Tennis: Il servizio non conta. O quasi

 
14 Agosto 2009 Articolo di redazione
Author mug

La percentuale di tiebreak per set negli Slam dal 1980 al 2008 è il punto di partenza per spiegare come Karlovic possa perdere realizzando 55 aces e Federer vincere 15 Slam con una racchetta “datata”.

Alessandro Mastroluca

“A meno che voi non siate uno di quei rari mutanti virtuosi della forza bruta, troverete che il tennis agonistico, come il biliardo professionistico, richiede una mente geometrica, l’abilità di calcolare non soltanto le vostre angolazioni ma anche le angolazioni di risposta alle vostre angolazioni. Poiché la crescita delle possibilità di risposta è quadratica, siete costretti a pensare in anticipo a un numero n di colpi, dove n è una funzione iperbolica limitata dal seno della bravura dell’avversario e dal coseno del numero di colpi scambiati fino a quel momento (approssimativamente)”.

Qualora il pensiero sul campo sia meno analitico di quello di Foster Wallace, le difficoltà di risposta aumentano. E il servizio, come fondamentale ma soprattutto come colpo con cui iniziare e impostare il gioco, diventa più importante. Ma quanto importante? Per provare a dare una risposta e fornire una prima, indicativa, valutazione del peso del servizio nella determinazione del risultato degli incontri di tennis, abbiamo analizzato la percentuale di tiebreak giocati sul totale set nei tornei dello Slam dal 1980 ad oggi (dunque considerando anche gli Open d’Australia negli ultimi anni al Kooyoong Lawn Tennis Club, quando si giocava sull’erba e il torneo ancora non era entrato a far parte del quartetto degli eventi più prestigiosi della stagione). L’indice scelto ha il vantaggio di essere semplice e di immediata lettura e di fornire un’immagine chiara, senza per questo sacrificare troppo alla profondità euristica, per spiegare l’andamento del fenomeno analizzato.

La percentuale di tiebreak giocati è stata misurata, anno per anno, sul totale dei set effettivamente giocati, dunque senza calcolare quelli interrotti per ritiro; per uniformare i dati, considerato che a Melbourne, Parigi e Wimbledon non c’è tiebreak nel quinto set, sono stati conteggiati nel novero dei “tiebreak” anche i parziali decisivi di questi tre tornei che si sono conclusi a oltranza, perché comunque indice di un ancoraggio spinto del punteggio ai turni di battuta. I dati, che sono presentati qui di seguito, confermano che negli anni la preponderanza dei turni di servizio è cresciuta, e che dunque il colpo di apertura del gioco è diventato via via più importante, ma l’andamento contenuto del progresso dimostra come il tennis, contrariamente ad altri sport, come il nuoto o le discipline motoristiche, l’evoluzione dei mezzi non è così determinante. Nei prossimi paragrafi cercheremo di spiegare perché.

                         AO      RG      Wim     UO

1980-84           18,2     10,5     18,2     12,9

1985-89           15,6     11,3     18,5     13,2

1990-94           12,5     11,7     17,9     15,1

1995-99           14,8     12,9     18,6     14,5

2000-04           15,3     13,1     20,0     16,8

2005-08           15,2     13,4     20,2     17,3

I dati dimostrano che, nei tre tornei che nel periodo considerato non hanno modificato superficie (Roland Garros, Wimbledon e Us Open), il servizio ha via via assunto un peso maggiore, senza però risultare mai davvero determinante. L’andamento differente registrato in Australia pare in larga parte dovuto al cambio di superficie: quando si giocava sull’erba, infatti, la percentuale di tiebreak risulta del tutto comparabile (anzi, identica per il primo lustro) a quella registrata nel corrispondente periodo al torneo di Wimbledon. Proviamo a questo punto a dare qualche possibile interpretazione dell’andamento registrato.

