un secondo padre, il piccolo volenterosissimo e talentuoso Fabbiano? Spero che non venga accantonato…solo perchè non fa parte del giro buono.
    Mi è stato domandato tanto volte dei Virgili e allora ho preso informazioni. L’unico a non avere avuto guai fisici è il terzo, Augustino, 13/14 anni
    Alessia si è ripresa da mille infortuni, è salita fino a 480 al mondo, speriamo vada avanti ancora. E’ talmente bella che non le mancheranno distrazioni, ma sembra nuovamente determinata come anni fa. Adelchi, detto Bobo, è a Montecarlo, ma da giugno a novembre è stato praticamente fermo per i soliti problemi alla schiena che lo hanno visto certe volte addirittura cadere a terra per il dolore. E’ cresciuto molto,1m e 87, ha giocato… tanto per vedere a che punto fosse la schiena… un torneo di C a Sesto Fiorentino dominando tutti gl incontri 6-1,6-1 o giù di lì.
    La schiena ha retto. Dal primo dicembre si trova a Montecarlo dove fino al 23 gioca giornalmente con Volandri, Ljubicic e Bastl pare che nei palleggi non sfiguri affatto. Anzi. A rimetterlo a posto fisicamente sarebbe stato un guaritore di Siena, consigliato anche dal tennista Lorenzi (figlio di medici): tal Giampaolo Capannoli avrebbe, al momento, fatto il piccolo miracolo dopo che a novembre Bobo si era ribloccato anche giocando con Filippeschi.
    Il piccolo Augusto va sabato a un raduno a Tirrenia under 14: è quello più garoso dell famiglia (dopo il padre….)..

  7. anto scrive:

    Leggevo con interesse il corsivo di Ubaldo e non potevo che sorridere al pensiero che in Italia ci sono buonissimi tecnici ai quali non è dato modo di potersi esprimere al meglio, giochi di potere, beghe politiche ecc. Mi viene in mente la lunga chiacchierata che ho fatto quest’estate con uno dei migliori tcnici italiani, Marco Tavelli. Ai più forse questo nome potrà dir poco, ma gli addetti ai lavori sanno di chi sto parlando. Marco Tavelli, coach 45 enne bresciano, allenatore di francesca Schiavone e di Beto Martin, attualmente sta seguendo Felix Mantilla nel suo tentativo di rientrare nei top 100. Ebbene discorrendo con lui, mi raccontava delle enormi difficoltà ad allenare a livello giovanile i giocatori più talentuosi. L’anno scorso, seguiva una ragazzina dei paesi dell’est con un talento strepitoso, ma a fine anno aveva dovuto lasciare la guida tecnica a causa di fortissimi contrasti con il suo manager. Ormai la presenza ingombrante di questi personaggi che vogliono dir la loro anche sulle questioni tecniche non è cosa da poco. Comunque nei prossimi mesi, potrete leggere in esclusiva su http://www.tennisteen.it e su http://www.blogquotidiani.net, l’intervista di questo personaggio annoverato tra i coach più preparati nel panorama internazionale.

  8. LucaGe scrive:

    a proposito dei 4 tornei del grande slam, vorrei ricordare una cosa che non tanto spesso viene ricordata: l’enorme merito di Agassi, che non solo è stato l’unico giocatore dell’era open ad aver vinto tutti e 4 gli slam, ma lo ha fatto su erba,terra, cemento veloce di New York, e più lento (rebound ace) di Melboune, non come gli altri signori che hanno vinto 3 dei 4 tornei sull’erba! E il signor Federer per ora a Parigi non ha vinto e io penso che non vincerà mai…
    Il commento viene non da un fan di Andre, ma da uno dei piu’ grandi Lendl maniaci della storia! Ciao

  9. roberto commentucci scrive:

