Australian Open Day 6:
Gasquet, la ripetitività del nulla

 
24 Gennaio 2009 Articolo di Andrea Scanzi
Author mug

Virtual Tour 2009: day 8! 

Il francese dal rovescio d’oro si suicida ancora in uno Slam, avanti di due set, come contro Murray a Wimbledon. Travolgente prestazione di Verdasco. Bene lo scozzese, Nadal, Simon e Monfils, qualche patema per Tsonga e Blake. Fuori la Pennetta, e l’Italtennis è già tutta a casa prima della seconda settimana.

Chi lo conosce e lo ha visto avanti di due set su Fernando Gonzalez, ha subito avuto la certezza che Gasquet avrebbe puntualmente perso al quinto. Come contro Murray a Wimbledon.
E infatti.
L’irritante inutilità agonistica del francese, che come “picco estetico” non avrebbe eguali nell’Atp, è resa ancor più fastidiosa dalla ripetitività delle sue stazioni del calvario. Due set abbacinanti, un tie break smarrito al terzo, la sciolta al quarto e (a seconda dei casi) una resa più o meno onorevole al quinto. Sempre così.
Stavolta è stata messa in scena la variante “finale maratona”, condita pure da setpoint e matchpoint falliti. Qualcuno definirà epico il 12-10 Gonzalez, ci sarà perfino chi farà i complimenti a Gasquet per avere retto fino alla fine contro un avversario straordinario. Figurarsi: è Gasquet che rende straordinari tutti. A Flushung Meadows, ancora al quinto, era riuscito a resuscitare perfino un Tommy Haas ormai tramontante (e oggi lo si è visto una volta di più). E non è neanche credibile la tesi per la quale “almeno stavolta ha lottato”. Non è la prima volta che Gasquet lotta nel terzo (o quinto set) finale. La sua carriera non è certo povera di 6-7 al terzo (ovviamente, quando deve stringere, perde) e non mancano casi di quinti set lottati (e persi, al di là del famoso caso Wimbledon 2007). Cito, per dirne uno, il 6-8 al quinto con Youzhny (che era pure claudicante) nella Davis di due anni fa.
Questa sconfitta, di positivo, non ha niente. E’ casomai l’ulteriore conferma di come Gasquet non sia solo un giocatore da esibizione, come bene ha scritto l’ottimo Stefano Semeraro, ma più e peggio ancora uno sparring partner che rende belli tutti. Tranne se stesso.
La sconfitta di oggi, contro uno che qui ha fatto finale due anni fa e che lo sopravanza in classifica, oltre che prevedibilissima sarebbe stata “accettabile” se giunta in maniera diversa. E il capolinea era comunque segnato (agli ottavi avrebbe trovato Nadal, con cui non vince mai).
A disturbare, ancora, è quindi non il cosa ma il come. Lo sperpero nel terzo set, quando è stato prima capace di rimontare due break per poi smarrire l’ennesimo tie” forte” di una non-tattica suicida (palle corte quando non deve, serve and volley per suicidarsi, risposte con i piedi sui teloni); l’inconsistenza nel quarto set; le palle break sprecate a iosa nel quinto set (sul 7-7 e 9-9), fino alla puntuale sconfitta facendo passare l’avversario per un fenomeno pure di rovescio.
Per certi versi, Gasquet è stato più indisponente e indifendibile che con Murray a Wimbledon. Se non altro, per chi ancora la cercava, si è avuta la conferma di quanto questo ragazzo non andrà mai da nessuna parte. Magari, stavolta, lo avranno definitivamente capito tutti.
Disastro totale, signori. Ed è forse il caso di staccare la spina. Questa ripetitività del nulla, questo immorale spreco di genio sono veramente qualcosa che feriscono profondamente l’anelito alla bellezza. Essere meno pugnaci di Leconte e più choker di Mathieu non era facile: eccola, l’unica impresa - à rebours - del Ritirato Inconsapevole. Complimenti, caro Richard, perdente dal debordante incanto ma senza alcun amor proprio.