Lo sviluppo tecnologico

Una prima indicazione della rilevanza marginale del grado di modernità tecnologica della racchetta può arrivare da una semplice osservazione empirica: le vittorie e i record di Roger Federer e di Rafa Nadal sono arrivati con delle racchette datate, e questo dovrebbe già dire qualcosa. Ma passando a considerazioni più specifiche, possiamo innanzitutto segnalare come il servizio, su cui si concentra questo studio, è un colpo la cui efficacia è determinata per l’80% non dalle caratteristiche della racchetta ma dalla velocità di rotazione che il giocatore riesce ad esprimere, ovvero il cosiddetto “momento angolare”, che nel movimento del servizio è determinato dalla rotazione del tronco (massima nel punto di maggiore flessione del gomito) e dalla rotazione delle spalle, che sviluppano la forza di risposta dal terreno. Per quanto riguarda il servizio, i passaggi dai telai di legno a quelli di alluminio o fibra, l’evoluzione dalle corde in budello naturale al sintetico, per finire con i modelli dai piatti corde oversize allungati verso il cuore, non sembrano aver modificato in maniera sostanziale la velocità che si può sprigionare dal movimento. In un esperimento realizzato nel 1997 per Tennis.com, Mark Philippoussis servì con una racchetta di legno e con quella che utilizzava all’epoca nel circuito e riuscì a sprigionare due servizi di velocità del tutto comparabili.

Ma lo sviluppo delle racchette ha comportato una serie di modifiche al gioco che possono in gran parte spiegare l’andamento dei dati prima esposti e dare una versione più precisa del perché nel tennis moderno il servizio sia più rilevante che in passato. Quando si usavano le racchette di legno, o i primi modelli in alluminio, il peso dell’attrezzo si aggirava sui 450 grammi, mentre i modelli moderni pesano intorno ai 300 grammi. Come dimostrano studi effettuati sul baseball, che possono con qualche non sostanziale modifica concettuale essere applicati anche al tennis, l’alleggerimento della racchetta non costituisce un vantaggio in sé. Un racchetta più leggera può essere mossa, logicamente, ad una velocità maggiore rispetto ad un modello più pesante. Ma avere uno swing più veloce comporta un assottigliamento della soglia di rischio di errore e modifica l’effetto del colpo sulla pallina, sia in termini di velocità intrinseca che di rotazione su se stessa. Gli studi di Daniel A. Russell della Kettering University di Flint, USA, evidenziano un risultato che è in disaccordo con il senso comune. La massima velocità della palla dopo il colpo non si ha quando la velocità dello swing è elevato e la mazza leggera, e nemmeno quando l’attrezzo è pesantissimo perché la velocità del movimento si abbasserebbe drasticamente, ma c’è una finestra di rendimento dove l’aumento di peso abbassa leggermente la velocità dello swing facendo crescere la velocità della palla in uscita.

Lo swing estremo reso possibile dalle nuove racchette ha reso possibili velocità superiori ai 150 kmh nello scambio, con uno stress notevole sull’accordatura e sulle corde, che per questo hanno iniziato ad essere costruite sempre più in materiali sintetici. Ma anche chi ha continuato ad usare il budello anche tra la fine degli anni ‘90, come Kafelnikov o Pete Sampras, lo tirava anche sopra i 30 chili per aumentare la velocità sprigionabile anche a scapito del controllo (con qualche eccezione, come il nostro Davide Sanguinetti che tirava le corde poco sopra i 20 chili, scegliendo un’accordatura “vintage”, da racchetta di legno).

Il disegno delle racchette “oversize” ha richiesto agli atleti anche qualche piccolo aggiustamento nella biomeccanica dei colpi, servizio compreso. La potenza è infatti maggiore se la palla impatta più vicina al cuore piuttosto che nel baricentro del piatto corde. Il fenomeno si spiega perché, avendo la racchetta il manico saldamente bloccato dall’impugnatura, il telaio può flettersi e l’energia introdotta per la deformazione della racchetta non è restituita dalla palla. Quanto più vicino al cuore si colpisce la palla, tanto maggiore è la rigidezza effettiva del telaio e minore sarà l’energia persa nella deformazione della racchetta. Giocare con una racchetta oversize, con il fusto più corto e un ovale allungato verso il manico, creato un surplus di potenza prima indisponibile. E ha nel tempo modificato, e uniformato, lo stile di gioco.

Ancora Foster Wallace spiega che “le racchette più leggere con la testa più ampia e uno sweet spot più generoso consentono ai giocatori di colpire con più swing e mettere più topspin, e più topspin riesci a generare più forte puoi permetterti di colpire perché cresce il margine di errore”.