    Per Luca Naitana. Vedo che sei di Sassari, quindi arguisco che hai visto giocare Trevisan e Fabbiano in uno dei due futures sardi di fine stagione, uno dei quali è stato vinto da proprio da Fabbiano in finale su Dell’Acqua. Credo che la tua impressione non troppo positiva sui due giovani sia dipesa anche dal fatto che Trevisan giocò quel torneo con una condizione atletica molto precaria, a causa di un infortunio muscolare rimediato nella semi dell’US Open (che probabilmente gli costò il titolo) e non smaltito. Matteo infatti, dopo quel torneo in Sardegna, ha saggiamente deciso di fermarsi per curarsi e per poter preparare al meglio la prossima stagione.
    La classe ‘92 effettivamente pare piuttosto promettente. Su tutti Miccini, che tra pochi giorni, quando l’ITF toglierà gli ‘89 dal ranking juniores sarà, a 15 anni, già nei primi 50 under 18. Su Giacomo (che è l’unico che ho visto giocare) c’è un articolo qui sul blog nella sezione dedicata al tennis giovanile “junior world” e alcuni pezzi scritti da Ubaldo da Flushing Meadows. Gli altri 3 non li ho mai visti giocare, attualmente quello più competitivo pare essere Colella, che sembra più solido mentalmente degli altri due, mentre mi dicono che Civarolo, che si allena da Bollettieri anche lui, come Miccini, in allenamento sembra un fenomeno, giocando quasi alla pari con Miccini e Tomic, il talento australiano, salvo poi perdersi di brutto in torneo.
    Per quanto riguarda l’opinione di Ubaldo, che ritiene che Infantino sia un po’ sprecato per seguire solo due giocatori, credo che molto dipenderà dal ruolo che si pensa di attribuirgli (se arriverà). Se dovesse fare il tecnico “stanziale” alla Furlan Ubaldo avrebbe ragione. Credo però che quel posto sia già occupato da Renzo, e che Infantino dovrebbe fare il coach “itinerante” stando sempre vicino ai ragazzi nei tornei (a mio avviso giustamente, è quello che l’argentino sa fare meglio). Se le cose stanno così, due atleti da seguire sono più che abbastanza. Non è facile condividere un allenatore. Bisogna avere gli stessi programmi di alleamento, la stessa programmazione, ottenere gli stessi progressi in classifica e nel livello di gioco. Non è facile per niente sincronizzare il tutto. Ad esempio, quest’anno si è dovuto giocoforza interrompere, (per il progressivo ampliamento del differenziale di classifica e livello di gioco fra i due atleti) il sodalizio a 3 Caperchi-Naso-Fognini.
    Nel caso specifico, un punto a favore è dato dalle caratteristiche di gioco di Fabbiano e Trevisan: entrambi sono piuttosto eclettici, (anche se secondo me tutti e due danno il meglio sul duro). Questo potrebbe semplificare la scelta della programmazione.

  10. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Roberto, veramente mi attribuisci qualcosa che non ho scritto. Non ritengo Infantino sprecato o eccessivo per due junior. E sono d’accordo che per fare il coach itinerante non lo si possa fare più giocatori di due, max tre, per gli stessi motivi che mi dici tu. Mi domandavo, semmai, quale tipo di ingaggio si poteva offrire ragionevolmente a qualcuno che ha lavorato con Nalbandian e Del Potro e sottolineavo come probabilmente a Infantino potesse far piacere anche l’idea di far da chioccia (sotto l’ombrello FIT con un bel contrattino pluriennale) ai nostri due migliori ragazzi,…motivo per cui avrebbe forse potuto accontentarsi di una cifra non eccessiva ma…sicura. E poi lavorare sui due migliori prodotti di un Paese, con classifica internazionale di tutto rispetto, è anche compito stimolante, forse più stimolante che stare a portare l’acqua a un Nalbandian che tanto se vince non ti darà mai gran merito…

  11. roberto commentucci scrive:

    Ah, scusa Ubaldo, allora ho interpretato male il tuo scritto, tu forse intendevi dire che un investimento dovrebbe essere fatto anche per altri giovani, nel senso che si dovrebbero assumere anche altri coach di livello per seguire altri ragazzi di valore… e non fermarsi a Trevisan e Fabbiano. Sorry.
    Sono poi d’accordo con le tue considerazioni, sicuramente si tratta di un compito “challenging” per Infantino, se gli riuscisse di inserire con successo i due azzurrini nel circuito Atp ne ricaverebbe gran prestigio.

