Rezai che maleducata a Miami
La tennista che viaggia in roulotte
E il solito padre-allenatore…

 
22 Marzo 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

di ANGELO MANCUSO

Trentadue secondi, dico trentadue: tanto è durata la conferenza stampa di Aravane Rezai, venti anni di St.Etienne ma musulmana di origini iraniane. Oscar della velocità e della maleducazione. Sconfitta al primo turno di Miami dalla russa Ekaterina Bychkova, la Rezai non si è presentata in sala stampa. Richiamata, anzi minacciata di sanzioni, dalla Wta ha accettato di parlare con i giornalisti francesi presenti a Key Biscayne. “Non ho niente da dire, non voglio parlare, è tutto. Fate come vi pare, non mi interessa”. Passo e chiudo. Aravane, all’epoca numero 142 del ranking (attualmente è 54), era stata la sorpresa dell’ultimo Roland Garros. Partita dalle qualificazioni arrivò sino al terzo turno arrendendosi alla ceca Vaidisova. La sua storia finì sui giornali: gira per i tornei in roulotte accompagnata dal padre Arsalan. “Non abbiamo grandi mezzi - raccontava all’epoca la Rezai - viaggiamo per l’Europa in roulotte, così risparmiamo i soldi dell’albergo”. Ad inizio 2006 papà Arsalan, fino a un paio di anni fa riparava auto, aveva dovuto far ricorso ad un prestito in banca di ottomila euro per consentire alla figlia di volare prima a Dubai e poi in Australia. Peccato che lo stesso Arsalan non sia un tipo tranquillo, tutt’altro. Sempre al Roland Garros lo scorso anno fu protagonista di un match di pugilato con il clan delle russe Chakvetadze e Vesnina. La Rezai aveva prenotato un campo alle 9.30 per allenarsi, ma era stata bloccata dalla pioggia. Aveva cominciato in ritardo, ne era nata una discussione con le due russe che si erano presentate per giocare sullo stesso campo alle 10 e giù botte. Aravan sta decisamente esagerando. Nell’ottobre del 2006 è stato condannato a pagare una multa di 500 euro per aver minacciato il padre di una giocatrice, avversaria della figlia nella finale dei campionati juniores di Francia del 2004. E non era la prima volta che era stato accusato di intimidire le rivali della figlia. L’ultima in ordine di tempo l’ha combinata nel febbraio scorso, quando ha avuto una violenta discussione (con relative offese) al centro nazionale di addestramento del Roland Garros con il capitano non giocatore della nazionale francese di Fed Cup, Georges Goven. Secondo Aravan la Federazione non sosterebbe come dovrebbe la figlia. Risultato: per due anni la Rezai non potrà entrare nell’impianto del Roland Garros, eccezion fatta per le due settimane in cui si disputa il torneo: questa la sanzione che la Federazione stessa ha inflitto alla giocatrice. In più Aravan non potrà assistere allo Slam parigino e a tutti i tornei in programma in Francia: dievieto d’ingresso come persona sgradita. Di genitori un po’ sopra le righe il circuito femminile ne ha già conosciuti diversi: per restare solo ai più noti si va dal padre della franco-canadese Mary Pierce a quello della serba Jelena Dokic, passando dall’esuberante Richard Williams per arrivare all’antipatico Yuri Sharapov. Quando si mettono in testa di fare gli allenatori oltre che i genitori, l’esperienza insegna, spesso sono guai… Voi che ne pensate? Attendiamo pareri.

