Na Li la cinese che fa più paura
Prima nei quarti a Wimbledon
Il problema del marito-coach
Attenti a lei in Fed Cup

 
4 Febbraio 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

di ANGELO MANCUSO
(da Matchpoint di gennaio 2006)
A Pechino stanno facendo le cose in grande per le Olimpiadi del 2008: vogliono non solo vincere ma, stupire il mondo. E puntano forte anche sul tennis, in particolare su una ragazza che di nome fa Na e di cognome Li, 24 anni di Wuhan, capoluogo della provincia dell’Hubei. “E’ la più popolosa città della Cina centrale con oltre 9 milioni di abitanti”, spiega la piccola tennista (170 centimentri per una sessantina di chili). In occidente viene considerata la Chicago della Cina per le tante industrie.
E’ li che è nata Na Li (in cinese direbbero Li Na), scusate il gioco di parole. E’ lì che la piccola cinese ha cominciato a giocare a badminton, per poi scegliere definitivamente quando aveva otto anni la racchetta “crescendo nel mito di Andre Agassi”, come lei stessa racconta. “Impazzivo per lui, giocava un grande tennis e ora che si è ritirato manca molto al circuito un personaggio come lui, che è passato attraverso diverse generazioni di tennisti”.
A guardare i risultati Na Li è pure venuta su bene. E’ stata la prima (ed unica sinora) cinese a giocare un quarto di finale sull’erba di Wimbledon lo scorso anno (si arrese alla Clijsters), nel tempio del tennis mondiale. E’ stata la prima cinese a vincere un torneo del circuito maggiore: è successo a Canton nel 2004. E’ stata la prima cinese (e sempre l’unica finora) ad entrare nelle top venti del ranking Wta. Insomma una sorta di apripista, una pioniera della racchetta.
Un tempo il tennis in Cina era considerato sinonimo di capitalismo, tanto da essere messo al bando durante il regime maoista. Pu Yi, l’ultimo imperatore della Cina, venne arrestato mentre giocava a tennis: una scena immortalata da Bernardo Bertolucci in un film che gli è valso nove premi Oscar. La cose però cambiano e nel 1980 a Canton si è disputato il primo torneo organizzato in Cina: ora sono una ventina. Shanghai da due anni (e lo farà anche nel 2007) ospita il masters maschile di fine stagione e la gente impazzisce per Federer, Nadal, Roddick e soci. L’esplosione è arrivata con la storica vittoria olimpica di Atene 2004, quando due ragazze, Ting Li e Tian Tian Sun, sono state capaci di conquistare la medaglia d’oro nel doppio femminile davanti a trecento milioni di cinesi incollati alla CCTV, la televisione di stato, a guardare quello strano sport giocato con una racchetta e delle palline molto più grandi del tradizionale e popolarissimo ping pong.
Na Li è sposata con il suo allenatore, Jiang Shan, ex giocatore di tennis pure lui che ha conosciuto a Wuhan. E’ stato proprio il marito, con grande pazienza, a riportarla sui campi quando sembrava ormai persa per lo sport ad alti livelli. Passata al professionismo nel 1999, Li Na si era ritirata tre anni dopo, un abbandono non ufficiale durato oltre due stagioni a causa di problemi fisici veri o presunti. “E’ una delle nostre tenniste migliori - spiegano i responsabili della China tennis association – ma la sua mentalità la limita”.
Lo ha detto anche Tracy Austin dopo averla vista giocare e perdere contro Martina Hingis negli ottavi dei recenti Australian Open. “Non è abbastanza forte mentalmente, o cresce o non fa strada”, ha sentenziato la ex numero uno bambina. E un po’ lo ammette anche lei: “Nel primo set ho giocato bene, poi dopo aver ceduto il secondo sono franata nel terzo prendendo un 6-0, un risultato che dà sempre fastidio. Le ho lasciato troppo l’iniziativa e Martina è una giocatrice intelligente. Se non le metti pressione ti schiaccia”. Poi aggiunge: “Sono soddisfatta del mio torneo a Melbourne, ho battuto una top ten come la russa Safina e ho giocato a buon livello.
Devo però ancora lavorare molto e progredire gradino dopo gradino per poter competere e battere le più forti del circuito. Sia dal punto di vista mentale che tecnico”.
Come? La domanda se l’è posta anche la China tennis association. Ed ecco la decisione: ci penserà proprio il marito a metterla in riga. “Li Na deve cambiare, ha sempre avuto buona tecnica e poca testa. Avere un sostegno, un uomo che la conosce e la capisce come il marito l’aiuta a essere più grintosa, a non mollare”, spiegano i dirigenti della China tennis association, che hanno deciso di darle fiducia in vista di Pechino 2008. Una specie di patto olimpico… E devono crederci davvero tanto: prima di prendere questa decisione hanno interpellato studiosi, tecnici, preparatori e psicologi per sapere se il legame potrà aiutare la ragazza a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi o la ostacolerà. La risposta però non la possono dare i libri: l’avremo solo a Pechino 2008.
Un passo che segna tuttavia una svolta nello sport cinese. Basti un esempio: prima dei Giochi olimpici di Atene 2004 la nazionale di tennistavolo era stata epurata. Via le fidanzate, anche le possibili campionesse con una relazione in squadra erano state lasciate a casa. La disciplina innanzitutto: meglio rischiare di perdere talenti piuttosto che la concentrazione.
Con Na Li è stata scelta una strada diversa. “Avere accanto mio marito mi aiuta molto, è ovvio, basta saper scindere i due ruoli, marito e allenatore”, ammette.
La strada per Pechino 2008 è ancora lunga. Più vicino, molto più vicino, c’è l’appuntamento di Fed Cup che vedrà le cinesi opposte proprio all’Italia detentrice del titoli. Si giocherà sulla terra rossa a Marina di Castellaneta, in Puglia, il 21 e 22 aprile. Le nostre prossime avversarie hanno tre giocatrici tra le prime cento: oltre alla Na Li, Jie Zheng e Shuai Peng. E anche in doppio sono forti: la stessa Jie Zheng e Zi Yan occupano le prime posizioni del ranking. “Per voi non sarà facile – dice Na Li – anche se siete una squadra molto forte ed avete vinto lo scorso anno. Faremo di tutto per riuscire a battervi anche se giochiamo fuori casa”. Capitan Barazzutti e le sue ragazze sono avvisate…

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