  12. marcos scrive:

    non posso non iniziare con i più vivi complimenti per il pezzo di roberto!

    non credo sia possibile che infantino sia pagato per stare a tirrenia a curarsi dei due: se sta a tirrenia, si occupa di tutti, assieme a renzo. mi pare veramente improbabile.

    sarà coach itinerante, invece, con contratto e spese a parte, immagino, nella speranza che i due giovanotti mantengano lo stesso ritmo di risultati. sennò, ci toccherà pagare infantino solo per uno dei due: quello che riuscirà meglio. è un rischio, però, che per un anno si può prendere.

    bob hewitt, se non ricordo male, fu chiamato per insegnare a giocare le volées ad andrea, che, in realtà, non ne aveva bisogno. mi si racconta, infatti, che, prima di andare in austria, l’andrea ragazzino si presentava spesso a rete e con buoni risultati.

    tanto per stare nel tema, ricordiamo anche la nomina di thomas smid: direttore tecnico del settore maschile e femminile una decina d’anni fa.

    infantino, credo, avrà maggiore successo dei due sopracitati.

    le ragioni della scelta di infantino sono ben spiegate dall’intervento di ubaldo.
    le ragioni dell’investimento della fit su infantino (ottimo), si potrebbero ben spiegare, ove si consideri, come scriveva roberto, che i due giovani tennisti, questi sì, potrebbero concretamente portar lustro alla gestione binaghi: quando sarà il momento di mostrare i propri gioielli (speriamo!), non ci si dimentichi di citare furlan, brandi ed i primi maestri, che contano più di quanto si possa pensare. se non tiri su bene un under12, infatti, non arrivi lontano.

    allo stato, mi pare che i tennisti che si sono e si stanno affermando a livello professionistico siano il frutto di gestioni private: sarò lietissimo se anche il pubblico otterrà gli stessi successi. per far questo, però, non sarà sufficiente infantino: bisognerà convincere i genitori ed i maestri dei nostri migliori under che tirrenia può valere quanto bollettieri (per citarne uno).
    la domanda sorge spontanea: trevisan e fabbiano sapranno calcare le orme di seppi, starace, volandri, fognini e bolelli? me ne sorge un’altra: a tirrenia ci finiscono i migliori giovani, o coloro che non possono permettersi di spendere decine di migliaia di euro all’anno in coach privati?

    a queste domande risponderei così: la federazione faccia in modo che tecnici della qualità di infantino non esauriscano il loro compito itinerando per un anno con trevisan e fabbiano, a cui auguro tutto il meglio, ma si impegnino ad itinerare con i migliori under14/16. è finalmente assunto che gli over18 non si possono abbandonare al loro destino. si assuma anche che ad infantino (o ad altri del suo livello) si facilita enormemente il compito di crescere qualche campione, se gli si mettono a disposizione i migliori quattordicenni.

    senza entrare nei particolari, la spesa per assicurarsi le cure di infantino potrà essere giudicata solo tra un anno o due: per giustificarla pienamente, bisognerà che i due ragazzi facciano molto bene, oppure, che la funzione di infantino non si esaurisca seguendo i due.

    in bocca al lupo!

  13. pedrinho&luvanor scrive:

    La Fit ha sul libro paga tanti tecnici ( Tirrenia, Pia, Scuola Maestri ecc.) Uno stipendio in piu’ non sembra un grande investimento.
    Domanda: Non esiste un tecnico italiano in grado di seguire due promesse?

