Marat Safin, “postumo in vita”
L’ultimo acuto è vecchio di tre anni.
Da allora (quasi) solo delusioni.

 
29 Marzo 2008 Articolo di Andrea Scanzi
Author mug

Virtual Tour: day 4!

Le ultime (desolanti) prestazioni del giocatore russo toglierebbero speranza anche al più accanito dei fans. E se il fantastico Australian Open del 2005 fosse stato il suo canto del cigno? La speranza è che abbia ancora un colpo in canna.

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Marat Safin

Foto di Monique Filippella

Se l’appassionato di tennis dovesse scegliere il match più bello degli ultimi cinque anni, inserirebbe certo tra i candidati più papabili la storica semifinale tra Marat Safin e Roger Federer agli Australian Open del 2005. Quel giorno accaddero tre cose: il russo ebbe il suo indimenticabile lasciapassare per il suo secondo e ultimo Slam (in confronto la finale con Hewitt parve una formalità); il tennis toccò vette estetiche non comuni; e Marat Safin cessò di essere Marat Safin.
Sulle due prime affermazioni c’è poco da dissertare. Sulla terza, qualcuno ancora oggi non è d’accordo. Personalmente, fin da quel giorno, ebbi la sensazione che con quello straordinario incontro Safin si congedasse da sé, o per meglio dire dal suo “sé” più ispirato.
A Melbourne, tre anni fa, Safin mise in scena il suo canto del cigno. Dopo quel torneo è divenuto postumo in vita, per dirla con Gianni Clerici. I pedanti – e il tennis ne è pieno – a questo punto potrebbero ricordare altri occasionali semi-exploit firmati Safin. La finale ad Halle 2005, e più ancora le vittorie in doppio e poi in singolare con Acasuso nell’atto conclusivo della Davis 2006 (arrivate, giova ricordarlo, nel carpet di casa e dopo la mattanza all’esordio con David Nalbandian). Quel Safin era però già sfuocato, deteriore, un po’ come gli U2 di Zooropa e (peggio) All that you can’t leave behind: tutti dischi stravenduti e (un po’ meno) stracelebrati, ma già postumi e pleonastici. Niente a che vedere con i fuochi indimenticabili di The Joshua Tree, Achtung Baby.
Di sicuro non lo ha aiutato l’infortunio al ginocchio occorsogli a metà 2005, superato il quale non ha mai più convinto appieno, al di là delle sempiterne speranze safiniane, pronte ad accendersi anche solo per un tiebreak – perso – con Federer, ad esempio un anno fa a Wimbledon, e instancabili nel reiterare la novellina logora per la quale “l’unico che può battere lo svizzero è Safin”: forse tale assioma valeva nel pleistocene safiniano, non certo negli ultimi tre anni.
Non ci sarebbe nulla di male ad evaporare anzitempo, anzi l’idea che una carriera finisca con un acuto indimenticabile sa di perfezione, ma il problema di Marat Safin è che non sembra conoscere la differenza (sottile) tra maledettismo e patetismo. Un conto è dissipare il talento, vivere di alti e bassi, alternare acuti e stecche, dare comunque la sensazione che prima o poi qualcosa potrebbe accadere. Ben altra cosa è il lungo presente di Safin, questo stanco trascinarsi da un torneo all’altro: un malinconico calvario spietatamente povero di epifanie e noiosamente ciclico nel proporre Waterloo fantozziane.
E’ vero, anche ai bei tempi Safin (oggi sceso alla 90esima posizione) era capace di perdere da chiunque (a fine 2003 fu “straordinario”), ma l’ex incostante Marat – anzi, Marrrrrrrat, come lo chiama Massimo Marianella – ha oggi l’unico pregio nella costanza. Solo che è una costanza masochistica, una continuità al ribasso: una vocazione al martirio a prescindere dalla caratura dell’avversario.