Stile di gioco

Nel tennis moderno è quasi sparito l’effetto liftato, utilizzato solo come colpo di difesa e reso sempre più rara una soluzione prima diffusa, il back d’attacco. Una racchetta più elastica, infatti, permette alla pallina di restare più tempo sul piatto corde e consente al giocatore di mantenere un controllo maggiore della direzione del colpo.

A questo va aggiunta la maggiore preparazione fisica dei tennisti e una standardizzazione delle caratteristiche di gioco che privilegia schemi di attacco dal fondo, come il serve and forehand. La maggiore massa muscolare consente di generare rotazioni di braccio notevolmente superiori a quelle possibili anche solo un decennio fa, fino al topspin estremo di Nadal che riesce a produrre rotazioni anche a sei mila giri al minuto. Così giocare di passante è diventato più facile, anche perché si può sfruttare meglio l’anticipo; in più l’utilizzo sempre più massiccio della presa bimane per giocare il rovescio permette di trovare angoli acuti, giocando il colpo in diagonale, impossibili da raggiungere con il rovescio a una mano.

Potremmo spiegare così perché il servizio, seppur diventato più importante nel corso degli anni, non è ancora assurto a colpo assolutamente determinante. Perché da un lato l’accresciuta potenza muscolare hanno consentito, insieme alle innovazioni nella progettazione delle racchette, velocità di servizio che in casi estremi superano i 200 kmh, ma dall’altro hanno reso più facile rispondere d’anticipo o prendere l’iniziativa anche giocando di risposta.

Un’ultima annotazione va fatta per quanto riguarda le superfici. Nonostante quanto detto prima, infatti, la terra battuta rimane la superficie meno preferita dai giocatori che basano molto sul servizio, perché sul rosso questo fondamentale rende meno che altrove, in quanto l’angolo di rimbalzo della palla è vicino ad un triangolo equilatero (dunque segue una direzione inclinata di circa 60 gradi rispetto al terreno). Il clamoroso caso di Karlovic-Hewitt al recente Roland Garros lo dimostra probabilmente meglio di qualunque considerazione statistica. Si conferma anche come il cemento sia una superficie più “equilibrata” dell’erba, che resta il territorio di caccia preferito per i “bombardieri”, perché qui l’angolo di rimbalzo è particolarmente basso. Nonostante il rallentamento della superficie, che Gianni Clerici da qualche anno definisce erba battuta, che ha portato all’estremo della finale del 2002 tra Hewitt e Nalbandian senza nemmeno un serve-and-volley in tutto il match, i livelli di dominanza del servizio nell’ultimo lustro è addirittura maggiore, seppur di poco, di quella che si registrava ai Championships negli anni di McEnroe e Borg.

Come dire, si è evoluta la forma ma la sostanza del Gioco dei Re rimasta la stessa.

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14 Commenti a “Tennis: Il servizio non conta. O quasi”

  1. correnelvento scrive:

    @Mastroluca______Complimenti. Un articolo tecnico eccellente. Suggerirei al direttore del sito di incentivarne maggiormente la pubblicazione. Sono tanti gli appassionati che, come me, amano le dissertazioni teniche sia riguardanti i materiali sia la bomeccanica dei colpi. Mi permetterei di aggiungere una notazione che forse è sfuggita all’autore: E’ vero che Philippousis ha servito con una racchetta di legno di 400 grammi alla stessa velocità di una moderna, ma è altrettanto vero che si tratta di un “omone” di 95 kg dotato verosimilmente di forza bruta. Molti tennisti (e tenniste) di corporatura normale non sarebbero in grado di fare altrettanto. Quindi i materiali nuovi hanno senza dubbio aiutato la massa dei giocatori ad innalzare la velocità media dei loro servizi. Proprio per questo, negli anni 70 erano in pochi (Tanner, Amaya…) a superare i 200 all’ora. Mi sia concessa un’ultima nota all’autore dell’ottimo articolo: Mastroluca, quando si parla di racchetta da tennis, non si dice “accordatura”… ma “incordatura”. Il primo termine è riferito agli strumenti musicali. Un grosso saluto da Giovanni.

  2. Marco scrive:

    un articolo di sport come pochi se ne vedono. anche se certe affermazioni sono opinabili e quindi materia di discussione, rimane un eccellente esempio di come dovrebbe essere scritto un articolo su internet. i link esterni sono una vera chicca…BRAVO!!!