  14. Nikolik scrive:

    Con la consueta acutezza, Marcos ha colto nel segno chiedendo: a Tirrenia ci finiscono i migliori giovani, o coloro che non possono permettersi di spendere decine di migliaia di euro all’anno in coach privati?
    E’ tanto che lo sostengo, Marcos: così come è organizzata, a Tirrenia vanno, in effetti, coloro che non possono permettersi di spendere decine di migliaia di euro all’anno in coach privati. Io non ho mai detto che vanno i migliori e la struttura non è organizzata per i migliori, ma per chi, tra i migliori, vuole andare.
    E’ una vita che lo dico, mi pare così ovvio.
    Scusa, Marcos, pensa a Trevisan: santo cielo, lui è di Pisa! Da Tirrenia saranno si e no 5 Km.! Per lui la situazione di Tirrenia era troppo allettante!
    Ancora una volta, giustamente, Marcos domanda: bisognerà convincere i genitori ed i maestri dei nostri migliori under che tirrenia può valere quanto bollettieri (per citarne uno).
    Ma è quello, Marcos, il punto, è impossibile fare questo!
    Infatti, attualmente, e semplificando, che cosa è adesso Tirrenia? Altro non è, così come organizzata, che un’Academy pubblica, federale, invece che privata. Ovvio che ci vadano, quindi, coloro che, per un motivo o per l’altro, vogliono risparmiare o chi, come Trevisan, aveva troppi vantaggi (è a casa sua!).
    Mi sembra proprio ovvio: mutatis mutandis, che con Tirrenia succede ciò che succede con la sanità. Se mi ammalo, ho due possibilità: o vado in clinica privata, e pago, però mi scelgo struttura ospedaliera e medico, oppure vado in un ospedale pubblico, e non pago, però mi trovo le strutture che ha deciso l’ASL pubblica ed il medico che lo Stato ha deciso che dirigesse quel reparto.
    Ugualmente, se vai a Tirrenia non paghi, ma non ti scegli né, coach, né struttura di allenamento, né programmi; se vai in un circolo privato (o academy, chiamala come vuoi), ti scegli tutto.
    Ma, stando così le cose, come puoi convincere i genitori ed i maestri dei nostri migliori under che tirrenia può valere quanto bollettieri?
    Marcos, come tu sai benissimo, i ragazzini di talento non spuntano come funghi. A 13-14 anni, ormai, hanno già una lunga storia di allenamenti alle spalle, molto professionali. Non si può negare questo: chi intende fare tennis a livello competitivo, inizia prestissimo. Come puoi pretendere dai genitori e dagli allievi, che hanno iniziato programmi di allenamento privati, con i loro coach, con le loro Academy, già da anni, già da quando hanno 8-9 anni (anche prima, in realtà), che, a un certo punto, mollino tutto, circolo, academy, coach privato, programmi annuali, per andare a Tirrenia da un coach non scelto da loro, che non conoscono, che non sanno come lavora?
    La soluzione sarebbe portare i bambini fin dall’inizio a Tirrenia, a 8-9 anni. Ma io sono assolutamente contrario a estirpare bambini così giovani dalle loro famiglie, non se ne parla proprio.
    Quindi, Marcos, la soluzione non può essere questa, non può essere quella di convincere i genitori ed i maestri dei nostri migliori under che Tirrenia può valere quanto bollettieri, perché, ovviamente, non ce la faremo mai a convincerli, giustamente, peraltro. Perché sono troppo avanti, a 14 anni, con i loro progetti e programmi tecnici, che giustamente non vogliono interrompere, e perché prima la federazione non può, e non deve, sottrarre bambini così piccoli alle famiglie.
    Oltre ciò, ripeto che, secondo me, la federazione non può mettersi a fare concorrenza alle academy private con una propria academy pubblica, non può concorrere con i circoli e con i coach e maestri privati, anche perché, in caso contrario, in Italia ci sarebbe la rivoluzione (ne abbiamo già parlato, marcos, in altro luogo, e te ne ricorderai).
    Quindi, Marcos, Tirrenia può anche rimanere così, per chi non ha un coach privato. Prima non c’era nemmeno quella. Ma è assurdo pensare di poter avere tutti i migliori là, è irreale, non si tiene conto della realtà del tennis in Italia.
    Però, consentitemi una cosa: sono felice che, finalmente, dopo tanto che ripeto le stesse cose qua, anche qualcun altro si pone degli interrogativi simili ai miei. Doppiamente contento se mi accorgo che questo qualcun altro è uno come Marcos, uno dei più attenti ed equilibrati qua dentro.
    Poi, certo, si può non essere d’accordo sulle soluzioni, ma i problemi e la realtà delle cose sono gli interrogativi posti da Marcos e che io, umilmente, ripeto da tempo, come un disco rotto, vox clamans in deserto.
    Ma, Marcos, se ora siamo in due, come si dirà: voces clamantes in deserto?