L’ultima Waterloo è giusto di ieri, primo turno di Miami con Bobby Reynolds, noto (si fa per dire) in Italia giusto per il nome e per avere dato vita a un primo turno chilometrico-tragicomico-notturno con Andreas Seppi a Melbourne 2007.
Ieri, a giudicare dalle statistiche, Reynolds sembrava quasi Sampras, ingiocabile al servizio e insolitamente prodigo di aces. Bobby, in realtà, è solo l’ultimo di una lunga fila di miracolati. I carneadi re per un giorno con Safin non sono pochi: Whitehouse (1-6 4-6 a Washington…), Saretta, Ramirez Hidalgo, Bolelli (che non è carneade, ma che al tempo era acerbo e fuori dai 100), ora Reynolds. Con i top 50 ormai perde di continuo (Hewitt tre settimane fa lo ha ridicolizzato a Las Vegas). Con gli altri quando va bene soffre (perfino con Matsukevitch), quando va male inciampa (è l’unico in grado di tramutare Jurgen Melzer in tennista affidabile e vincente).
Il Safin attuale è un meraviglioso sparring partner, che esalta oltremodo chi ha di fronte e per vincere deve affidarsi agli interventi dall’alto (non è una battuta: con Dudi Sela, un anno fa a Melbourne, sotto due set a uno, si salvò grazie alla pioggia e a un’interruzione che lui stesso impose al giudice di sedia).
La Gialappa’s Band, nei vecchi Mai dire gol, usava un motivo strumentale di Vangelis per accompagnare le immagini di un allenatore esonerato o un calciatore al crepuscolo. Ora quella musica sembra buona per Safin, ritenuto dagli esegeti il bel maledetto, innamorato dei film di David Lynch e dei Radiohead, e dai più smaliziati un playboy irrefrenabile (gli aneddoti sulle sue notti brave si sprecano) amico di personaggi russi quantomeno equivoci (ne ha più volte scritto, in Italia, Stefano Semeraro).
Nel 2000, quando asfaltò Pete Sampras a Flushing Meadows, fu frainteso per nuovo dittatore del tennis (il suo regno è durato ben poco). Nel 2002 è riuscito a far vincere uno Slam al Topo Gigio dell’Atp, Thomas Johansson. Nel 2004, contro tutti, è rinato dominando Madrid e Bercy, avvisaglie di quelle auree due settimane australiane che tutti ricordano.
Poi, il nulla. Postumo in vita. Triste solitario e finale. Confuso nella programmazione, discutibile nelle interviste, imperscrutabile nelle sue voglie reali (per un po’ ha fatto pure lo scalatore, ma ha perso tre set a zero anche con le montagne). Paonazzo in volto, in conflitto con i barbieri, vestito come un impiegato daltonico dell’Anas, l’ultimo Safin appare perennemente in debito d’ossigeno, smarrito, fuori contesto, agile come una cassapanca e combattivo come un attaccapanni. Un “cinghialone” allo stato brado in un campo da tennis. Vederlo così fa male.
Stereotipo del clichè “discese ardite e risalite”, Safin ha forse ancora un colpo in canna. Un fuoco d’artificio estemporaneo, una cartuccia fuori tempo massimo, una settimana della vita (due è ardua) con cui congedarsi. La mia, non lo nascondo, un po’ è una sensazione e un po’ una speranza. Mi ostino a non ritenerlo “finito”. Forse è però tempo di derubricare Safin al passato. Di constatarne mestamente la sua perdurante condizione di sopravvissuto a se stesso. Di prendere nuovamente atto che i suoi tifosi hanno a cuore Safin molto più di quanto lui abbia a cuore a se stesso.
Il sunset boulevard è sentiero scosceso e impietoso. Percorrerlo non è facile per nessuno. Marat Safin sta sbagliando tutti i passi, come un ballerino di seconda fila che non sente più il tempo, le note, la ritmica, e finisce con lo scomparire oltre il sipario tra l’imbarazzo pietoso del pubblico.

