Justine Henin sogna l’erba di Wimbledon.
“Ma non so se vincero mai, ho sempre difficoltà”.
“La gente impara a conoscermi, questo mi aiuta”.

 
10 Settembre 2007 Articolo di Giovanni Di Natale
Author mug

Ecco l’intervista alla vincitrice degli Us Open JUSTINE HENIN.
(ma non dimenticate di leggere su minirassegna stampa gli art. di Clerici su federer, di Azzolini e Martucci su Henin)

Traduzione di Luca Corradini

D: Justine, riuscirai a vincere Wimbledon?
R: Beh, non mi aspettavo questa, come prima domanda.

D: E’ l’unico slam che non hai mai vinto.
R: Lo so, ma lasciatemi assaporare questo. Wimbledon è così lontano, adesso, e là ho sempre qualche problema.
No, è semplicemente — è fantastico. Questa è stata forse la vittoria più importante, per me. La qualità che ho espresso nelle ultime partite è stata straordinaria. E’ una grande sensazione anche perchè ho avuto un tabellone duro e volevo provare tante cose a me stessa — a nessun altro, solo a me stessa. E ce l’ho fatta.

D: C’è un legame tra quello che ti succede fuori dal campo e quello che invece sta avvenendo sul campo?
R: Non m’interessa trovare alcun legame. Sono semplicemente felice. Il fatto che abbia ritrovato la mia famiglia indubbiamente aiuta molto. Mi supportano alla grande. Mi sento in pace con me stessa, e questo è un sentimento importante per me, perchè odio dover litigare con la gente. Lo odio. Quindi preferisco quando le cose vanno tranquillamente, nella normalità, così come sta accadendo ora. La mia vita ora va meglio. Questo ha avuto un certo impatto nel mio tennis.
Ma sono rimasta estremamente professionale, come sempre, e non sapevo davvero cosa aspettarmi da questa stagione visto l’inizio parecchio difficile. Ho continuato a tenere duro e probabilmente sono tornata più forte, quindi è stato fantastico.

D: Visto come hai iniziato la stagione, le difficoltà che hai incontrato, la mancata partecipazione agli Australian Open; alla luce di ciò, puoi dirci l’impatto che ha questa vittoria, e in particolare il ruolo che ha Carlos Rodriguez in essa?
R: Beh, sì, posso dirvi che questo è un gran giorno per Carlos e la sottoscritta, perchè entrambi sappiamo quanto è stata dura, possiamo assicurarvi che è stata un’annata — voglio dire, è stata dura. Il supporto che mi ha dato è stato incredibile. Non giudicare mai. E’ stato sempre lì quando ce n’era bisogno, lui e la sua famiglia.
Abbiamo continuato a combattere insieme. Sapevo di averne assoluto bisogno in quel periodo difficile, e lui non hai mai smesso di sostenermi durante tutto l’anno. E’ stato anche duro con me, ma il ruolo che ha giocato è stato molto importante. Era così felice di veder tornare nella mia vita mio fratello e mia sorella. La vittoria al French Open l’ha reso davvero orgoglioso, il fatto che avessi avuto l’opportunità di dedicare quella vittoria a loro. Insomma, è stato un grande anno per entrambi. E’ per questo che oggi ho voluto raggiungerlo in tribuna.

D: Potrai non essere la tennista più alta e potente del circuito, ma durante questo torneo e anche in diversi momenti della stagione, sei sembrata quella più forte e aggressiva. In pratica, adesso vinci i tornei grazie a questo atteggiamento offensivo.
R: Sì, quando attacco anche la mia difesa ne beneficia, e l’ho fatto vedere, sono molto rapida. Lavoro inoltre con un grande preparatore atletico. Non mi faccio più male. Mi sento talmente meglio.
Mi sento forte, voglio dire, mi nutro in maniera migliore. Questo ha cambiato anche il modo di prepararmi. L’anno scorso ho modificato tante cose nella mia alimentazione, e sono questi piccoli dettagli che possono fare una grande differenza.
Ma il fatto di non essere molto alta e di poter comunque competere e di essere la miglior giocatrice al mondo, mi rende orgogliosa. Molti non credevano che avrei potuto farcela, ed è per questo che ne sono orgogliosa, perchè credo che Carlos sia stato l’unico che ogni giorno mi ripeteva “puoi farcela”, puoi diventare la n.1 al mondo.
Tanti non credevano che avrei potuto vincere lo U.S. Open visto il duro tabellone che mi attendeva, e ce l’ho fatta. Tutto questo per me è fantastico.