Se la parte bassa vive pressoché unicamente nell’attesa della semi Federer-Djokovic, quella alta aspetta uno scontato Murray-Nadal. Lo spagnolo ha travolto Haas, lo scozzese si è vendicato con sadismo e denti biecamente aguzzi di Jurgen Melzer, austriaco senza nerbo e (per questo amato) dagli orteghiani. Melzer aveva avuto l’ardire, prima ovviamente di scialacquare tutto da buon esteta egoriferito, di portare al quinto Murray agli ultimi Us Open: puntuale, oggi è stato devastato. Continuo a dare l’Hooligan Scozzese favorito per la vittoria finale, ma sto forse sottovalutando Nadal (e non mi spiacerebbe).
Piace poi parlare (si fa per dire) del Grande Sopravvalutato dell’Atp, Mario Ancic, che fino a un anno fa era “l’ultimo che ha battuto Federer sull’erba”. Poi fortunatamente è arrivata quella meravigliosa finale ai Champiosnhips 2008 e tutti hanno dimenticato la vittoria del croato diversamente carismatico su Federer a Wimbledon 2002.
Se c’è un giocatore noioso e inutilmente imbruttitosi, nel senso che la povertà estetica non è andata di pari passo col rimpinguarsi del palmarès, quello è Ancic: ieri era quasi un volleatore, oggi un semi-paracarro perennemente soporifero. Un Pinolo con racchetta: yeeeeeown. Stanotte è stato travolto da un altro noiosone, se non altro dichiarato, quel Gilles Simon venuto a ricordarci che l’umanità ha molte colpe, e non sono bastati Mats Wilander e Andrei Chesnokov per mondarci dei peccati pregressi.
Semplicemente straordinaria la vittoria di Fernando Verdasco, spagnolo atipico che seguo con piacere da anni e che - se il tennis durasse cinque minuti - sarebbe top 3 tutta la vita. Devastante quando vuole, umorale come nessuno, capacità imbarazzante di generare velocità (soprattutto di dritto). Ha rifilato un 6-4 6-0 6-0 a Stepanek, che sa giocare e aveva dalla sua i precedenti.
Se non trovasse adesso Murray, Verdasco potrebbe ambire al ruolo di sorpresa del torneo. L’ho scritto e lo ripeto: mi piacerebbe vederlo al Masters di Londra. Dipenderà dalla sua testa (ahia).
Facile Monfils su Almagro, quello che a Fognini aveva dato tre set con 6-0 finale. Vincono in 4 set Blake (su Andreev), fin qui sottotraccia come gli capita da un po’, e Cassius Tsonga, che ha concesso un set a Dudi Sela. Il Muhammad Ali del tennis non è al meglio e sa in cuor suo che raggiungere i quarti, prima della stesa con Murray, sarebbe già buona cosa. Contro Blake servirà però il miglior Tsonga, o un suo parente stretto.

Resta infine da parlare del match che Federico Ferrero sognava neanche troppo segretamente, Pennetta-Suarez Navarro. Non ci sarà, perché se la spagnola ha vinto facile, non così l’italiana. C’era un treno da perdere e l’Italtennis, in questo bravissima, lo ha perso. La Pennetta aveva un tabellone da Sagra del Baccello di Policiano, ma ovviamente è riuscita a vanificarlo. Già pronto anche l’alibi (”avevo mal di piedi”), che per carità conterrà buone dosi di verità, ma sa comunque di deja vu.
Nell’increscioso impeto giornaliero di iconoclastia, aggiungo che tornano alla mente le parole di Claudio Pistolesi. Il quale, a inizio anno, si esaltò per la vittoria del suo Bolelli su Simon in Hopman Cup, che per chi non la conosce è una sorta di Trofeo Birra Moretti del tennis, attendibile quanto un oroscopo di Paolo Fox.
Pistolesi intendeva usare quella vittoria come prova del Sillogismo Italico: “Se Schuettler e Robredo sono stati nei 10, allora anche Seppi può starci”. Variazione sul tema pistolesiana: “Se Simon è nei 10 e Simone lo ha battuto, allora anche lui può starci”.
Pistolesi sa bene che, come in tutte le partite che nulla contano, quello più forte prova gli schemi (tanto se perde chi se ne frega) e quello più debole fa di tutto per vincere (così potrà vantarsi). Poi, quando il gioco si farà duro, tutto tornerà nella norma.
A ulteriore prova di questo Abc sportivo, oggi Simon ha travolto Ancic, mentre Bolelli per arrivare alla domenica di uno Slam ha dovuto vincere un match di doppio. Se poi questo è disfattismo, invochiamo anche noi l’indulto.

Ecco gli ottavi della parte alta: Nadal (1)-Gonzalez (13), Monfils (12)-Simon (6), Murray (4)-Verdasco (14), Blake (9)-Tsonga (5).
Pronostici: ne ho ancora presi 8 su 8, mi bullerò con Scanagatta e Tommasi. Federico, che come noto li fa al contrario, ne ha presi 7 (ha “sbagliato” Blake).
Ecco quelli per gli ottavi maschili:

Nadal (2)–Gonzalez (13) 1
Monfils (12)–Simon (6) 2 (mah)
Murray (c’è scritto 4, va letto 1)–Verdasco (14) 1
Blake (9)–Tsonga (5) 2 (mah)
Roddick (7)–Robredo (21) 1 (mattanza)
Baghdatis (7)–Djokovic (3) 2 (mattanza reprise)
DelPotro (8)–Cilic (19) 1 (potrebbe andare per le lunghe)
Berdych (20)–Federer (2) 2 (scontatissima)

Collegamenti sponsorizzati


10 Commenti a “Australian Open Day 6:
Gasquet, la ripetitività del nulla”

  1. mario scrive:

    a nadal sta scritto 2 ma va letto 1 meritatamente…hehe nn come per murray ( almeno nn per adesso)…

  2. Anakyn scrive:

    Sì ma che palle però… cos’è, l’ondata di “povertà estetica” (liberamente sostituibile da qualunque altra accezione di cui lo Scanzi ripetutamente abusa) sta inondando solo il tennis, o dobbiamo cominciare a procurarci tutti mute da sub?
    Di Murray si criticava la pochezza di risultati sino a meno di un anno fa, e “peccato perchè sarebbe un gran giocatore”, ora invece vince e allora via, scriviamo il suo nome alla lavagna sul lato dei cattivi. Lavagna bella piena, a quanto pare.
    Più che “Il diario di Scanzi”, suggerisco un nome forse più adeguato: “Tiro al bersaglio”.