Traduzione di Allan Herron

Ask a true tennis fan to choose their favourite match from the past five years and the epic Australian open semifinal of 2005 with Marat Safin and Roger Federer would surely come to mind. Three things happened that day: the Russian earned his ticket into the final for what would be his second and final Grand Slam win (even though facing Hewitt turned out to be no more than a mere formality); an important chapter was written in tennis history; and Marat Safin ceased to be Marat Safin.
On the first two points there’s not much to discuss. On the third however there are still a few today who would not agree. Personally, I think that Safin left something of himself behind that day, or at least something of his most ‘inspired’ self.
Three years ago in Melbourne, Safin performed his swan song, after which according to Gianni Clerici he became no more than the ‘living dead’. Pedantics – and tennis is full of them – would have you recall several further semifinal exploits in which Safin featured. The final of Halle in 2005, his doubles victories and his singles win against Acasuso in the final stages of the 2006 Davis Cup (though don’t forget his slaughtering at the hands of Nalbandian in the early rounds). Though that Safin was out of focus, substandard, a little bit like the U2 Zooropa or (worse still) All that you can’t leave behind: top selling records, very well received, but in the end rather useless and nothing compared to the marvellous The Joshua Tree and Achtung Baby.
Of course the knee injury he suffered midway through the 2005 season didn’t help, and although he has never fully recovered, the true “Safinian” grit would still on occasion come to the fore, like in the tiebreak against Federer in Wimbledon 2007, even though it was a tiebreak he lost. At the time they said “the only one who can beat the Swiss is Safin”: but with the passage of time this tale has soon turned into legend.
There is no shame in going before your time; on the contrary, a big win sounds like the perfect way to end a career, the only problem is that Marat Safin doesn’t seem to recognize the subtle difference between bad luck and flogging a dead horse. It’s one thing to waste a talent, living through highs and lows, going from inspiration do desperation, hoping that one day something magical might still happen. But this ever present Safin, a wounded soldier moving wearily from tournament to tournament, ready to embarrass himself once more is another matter altogether. .
It’s true that even in his hey day (though currently at 90th in the rankings), Safin was capable of losing to anyone but it seems that Marat’s (or Marrrrrrrat as Massimo Marianella would say) one remaining strength is his persistence. A masochist persistence though, with a tendency towards martyrdom regardless of his opponent.
His latest debacle was yesterday in Miami against Bobby Reynolds, known only by name in Italy and for the never-ending match he played against Andreas Seppi in the 2007 Australian Open. From the match stats, Reynolds looks more like a Sampras: unplayable on serve with a string of aces. The truth is that he is only the most recent beneficiary of Safin’s mercy: Whitehouse (1-6 4-6 in Washington…), Saretta, Ramirez Hidalgo, Bolelli (who’s not an unheard of player but at the time was way out the top 100) and now Reynolds. Nowadays Safin regularly loses to top 50 (Hewitt made fun of him three weeks ago in Vegas). He wins the odd match, though he has to fight more than he should (with Matsukevitch for example). But most of the time he loses - to the point where he can make Jurgen Melzer look like a reliable and confident tennis player!
The Safin of today is an excellent sparring partner capable of turning whoever he is playing into a champion, winning only with the help of divine intervention (no joke intended: down two sets to one last year in Melbourne against Dudi Sela, he was only able to win thanks to a rain delay which he himself instigated).
Italian television comedians Gialappa’s Band used to use a Vangelis tune to accompany images of a weary trainer or a football player in the twilight of his career. Now that song seems appropriate for Safin, the handsome but cursed athlete, lover of Lynch movies and Radiohead albums, irrepressible playboy with friends from Russia with what can only be described as dubious backgrounds (as widely reported by Stefano Semeraro).
In 2000, when he pasted Pete Sampras at Flushing Meadows, he was hailed as the new dictator in tennis, though his reign was short-lived. In 2002 he made the most unlikely Grand Slam winner out of Thomas Johansson. In 2004 however, against all odds, he came back to win at Madrid and Bercy, reminding us of those two glorious weeks in Australia.
After that, nothing. The living dead. Sad, lonely and finished. Confused in his scheduling commitments, vague in his interviews, with no clear outlook for his future - he even tried mountain climbing for a while but the mountain beat him three sets to love! Red-faced, with bad hair and a worse dress sense, Safin is constantly out of breath, lost, out of place, about as agile as a chest of drawers and with about as much fight as a wet blanket. A wild boar on a tennis court. It hurts to see him like this.
You never know though, maybe Safin has one last bullet in his gun? A final week of glory (two weeks would be too much) in which to say goodbye. I don’t deny that that’s what I’m hoping for, but I admit that it’s more of a hope than a gut feeling. I try not to think of him as ‘finished’ but maybe it’s time to let him go and to start thinking of him in the past tense. And maybe it’s time for his supporters to realize that they actually care about him more then he does.
‘Sunset Boulevard’ is a treacherous and unforgiving path. It’s not easy for anyone. Marat Safin is missing all the dance steps however; like a second-rate ballerina who no longer hears the music, or the beat, or the rhythm, only to end up scuttling behind the curtain to the embarrassed pity of the crowd.