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14 Commenti a “Rezai che maleducata a Miami
La tennista che viaggia in roulotte
E il solito padre-allenatore…”

  1. stefano grazia scrive:

    Ma questo é quasi un post da Genitori e Figli… non so, mi sento chiamato in causa. E confesso che pur ovviamente condannando i Genitori alla Dokic, ci vado coi piedi di piombo prima di condannare un Genitore…mi piacerebbe esser stato presente ai fatti, aver sentito di persona la discussione,
    Certo, ci sono in giro persone poco raccomandabili, persone che sfruttano il talento dei figli mollando il lavoro e investendo sul futuro incerto caricando gli innocenti di un peso immane di responsabilitá e pressioni…E blah, blah, blah…Quante volte ne abbiamo parlato e spesso anche un po’ pontificato…Yuri Sharapov sará anche antipatico, ma la Figlia lo adora e sia Lansdorp che Spadea, l’uno in una intervista l’altro nel suo libro, ne parlano per esempio bene… Jim Pierce lo vedo sempre da Bollettieri , sembra sia tornato in buoni rapporti con la figlia…Peter Graf i problemi li ha avuti con la moglie e con le tasse, non certo con la Steffi…E Mike Agassi, bé, probabilmente Andre non lo perdonerá mai abbastanza da averlo reso miliardario e un icona sportiva fra le piochissime ad essere conosciute in tutti gli angoli del globo (chi oltre a lui? Michael Jordan, Tiger Woods…forse Schumaker, poi basta)
    Il mestiere del Genitore é il piú difficile al mondo e ve n’é uno solo ancora piú difficile, quello del genitore di un figlio tennista… Con ció nessuna scusante, anzi…Solo che ogni tanto mi sembra di poter riuscire a capire certi meccanismi che fanno scattare la molla ad un comportamento per altri versi criticabile…Il Genitore che cerca di intimidire gli avversari va condannato e punito, il Genitore che imbroglia, frega (se non addirittura avvelena gli avversari…é successo anche questo) va condannato e punito, ma il Genitore che cerca di proteggere la figlia da quello che magari a torto ma in buona fede ritiene essere un sopruso ai suoi danni, magari commesso da piccoli uomini che abusano dei loro piccoli poteri, bé, quello a volte mi sento di comprenderlo, se non di giustificarlo, di capirlo…
    Per questo dico, di ogni storia, bisognerebbe davvero sentire le diverse versioni…
    Condanno invece la maleducazione in sala stampa…Ma qualche volta anche Agassi l’ha disertata…In fondo sono ragazzini. Vanno criticati quando sbagliano ma anche capiti e non crocefissi.

  2. stefano grazia scrive:

    Poi c’é questa sorta di disprezzo verso la categoria con frasi tipo “il solito padre-allenatore”…certo, ve ne sono alcuni da esecrare, ma ve ne sono tanti, da esecrare, anche fra gli allenatori che non sono padri.O no?

  3. vincenzo torzillo scrive:

    i genitori non devono rompere….e stare a casa!!!

  4. francesco scrive:

    per l’ennesima volta sono pienamente d’acccordo con stefano;è ovvio che si condannino i comportamenti maleducati ed arroganti dei singoli ,ma non dobbiamo dimenticare che in questo sport senza la presenza ed i sacrifici dei genitori non si va da nessuna parte e non vi sono possibilità di emergere.Consiglio a chi non l’abbia fatto di leggere il bellissimo articolo :http://www.nytimes.com/2007/03/04/sports/playmagazine/04play-talent.html
    suggerito da Angelica ed efficacemente sintetizzato da stefano nel blog genitori figli

  5. anto scrive:

    Io sinceramente queste cose non riesco a capirle. Se mio figlio fosse un professionista e dopo una sconfitta un giornalista tipo alla Scanagatta gli chiedesse lumi e lui si rifiutasse di rispondere, lo prenderei a calci nel sedere. La maleducazione è una cosa che non sopporto, sei un professionista e fai il tuo lavoro, bene, ma che accidenti ti viene in tasca a fare il maleducato e a non rispondere alla stampa. Se io fossi nei giornalisti francesi, una così, la ignorerei sempre. A proposito Ubaldo, nella tua lunga carriera ti è mai capitato di avere screzi con giocatori e con il suo entourage. Ciao grazie

