Sua maestà è svizzera,
il viceré è spagnolo,
la “best new thing in town” è serba…
e gli americani? dove sono finiti?

 
4 Aprile 2007 Articolo di Gianluca Comuniello
Author mug

“I can’t believe it!” sono passati tre anni e sei mesi dalla sera newyorkese in cui Andy Roddick, dopo aver trasformato il matchpoint contro Juan Carlos Ferrero si metteva le mani nei capelli(nel cappello, a dire il vero) e lasciava partire questa espressione di gioia incredula. Era lo Us Open del 2003, ed è a quella data che si è fermato il conto degli Slam conquistati da tennisti americani. Tre anni e sei mesi. Occorre andare un bel po’ indietro nel tempo per trovare un ripetersi di tale “dieta” di vittorie. Precisamente al giugno 1989, quando Chang, con la vittoria al Roland Garros interrompe una striscia negativa per il tennis a stelle e strisce che durava dal settembre 1984, mese dell’ultimo successo a Flushing Meadows del padrone di casa John McEnroe (a proposito, incuriosito dalla nuova sezione “libri” mi sono andato a comprare “Essere John McEnroe” di Tim Adams… date un’occhiata anche voi ai libri recensiti). Si può obiettare che in quel periodo c’erano le vittorie di Lendl che si considerava già americano… ma non lo era.
La vittoria di Chang dette il via al dominio dei magnifici 4 (insieme al “cinese” che rimase con quel solo titolo arrivarono Courier e gli immortali Agassi e Sampras), che vinsero la bellezza di altri 26 slam dal 1990 al 2003 (ultimo Aussie Open di Agassi). Poi, a parte l’estate di grazia di Roddick, più niente. E’ un’assenza che fa rumore, visto il dominio del decennio precedente a questo. Un po’ di numeri: negli anni Novanta gli americani furono capaci con i 4 eroi (più Todd Martin) di avere 37 finalisti su 80 negli Slam, per un totale di 22 vittorie. Nella parte di questo decennio fin qui trascorsa, 13 finalisti su 58 e 6 vittorie, di cui 5 da Agassi e Sampras, cioè non proprio l’ultima generazione.
La fase di stanca, come detto da più parti, è evidente, ma il fatto eclatante è che non si vede un nuovo fenomeno in giro. Figurarsi quattro. Roddick in forma ed in convinzione è temibile in tre slam su quattro, ma non è mai il “red hot favourite”. Il resto? Blake in crisi e nessun giovane. La Spagna senza Nadal rischia comunque di fare a pezzi questi Stati Uniti anche in Coppa Davis.
Il prossimo Slam non sembra il più indicato per rompere questo digiuno (tre sole edizioni vinte da americani nelle ultime diciassette del Roland Garros, l’ultima nel 1999).
Nei tornei minori le cose non vanno meglio. Il solo titolo di Sidney (ma qui vado a memoria) nel 2007 e un solo semifinalista nei due master series appena disputati.
Tutti ormai siamo felicemente abituati a Federer e Nadal, ma vedere che fra i nomi nuovi o semi-nuovi (Djokovic, Murray, Gasquet, Berdych etc.) non ci sia un tennista born in the Usa è un dato sorprendente. Quali sono secondo voi i motivi della crisi? C’è qualcuno che potrebbe spuntare fuori a breve? Donald Young era l’uomo copertina a 15 anni, adesso è 486 e sembra non aver più la spinta mediatica e tecnica per emergere… colpa dei consigli di papà e mamma che gli fanno da coach?

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9 Commenti a “Sua maestà è svizzera,
il viceré è spagnolo,
la “best new thing in town” è serba…
e gli americani? dove sono finiti?”