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29 Commenti a “Marat Safin, “postumo in vita”
L’ultimo acuto è vecchio di tre anni.
Da allora (quasi) solo delusioni.”

  1. paola scrive:

    da grande tifosa e,non vedo perchè nasconderlo,grande ammiratrice di marat(marrrrrat)oramai quando mi trovo di fronte al live score che mi indica una sconfitta con un qualsiasi bobby reynolds sono colta da una irrefrenabile sensazione di sconforto e di fatalismo(..e che non lo sapevo io?!)..ed ogni volta mi risuonano in testa le parole del mio amatissimo gaber e penso…quasi quasi mi faccio uno shampoo…gia..davanti alle infinite sconfitte del bel safin(del fu marat) non trovo soluzioni se non un bello shampoo rigeneratore…temo che sia ufficiale:l’abbiamo perso…eppure.. non so perchè.. controllo sempre i suoi risutati…non sia mai che mi imbrocca una bella settimana il safin e che io invece di lavarmi sconsolata i capelli non sia incollata al televisore..poi in fondo è sempre un bellliisssimo vedere..

  2. marcos scrive:

    il grande problema, nel percorrere il viale del tramonto, è che non sai quali sono i passi giusti e quali quelli sbagliati: per questo, la scelta di avanzare coi primi o coi secondi, quasi, non dipende da te.

    qualcuno pensa che l’astro deve essere capace di spegnersi, quando ancora illumina il mondo intero: l’eroica sortita, il mitico addio!

    io considero che anche inciampando, inconsapevolmente sbagliando i passi nell’oscuro ultimo viale, si possa trovare il dolcissimo sentimento di un umano e stanco arrivederci.

  3. Voortrekker Boer scrive:

    Safin E’ finito. Da un pezzo. Solo alcuni non se ne accorgono.

  4. roberto p. scrive:

    questa volta a differenza degli altri articoli ho trovato il tutto un po’ stucchevole, soprattutto considerando che da quando hanno fatto the joshua tree mi sono rifiutato categoricamente di ascoltare gli u2.

  5. anto scrive:

    Concedetemi la battuta, ma di colpi in canna il russo ne ha solamente per le safinettes. Non puoi avere una vita dissoluta e sperare di riuscire a tenere il ritmo nel circuito atp. Non puoi pensare che solamente il talento basti a tenere ad adeguata distanza tutti gli altri peones del circuito che spingono per entrare dalla porta principale. Non ha senso continuare in questo modo, spesso penso che Safin abbia il talento di un russo e la testa di un italiano. Sono negativo su safin, ha 28 anni, forse ancora tre-quattro anni nel circuito se decide di non cazzeggiare più, o forse meno di sei mesi se crede che l’andazzo attuale lo possa portare da qualche parte. Dispiace perchè Marat è un Personaggio nel vero senso della parola, non è un tennista catalogabile nei vari clicheè classici. il tennis ha bisogno di questi atleti, sta di fatto che bisogna capire se safin ha bisogno di questo tennis.

  6. Safinator scrive:

    Leggete il mio nick…immaginate lo stato d’ animo.

  7. luca_overseas scrive:

    La mancanza di continuità è sempre stata la croce e delizia di Marat, nonchè di noi tifosi. Indimenticabili le sue “sbroccate” a spese di avversari, arbitri, racchette e, almeno in un’occasione, sedie. Ma se un tempo questi exploit(s) quasi clowneschi si risolvevano positivamente nel 50% dei casi, oggi ogni esternazione di Safin è accompagnata dalla solita, triste sconfitta.
    Personalmente ho sempre amato Marat, come personaggio e come tennista. Ma dopo l’infortunio al ginocchio, aggravatosi per la testardaggine del russo a voler giocare fino alla fine della stagione, ho gradualmente perso le speranze nel suo recupero come atleta.
    Senza andare troppo nel passato, mi pare che la partita contro Baghdatis agli AO 2008 sia un perfetto esempio di come Marat abbia perso (credo - ahimè - irremediabilmente) la mobilità laterale tanto essenziale ad un giocatore alto come lui. I colpi li ha ancora, ma solo a condizione di piazzarsi sulla palla con discreto anticipo. Altrimenti, sono stecche.
    Alla fine del match contro il cipriota mi sentii per l’ennesima volta tradito, da Marat e da un destino beffardo, ma anche ottimista perchè il russo fece più o meno partita pari, e uscì battuto, ma a testa alta.
    Oggi invece pare di nuovo nel suo inferno privato. Nell’interviste rilasciate dopo la sconfitta con Reynolds, Marat ha chiesto che gli venisse riconosciuto il fatto che ci sta provando, e che il tennis gli regala ancora delle emozioni.
    Solo su questo, Andrea Scanzi, secondo me non hai offerto un’interpretazione che renda giustizia al Safin personaggio. Il fascino di Marat risiede innanzitutto nel possedere un carattere (come direbbero negli USA) “against the grain”, o per dirla all’italiana, nell’andare a culo col mondo. Un vero “original”, Safin non fa mai la scelta più logica. (Meno) Genio e (più) sregolatezza, sono (ora) croce e (un tempo) delizia per uno come Marat - e per noi amanti del tennis. Marat possiede una percezione del tutto unica di ciò che lo circonda, perciò è assai difficile interpretarne le scelte.
    Nell’attesa (disillusa) di un breve ritorno del tennista che fu, gli sarò sempre e comunque grato per il colore che ha aggiunto al circuito professionistico. E sono ben disposto ad accettare le delusioni odierne: sono un prezzo da pagare per me tollerabilissimo, se pesate con certi momenti estatici made in Safin.