  6. Stefano Grazia scrive:

    Non conosco Vincenzo se non attraverso il suo integralismo compiaciuto teso a negare anche contro l’evidenza ogni sia pur minimo riconoscimento a Rafa nel blog su Nadal… Ma se uno dice che Nadal è un brocco, e poi dice che i genitori non devono rompere ma stare a casa, è evidente che se tanto mi dà tanto, per la proprietà transitiva… bè,lascio a voi le conclusioni

  7. Giovanni Di Natale scrive:

    … anche gli zii devono stare a casa… così magari battere Nadal è più facile…

  8. Stefano Grazia scrive:

    Grande Giovanni!
    Anto: d’accordo. Però non generalizziamo. Comunque le Interviste Obbligate laslaciano il tempo che trovano…se uno/a non vuole parlare, chissenefrega, il pubblico trarrà le sue conclusioni…Roddick si è dimostrato un grande, la Razai no, però anche i giornalisti non devono fare i permalosi e gli offesi con la solita solfa del diritto a sapere…Non vuoi parlare? Va bene, non incazzarti poi se scrivo quello che penso del tuo comportamento infantile o maleducato…Ma non la farei così lunga,dai…

  9. marcos scrive:

    quando questo padre mena qualcuno, oltre a non essere bene educato, è pure un delinquente.
    sulla conferenza stampa non mi scandalizzo: pur essendo un’indiretta forma di mancanza di rispetto per il lavoro dei giornalisti (a cui va tutto il mio conforto in queste occasioni), comprendo lo spirito nel quale ci si trova dopo una cocente sconfitta…bisogna ricordarsi che prima di diventare professionisti a tutto tondo (accettare le sconfitte con serietà), non nascendo alcuni di questi protagonisti nell’amniotico decubertiano, qualche anno deve passare. quando si impara a perdere con dignità, allora si può a ragione esser ritenuti professionisti.
    mi direte: ma questi i soldi li prendono come i professionisti!
    sì, ma, nella maggiorparte dei casi, è stato loro insegnato, ahimè, che l’unico scopo nella vita è sconfiggere l’avversario; che bisogna morire sul campo, piuttosto che perdere…è difficile spiegare loro che, ad un tratto, bisogna che inizino a sentire nel cuoricino loro quel pò di spirito sportivo.

    il grande sportivo, infatti, è colui che sa perdere con dignità, complimentandosi con l’avversario, se l’ha battuto lealmente, e spiegando le ragioni della sua sconfitta o nello spogliatoio, se è un amatore, o in conferenza stampa, se è un professionista.

    perdono lei per le maleducate (non è stata educata!) risposte ai giornalisti; non perdono il padre quando minaccia e mena.