  15. vittorio scrive:

    Fra le righe dell’articolo di Roberto e di alcuni commenti dei bloggers leggo con dispiacere una punta di superbia. Una superbia che ha già relegato, nella migliore delle ipotesi, le nostre tre giovani promesse ad un futuro ruolo tutt’al più di comprimari. Si evince chiaramente che i palati sono raffinati e competenti. Capisco, inoltre, che l’attrativa di atteggiarsi a talent scout ed azzardare pronoistici è formidabile ed è un male contagioso. Vorrei invitarvi a non bagnare le polveri alle nostre giovani promesse per lasciare che il loro talento esploda in tutta la la sua potenzialità ed ad accendere un cero ai Santi Davydenko e Barazzutti che, a discapito delle loro potenzialità, son saliti più in alto di San Kulti (patrono delle speranze infrante).

  16. Francesco da Lugano scrive:

    @marcos

    D’accordissimo con te quando sostieni che “bisognerà convincere i genitori ed i maestri dei nostri migliori under che tirrenia può valere quanto bollettieri (per citarne uno)”.

    In Italia vi è la necessità di puntare, di promuovere il centro federale. Col tempo potrà sicuramente diventare un polo d’eccellenza, vera fucina di talenti per una “golden generation” tutta tricolore.

    Utopia? Non credo. Per citarne uno, lo stesso Federer non ha avuto bisogno di andare da un Santone tipo Bollettieri per diventare quello che è adesso. Gli è bastato andare a 14 anni (dopo aver fatto una vita da ragazzino normalissimo, non da predestinato) al centro federale della Swiss Tennis vicino Losanna (non quindi in Florida). Gli è bastato avere accanto maestri poco reclamizzati e parecchio (almeno presumo) competenti per gestire la propria crescita in età adolescenziale.

    Un augurio quindi alla academy di Tirrenia: di diventare un giorno quello che per il calcio rappresenta Coverciano (una scuola per allenatori, pietra miliare nel progresso tecnico del calcio italiano).

  17. Stefano scrive:

    Vorrei rispondere al post di Vittorio che francamente non riesco a comprendere appieno.

    Tacciare di superbia o in maniera sibiliina di incompetenza chi esprime la propria opinione relativamente a dei giovani giocatori non vedo quale apporto costruttivo possa dare ad una discussione. Evidentemente Vittorio ritiene che ogni giudizio nei confronti di un giocatore difforme dalla “lode incondizionata” possa tramutarsi in una sorta di maledizione vudu dalla quale sia impossibile riaversi. Mi pare questa una visione piuttosto limitata e senza troppo fondamento.

    Giusto sostenere e supportare i nostri giocatori, ma altrettanto corretto segnalarne i punti deboli che, inutile dirlo, in un giocatore junior, di qualsiasi nazione, spesso sono numerosi.
    Se poi si vuole pensare che i nostri Trevisan e Fabbiano (due ottimi giocatori in prospettiva, vale la pensa sottolinearlo nuovamente) valgano uno Young o un Nishikori, credo che in questo caso si pecchi di eccessivo ottimismo.