  1. marino scrive:

    qualche anno e mese fa leggevo su un numero di vogue italia di un fenomeno tennistico made in usa, tale Scott Oudsema, fresco vincitore del titolo di doppio juniores (sic!) a wimbledon.
    ebbene, vi si parlava di questo giovinotto e di come una nota azienda d’abbigliamento (ralph lauren?) l’avesse messo sotto contratto per una cifra esorbitante. non solo, l’articolo era corredato da un paio di foto di Oudsema ritratto come fosse già un campione fatto.
    ora, premesso che ogni azienda ha il diritto di spendere i soldi come le pare, ma non vi sembra tutto quanto un po’ allarmante? che si (quasi) obblighi qualcuno a essere vincente?

    che gli americani siano esagerati lo sappiamo, e - ahitutti - ci siamo rassegnati. ma io trovo che in USA ormai i modelli “vincenti” nella vita siano organizzati secondo paradigmi che sicuramente il mestiere di tennista professionista non soddisfa.
    se ci fate caso, anche tra le donne, dopo le part-time williams, la più alta in classifica creda sia meilen tu (più tardi magari controllo, ma credo che sia così) intorno al numero 50.
    è inutile, per loro il tennis ha perso l’allure romantica anni 70/80, per lo più giustificata da bei tipi come mcenroe, connors, gerulaitis & soci, ed è sopravvissuta (bene) nei 90 grazie ai personaggi come agassi, sampras, chang, ecc.
    adesso il tennis non tira perché non ci sono tennisti con personalità e non ci sono tennisti con personalità perché il tennis non tira, ormai è un loop. se così non fosse, allora non avrebbero messo quel pagliacico di de villiers a capo della baracca.
    perché inventarsi dei modi per attirare più gente al tennis? perché è evidente che la gente ha bisogno di qualcosa che ormai il giocatore da solo non dà.
    per fortuna che c’è federer, di cui si parla anche in ambiti extra tennistici, così - non so come dire meglio - da garantire una specie di serietà al circuito, in cui esistono almeno dei punti fermi. e non come è capitato prima del suo avvento, quando, a chi provavi a chiedere chi fosse il numero uno nel tennis, ti guardavano con le facce di chi avesse appena visto un alieno.

    hai voglia ad aumentare i montepremi dei tornei, hai voglia a sbandierare che si guadagnano cifre che non si sanno nemmeno scrivere per quanti zeri hanno, quando di contro i modelli alternativi proposti (facili star del cinema o della tv o della canzone) mostrano che il doppio o il triplo di quei soldi te li puoi fare senza correre il rischio di avere una vescichetta all’alluce.

    vabbe’, sono le due, mi fermo qua.
    ciao

  2. Stefano Grazia scrive:

    Mi ricordo che si dicevano le stesse cose quando Connors e McEnroe tiravano gli ultimi e nessuno poteva presagire che Chang,Courier e soprattutto Agassi & Sampras avrebbero vinto tutto quello che hanno vinto…Per cui forse bisogna solo aspettare ancora un po’ e qualcuno spunterà (per adesso c’è Querrey…). Ma i tempi di 20-30 americani nei top 100 credo siano finiti per sempre: il tennis è divenuto sport globale al 100% e spunteranno sempre più campioni da remoti angoli del mondo, penso all’Asia e segnatamente alla Cina (prima che scoprano il golf…). Il problema della Crisi del Tennis Made in US era stato sviscerato già l’anno scorso dai media americani nonchè dagli addetti ai lavori e è per esempio dell’anno scorso la scelta di fare quello che bollettieri fa da anni con giocatori di tutte le razze e paesi, cioè mettere insieme tutti i migliori americani in un Academy…e sperare nell’evoluzione della specie, nella logica della emulazione, nell’insegnamento di alcuni dei migliori coaches USTA etc etc etc! L’Academy scelta è stata la Evert che è in parte posseduta anch’essa, come la Bollettieri, dall’Img. A parte tutto questo però non si deve dimenticare una cosa: dagli US potranno anche non essere più saltati fuori TENNISTI AMERICANI ma moltissimi giocatori che navigano nei top 100 sono comunque da considerarsi prodotti delle Academies Americane, soprattutto nel Tennis Femminile (Sharapova, Vaidisova, Jankovic, Golovin…e cito a braccio, perfino la Myskina si è allenata anche negli US, con Lannsdorp…) e probabilmente in futuro ve ne saranno ancora di più…Dalla Florida ma anche dalla California…Tursunov,per esempio, sarà anche russo ma è in tutto e per tutto un americano, e non solo dal punto di vista tennistico…Certo, Spagnoli e forse ancora di più i Francesi non hanno nulla da invidiare agli americani che anzi sono venuti a studiarli, ma credo non si possa negare che l’organizzazione e la qualità delle Academies Americane…Il problema è che gli Americani fanno anche loro moltissimi altri sports:a parte il basket e il football e il baseball, adesso giocano anche a soccer e soprattutto, grazie al fenomeno Woods, a golf…Probabilmente il Tennis rimane più un traguardo per le Femmine anche perchè le Tenniste sono quelle che guadagnano di più fra le campionesse sportive…