  8. federico scrive:

    Off Topic:Bolelli sta giocando un ottimo match con Kohlschreiber… ha vinto il primo set ed è avanti nel secondo.
    Anche la Knapp è partita bene.
    Forza ragazzi!!
    Quanto a Marat, potrebbe smettere… perchè non lo fa e si dedica all’ holdem?

  9. federico scrive:

    Bolelli ha vinto. E il suo tabellone è molto interessante… giocatori forti (Davydenko, Ferrer, Murray) ma non imbattibili… Forza.

  10. Karlovic 80 scrive:

    A mio avviso il Safin al massimo ha fatto vedere un livello di gioco superiore anche al miglior Federer.Credo che tecnicamente il confronto è pari.Ma la differenza la fa la potenza,tutta a favore del Russo.
    Una volta durante un Roland Garros,Safin fece registrare un servizio a 252 kmh!!!Purtroppo la differenza al negativo è la testa calda.Forse solo il miglior Sampras avrebbe avuto la meglio col Russo.

  11. Voortrekker Boer scrive:

    Per me Sampras gli ha portato una jella enorme, dopo la finale dello Us Open 2000 disse che quello era il miglior giocatore che avesse mai incontrato…diavolo di un PistolPete :)

  12. Enrico Panni scrive:

    io propongo di bombardare l’assistenza di sky con messaggi e telefonate di reclamo perchè è una cosa

  13. Enrico Panni scrive:

    INDECENTE la qualità video, anche a Miami devi immaginare la posizione della pallina.

  14. Safinator scrive:

    Karlovic…
    nn mi risulta che safin abbia mai servito a piu di 140 mph…

    ne mi pare che nessuno abbia mai superato i 250…

    i piu vicini sono stati Roddick (155 mph=249 e spiccioli…) Con karlovic e guccione…poche mph dietro…

    Purtroppo,i 252 sono solo una leggenda metropolitana… :)

