Il nostro nastro rosso per la Birmania
Tutto lo sport italiano lo indossa nel weekend
per solidarietà con i monaci
e il popolo che lottano per la democrazia
di Xavier Jacobelli
Le cronache della repressione in Birmania sono sempre più drammatiche. Le cronache, s’intende, che riescono a sfondare la cortina di ferro calata dal regime che assassina a sangue freddo i giornalisti, incarcera i monaci buddisti, bastona e spara sui cittadini che chiedono la libertà, oscura internet e di ora in ora moltiplica il numero delle sue porcherie, dei suoi soprusi, della sua bestialità. Anche noi di quotidiano.net portiamo quel nastro rosso che è subito diventato il simbolo della resistenza dei monaci birmani e del loro popolo, così come lo stesso fa tutto lo sport italiano in questo week end. Mentre l’Onu, l’Europa e troppi politici di ogni latitudine dormono e se ne fregano, nel nostro Paese si moltiplicano le iniziative di sostegno alla protesta della Birmania che noi non chiamiamo Myanmar perchè questo è il nome imposto dai generali golpisti. Gli stessi che da anni opprimono e perseguitano la signora Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace, che con la sua Lega per la democrazia aveva stravinto le elezioni, ma non ha mai potuto governare. Lo sappiamo bene: un nastro rosso è una piccola cosa e portarlo è un piccolo gesto di fronte all’immane tragedia birmana. Ma quei monaci, straordinari come la loro gente, che continuiamo a vedere in tv mentre sfidano gli animali travestiti da repressori, hanno più che mai bisogno di non essere lasciati soli dall’opinione pubblica internazionale. Se i militari riescono a staccare la spina con il mondo, ripetono indisturbati i massacri che hanno già perpetrato in passato. Forse, anche un nastro rosso portato da milioni di persone, può servire a impedirglielo.
di Xavier Jacobelli
28 Settembre 2007 alle 22:27
Quale sia il gusto di continuare a farsi male, esercitando simili soprusi, guidati nient’altro che dalla demenza più buia, sapendo che la Terra è l’unico luogo in cui ci è concesso vivere…è un fatto che non capirò mai. Quello che percepisco però…è che la situazione dalle nostre parti, sebbene molto meno tragica, per diversi aspetti è simile a quella in Birmania. A differenza dei monaci buddisti però, dalle nostre parti esercita la Chiesa, che anzichè indignarsi, col potere ci fa gli affari. Anche per questo da noi le cose non cambieranno mai. Siamo privi di orgoglio Birmano.
29 Settembre 2007 alle 01:05
Caro Direttore,
apprezzo l’intento e condivido. Purtroppo però la realpolitik se ne infischia dei bei gesti.
Le superpotenze “democratiche” asiatiche (includo la Russia) hanno già segato ogni iniziativa ONU.
Finchè avremo un mondo diviso tra democrazie e totalitarismi (dove l’opinine pubblica conta zero o quasi) sarà dura creare un mondo migliore.
29 Settembre 2007 alle 08:54
Ma dove sono i cosidetti “pacifisti”? quelli che con il nome di Pace sfilano nellemanifestazioni contro Israele e Stati Uniti? Forse non sfilano per il popolo birmano perchè da ignoranti ideologici non sanno che nell’88 lo stesso regime nehafatti fuori 3000 di cittadini manifestanti. Cosìè gli prude perchè non possono bruciare le bandiere diIsraele e Usa eurlare slogan antisemiti……Ma li volete ancora chiamare pacifisti questi? Chiedete loro di Ghandi o di Martin Luther King e la risoposta latroverete nei loro sguardi ebeti……
29 Settembre 2007 alle 12:13
…Cario Direttore ,qualsiasi cosa si possa fare per la libertàè ben accetta ,benvengano le manifestazioni ,i cortei le marce della pace ,fatte dalle persone comuni ,non da dai politici ,legati a certe logiche ,acerte allanze ,……come si fa a sperare nella CINA ,negli STAT UNITI nella RUSSIA ,INDIA ,insomma chi per una ragione o per l ‘altra sta colpevolmente in silenzio ,o parla non dicendo nulla ,per non urtare il potente di turno,approfittando di VETI che di fatto bloccano quella organizazzione che sta AL PALAZZO di VETRO,….se penso che anche la battaglia contro la pena di morte non riesce a far BRECCIA,se penso che elementari e fondamentali richieste per la sopravivenza dell ambiente nel nostro pianeta ,vengono disattese,se altre SOMALIE DARFUR ,TIMOREST vengono ignorate ,verrebbe voglia di chidere gli occhi e di girarsi dall altra parte ,ma non possiamo ,spero che l esempio delle persone semplici continuo come la goccia sulla pietra ,possa erodere questopotere dell egoismo ,portandoci il lume della ragione,e al CONTRARIO di DIOGENE RIUSCIRE a TROVARE ….L UOMO !!!!!….SALUTISSIMI !!!!
29 Settembre 2007 alle 14:53
Pienamente in accordo con Lei direttore. Speriamo che il rosso ci indichi anche la strada della pacificazione totale nel mondo. Tutti i popoli oppressi devono essere rappresentati (con il colore rosso) da oggi fino alla fine della repressione.
29 Settembre 2007 alle 16:10
Caro Direttore,
appoggio totalmente la sua posizione.