  3. Nicola scrive:

    Sn d’accordo cn Stefano: bisogna aspettare qualche anno e qualcuno spunterà!..Mai e poi mai gli USA avranno indietreo Sampras e Agassi è chiaro; dovranno “accontentarsi d semplici top 10″!..Dunque io credo che qst rappresenti un periodo d transizione durante il quale matureranno giovani promesse (cm Querrey ad esempio)!..Intanto gli Stati Uniti si consolano cn Roddick e Blake,mica cn Gianni e Pinotto?Anche Young può diventare un grande se inizia a lavorare cn un allenatore adatto,e sn sicuro che cm lui vi sn altri ragazzi sui quali puntare!..
    Cmq sarebbe interessante analizzare la situazione d Australia e Svezia che sembrano essere molto + in crisi degli USA e senza nessuna riserva di spessore!..

  4. Giovanni Di Natale scrive:

    La crisi c’è, è evidente. Ma ritengo sia soprattutto psicologica. Perchè anche Blake, che lo scorso anno ha fatto ottimi risultati, adesso che ha molti da difendere è “caduto in disgrazia”. Roddick è ormai un caso patologico, un vortice senza ritorno. Young mi piacerebbe vederlo in campo, ma al momento è lontanissimo dai suoi predecessori Gasquet, Nadal e Monfils.
    Querrey potrebbe essere la sorpresa, ma non penso abbia i numeri per diventare top5. E gli Usa dovrebbe puntare a quello. Perchè se è vero che trovare un altro Sampras o un Agassi è quasi impossibile, è altrettanto indiscutibile che gli Usa non possono non essere ai vertici del tennis.
    A proposito di Usa… Roddick ha dato la propria disponibilità a giocare in Davis contro la Spagna.

    Sempre a proposito di Usa… Pete Sampras torna a giocare, ecco l’unico modo per tornare ad avere un numero 1… anche se solo nel circuito Veterano. Ma meglio di niente, speriamo sia presente a Roma…

  5. Filippo scrive:

    Bah…l’america è grande qualcuno spunterà…forse con un po’ di ritardo, ma se penso al patrimonio tennistico che gli americani hanno lasciato…Mac,Connors,Ashe,Sampras,Agassi,Courier i Bryan nel doppio, si può anche risalire con Cramer e Budge…ricordi da brividi. Adesso come adesso c’è un periodo di magra (anche se da italiano difficilmente posso dirlo visto che hanno due top ten), ma è normale, cmq è innegabile la qualità delle loro scuole, piaccia o non piaccia da Bollettieri è uscita la creme del tennis moderno, con tutti i suoi pregi e difetti, ed è un prodotto made in USA

  6. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Arrivato in Israele…dico solo che ricordo di aver visto Scott Oudsema perdere al terzo set, lunghissimo….forse 13-11, dal nostro Fognini nel torneo junior dell’Australian Open. Di Fabio aveva certo più fisico, mi pare fosse un lungagnone…ad ogni modo io ricorod bene che l’Asics anni fa tirò fuori 500 milioni delle vecchie lire per il nostro Giorgio Galimberti…ed era un gran somma per quei tempi (e anche per oggi). Dopo di che l’Asics, di cui l’A.D. è Franco Arese se non sbaglio _ sì l’indimenticato mezzofondista _ è tornata a investire più nell’atletica e in altri sport che nel tennis (per un certo periodo sponsorizzo Furlan, mi pare Enqvist e qualche altro…). L’America tornerà su…magari grazie a qualche figlio di emigrante assai motivato a sfondare. E’ la cosa che più conta…Puoi avere tutto il talento che vuoi, ma se non lavori duro, anzi durissimo, non arrivi da nessuna parte…

