Williams contro Henin, il match dell’anno.
Tutti i segreti della grande sfida.
Ha vinto Justine, ma è stato un match epico.

 
8 Settembre 2007 Articolo di Giovanni Di Natale
Author mug

di LUCA CORRADINI

Gennaio 2003, Melbourne, semifinale degli Australian Open.

Venus Williams e Justine Henin scendono in campo per giocarsi l’opportunita’ di affrontare in finale Serena Williams, magra, tonica, al massimo della forma, battagliera e desiderosa piu’ che mai di completare il “Career Grand Slam”; lei che l’anno precedente aveva spazzato via il resto del circuito vincendo a Parigi, Londra e New York, sempre contro sua sorella Venus.

La “Venere Nera” del tennis veniva da turni precedenti molto semplici, risolti in due set: eravamo in piena epoca di “Sister Act”, le due sorellone dominavano il circuito (almeno negli appuntamenti che contano) e incutevano timore ogni volta che scendevano in campo.
Per arrivare in semifinale, invece, la belga aveva dovuto affrontare un “battesimo del fuoco” durissimo: negli ottavi, infatti, riusci’ a sconfiggere per la prima volta in carriera Lindsay Davenport, 9-7 al terzo set, Davenport che fino a quel momento era imbattuta negli scontri diretti (5-0).
E’ finita 7-6 6-4 per Justine Henin dopo una lunga serie di emozioni e di scambi mozzafiato. Ubaldo e Rino sapranno indubbiamente raccontare meglio del sottoscritto le fantastiche vicende dell’incontro, ma credo che quanto si e’ visto abbia superato le piu’ rosee aspettative. Le due ragazze hanno dato vita ad uno spettacolo indimenticabile, forse uno dei piu’ grandi primi set degli ultimi trent’anni, che va ben oltre a qualsiasi valutazione tecnica o tattica che si potesse azzardare nel pre-partita. Al di la’ delle simpatie che si possono provare per l’una o per l’altra, credo si debba innanzitutto tributare loro un lungo applauso, e ritenersi fortunati per aver assistito ad uno spettacolo del genere. Grazie, grazie, grazie, Venus e Justine.

Ora, pero’, dall’altra parte della rete, un’altra nemesi attendeva l’Henin, Venus, che era riuscita a battere solo in occasione della loro prima sfida, sulla lenta terra rossa di Berlino, due anni prima. Dopo quella partita, gli scontri diretti volsero decisamente a favore dell’americana, che ne infilo’ ben sei consecutivi su cemento, indoor, erba (finale di Wimbledon 2001) e terra verde americana (Amelia Island 2002, grande match terminato al tiebreak del terzo set).
Quella nuova sfida in Australia, se ci limitiamo ad osservarla nel contesto del periodo nel quale si svolse, non aggiunse nulla di nuovo alla loro rivalita’, se non un “sette” alla voce “vittorie” per Venus negli scontri diretti (doppio 6-3, per la cronaca).
Serena sconfisse successivamente sua sorella in finale (probabilmente la migliore partita giocata tra le due), conquisto’ il suo “Serena Slam” e la tirannia delle “Sisters” — mal vista da pubblico (”fans” esclusi) e addetti ai lavori — sembrava destinata a continuare.

Invece, da allora, tante cose sono cambiate: quattro anni e mezzo dopo quella sfida, Agosto 2007, U.S. Open, gli scontri diretti recitano ancora “7-1″ per la Williams. Stasera, un nuovo capitolo andra’ ad aggiungersi a questa rivalita’, non ancora sbocciata pienamente come tante altre del passato (senza tornare a Evert e Navratilova, Seles o Graf, basti pensare alle venti e piu’ partite giocate tra Hingis e Davenport, o tra Venus e la stessa Hingis), ma che ci ha regalato match talvolta, forse, scontati nel risultato, ma sempre di qualita’ elevata sul piano del gioco.

Nel frattempo, cos’e’ cambiato? Le diverse vicende tennistiche ed extra-tennistiche che hanno coinvolto Venus e Justine possono aver spostato l’ago della bilancia in favore dell’una o dell’altra?

Beh, quel 2003 si rivelo’ in seguito straordinario per la belga: riusci’ a vincere il suo primo Roland Garros proprio a spese di Serena in semifinale (la famosa partita durante la quale il pubblico francese si schiero’ apertamente con Henin) e della connazionale Clijsters in finale. Conquisto’ inoltre lo U.S. Open e ben altri sei titoli del circuito.
Fu solo l’inizio di una cavalcata strepitosa culminata quest’anno con il suo sesto titolo dello Slam, ottenuto nuovamente a Parigi, forse non esattamente un “giardino” visto il colore, ma senz’altro una superficie che la belga ha saputo dominare come poche altre tenniste del passato hanno saputo fare.
Prima di quella sfida a Melbourne, Justine aveva incamerato 5 titoli del circuito maggiore. Oggi, e’ arrivata a quota 35, ed e’ l’indiscussa numero uno del mondo.