  3. alessandro mastroluca scrive:

    @correnelvento
    Grazie per i complimenti, e per la correzione. E’ assolutamente vero che la massa muscolare di Philippoussis ha agevolato il risultato dell’esperimento, e questo conferma come più che il mezzo in sé è la velocità di rotazione del braccio che determina la velocità del servizio. Per cui la maggiore preparazione fisica di gran parte dei tennisti, il lavoro sulla massa abbinato alle nuove racchette ha reso possibili e frequenti servizi così potenti.

    @marco
    E’ chiaro che certe affermazioni siano opinabili, e con questo articolo spero proprio di poter aprire una pacata e proficua discussione.

  4. mactiz scrive:

    Ci sono affermazioni condivisibili e altre meno. Nell’articolo si dice che Sampras tirava le corde a 30 kg per avere più velocità anche a scapito del controllo. Per mia esperienza è vero esattamente il contrario più le corde sono tese e meno velocità si sprigiona e più controllo si ha.Inoltre dire che le racchette di Federer e Nadal sono datate non ha senso. Secondo me la maggior importanza del servizio dipende proprio dall’evoluzione delle racchette che offrono più potenza e più controllo di quelle di legno (provare per credere. Il test di Mark Philippoussis sarà anche vero ma l’esperienza dimostra esattamente il contrario). Insomma mi dispiace ma l’articolo mi sembra un insieme di elucrubazioni pseudoscientifiche.

  5. faldo scrive:

    infatti, come dice giustamente mactiz, è proprio l’opposto a quanto scritto nell’articolo. una tensione bassa, alla sanguinetti, garantisce una maggiore spinta grazie all’”effetto fionda” dato dalle corde poco tese, a scapito del controllo: non è un caso che l’adottino generalmente giocatori poco esplosivi ma dall’ottima mano (compensano con il braccio il problema della minore precisione dell’attrezzo). viceversa un sampras privilegia nettamente il controllo rispetto alla velocità di palla, che in questo caso viene apportata dal braccio “atomico” del tennista, assolutamente indispensabile per sopportare senza gravi traumi una simile tensione.
    lo stesso discorso vale per l’elasticità della racchetta, direttamente proporzionale alla spinta (è abbastanza intuitivo: flettendosi di più, la velocità in uscita sarà maggiore) ed inversamente proporzionale al controllo.

  6. daniele malafarina scrive:

    Articolo eccezionale con un sacco di spunti su cui riflettere. Le argomentazioni di Alessandro in tutta onestà mi sembrano logiche e coerenti e quindi in perfetta linea con un approccio scientifico anche se non molto “quantitativo” ma onestamente mi par arduo che si potesse fare di più e meglio di quanto ha fatto Mastroluca. Io personalmente son rimasto colpito da quel 17,9 di Wimbledon per il quinquennio ‘90-’94. Non me lo sarei mai aspettato e mi sa che passerò un be po’ di tempo a pensare alle possibili spiegazioni. Infine vorrei far notare a mactiz che l’esperienza personale piò essere fuorviante. Infatti è provato e assodato che maggior tensione delle corde implica minor permanenza della palla sul piatto corde (e quindi minor controllo) ma anche minore perdita di momento (inteso come massa per velocità, lineare o angolare che sia) per la palla che quindi risulta più veloce.

  7. Avec Double Cordage scrive:

    interessante ma su un paio di cose non sarei troppo sicuro

    1.) le vittorie e i record di Roger Federer e di Rafa Nadal sono arrivati con delle racchette datate

    OK la racchetta di Federer per dimensione è più piccola di quella degli altri ma quella di Nadal non credo, forse il riferimento era a Sampras e non Nadal a meno che il riferimento non sia quello che in fondo la Babolat di Nadal deriva da un vecchio stampo della Pro Kennex Destiny.