D: Svetlana ha affermato che il risultato non riflette il gioco espresso in campo.Tu come la vedi?
R: Beh, ho mantenuto una certa solidità. Ho giocato molto bene i punti importanti. Ho avuto la possibilità di controllare il match fin dall’inizio; non ho mai smesso di essere aggressiva e ho colto le opportunità che si sono presentate sul suo servizio. Ha commesso degli errori in momenti nei quali non avrebbe dovuto farlo. Durante l’ultimo game ero nervosa. Sentivo così vicino il traguardo della vittoria agli U.S. Open. Mi sono innervosita. Ma il modo in cui ho chiuso il match su quel match point ha mostrato quanto fortemente tenessi alla vittoria. Oggi credo di essere stata la migliore sul campo, e questo è quanto.

D: Oggi sembrava volessi metterci più aggressività, accorciando gli scambi, cercando di mettere più potenza su ogni palla,su ogni colpo. E’ così?
R: Ero molto stanca. Ieri è stata dura. Avrò dormito solo quattro, cinque ore, quindi ero davvero affaticata. Sapevo di dover essere aggressiva e spingermi verso il limite, dando molta intensità al mio gioco.
Prima del match ero un tantino spaventata, avevo paura di essere troppo stanca, di non riuscire ad esprimere sufficiente aggressività, così mi sono sforzata su ogni punto, mantenendo l’intensità alta su ogni scambio, così da non concederle troppi punti gratuiti.
Oggi non ho servito al meglio, ma sono rimasta solida nel gioco da fondo, e questo ha fatto un grande differenza.

D: Ci tenevi davvero a vincere Wimbledon. Avevi ottenuto una vittoria pesante su Serena, e poi quel match duro (si riferisce alla sconfitta contro la Bartoli, n.d.LucaCorradini). In questo torneo, vittorie pesanti su Serena, Venus, nessun calo. Puoi dirci com’è andata.
R: Sì, a Wimbledon è stata dura, sicuramente una delusione. Ma posso accettare il fatto di aver vinto contro una tennista che quel giorno ha giocato meglio. Ho commesso degli errori? Non lo so. Ero davvero stanca sotto il profilo fisico ed emotivo.
Non è facile spingersi verso i propri limiti tutto il tempo, essere sempre al meglio. A volte devi accettare il fatto che subirai dei cali. Dovrei trarne una lezione. Anche di umiltà. E’ molto importante, perchè rispetto sempre molto le mie avversarie. Quel giorno, lei ha giocato meglio.
Riuscirò a vincere Wimbledon, un giorno? Non posso dare una risposta. Ho qualche problema in più sull’erba rispetto ai campi in cemento. Sono un tipo di giocatrice che ha bisogno di trovare un certo ritmo nello scambio per giocare un buon tennis. Sull’erba non riesco a trovarlo così bene, ma continuo a pensare di potercela fare. Ora però, sto solo pensando ai miei sette Slam, che cominciano ad essere un bel numero per me, è fantastico.