  3. Supermad scrive:

    Beh Andrea complimenti…perchè non lo fai tu l’oroscopo al posto di Fox? come indovino del tennis sei infallibile come lo era nel suo campo il John Holmes dei tempi d’oro, tanto vale a questo punto che ti cimenti con l’astrologia…by the way il mio segno è vergine, come sarà il mio 2009? Riuscirò a battere chiodo con frequenza maggiore di un formichiere?

    Su Gasquet…che scempiaggine. Fermatelo, ritirategli la racchetta per eccesso di abusi.

  4. Giovanni scrive:

    sei troppo duro con il francese dal rovescio devastante,,,,,
    Giovanni

  5. violetta scrive:

    fondamentalmente ha ragione su tutto. se fossi tifosa di gasquet avrei già il fegato a pezzi. non è tiro al bersaglio ma rabbia distillata. forse non è tutta colpa di gasquet ma anche del fato che da sempre distribuisce cervelli, tecnica e bicipiti un po’ a casaccio determinando avvenimenti che hanno dell’incredibile, del grottesco e dell’incomprensibile. di solito chi è stato privato di tutto questo non ha speranze ma chi denuncia solo lievi lacune vi pone rimedio. la mia spiegazione è che chi x migliorare deve imparare a governare la mente è più penalizzato rispetto a chi deve solo alzare dei pesi in palestra. oppure la spiegazione è che il tennis è diventato più degli altri uno sport ingiusto e irrazionale dove saper giocare bene oramai è la componente meno determinante. l’uomo cerca sempre di spiegarsi anche l’inspiegabile e quando non ci riesce o si spaventa o si arrabbia. meglio arrabbiarsi.

  6. Agostino scrive:

    Quando Scanzi parla di tennis enon sgarbeggia è quasi godibile.
    Su Gasquet: lo difendo a spada tratta per quel che è. Soddisfa al 90% la mia componente di desiderio di spettacolo ed al 10% quella di tifo.
    La perfezione del resto non esiste, o mi sto dimenticando del frigidaire che ha appena rimontato due set contro l’invasato Berdych (ah sì… Berdych si batte da solo dirà qualcuno)

  7. Francesco scrive:

    Non condivido tutto il rancore nei confronti di gasquet nè tantomeno i toni molto duri del resto dell’articolo. Tuttavia il fatto che non li condivida implica solo il fatto che io non avrei scritto queste cose, però complimenti perchè è davvero un articolo gradevole e fuori dall’ordinario

  8. Plague scrive:

    Gasquet è un monocolpo, quando scende in campo scende solo una parte del suo sgraziato corpo ossia il braccio destro intento a muoversi a sinistra.
    Il servizio di Gasquet è normale, il dritto è pure brutto, lui di per sè si muove sul campo come la delicatezza di un ippopotamo. Ciao Gasquet a mai più rivederci.

  9. valerio scrive:

    Mi piace questo cinismo in cui tutto si riduce spietatamente (e istituzionalmente) a una vittoria o una sconfitta. D’altronde però preferirei mille sconfitte già annunciate in modo così epico e direi anche tragicomico poichè tutti sanno come andrà a finire, persino Gasquet, rispetto a un terribile agonismo nadaliano, che è davvero il nulla di cui Scansi scrive. Parafrasando ciò che scrive: lo spettacolo non è vedere sul tabellone il punteggio finale o l’urlo e le lacrime di trionfo o i cmon e i vamos, lo spettacolo è il “come” si arriva a vincere a perdere, ricordando sempre che Mcenroe nel 1980 a Wimbledon ha perso quella finale memorabile, ma tutti dicevano grazie Mcenroe. Allo stesso modo la gente amerà sempre più un Zeman di un Trapattoni, oppure un Bode Miller che dà spettacolo anche quando cade e non arriva. E comunque non si rende affatto merito a Gonzalez che sembra quasi abbia giocato per sbaglio una marea di vincenti…
    Secondo me il discorso fatto per Gasquet varrebbe invece per Gulbis, che perde per la noia di vincere. E quando si è suicidato con l’onesto Andreev non era nemmeno uno spettacolo degno della sua affascinante sciaguratezza…

  10. Rumeno scrive:

    Forse Gasquet non andrà da nessuna parte, ma il vero nulla sono i commenti di Andrea Scanzi: traboccanti di astio gratuito e originali come i dialoghi dell’isola dei famosi.

Scrivi un commento