    2.) Ma anche chi ha continuato ad usare il budello anche tra la fine degli anni ‘90, come Kafelnikov o Pete Sampras, lo tirava anche sopra i 30 chili per aumentare la velocità sprigionabile anche a scapito del controllo

    Che io sappia una tensione maggiore va a discapito della potenza ma aumenta il controllo, praticamente favorisce l’imprimere di rotazione e con un maggiore top spinsi può colpire anche più forte, le racchette di Borg e Muster se non erro erano tese al massimo, mentre giocatori che utilizzano meno top spin e si affidano più a colpi piatti come McEnroe ad esempio utilizzavano tensioni molto basse, una volta ho sentito parlare di effetto fionda o materasso di un incordatura di budello poco tesa ma non sò quanto ci sia di vero.

    non vorrei dire cavolate ma mi sembra vagamente di ricordare un pezzo di Davis Foster Wallace (se non sbaglio quello su Joyce, string theory ma vado a mente e forse sbaglio) dove lui fa proprio questo errore nel suo ragionamento, non si capisce bene se si tratta di una citazione anche se DFW viene tirato in ballo, si potrebbe chiarire meglio nel caso si tratti di una citazione di DFW comunque bell’articolo con spunti interessanti come già detto.

    3.) velocità di servizio che in casi estremi superano i 200 kmh

    se parliamo di prima di servizio penso che questo sia la norma, e persino tra le ragazze c’è chi non ha troppi problemi a superare i 200 come Lisicki ad esempio, i casi estremi forse sono quelli che superano i 220 o 230 ma chi nell’ATP non riesce a superare 200 con un servizio piatto sicuramente ha una tecnica di servizio deficitaria, ma sicuramente non è detto che sia necessario servire sempre al massimo anzi sicuramente per molti giocatori la maggioranza dei servizi è basata sul “placing”, il fatto è che i mogliori servono al di sopra dei 200 anche quando privilegiano la precisione sulla velocità, senza il bisogno di tirare in ballo Roddick.

  8. wik scrive:

    I nuovi materiali e le nuove corde favoriscono chi risponde e non chi serve per via dell’effetto tavoletta che è l’allargamento della zona utile di impatto, erroneamente definito, ma ormai entrato nel lessico comune come l’allargamento dello sweetspot.
    Come potrebbe essere determinante più del passato il servizio se in proporzione è aumentata di più la possibilità controllata di risposta ?
    L’uso del servizio ha sicuramente avuto uno sviluppo dal punto di vista tattico nell’ottica dei primi due colpi susseguenti e dell’aumentata velocità di scambio, per cui di sicuro non ti puoi più permettere servizi lenti alla Barazzutti per intenderci. La cura con cui viene allenato il servizio ne è testimone.
    Determinante è non essere attaccato sul servizio, come determinante e crearsi un vantaggio immediato in maniera da poter comandare le geometrie e non subirle. In quest’ottica servire è diventato determinante, anche se il servizio di per se stesso non è determinante.
    Ed è più difficile essere obbligati a questo, e questo tatticamente oggi è imprescindibile, ieri lo era meno.

    Sfatiamo inoltre il legame fra tensione della corda e velocità di palla. Non esiste, la corda meno tensionata allunga la gittata, non la velocità d’uscita, come una corda molto tesa non aumenta nè la velocità nè il controllo. Una corda molto tesa allarga l’effetto tavoletta, aumenta la stabilità e diminuisce l’imprevidibilità di reazione della palla sulle corde. C’è chi ha bisogno di basse tensioni per poter lavorare la palla e di conseguenza controlla mantenendo il contatto più a lungo e facendola rientrare nel piatto. Sono due opzioni differenti di controllo che dipendono dal giocatore, Federer usa basse tensioni, come possiamo dire che non controlla o tira piano ?
    Il tutto ovviamente con dei range di utilizzo che non vanno sforati.

  9. Avec Double Cordage scrive:

    grazie wik, preciso come sempre, la tua spiegazione mi pare molto ragionevole, in effetti non ho mai creduto troppo in quest’ombroso effetto fionda come causa di maggiore velocità del colpo

    però una qualche connessione tra tensione dell’incordatura, dose di rotazione e velocità di uscita molto probabilmente c’è, ma è difficile da spiegare per bene probabilmente, specie in uno spontaneo commento di blog…

    sicuramente è vero che con tensioni basse la palla rimane più a lungo sul piatto corda (comparando due tipi di colpo uguali dal punto di visto tecnico) e questo probabailmente nel caso di un colpo piatto incrementa la possibilità di trasferire alla palla la velocità del braccio/testa della racchetta (ma non ne snono sicuro, mi pare quasi ragionevole però) da un altro punto di vista però rende più difficile controllare la palla quando si colpisce in top spin, e questo spiegherebbe il fatto che giocatori che colpiscono regolarmente con molto top spin di norma non usano tensioni basse mentre giocatori che colpiscono frequentemente piatto o con poco top spin, o che hanno particolare “tocco/capacità di controllo” spesso utilizzano tensioni basse.