  18. remo scrive:

    Per LucaGe: Agassi è stato l’unico maschio a vincere i quattro tornei dello slam su quattro diverse superfici. Ci sono riuscite, tra le femmine, pure la moglie (di Agassi) cioè Steffi Graf (non Brooke Shields, naturalmente) e Serena Williams, oltretutto entrambe aggiudicandoseli di fila (anche se Serena non nello stesso anno solare).
    Per vittorio: sono d’accordo con te sul fatto che ci sia la tendenza a “marchiare” con troppo anticipo le potenzialità eventuali di uno o più giocatori anche se ritengo che l’articolo di Roberto prima e i commenti di altri dopo avessero solo lo scopo di inquadrare tecnicamente e non i giovani di cui sopra. Poi, Schuettler ha fatto finale agli AusOpen e Berasategui al Roland Garros. Come dire che tutto è possibile, anche se il mio augurio è che l’Italia possa trovare (anche a livello femminile) un gruppo di giocatori intercambiabili e universali (nel senso delle superfici su cui poter fare risultato) a ridosso dei primissimi. Poi, da una base del genere, raggiungere la vetta per uno di loro sarebbe forse più facile.

  19. roberto commentucci scrive:

    Volevo rispondere a Vittorio. Io spero davvero di non apparire superbo, nel compilare le schede tecniche dei giocatori, e se sono apparso così me ne dispiace. Io ho 42 anni, e seguo e studio tennis, in particolare quello italiano, dalla fine degli anni ‘70. Dopo la fine dell’era Panatta, ho visto giocare da giovanissimi praticamente tutti i nostri ragazzi promettenti, li ho osservati tutti con la trepida speranza di poter riconoscere in qualcuno di loro le stimmate del campione.
    Nel 1983, il nome nuovo del nostro tennis era un ventenne perugino, Francesco Cancellotti. Arrivava al Foro dopo aver giocato un gran torneo a Firenze, che allora ospitava un Atp,e fu fermato solo in finale dal primo pupillo di Bollettieri, Jimmy Arias. Anche a Roma Cancellotti giocò bene, battè un altro prodotto di Bradenton, il giovanissimo Aaron Krickstein, per poi impegnare severamente, per due combattuti set, il grande gaucho Josè Luis Clerc. Tutti eravamo ammirati dal perugino, dal suo fisico scultoreo, dal suo solido servizio (tra l’altro, una eccellente seconda palla) e dal suo pesante dritto anomalo. Si pensava che potesse presto entrare fra i primi 10. In pochi, ahimé, notarono che il rovescino di Cancellotti, un tenue top spin invariabilmente corto, lo costringeva ad una fatica immane per poter girare costantemente intorno alla palla, e colpire di dritto. In pochissimi videro la ruvidezza della mano, che lo portava ad un gioco fatto di puro muscolo. Cancellotti, un ottimo atleta e un ragazzo serio, arrivò al numero 21, ottenendo risultati solo sulla terra, e fece tutto ciò che poteva. Eravamo noi, poveri ingenui, che ci sbagliavamo a ritenerlo ciò che non era.
    Due anni dopo, appollaiato sugli spalti di un centrale gremito, divoravo con gli occhi la figura baldanzosa di un non ancora diciottenne Claudio Pistolesi, che onorò alla grande la wild card concessagli, lui grande promessa, campione del mondo juniores. Claudio giocò un primo set strepitoso contro Henrik Sundstrom, numero 5 del mondo (!). Teneva alla grande da fondo, accelerava con il dritto, correva come un pazzo… Fu tie break, Claudio non tremò, arrivò a set point, e lo mancò sbagliando una voleé, uscita di pochissimo…
    Tornai a casa camminando su una nuvola (nel senso letterale del termine, era passata la mezzanotte e non c’erano più autobus…): mi ripetevo fra me e me: mamma mia, questo è un fenomeno, fra un anno farà sfracelli…
    Ahimé, imparai in seguito che per emegere nel tennis è necessario possedere un bagaglio tecnico molto più completo di quello che aveva il buon Pistolesi, core de Roma.
    Potrei continuare a lungo, Vittorio: Nargiso e Canè, Simba Colombo e Claudio Panatta, Pescosolido e Caratti, Massimo Cierro e Gianluca Pozzi, Furlan e Camporese, Gaudenzi e Galimberti, Eugenio Rossi e Navarra, Borroni e De Minicis, Santopadre e Martelli, Valeri e Mordegan, Allgauer e Sciortino…e altri ancora.
    Tutti li ho visti, studiati, vivisezionati, Vittorio. Per ognuno ho trepidato di speranza, e per tutti la ragione, la fredda analisi, arrivava a deludermi, con la sua crudele sentenza: questo qui, sarà quello buono? Sarà Cané? ma no, è leggero e psicolabile… Nargiso? Si buon gioco al volo, ma gli spostamenti laterali? Il rovescio? la tenuta? Sarà Camporese? Ok, gran colpitore, ma monocorde e pessimo atleta, inesistente in difesa… e via di seguito. Per ciascuno, purtroppo, passata l’iniziale euforia, puntualmente i nodi arrivavano al pettine, e i limiti si facevano evidenti.
    E allora Vittorio, quando scrivo di qualche giovane azzurro, io mi immedesimo in chi mi legge, chemagari spera quel che speravo io da ragazzino, con la stessa ingenua intensità e passione. E non voglio illudere e deludere nessuno. Sono tifoso, ma ho una mia onestà intellettuale. Quindi, ho imparato a guardare le cose con accuratezza, prima di emettere giudizi, a ponderare bene i pro e i contro, i punti di forza e i punti di debolezza.
    Credo che il mio sia un atteggiamento molto più costruttivo e utile al nostro movimento rispetto a quanto facevano, alcuni anni fa, gli adulatori incondizionati, i lacché federali dell’era Galgani, che facevano credere a dei buoni giocatori di essere dei fenomeni, finendo per corromperne il carattere e farli rendere molto meno di quanto avrebbero potuto.
    Pertanto, non posso in coscienza scrivere che per me Trevisan diventerà più forte di Donald Young, anche se, nell’intimo, lo spero con tutte le mie forze.
    Con simpatia.