  10. Vieri Peroncini scrive:

    Pare anche a me che almeno in parte l’argomento riguardi il rapporto genitori-figli-tennis, ed è senza dubbio discorso che parte da lontano e si fa denso di risvolti, diramazioni, cause e conseguenze. L’arrogante maleducazione della Rezai stessa, possibile indole individuale a parte, può essere presa ad esempio di atteggiamento che verosimilmente affonda le sue radici in pessime abitudini educazionali, genitoriali e sportive. Pessime abitudini che assai difficilmente fondano buoni giocatori. Pur affacciandomi solo da qualche mese alla finestra dell’agonismo, dal mio angolino d’Italia tennistica, cioè il confinario Friuli-Venezia Giulia, e solo in qualità di chaperon del miglior tennista della mia famiglia, non riesco a meravigliarmi di un tanto., il dato che emerge prepotentemente è uno solo, ossia la presunzione. Nel tennis “Under” locale, ci si deve giocoforza dibattere tra genitori convinti assertori del fatto che il proprio figlio “non sbaglia mai”, altri che non rispondono più (a 12 anni) alle convocazioni delle Rappresentative Provinciali e Regionali perché a loro dire non trovano avversari al loro livello, altri ancora che contrattano il passaggio del loro campione ad altro club come se questi avesse un curriculum di sole vittorie alle spalle mentre il povero piccino non è riuscito a vincere un singolo torneo in tutta la stagione. Per contraltare, la stragrande maggioranza di questi presunti campioncini si sciolgono come neve al sole al semplice trovarsi sotto di qualche game contro avversari meno titolati (???) ma noncuranti di trovarsi di fronte a cotante promesse, e allora sono pianti e lanci di racchetta. Infine, vi sono altri deliranti genitori che all’atto di una sconfitta non preventivata (e quando mai, se sono imbattibili e non sbagliano mai?) mostrano i pugni al piccolo sibilando tra i denti “Hai perso? Vedrai cosa ti succede a casa!”.
    E cosa potrà mai succedere? Per una sconfitta in un torneo Under 10? Vengono i brividi a pensarci, almeno a me.
    Ah, dimenticavo: non trascuriamo il fatto che i nostri campioncini hanno moltissimi problemi di natura oculistica, vedendo sempre in campo i propri colpi e spessissimo fuori quelli degli avversari. Balza agli occhi questa discrepanza percettiva (Miopia? Presbiopia? Delirio di onnipotenza? Slealtà simplex?), ma certo non è cosa che faccia bene. Non nel senso decoubertiniano dell’intendere lo sport, ma per altri due motivi. Uno psicologico, in quanto l’abitudine a prendere scorciatoie non può aiutare nei momenti di difficoltà (vedi lo sciogliersi come neve al sole, sopra) e non serve contro avversari altrettanto agguerriti, preparati e determinati a non farsi prendere per il naso. Uno squisitamente tecnico, ossia che il considerare sempre con infinita tolleranza i propri colpi e soprattutto ai propri errori non è stimolo al miglioramento dei colpi di base e non aiuta, come si dice, a dare una dimensione al campo.
    Non posso essere certo che malvezzi simili siano alla base della maleducazione della Rezai, Carneade di turno: ho invece la certezza, anche senza riprova, che in questo modo si piantano solidamente solo semi di future, cocenti delusioni e bruschi risvegli.