D: Carlos parlava di averti incoraggiata a non erigere un muro; mostrare alla gente chi sei e che tipo di ragazza sei. Dunque, chi sei, che tipo di ragazza sei?
R: Whew, qui si entra un bel po’ nel personale (sorride).
Credo di essermi avvicinata molto di più alla gente, ora. Anche rispetto ai miei fan. Ho avvertito la differenza quando sono arrivata qui negli States. La gente si sentiva più a suo agio ad avvicinarmi. Credo di mostrarmi più aperta, più me stessa.
Posso essere una ragazza divertente. Sapete, la gente che davvero mi conosce, sa che mi piace trascorrere del tempo con chi mi sta vicino. Sono una persona normale.
Ma non sono il tipo che — mi piace condividere tante cose con le persone giuste. Credo che la gente cominci a conoscermi meglio, e per me questo ha fatto una gran differenza nella mia vita durante questi ultimi mesi.
Mi sento semplicemente in salute, felice, e sento di poter essere me stessa. Questa è una gran cosa.

D: Questo cambiamento ha un effetto sul tuo tennis?
R: Credo abbia indubbiamente aiutato, perchè mi diverto molto di più a giocare rispetto al passato. Mi sento me stessa. Sono maturata molto, e credo che si noti, sul campo.
Ieri, contro Venus, ho mostrato tante emozioni, cosa che in altre occasioni non avevate probabilmente mai visto. Ma è il mio modo di essere. Sono una persona molto intensa, e credo si abbia avuto modo di notarlo durante il torneo.

D: Hai citato la stanchezza a seguito del match di ieri. Che fardello emotivo è stato? Come hai fatto a superarlo?
R: Ero stanca perchè ho dormito poco. E’ stato solo quello. Dal punto di vista emotivo mi sentivo perfettamente, oggi. Voglio dire, la partita è stata troppo corta. Credo che per me sia stato meglio giocare oggi piuttosto che avere un giorno in più di pausa, così non ho avuto modo di pensare a tante cose, sono rimasta focalizzata sul compito che dovevo svolgere; la tensione pre-partita non è mai venuta meno. Ero solo un po’ affaticata perchè negli ultimi giorni non ho dormito granchè, cosa che non farò nemmeno stanotte, quindi…(sorride). Ma è per un motivo ben importante.

D: Per te è sempre stato più facile mostrare solidità mentale sulla terra, la tua superficie preferita. Sul cemento, prima di oggi, ti sei mai sentita così forte sul piano mentale ed emotivo?
R: Mi sono sempre sentita a mio agio sui campi in cemento. Ho vinto molti tornei, ancor più che sulla terra. Non credo di avere la stessa — a tante ragazze non piace giocare sulla terra, e credo che questa sia la differenza più grande.
Questo perchè quando poi giocano a Parigi, tante di loro non credono in loro stesse e nelle loro possibilità di vincere il torneo, mentre io sono cresciuta su quella superficie. Sento davvero una connessione con essa. Ma provo buone sensazioni sul cemento, mi piace altrettanto. Mi sento rapida, gioco in maniera più aggressiva. Mi adatto. E’ stata una buona cosa per me, quest’anno, vincere su una superficie che non fosse la terra rossa. Mi ha dato modo di provare tante cose a me stessa.

D: Puoi parlarci dell’ultimo game, di quanto fossi nervosa, specialmente quando quel sostenitore ha urlato?
R: Sì, su quel punto mi sono innervosita. Ho servito un ace. Quello davvero — sì, sentivo il traguardo così vicino. Sul momento è stata dura, ma sono riuscita a salvare delle palle break e infine ha giocare dei buoni punti fino alla fine.
In certi momenti ero spaventata dalla prospettiva di andare 5-4, ma mi son messa a giocare punto dopo punto, e mi sentivo solida, a parte la tensione del sentirsi così vicini alla vittoria, questo è certo. Ma alla fine ce l’ho fatta, ed è stato grande.