  20. Nikolik scrive:

    Come ha già fatto Stefano, anche io voglio replicare al commento di Vittorio, che apprezzo molto per i riferimenti biblico-religiosi, che, in effetti, in questo blog, finora, erano completamente mancati.
    Infatti, la superbia è un peccato capitale, esattamente come la gola, per cui si spiega così anche il riferimento ai palati raffinati e competenti.
    Solo che, più di san Kulti, ho sempre pregato san Luca, il patrono degli artisti, l’ho smpre pregato, pur vanamente, di farmi giocare come Mcenroe, ma temo che dovrebbero pregarlo anche i nostri ragazzi dell’89.
    Ahimé, Vittorio, in effetti io sono superbo e anche goloso (non so se lo sia anche Roberto, l’autore di questo bell’articolo, che non conosco personalmente, pur apprezzandone sempre le acute osservazioni tecniche), ma sai di cosa sono goloso, oltre che di ribollita?
    Di un campione di tennis. E’ dai tempi di Panatta che sono goloso di potermi finalmente sfamare di un campione che riesca, con buona costanza, ad affacciarsi, anche solo per 3-4 anni, nelle semifinali degli slam.
    E allora non posso che soffrire quando vedo uno Young rispetto ad uno dei nostri tre moschietteri sopra citati, e mi viene voglia di affermare: altro che superbia, il buon Roberto è stato anche troppo generoso.
    E quando vedo Trevisan, l’unico dei tre che ho visto personalmente giocare, uno che potrebbe sfondare, andare a Tirrenia solo perché può andarci in bicicletta da casa sua, fare il circuito under 18 a 18 anni, giocare così poco i tornei open, mi viene così tanto da urlare: ora, ragazzo, diamoci una mossa, giochiamo sul serio a tennis, facciamo qualche sacrificio e, soprattutto, facciamo un po’ di scelte difficili, facciamo qualche scelta non provinciale, coraggio.
    Ora c’è Infantino. Spero che con questi ragazzi lui sia tremendamente superbo e goloso.

  21. Stefano Grazia detto anche L'Africano scrive:

    Grandi,grandissimi Roberto C & Nikolic!!!!
    Pero’ la speranza di campione italiano che ha piu’ possibilita’ di avverarsi nel giro di 2-3 anni forse e’ la Knapp…Avere una Campionessa invece di un Campione puo’ andar bene lo stesso? Riuscira’ a placare i vostri demoni? Guardate, vi propongo un patto con Satana: Karin diventa Numero Uno ma gridera’ Allez Ka! ad ogni punto conquistatio,fosse anche un Doppio Fallo dell’avversario…Ci state?