  11. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Screzi con i giocatori, Anto? beh, diciamo che non ho mai sopportato nemmeno io la mancanza di professionalità di chi rifiuta di presenzaire ad una conferenza stampa quando ha perso. Ovviamente bisogna essere più condiscendenti con i giocatori/trici giovani. O anche con quelli che provengono da situazioni educative più difficili. Anche Agassi all’inizio della carriera era di una strafottenza insopportabile. C’erano giornalisti con minor personalità, o esperienza, che si lasciavano maltrattare…finchè lui, da persona intelligente, ha imparato a riconoscere quelli con cui non si poteva permettere di essere arrogante o maleducato (magari anche con un minimo di calcolo opportunistico: ricordo a Palermo in occasione della Davis d’una dozzina di anni fa, notai come verso i Boss della stampa americana, Bud Collins, Sally Jenkins di Sports Illustrated, si rivolgesse quasi con deferenza quando fino a un anno prima si comportava invece da gran cafone. Poi, piano piano anche l’Agassi che si faceva contorniare da un nugolo di guardie del corpo _ in stile…Las Vegas _è cambiato, ha capito, è maturato, si è comportato da persona normale.
    Quasi sempre i giocatori hanno cattivi rapporti con i giornalisti del proprio Paese: magari perchè hanno malsopportato certe critiche all’inizio di carriera (quando inevitabilmente hanno cominciato con…il perdere), magari perchè effettivamente i giornalisti scavano di più quando devono scrivere sui campioni di casa e ogni tanto scoprono degli altarini (se sono bravi) o danno credito a maldicenze (se sono scarsi). Così Borg parlava con tutti ma non con i giornalisti svedesi, così Noah proibì ai giocatori francesi di parlare con la stampa francese alla vigilia di una coppa Davis e soprattutto impedì ai giocatori (che poi batterono gli Usa a Lione nella finale di Davis) di leggere i giornali. Così Becker e soprattutto Stich hanno avuto rapporti fortemente conflittuali con i media tedeschi, mentre magari Boris era gentilissimo con me e con i colleghi non suoi connazionali. Idem Kafelnikov con i russi quando presero a criticarlo…Riguardo ai genitori sono convinto che ce ne siano stati di pessimi, altro che, ma penso anche che un genitore normale _ e per normale intendo uno molto equilibrato senza una passione smodata per uno sport _ difficilmente sarà il padre di un figlio campione. A meno che il figlio sia cresciuto a due passi da un campo di tennis, di un circolo, e abbia passato lì tutta la sua infanzia, anzichè giocare ai cowboy (quello succedeva ai miei tempi), alla playstation (oggi…)
    E qui si torna sul tema genitori-figli e scuola, tanto caro ai lettori di questo bloge a Stefano Grazia in particolare che ne è diventato il coordinatore principe (dopo che io avevo gettato il primo sasso nello stagno…).
    Detto che sono pienamente d’accordo con lui che fare il genitore sia un mestiere diabolicamente difficile, e che comunque lo fai sbagli quando tuo figlio vorrebbe giocare a tennis più di ogni altra cosa e tua moglie invece pensa che è pura pazzia fargli trascurare gli studi…e tu ti accorgi che la via di mezzo funziona poco e male e soltanto fino ad un certo punto e ad una certa età…beh passo ad altro.
    Sui miei screzi con i giocatori, altri che se ne ho avuti, in tutti questi anni e con il mio carattere che…non le manda mai a dire dietro le spalle. Una volta proverò a farvene un elenco…ma se volete i primi nomi di italiani che mi vengono a mente…beh, Panatta, Barazzutti, Schiavone, Pistolesi…prima o poi vi racconterò.

  12. stefano grazia scrive:

    Ubaldo, tu rimani il Chairman: io sono solo onorato di essere il tuo “deputy”, il vice, l’umile segretario…
    Prima di tutto faró un riassunto degli argomenti attinenti e lo invieró a Genitori & Figli, e molto piú importante: vorrei invitare Vieri Peroncini a scrivere anche lui qualcosa perché ho letto due suoi interventi, questo e quello sul Pari Montepremi per le Donne, che mi hanno talmente ben impressionato (e reso positivamente invidioso delle sue capacitá stlistiche) da far si che non saró contento finché la sua firma non si aggiungerá al “nostro” sub-blog!!!
    Con Marcos, certo: ma che ne sai, magari ha menato chi gli aveva insidiato la figlia…E poi, non mi pare abbia menato nessuno, si parla “solo” di offese… Io ci andrei piano prima di giudicare tout court: il temperamento focoso é una cosa,e magari ha torto marcio e saró il primo-dopo averlo conosciuto di persona-a dire che é un grandissimo coglione, ma fino ad allora, prima di condannarlo definitivamente solo per i giudizi filtrati da altri,vorrei conoscere anche quello con cui avrebbe litigato…Dimmi con chi ti litighi, o chi ti sta sul gozzo, e ti diró chi sei…Magari a volte é anche motivo di vanto l’aver mandato a quel paese qualcuno… Invece l’aver cercato d’intimidire gli avversari della figlia, questo no: se é vero, mi sembra molto piú grave …

  13. vincenzo torzillo scrive:

    UBà raccontaci………..

  14. stefano grazia scrive:

    D’ACCORDO -PER UNA VOLTA- CON VINCENZO: il bello del blog é anche avere la possibilitá di sapere in prima persona i chiaroscuri di quel Barnum che é il Tour…Non per gusto del pettegolezzo, ma per farsi un idea dei protagonisti, del loro carattere, dei loro processi mentali…

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