D: Serena vince in Australia. Tu hai vinto il French Open. Venus ha vinto Wimbledon. Quindi, chi di voi tre avesse vinto qui, sarebbe stata la Giocatrice dell’Anno. Hai pensato a questo, ad inizio torneo? Quanto è importante per te essere riuscita a vincere due slam quest’anno?
R: Sì, per me è stato importante. Mi sentivo in fiducia una volta arrivata a New York, perchè avevo dimostrato tante cose durante l’anno, mantenendo una certa continuità. Sapevo che Serena e Venus sarebbero state pericolose — specialmente Venus. Credo fosse l’altra grande favorita. E l’abbiamo provato con il match che abbiamo disputato ieri, perchè è stata una partita di alta qualità.
Quindi sì, questo mi ha dato una grande fiducia, come quattro anni fa: vinsi il French Open e lo U.S. Open. Ho ripetuto gli stessi riti di quattro anni fa. Dopo il torneo di Toronto, sono andata alle Cascate del Niagara. Una cosa propizia (sorride). No insomma, mi sono sempre sentita alla grande nelle ultime due settimane, e spero di mantenere la fiducia che questo torneo mi ha dato. Il fatto di avere battuto Serena, Venus, e poi l’andare a vincere come ho fatto oggi, mi deve per forza aver infuso una gran fiducia.

D: Al termine del match sei salita sugli spalti ed hai abbracciato Carlos. Chi altri hai abbracciato? Era presente qualcuno della tua famiglia?
R: No, sfortunatamente no a causa della distanza e del jetlag. Desideravo tanto che fossero tutti presenti, oggi, ma purtroppo non è stato possibile.
Carlos mi ha seguito per 11 anni. Come dicevo prima, la vittoria è stata importante per entrambi. E’ trascorso in maniera tranquilla, per noi: nessun litigio, niente (risata). E’ andato tutto così bene. La comunicazione tra noi è stata perfetta, cosa che non succede sempre. Come in qualsiasi relazione, ogni tanto ci capiamo meglio del solito, ed è stato fantastico. E’ stata una bell’avventura. Ero felice di poterlo abbracciare. Per me è stato molto importante.

D: Nell’intervista in campo hai detto che eri quattro anni più vecchia della tua ultima vittoria. Ma non sei anche più forte e in generale migliore, quattro anni dopo?
R: Rispetto a quattro anni fa sono una giocatrice migliore, questo è sicuro. Quattro anni di esperienza in più. Sono più matura. Ma i miei muscoli si sentono un tantino più anziani (sorride). Sono di avere ancora delle buone gambe. Ma no, è fantastico. Mi sento meglio ora di quando avevo ventuno anni, non c’è dubbio. Sono successe tante cose nella mia vita, e le prendo come esperienze importanti, senza avere dei rimpianti. Voglio solamente guardare avanti. Voglio godermi ogni singolo momento della mia carriera, perchè so che non durerà così a lungo. Non dico che durerà solo un altro anno o due, ma nemmeno dieci, così devo godermela appieno.

D: Qualunque sia la durata della tua carriera, quanti altri titoli credi riuscirai a vincere e quali?
R: Vorrei saper rispondere, ma è proprio questo il bello. Chi può sapere cosa accadrà nei prossimi anni?
Quando ero bambina, sognavo di vincere anche solo una prova del Grande Slam…E ne ho vinte sette. Faccio ancora fatica a crederlo. I numeri che parlano di me, mi danno una grande fiducia. E’ ancor più di un sogno.
Ho dato tutto per il tennis negli ultimi vent’anni, e continuerò a farlo nei prossimi anni. Proverò a continuare a divertirmi sul campo, vincendo più match possibili, cercando di rimanere in salute. Vedremo come andrà a finire.

D: C’è la sensazione che tu possa diventare la Roger Federer del circuito femminile.
R: Non l’ho detto. Roger è Roger. E’ unico. Ma anch’io mi sono mostrata solida. Questo è certo. Spero continueremo a crescere entrambi.