  15. Safinator scrive:

    Andy Roddick…………155,03(249.4kph)…………200 4davis cup
    Chris Guccione…………154,11(248kph)…………2007 davis cup
    Ivo Karlovic…………153,00(tallest player on list @6ft10)2007Nottingham
    David Ferrer…………151,62(fastest serve for a player under 6ft @5′9)
    john isner…………151,00…………2007 Washington
    Greg Rusedski…………149,00
    Oscar Hernandez…………146,00
    Gael Monfils…………146,00
    Taylor Dent…………145,00
    Ivan Ljubicic…………145,00
    Andy Murray…………145,00…………SAP open 2007
    Nicolas Massu…………144,40
    Jo-Wilfried Tsonga…………144,16…………2004 paris masters
    Joachim Johannson…………144,00…………2004 davis cup
    Marat Safin…………144,00
    Fernando Gonzalez…………144,00
    Jose Acasuso…………143,13
    Agustin Calleri…………143,00
    Benjamin Becker…………142,60
    Mark Philippoussis…………142,30
    Max Mirnyi…………142,00
    Thomas Johannson…………142,00
    Dmitry Tursunov…………142,00
    Fernando Verdasco…………141,25
    Julian Alonso…………141,00
    Mario Ancic…………141,00
    Wayne Arthurs…………141,00
    Danielle Bracciali…………141,00
    Mardy Fish…………141,00
    Carlos Moya…………141.00
    Nicolas Almagro…………140,44
    James Blake…………140.44
    Wesley Moodie…………140,00
    Bob Byan…………139.94…………2004 davis cup
    Igor Andreev…………138,85
    Arnaud Clement………..139,19
    Ernests Gulbis…………139,00
    Lleyton Hewitt…………139,19
    Richard Krajicek…………139,00
    Pete Sampras…………139,00
    Feliciano Lopez…………139,00
    Alexander Waske…………139,00
    Vladimir Voltchkov…………138.63…………2004 davis cup
    Michael llodra…………138.26…………2004 davis cup
    Marcos Baghdatis…………138,00
    Thomas Berdych…………138,00
    Ilia Bozoljac…………138,00
    Pablo Cuevas…………138,00
    Zack Fleishman…………138,00
    Richard Gasquet…………138,00
    Thomas Johansson…………138,00
    Robin Soderling…………138,00
    Jonathan Stark…………138,00
    Gilles Elseneer…………137,00
    Radek Stepanek…………137,00
    Amer Delic…………137,00
    Luis Horna…………137,00
    Irakli Labadze…………137,00
    Juan Carlos Ferrero…………136,71
    Fernando Vicente…………136,09
    Thierry Ascione…………136,09
    Roger Federer…………136,00
    Goran Ivanisevic…………136,00
    Nicolas Kiefer…………136,00
    Jamie Murray…………136,00…………2007 Queens challenge
    Dick Norman…………136,00
    Philipp Petzschner…………136,00
    sam Querrey…………136,00
    Robert Smeets…………136,00
    Janko Tipsarevic…………136,00
    Mikhail Youzhny………..136,00
    Juan Martin Del Potro…………135,60
    Ivan Navarro Pastor…………135,47
    Olivier Rochus…………135,47 (shortest player on list @ 165cm/5ft5)
    Frank Dancevic…………135,00
    Nikolay Davydenko…………135,00
    Boris Becker…………135,00
    Dominik Hrbaty…………135,00
    Albert Portas…………135,00
    Raemon Sluiter…………135,00
    Stanislas Wawrinka…………135,00
    Donald Young…………135,00 (06 US open, Youngest player ever to hit 135MPH @ 17yrs1mth )

    Non ricordavo male…ho sbagliato di 4 mph

  16. barney scrive:

    pleonastico è un aggettivo pleonastico. e stanca in fretta. è possibile non mettercelo dentro almeno una volta?

  17. Karlovic 80 scrive:

    @ Safinator.
    I 252 kmh Safin li sparò al Roland Garros 2005,nel 3° turno contro Robredo.Non è omologato perchè si trattò di servizio lungo o largo,di preciso adesso non ricordo.Il record di Safin è 147,30 mph,e comunque l’ho visto spesso tirare sopra i 230 kmh.
    I primi 5:
    1)Andy Roddick,155 mph.
    2)Chris Guccione,154,10 mph.
    3)Ivo Karlovic,153 mph.
    4)Ilia Bozoljac,153 mph.(gara di doppio di Davis Cup)
    5)Taylor Dent,151 mph.
    Karlovic ha il record della seconda palla più veloce,231 kmh.
    Comunque,a parte Karlovic,gli altri record sono stati ottenuti tutti in Davis Cup,dove gli apparecchi sono tradizionalmente più “benevoli” e irreali.

  18. Lorenzo90 scrive:

    David Ferrer…………151,62(fastest serve for a player under 6ft @5′9)
    ammazza che potenza Ferrer…non ce lo facevo proprio….

    Oscar Hernandez…………146,00…….COSACOSACOSACOSACOSACOSA? Non è possibile…deve essersi impazzito il tachimetro….

    Che questi due “nani” abbiano servito più forte di Pim-Pim Johansson è una cosa contraria ai principi della fisica……..e poi anche Massu……Bah!

  19. simone scrive:

    safin è finito. non può dar più nulla al tennis. e mi fa specie che c’è chi strida e batta i piedi per sprecare una wc per lui a roma.