  7. Luca Semprini scrive:

    sono d’accordo con chi afferma che è un momento di transizione. Nonostante questo, gli USA hanno più mezzi a livello economico per uscirne, che, per esempio, l’Italia. Lo dico perchè al momento ci vivo, e ho la possibilità di vedere in prima persona come gestiscono gli atleti qui: la selezione “naturale” è forse esasperata, ma è un lusso concesso, a mio parere, anche dai grandi numeri a livello demografico, Poi arrivano gli sponsor: se un giovane dimostra potenzialità non è la famiglia a doversi accollare le spese. E, credetemi, a livello di federazioni il denaro circola in grandi cifre. Oltre a questo, si tratta di talento puro, una qualità che non si insegna. Quanti giocatori ha la svizzera, o la serbia, nei Top 50, a parte le punte di diamante? Una solida scuola permette comunque agli USA di salvare la reputazione. Vorrei potermi lamentare perchè due dei nostri ragazzi sono nei primi 10 ma non al vertice…!

  8. Stefano Grazia scrive:

    Ubaldo, hai mancato il post Nà200, era tuo di diritto…Ti abbiamo riservato il N° 1000…
    Se l’ASICS ha dato 500 milioni di lire a Galimberti, credo che nessuno possa storcere il naso se la Nike avesse dato un milione di dollari a Donald Young che a 15 anni ha vinto un Us Open Jr (e non mi risulta che Galimberti ci sia mai andato vicino_e lo dico con tutta la simpatia per Galimberti che conosco attraverso i suoi articoli su Tennis di qualche anno fa)..Però credo che il discorso sia male impostato: esiste una scuola americana, una scuola russa , una scuola europea (francese,spagnola,svedese)? Se si, la scuola americana sta continuando a sfornare talenti: che poi non siano americani è un dettaglio secondario… Poi è vero che nel tennis è difficile andare a stabilire chi e quanto abbia contato di più nella crescita di un giocatore…Da Bollettieri hanno una lista infinita di giocatori che dicono di aver formato ma in realtà alcuni di loro sono passati di lì solo per chiedere informazioni sulla strada per Miami e Zac! li hanno subito inclusi…scherzi a parte, l’Img Academy è diventata il luogo dove i Champions si allenano, e questo è indubitabilmente vero…che Rios e Philipoussis si siano allenati l è altrettanto vero ma non sono certo prodotti di Bollettieri…L’ultimo grande campione 100% Bollettieri è Tommy Haas mentre Malisse aveva le qualità ma è riuscito a metà …ecco, non sono certo americani, ma chi li ha costruiti? La Scuola Europea o quella Americana?
    Per vedere se ci sono talenti americani all’Orizzonte bisognerebbe vedere chi sono i ragazzini che sono stati selezionati alla Evert ma credo che il DOMINIO FEDERER abbia un po’ fatto perdere la prospettiva…Roddick avrebbe sicuramente vinto un paio di slams in più per esempio e quindi avrebbe diritto di appartenere allo stesso club almeno di Courier…

  9. marcos scrive:

    confesso che la situazione tennistica americana mi preoccupa per nulla.
    i loro magnifici ricordi, infatti, sono ancora così vicini!

    mi sta bene che in testa ci sia uno svizzero, che sia secondo nadal e che djoko stia per entrare nello stesso club: sono europeo mica per niente!

    australia ed usa soffrono grandemente, confrontando il loro passato al loro presente: quando si soffre così…è un bel soffrire.

    c’è chi non vince uno slam da trentanni: come dovremmo sentirci noi?

    messe da parte considerazioni localistiche, a me sta benissimo lo svizzero, lo spagnolo, il serbo, il francese, l’italiano, il russo, l’americano e l’australiano: l’importante è che sappia divertirmi…

    …ed in questo periodo, mi diverto molto!

    ciao!

    marcos

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