Gasquet il…Mozart della racchetta
Annulla 3 matchpoints a Federer
Lo svizzero aveva perso una volta in 8 mesi
La storia di Richard

 
24 Novembre 2006 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Roger Federer l’invincibile aveva perso una sola partita (sciupando un matchpoint…) in 8 mesi. E certo non pensava che a Montecarlo un ragazzino dal cappellino rosso arrovesciato, di neppur 19 anni, gli avrebbe fatto mordere la polvere rossa del Country Club, giocando un tennis così straordinario e talentuoso da valergli d’amblais il soprannome di piccolo Mozart francese della racchetta.
Ricordo bene lo scalpore suscitato in tutta la Francia dalla copertina di Tennis Magazine dedicata a un bambino di 10 anni scarsi. Era più che promettente, Richard Gasquet, già in possesso d’un rovescio ad una mano incredibilmente fluido per quell’età, ma l’amico Jean Couvercelle _ l’editore _ non aveva esagerato?
Non si rischiava di bruciar quel ragazzino figlio di due maestri di tennis di Beziers, Francis e Maryse, che gli avevano messo la racchetta in mano a 4 anni lì, in Linguadoca dove il rugby è il re di tutti gli sport? Non gli si sarebbe messa addosso troppa pressione?
Comunque sia, da quel giorno tutti in Francia avrebbero seguito i suoi risultati con curiosità quasi ossessiva. Il piccolo Gasquet _ mai avuto un fisico statuario, il metro e 83 del Media-Guide dell’Atp appare fin troppo generoso, forse colpa d’un busto sproporzionato rispetto alle gambe _ non se ne sarebbe dato per inteso. Avrebbe vinto tutto quel che poteva, i “nazionali” under 12 e 14, per diventare n.1 del mondo under 18 con due anni di anticipo, a 16 anni. Un campione così annunciato, dunque, che quando nel 2002 _ a 15 anni e 10 mesi _ diventa a Montecarlo il più giovane tennista di sempre a qualificarsi per un Masters Series (Davydenko e Voinea k.o.) superando anche il primo turno (Squillari, 53 Atp, semifinalista al Roland Garros 2000), lo stupore c’è, ma contenuto. Il biondino dai mille tic, dal viso pieno di brufoli due mesi dopo a Parigi, suo primo Slam, trascina Albert Costa al quarto set. Lo spagnolo avrebbe poi vinto il torneo. Chiude il 2002 fra i primi 200 dell’Atp. Nessuno c’era mai riuscito prima. Neanche Michelino Chang.
L’anno scorso Richard semina in Sudamerica e raccoglie la prima semifinale sul circuito (Buenos Aires), successi su Massu, Calleri e Verbasco, sconfitte soltanto contro specialisti affermati (Coria, Gaudio, Kuerten e Moya).
Dopo, però, la vena del mini-Mozart subisce un’appannamento. In patria (“Nemo…”) i supercritici arricciano il naso. Chi dubita, chi ne parla come d’una promessa già mancata: “Grande talento e grande discontinuità. Se le cose si mettono male molla. Non ha la grinta del coetaneo Nadal, degli spagnoli in genere”.
Nel challenger del Bronx, giornata no contro il connazionale Jeanpierre. E’ sotto 3-0 al terzo e si ritira: “Giocavo troppo male, ero fuori di me”. Non invoca un infortunio (“Non ci ho pensato” ammette candido), viene multato dall’Atp.
All’US Open, primo turno, l’americano Russell: 7-5 Gasquet, 4-1 Russell, il francesino commette un errore banale. Si infuria, scaglia la racchetta dietro di sé. Dove? Addosso a un giudice di linea “che avrebbe dovuto trovarsi sulla linea del corridoio…lo so, non ho scusanti, ho fatto un gesto orribile!”. Squalifica inevitabile. Richard, vituperato dalla stampa, torna in Francia, avvilito come un cane bastonato.
A 18 anni ha già vissuto metà vita come una celebrità che non può fallire. “Quando non mette i suoi grandi colpi perde la testa _ spiega papà Francis _ il problema è che sa giocare così bene che non sopporta di giocare… meno bene. Vince un gran match, ma non accetta d’essere meno brillante nel match seguente. Nadal e Hewitt sono diversi, loro lottano comunque. Il talento lo sta fregando… ” ammette il genitore coach. Geniale o catastrofico, dunque. E poco umile (solo in campo però, chè fuori è giovanotto tranquillo e beneducato). “Deve trovare un equilibrio emotivo”.
A Montecarlo, contro Federer, ma anche contro Nadal dal quale ha perso di misura il gran duello della new generation, l’ha trovato. Tanto da far dire a Gianni Clerici, vate del tennis che lo ammira senza titubanze: “Per me c’era solo Federer, ma ora non è più solo”.

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