  20. Karlovic 80 scrive:

    @ Safinator.
    Hai fatto qualche copia incolla?Anche io ho una lista lunghissima di record,ma fatta personalmente,e comunque il Ferrer a oltre 240 kmh è una bufala colossale!!!!!!!!!!!Nel ‘76(Luca ricorda)Roscoe Tanner fece registrare 246,5 kmh di radar.Nel ‘63 l’Inglese Mike Sangster fu cronometrato a 154 mph.Nel ‘31(apparecchio manuale)l’Americano Lester Rollo Stoeten arrivò a 131 mph.Ma il record appartiene al leggendario Bill Tilden che, sempre nel ‘31 sparò un missile a 163,6 mph!!!Però purtroppo non sono omologati.

  21. Voortrekker Boer scrive:

    Safin E’ cotto, Scanzi pure. Ed è anche un po’ ripetitivo.

  22. Safinator scrive:

    Si Karlovic chiaramente è un copia incolla…

    cmq…sono daccordo su tutta la linea con te..

    I tachimetri della davis sono generosissimi…

    e ferrer a quelle velocita…mah…

    In ogni caso Moodie per dire ha servito spesso a piu di 140mph…

    NB….facci caso…al dove/quando roddick ha fatto i suoi record…tutti in davis!

  23. Safinator scrive:

    Karlovic…se nn ti dispiace,puoi postare la tua lista!?
    Mi pare mpiu precisa e piu aggiornata della mia…

  24. Luigi Ansaloni scrive:

    Io dico e dirò sempre grazie a Marat. Chi se ne frega se non vince più, se è patetico, come l’ha chiamato qualcuno…è uno dei pochi personaggi con cui vorresti parlare, parlare davvero, vederlo e stringergli la mano, farti una fotografia con lui…quando lo vidi per la prima volta a Roma, lo scorso anno, in sala stampa, la mia emozione nel potergli fare qualche domanda e una foto con lui (incredibilmente accettò) era troppa, troppa, troppa…

    Io gli dirò sempre e solo grazie…e chi se ne frega se qualcuno considererà il mio intervento “stucchevole” :)

  25. +PSTN+ scrive:

    Davis o meno Roddick quest’anno a Dubai aveva una velocità media della prima palla impressionante di rado sotto i 225 km/h nel match contro Nadal.
    Ovviamente che contano sono i servizi “buoni ” (non fuori o non net) altrimenti non hanno senso queste classifiche.
    A Dubai raggiunse i 241 km/h e lo scorso anno a Washington i 151 mph.
    Comunque in ogni match di Roddick o Karlovic potrebbe essere buono per superare il record di 155mph (249,…km/h).

    A parte il benevolo o meno per me sia Roddick che Guccione pur non in Davis Cup posson tranquillamente ripetersi.

  26. roberto p. scrive:

    egregio sig ansaloni, l’articolo è stucchevole.
    safin, confermo ciò che lei dice, è stato disponibilissimo in più di un’occasione con me e con i miei figli ed ha, a mio personale parere, espresso il più spettacolare tennis degli ultimi anni ( insieme a federer );
    gode perciò della mia massima stima sia come personaggio pubblico, sia come tennista.
    lo stucchevole, glielo ripeto e sottolineo, era un commento alla banalità dell’articolo del signor scanzi. altri articoli a me erano piaciuti e ad altri no.

  27. marco scrive:

    marat è stato il personaggio più controverso dell’ultimo decennio..una persona vera..cn le sue debolezze…un talento cristallino..un mito per molti!!..di certo sarà ricordato molto d + di tennisti + longevi e + vincenti di lui..perchè il carisma è una dote molto rara di questi tempi…anche se probabilmente, a Safin, non interessa per nulla essere ricordato o meno…

  28. simone scrive:

    credo che le rilevazioni dei servizi e relative liste di record lascino un poco il tempo che trovano. ferrer e massu a tirare questi missili non lo ritengo possibile.

  29. luca scrive:

    @ Karlovic 80
    Se la memoria non mi inganna, su un match Ball del 1977 lessi di Tanner che sparò un missile a 275 - dico, 275 - km / h.
    Confermo i 246,5 km / h del novembre 1976.
    E’ pur vero che, durante gli ottavi di finale degli Us Open 1979, nel quarto set Tanner spaccò il cordoncino d’acciaio che tiene su la rete, determinando l’interruzione del match.
    Era agevolato dal movimento, che gli faceva colpire la palla in fase ascendente

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