    Come esempi delle varie “stagioni” si potrebbero proporre, McEnroe, Sampras, Federer facendo parte della categoria di giocatori con tensione più lenta, mano sensibile, utilizzo frequente di colpi più piatti vs Borg, Muster, Nadal come giocatori con tensione alta, fisicità che prevale sul tocco, top spin estremo e raro utilizzo di colpi piatti

    certo con il passare del tempo la diiferenza tra i due tipi di giocatore si è assottigliata, nel senso che ormai praticamente tutti utilizzano top spin …e il top spin di Federer non è mica da poco, in oltre facendo questi paragoni no si può certo dire che McEnroe, Sampras e Federer al loro top siano in generale meno atletici delle loro “nemesi” ma la differenza sta nei dettagli, nel senso di quanto può incidere la forma fisica sualla prestazione generale, di fatti Federer in forma non eccelsa ha fatto tre finali major l’anno scorso e appena ripresosi ha vinto lo US Open, mentre un Nadal non al top fisicamente può perdere anche nei major da giocatori di calssifica medio bassa (certo nei tornei al di fuori del grande slam capita anche a Federer, ma praticamente mai nei tornei che contano), anche se accade raramete e anzi spesso questi poi si dimostrano giocatori in stato di grazia e vanno in finale (mi vengono in mente Tsonga e Soederling)

    all’inverso facendo un ragionamento basato su di un incordatura molto tesa, si può dire che durante il colpo il piatto corda sicuramente rimane più rigido (le corde avvolgono meno la palla) e la palla rientra meno nel piatto corde e questo sicuramente facilita il controllo di un colpo molto arrotato come un dritto a presa western eseguito con top spin estremo, ma forse il fatto che le corde rimangano più “rigide” (tendenzialmente un po’ come una mazza da baseball o una parete) costringe la palla a schiacciarsi maggiormente offrendo molta superfice al piatto corde per imprimere la rotazione. Ma quest’ultima è solo una mia ipotesi spontanea e sinceramente da un punto di vista di fisica applicata non mi convince troppo anche se pensandoci meglio una palla schiacciata dovrebbe ricevere la velocità tangenziale della testa di racchetta responsabile della rotazione in un punto più vicino al centro e questo ne dovrebbe aumentare la velocità di rotazione

    è risaputo poi ormai che un colpo molto arrotato oggigiorno non è detto che sia più lento di un colpo piatto, dipende molto da chi è che lo tira ;) …perchè se uno come Nadal tira un colpo con top spin estremo ha la possibilità di tirare anche più forte orizontalmente visto che la maggiore rotazione impressa alla palla la riporterà a terra prima, quindi a meno di parlare di colpi schiacciati dal alto in basso in vicinanza della rete oggi un colpo arrotato tirato da fondo campo può essere anche più veloce/potente di un colpo piatto, come detto dipende dalla capacità di imprimere rotazione alla palla ovvero da chi è che lo tira

    un altra storia poi (anche se correlata pure questa al top spin) è la tesi secondo la quale un piatto corde più teso permetta di colpire anche in zone più distanti dallo sweetspot senza necessariamente steccare…

  10. Avec Double Cordage scrive:

    tratta da un pezzo di Peter Bodo che ho letto poco fa capita proprio giusta una foto di Kendrick per visualizzare quanto detto sopra

    http://tennisworld.typepad.com/.a/6a00d83451599e69e20120a5485d4f970c-600wi

    presumo sia una risposta

  11. wik scrive:

    Nadal tira la duralast, non la huricane tour che viene dichiarata che è solo la sponsorizzazione, a 24 kg su un piatto 100, il che è da considerarsi una bassa tensione, non ne esistono altri che toppano come lui. Scendere a tensioni sotto i 23 chili è di norma, ma non è detto al 100 %, sconsigliato per un monofilamento.
    Tieni presente ad esempio che io uso una corda più rigida della sua in monofilamento su un piatto 93 e la tiro a 25 kg, corda fra le altre cose consigliata per un uso a basse tensioni. E questo viene considerato un tensionamento medio.
    Federer tensiona variabile, in media sui 24 chili l’orizzontale e 25 la verticale ibridando due corde piuttosto elastiche su un piatto 90 (alcuni dicono sia in realtà un 88) e per essere corde elastiche sono tensioni medio basse.
    Due giocatori agli opposti come tipologia usano basse tensioni, un Sampras tensionava moltissimo, sui 32 chili se non ricordo male ed è possibile, ma con corda elastica e in piatto piccolo, con la stessa corda Mc tirava a 18 kg sempre su piatto piccolo, nulla.
    E’ difficile stabilire delle regole ADC se non quella della sensazione personale e del connubio racchetta-corda, e nessuno di questi giocatori si può dire che tiri piano o non abbia controllo

  12. Avec Double Cordage scrive:

    cavoli wik solo 24 chili Nadal non lo avrei mai detto, io cosi istintivamente pensavo avesse come minimo 30 chili su quella racchetta… su Sampras sono meno sorpreso però 32 non sono mica pochi, non sono sicuro ma mi sembra di ricordare lontanamente che Muster era vicino ai 40 chili di tensione sulla sua racchetta, che dici può essere vero o è una bufala?

    Può essere che con le nuove corde ora le tensioni sono generalmente più basse di quelle degli anni novanta? Sinceramente ad istinto visto che allora molti utlizzavavano corde in budello (se non sbaglio anche Sampras) direi quasi che adesso le tensioni sono mediamente più alte di allora ma se mi dici che il gran capo dei topponi Nadal la fa tirare a soli 24 kg ci deve essere qualcos’altro sotto

  13. wik scrive:

    Su Muster non ho ricordi.
    Su Sampras si, usava budello che é una corda elastica e sforzando la memoria anche a tensioni superiori ai 32 che ti ho indicato.
    Si le nuove corde sono le responsabili della diminuzione generale della tensione, molto piú rigide del budello, anche se giá negli anni 90 esistevano i primi poliesteri

  14. RiB scrive:

    La questione delle tensioni dipende moltissimo dalla corda che si usa, dalle dimensioni del piatto, dal pattern.

    Sampras tendeva un budello naturale a 34 su un piatto 88, che e’ quasi un’eresia. A suo tempo i sintetici non erano soddisfacenti come oggi e lui voleva avere effetto tavoletta (leggi, maggiore uniformita’ della risposta del piatto in tutti i suoi punti), e quello era l’unico modo di ottenerlo con una corda elastica su un piatto piccolo.
    Oggi Nadal usa le duralast a 24 kg, ma l’elasticita’ del poliestere (e di quel poliestere) e’ molto minore di quella del budello, quindi il paragone non sussiste tanto.

    In generale, a parita’ di piatto, pattern e corda, e non uscendo dai range di tensione comune (direi un 18-32) con i comuni armeggi, un’incordatura piu’ tesa conferisce piu’ controllo e meno potenza, viceversa una meno tesa. Questo non vuol dire affatto che un servizio a 220 non si puo’ realizzare con un’incordatura molto tesa, anzi. L’elemento limitante dela velocita’ nei colpi non e’ fisico ma e’ tecnico. Un qualunque atleta potrebbe sparare un servizio a 240 con una qualunque racchetta, ma magari la sua percentuale sarebbe il 5% e non avrebbe senso. La velocita’ di swing nei colpi, che in nessun caso si avvicina a quella massima esprimibile, insieme alla tecnica e al trasferimento del peso, determina la velocita’ del colpo, ancor piu’ che la tensione della racchetta. La decisione delle tensione riflette esigenze tecniche e spesso non e’ direttamente ricollegabile al discorso potenza controllo (prova ne e’, ad esempio, che le racchette stesse usate dai professionisti (prifilo sottile, piatto piccolo, pattern chiuso, bilanciamento al manico) forniscono di solito molta meno potenza di una racchetta da amatore).

    In generale, pero’ vale l’equazione maggiore tensione=minor potenza (tranne in alcuni casi, vedi Volandri che incorda a 13kg e il comportamento risulta opposto), per cui il paragrafo nel suo articol e’ filosoficamente scorretto.

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