Sono socio di Amnesty International e sono quindi molto informato sulla situazione in Birmania.Da diversi anni Amnesty promuove iniziative ed appelli per protestare contro il regime golpista militare.In cuor mio spero che questa sia la volta buona per riportare un po’ di giustizia e democrazia in quel Paese, cacciando e condannando tutti gli oppressori macchiatisi delle infinite infamie perpetrate a danno del popolo birmano.
Indossare qualcosa di rosso è il minimo che una persona dotata di un po’ di sensibilità possa fare…
Un cordiale saluto.
29 Settembre 2007 alle 23:12
Poichè non c’e’ il petrolio e Russia e Cina sono complici penso che lo sceriffo del mondo
rinfodererà la pistola. Se le cose non vanno come in questo momento e ci saranno le elezioni anticipate sono gli altri che si dovranno mettere il nastro rosso per noi. Quando il rag. Galliani andrà dal “SUO (parole del medesimo) designatore gli parli dei rigori di stasera, peraltro quello su Figo era identico a quello che ha regalato la supercoppa alla Roma, e la smetta di parlare di Palermo altrimenti qualcuno gli canterà “Luci a Marsiglia”.
30 Settembre 2007 alle 01:20
“IL SORTEGGIO ARBITRALE NON ERA TRUCCATO”
LA CORTE D’APPELLO HA DATO RAGIONE A BERGAMO E PAIRETTO DIFFAMATI DA DUE ARTICOLI DI GIORNALE
“Il sorteggio arbitrale non era truccato”, lo sostiene una sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma alla quale si era rivolto il giornalista Gianfranco Teotino, querelato dagli allora designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. Teotino è stato condannato al pagamento di mille euro di multa più le spese processuali. I designatori si sentirono diffamati da due articoli apparsi sul settimanale Rigore e sul quotidiano La Stampa nei quali Teotino sollevava dubbi sulla designazione dell’arbitro Borriello per Roma-Juve sostenendo che il sorteggio arbitrale non era regolare. Il tribunale lo ha smentito dando ragione in primo grado e adesso anche in appello a Bergamo e Pairetto.
La vicenda potrebbe essere una delle tante “querelle” giudiziarie che non finiscono in cronaca, ma in questo caso assume una valenza diversa e ben più importante. Infatti, una delle colonne portanti dell’accusa nell’inchiesta napoletana su Calciopoli riguarda proprio il sorteggio. Secondo i giudici napoletani il sorteggio era irregolare, Bergamo e Pairetto ne erano gli organizzatori per conto della “famosa” cupola e per questo dovrebbero essere processati. La sentenza di ieri, come già accadde a Torino con un pronunciamento analogo del giudice Maddalena, smonta questo teorema e potrebbe essere destinata a incidere anche sul processo napoletano. Perlomeno sarebbe curioso se il sorteggio fosse regolare per i giudici romani e truccato per quelli napoletani. Vedremo. Comunque questa sentenza è un’arma in più in mano alla difesa che cercherà di demolire l’impianto di accusa di Calciopoli. Il processo a Napoli dovrebbe tenersi nella prossima primavera.
Fonte: pag. 51 de “LA NAZIONE” del 29/09/2007
30 Settembre 2007 alle 22:34
Noi ci vestiamo di rosso ma i Potenti stanno a guardare.
Sono anni che questo popolo subisce e nessuno fa niente.
Presto non faranno più notizia e torneremo tutti alla notra piccola vita quotidiana.
Io consmetterò di indossare qualcsa di rosso fino a che non finirà la loro sofferenza
1 Ottobre 2007 alle 11:52
Questa fine settimana io e la mia famiglia siamo stati a Kraköw, e da li siamo andati a visitare il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, qualcosa di inconcepibile nella storia dell´umanitá, qualcosa di cosí sconvolgente da avermi profondamente segnato nell´anima, qualcosa che vorrei che tutti i giovani vedessero, per capire e non dimenticare.
Lì abbiamo avuto una guida, di puro sangue polacco, che aveva avuti uno zio e il nonno nel campo di sterminio, una persona di una umanitá e simpatia fantastica, con il quale non ho potuto fare a meno di fare amicizia, strappandogli la promessa di venire a trovarci nostro ospite.
Oggi, rientrato a casa e leggendo quello che sta succedendo in Birmania, mi ritornano alla mente le parole di questo simpaticissimo polacco, che dopo aver concluso il suo giro nel campo ci ha detto: SPERIAMO CHE TUTTO QUESTO ABBIA IMPARATO QUALCOSA ALL`UMANITÀ, poi quasi silenziosamente ha commentato fra sè: io non lo credo.
Questo ” io non lo credo” si é impresso nella mia mente a caratteri di fuoco.
1 Ottobre 2007 alle 15:05
Antonio V.
…un tempismo straordinario….nella discussione giusta al tempo giusto !
Mah….
2 Ottobre 2007 alle 12:40
Ho appreso che il Tribunale di Roma, querelle Teotino/Bergamo, ha emesso la sua sentenza: i sorteggi arbitrali dell’era Bergamo Pairetto non erano truccati. Ciò può aprire nuovi scenari su calciopoli perchè fa cadere uno dei punti cardine del castello accusatorio contro la Juve e Moggi. Però apprendo con amarezza che i media non ne parlano affatto. Ciò è veramente scandaloso.