D: Ogni grande giocatore deve venire qui in America a giocare gli U.S. Open. E’ una cosa che fai unicamente perchè è uno Slam, oppure riesci anche a divertirti?
R: Stasera, amo New York. Ma certe volte, la odio (risata). No, è che New York richiede sempre tante energie. E’ probabilmente lo slam più duro da vincere, perchè è una città pazza, un grande show. Non vi ero abituata. Non fa parte della mia personalità. Ma quest’anno ho cominciato ad apprezzarne ogni momento. C’è stata una grande atmosfera. Per me, è stato un gran souvenir.

D: L’atmosfera ti rende allegra? Voglio dire, il Campo Centrale di Wimbledon è un’altra cosa.
R: Sì, è diverso. E’ una buona cosa. Quattro diversi Grandi Slam giocati con in quattro atmosfere diverse. Amo tutti e quattro. Questo non è probabilmente il mio preferito, ma oggi lo adoro un tantino di più di quanto non facessi l’anno scorso negli stessi momenti.

D: Considerando i traguardi raggiunti quest’anno, i successi ottenuti, cos’hai provato a sentire il tuo nome pronunciato male sul campo, oggi?
R: Non mi interessa. Mi è sempre successo. Devo accettarlo. Non ero — va bene così. Ci ho fatto caso, ma va bene così.

D: Ti ha fatto capire quanta strada hai fatto negli ultimi mesi?
R: Sì, forse. Ma non ho pensato a quello in quei momenti. Volevi solo godermi ogni singolo momento. E’ stato un piccolo errore, ma non ha cambiato in alcun modo la gioia che ho provato questa sera.

Collegamenti sponsorizzati


6 Commenti a “Justine Henin sogna l’erba di Wimbledon.
“Ma non so se vincero mai, ho sempre difficoltà”.
“La gente impara a conoscermi, questo mi aiuta”.”

  1. Stefano Grazia scrive:

    Dal bellissimo articolo di Vincenzo Martucci sulla Gazzetta dello Sport e riportato in RaSSEGNA Stampa nel Blog:

    Soprattutto, come dice la mitica Billie Jean King: “La sua vittoria più bella è nei bambini che prendono in mano la prima racchetta e vogliono diventare come Justine, una campionessa senza muscoli e centimetri, ma fantasia e tennis”

  2. Antonio Gaito scrive:

    Complimenti per l’intervista tradotta, l’ho riportata anche su Pianeta Tennis citando la fonte.

  3. gianna rafterova scrive:

    Non si puo’ che essere d’accordo con Rino Tommasi quando dice che Justine è attualmente “l’essere umano che gioca meglio a tennis”, includendo anche e perfino Roger!
    Pero’ non riesco a farmela diventare simpatica!

  4. Luca Corradini scrive:

    Colgo l’occasione per ringraziare chi ha avuto la pazienza e la bonta’ di leggere le traduzioni :)

    Mi scuso per eventuali errori di battitura e se alcuni periodi non scorrono via in maniera molto liscia, ma ho preferito mantenere l’impostazione “parlata”, propria delle trascrizioni, altrimenti correvo il rischio di rielaborare eccessivamente le frasi, allontanandomi dallo spirito “colloquiale” e in “tempo reale” del contesto nel quale si svolgevano le interviste.

    Detto cio’, adesso bisogna cercare di superare la solita “tristezza post-slam”, patologia che assale noi assatanati di tennis ogni volta che un torneo come questo finisce.

  5. Marco scrive:

    E’ proprio vero, esiste una “tristezza post-slam”!!!
    Coma affrontarla?
    Dopo un torneo del genere le competizioni minori(es Bucarest) non fanno che aumentare questa sensazione di vuoto!
    L’unico modo per alleviarla è quello di parlare di tennis con altri “malati” di questo sport e quale sistema migliore è scrivere e chiacchierare con gli amici di questo blog?
    Tutto questo nell’attesa che arrivino i primi tornei indoor della stagione autunnale dove si potranno nuovamente ammirare i campioni della racchetta!

  6. Enzo Cherici scrive:

    Parole santissime Marco ;-)

Scrivi un commento