Per quanto riguarda Venus, dal Gennaio 2003 ad oggi si possono salvare (ed e’ un bel “salvare”, non c’e’ dubbio) i due titoli in quello che e’ davvero il suo giardino di casa, Wimbledon, nel 2005 e nel 2007. Gioco’ un’altra finale a Londra, sempre quattro anni fa, nuovamente perduta per mano di Serena, finale che gioco’ in condizioni precarie a causa di uno strappo addominale che la stava infastidendo da qualche mese.
Per il resto, poco altro, anzi: sconfitte pesanti e lunghi periodi a digiuno di titoli, rimediati a causa del poco tennis giocato, delle sue varie attivita’ extra-tennistiche e della tragedia famigliare che colpi’ i Williams quando, durante una sparatoria, mori’ Yetunde Price (Settembre 2003), una delle sorelle maggiori di Venus.

I numeri, se si confrontano a quelli sopracitati della belga, parlano da soli: nel Gennaio 2003 la Williams (che pure e’ entrata nel “tennis che conta” molto prima della Henin ed e’ esplosa nel 2000 e 2001) aveva in cascina 28 titoli, mentre ora, quattro anni dopo, e’ a quota 35.

Esatto: entrambe hanno conquistato lo stesso numero di slam (sei) e lo stesso numero di tornei (trentacinque). Una sfida nella sfida, dunque.

Parlando del match di stasera, e’ indubbio che Justine, da quell’ultimo scontro diretto, sia enormemente migliorata, come ha sottolineato del resto la stessa Venus in conferenza stampa dopo il match vinto contro Jankovic: e’ piu’ forte fisicamente, e’ migliorata in tutti i colpi, specie al servizio, ma soprattutto ha incamerato un bagaglio di esperienza e solidita’ mentale che solo sei titoli dello slam possono fornire. Ne sa qualcosa Serena: ora non e’ piu’ possibile battere la belga sul piano del puro braccio di ferro e dell’intimidazione, bisogna portare sul campo tutto quello di cui si e’ capaci.
Venus, d’altra parte, ha mostrato un tennis straordinario sia a Wimbledon che nell’ultimo paio di turni a Flushing Meadows: rapidissima, pronta sul piano atletico, fiduciosa dei suoi colpi anche nei momenti di maggiore pressione psicologica.

E’ proprio l’improvviso “ritorno” ai massimi livelli dell’americana che, a mio parere, rende piuttosto indecifrabile la partita di stasera ( “cattiva giornata” di una delle due a parte, ovviamente).
I pronostici tenderebbero dalla parte dell’Henin, con le sue sicurezze, la sua nuova vittoria ai danni di Serena, il suo gioco piu’ vario, se non fosse per una Williams che, nell’arco di questi due mesi e mezzo, e’ tornata molto vicino al tennis espresso nel 2001.
Anche lei e’ reduce da una grande vittoria che non puo’ che averle iniettato rinnovata fiducia. Non essendo rimasta a lungo in campo nei primissimi turni, non credo risentira’ piu’ di tanto della dura partita dell’altro giorno, considerata anche l’importanza della posta in palio e il pubblico, indubbiamente schierato in maniera molto piu’ netta dalla parte dell’afroamericana rispetto a qualche anno fa.

Entrambe hanno fatto capire che interpreteranno la partita nella maniera piu’ aggressiva possibile, ricalcando i match che hanno giocato contro le rispettive avversarie dei quarti.

Sara’ banale dirlo, ma la differenza la fara’ il servizio: non tanto, pero’, per la maggiore velocita’ che riesce a dare Venus con questo colpo, ma piuttosto per la relativa debolezza di entrambe sulla seconda: nei momenti difficili e tesi, sia Justine che la Williams tendono a commettere molti doppi falli, quindi sara’ importante mantenere la percentuale di prime parecchio alta (la stessa Henin, con le sue “misure” limitate, riesce ad imprimere grande velocita’ alla sua prima di servizio).

Per il resto, Venus credo riesca a gestire meglio il rovescio tagliato della belga rispetto a sua sorella e, soprattutto, puo’ permettersi di rincorrere molte piu’ palle di quanto non faccia Serena.
Infine, contera’ l’atteggiamento dell’americana a rete. Con Jankovic e’ scesa 55 volte, e credo cerchera’ di fare altrettanto stasera. Per quanto riguarda l’Henin, vista la preparazione atletica e le doti di corsa della sua avversaria, credo fara’ meglio a variare il piu’ possibile il gioco, scendendo lei stessa a rete per prima anticipando l’avversaria, anche perche’ rispetto a Serena, Venus riesce a sostenere in maniera piu’ solida gli scambi prolungati.

Personalmente, se dovessi esprimere un pronostico, direi Venus in tre set, ma questi quattro anni senza sfide dirette rendono il tutto molto piu’ incerto.

Il palcoscenico, sara’ sicuramente all’altezza. Speriamo lo siano anche le due contendenti, pronte a regalarci un grande spettacolo.

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