  22. Nikolik scrive:

    Altro che, Stefano, se ci sto!
    Anzi, una campionessa la preferirei al campione.
    Infatti, preferisco, di gran lunga, il tennis femminile a quello maschile, che ormai somiglia sempre di più ad un bombardamento micidiale di botte incredibili a fondo campo.

  23. vittorio scrive:

    Cari Stefano, Roberto e Nikolik mi spiace avervi punto sul vivo ( a scanso di ulteriori equivoci il “vivo” è la comune fame di campioni di tennis che da lungo tempo si patisce in Italia) e vorrei spendere due parole per ridimensionare l’accusa, bonaria, di superbia. Premetto che vi ritengo sinceramente palati sopraffini e competenti e vi sono grato per i vostri preziosi contributi. Ed appunto come someliers dal palato sopraffino e competente avete saggiato le qualità e le caratteristiche delle nostre tre giovani promesse. Lungi dal volermi trovare in disaccordo con le vostre analisi, volevo solo invitarvi ad indugiare un poco, prima di esprime il giudizio finale, sul lavoro svolto in vigna. L’impegno è stato considerevole e tutto sommato sono stati prodotti tre buoni vini, che indubbiamente si faranno strada con le proprie qualità ma che però sta anche a noi promuovere sul mercato e sostenere col nostro tifo, affinchè Mastro Furlan possa perfezionare, anche attraverso l’esperienza di enologhi stranieri (Infantino), la tecnica e prima o poi regalare grandi soddisfazioni agli aficionados italiani. Senza trascurare però che, come diceva il mitico Mario Belardinelli, “i campioni li manda il barbetta”.

  24. roberto commentucci scrive:

    No Stefano, non ci sto. L’etica sportiva (degli atleti) e la coerenza (mia) sono valori importanti, e non si barattano con il tifo. Ma so di non rinunciare a molto. Prima di tutto perché Karin Knapp potrebbe forse entrare nelle prime 10, ma non credo proprio che possa diventare addirittura la n. 1. E poi perché, anche se lo diventasse, la sua solida educazione e cultura mitteleuropea le impedirebbero in ogni caso di gridare allez! sull’errore dell’avversaria.
    In sostanza, Stefano, tanto per non generalizzare, gli altoatesini sono più leali dei valloni: vuoi mettere a confronto la classe degli Asburgo con quei parvenu dei Baldovini del Belgio?
    Infine, nel ringraziare Vittorio per i complimenti, e nell’apprezzare la sua precisazione, volevo dire un’ultima volta la mia sulla classe ‘89.
    Non ho alcun giudizio finale su di loro, come potrei? Mica ho la palla di vetro, per dire questo sarà top 20, questo top 50, e così via… Mi sono limitato ad elencare le loro caratteristiche tecniche. L’unico giudizio di valore che ho dato è che per me Trevisan è in prospettiva il più forte dei tre, avendo un gran fisico e un gran carattere, non avendo alcuna lacuna evidente nel bagaglio tecnico e necessitando di migliorare soprattutto sull’aspetto tattico, che è quel che ci si attende da un 18enne, a meno che non si chiami Nadal.
    Ma se proprio devo sbilanciarmi, ti dico che per me almeno nei primi 100 ci entreranno tutti e 3.
    Un saluto, Vittorio.

  25. angelica scrive:

    Stefano, vorresti dire che adesso sei diventato anche amico di satana?
    Neeeh, non sono accordi che si possono fare:
    prima di tutto perche la Knapp in classifica ci sale anche senza questo aiuto.

    In ogni caso, sperando che questi ragazzi riescano presto ad ottenere grandi risultati, non mi e’ mai ben chiaro perchè, spesso, i giovani tennisti italiani fino ai 18 anni siano ancora impegnati nella categoria Under.

    La Portoghese Michelle Larcher De Brito avrà 15 anni a gennaio ed ha vinto l’Orange Bowl

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