Archivio di Settembre 2007

Rutelli, Mastella e i suoi ‘’cari'’ sul jet dello Stato

Venerdì 14 Settembre 2007

Caro Dottore,
i giornali ne hanno parlato poco, come se fosse la cosa più normale in questa Italia disastrata, corrotta, arretrata. Ma quello che hanno fatto gli augusti ministri del governo Prodi, Mastella e Rutelli, è di una gravità senza limiti. Per andare da Roma a Milano hanno usato un Airbus dell’Aeronautica militare, sul quale hanno caricato familiari e amici. Una volta a Milano Mastella ha usato un elicottero per andare all’autodromo di Monza dove aveva il compito delicatissimo di premiare il terzo arrivato.
Ma possibile che questi personaggi non abbiano un filo di decenza? Possibile che non si rendano conto della rabbia, della nausea, della rivolta della gente comune, dei sacrifici di noi tartassati dalle loro tasse? Possibile che non fiutino il vento di tempesta che sta abbattendosi sulle loro teste? Ho 22 anni. Posso sperare di vederli spazzati via da uno tsunami?
B.P., Milano

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Certo. Hai il diritto di sperarci. O almeno di illuderti. Questa classe politica però è dura a morire. Ha occupato persino i cessi pubblici e pretende al controllo dell’intera società. L’Italia non ha una democrazia. Ha un regime sotto parvenza democratica.
L’episodio Mastella-Rutelli ne è un sintomo, perchè tradisce l’arroganza del potere. Se c’era un momento in cui questi signori avrebbero dovuto dimostrare – come tu dici – un filo di decenza, era questo. Beppe Grillo aveva raccolto in piazza decine di migliaia di persone in una manifestazione, volgare e cialtrona sin che si vuole, ma rivelatrice. Il libro ‘’La Casta’’, che raccoglie gli sperperi governativi, regionali, comunali, aveva venduto un milione di copie. La gente era imbufalita, sentendosi presa in giro e tartassata.
E invece anzichè fare un gesto, per esempio prendere un aereo di linea o il treno, sempre a nostre spese si capisce, Rutelli, Mastella e i suoi ‘’cari'’ (come diceva Craxi a suo tempo) mobilitano un intero jet dello Stato.
Eppure i giornali non si sono dimostrati eccessivamente sdegnati. Sintomo anche questo di confusione mentale. Evidentemente siamo alla rassegnazione. Amen!

La prostituzione online ripulisce le strade

Martedì 11 Settembre 2007

Ho letto sul ‘’New York Times’’ (abito a New York) che negli Stati Uniti sta esplodendo il fenomeno della prostituzione online. Le donnine non si offrono più nell’oscurità dei viali, esposte a cento pericoli e cento ricatti, ma nelle proprie camere da letto davanti a un computer. Inseriscono i propri annunci su un trafficatissimo website, Craiglist, e lì pescano i loro clienti.
Ho letto anche che la polizia studia contromisure. Ha effettuato 70 arresti a New York e 60 a Chicago.
Ma perchè? La polizia americana e quelle degli altri Paese dovrebbero essere contente di un fenomeno del genere. Le strade si vuotano e si ripuliscono. I boss del racket rimangono all’asciutto, perchè le loro ‘’protette’’ non hanno più bisogno di protettori. L’ordine pubblico ne guadagna. Intere zone cittadine ridiventano percorribili.
Non è così?
Fabrizio Mencacci, New York

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Le sue argomentazioni sono dettate da buon senso. La prostituzione online rimane sempre prostituzione. Ma almeno ci risparmia lo squallido spettacolo notturno del sesso a pagamento.
Non so se, stando negli States, le sia capitato di leggere il commento di un sociologo della George Washington University, Ronald Weitzer: ‘’Internet ha dato a tante persone la possibilità di cercare nuove compagnie molto più facilmente rispetto al passato. L’unica cosa certa è che dieci anni fa questo non sarebbe accaduto’’.
Già, proprio così. Nuove compagnie non automaticamente significano prostituzione. E dunque la polizia farà più fatica a distinguerla da un semplice e legittimissimo annuncio erotico. Ma, data la ricaduta positiva nel campo dell’ordine pubblico, tutto sommato è meglio così. La tecnologia digitale sta risolvendo un problema nei secoli intrattabile.

Pavarotti non era madre Teresa di Calcutta

Lunedì 10 Settembre 2007

Caro Dottore,
le scrivo da modenese a modenese. Le è sembrato opportuno il gran carnevale orchestrato per la morte del nostro illustre concittadino Luciano Pavarotti? Le è sembrato giusto fare del Duomo la camera ardente? Non mi risulta che Pavarotti sia mai stato molto religioso. La sua vita non è stata un modello di virtù cristiane. Ha mollato moglie e figli. Ha divorziato. Si è risposato. E anche nella sua qualità di contribuente fiscale ha preferito cercare rifugio a Montecarlo.
E allora? Perchè il rito solenne in cattedrale come se la bara esposta fosse quella di Madre Teresa di Calcutta? Perchè il pellegrinaggio delle più alte cariche dello Stato? Perchè le frecce tricolori e la mobilitazione esagerata della Rai? Ma insomma chi ha pagato per tutto questo?
Gino V., Modena

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D’accordo, signor Gino. Pavarotti non era madre Teresa di Calcutta. E dunque la sua bara l’avrei vista meglio in Teatro Comunale che non in Duomo, fatta salva naturalmente la funzione religiosa. Ma trovo appropriata la solennità dei funerali. Luciano Pavarotti era più di un bravo cantante. Era un mito, un divo, un vanto per Modena e l’Italia, quasi quanto e forse più della nostra (da modenese) Ferrari.
Inappropriata è stata piuttosto la cornice: le Frecce Tricolori, la processione dei nostri governanti, Prodi in testa, ansiosi di capitalizzare la pubblica commozione, la dissennata mobilitazione della Rai accorsa con un esercito di operatori, tecnici e giornalisti con i quali avrebbe potuto girare venti servizi.
Che spreco di pubblico denaro! E che rabbia! A ripianare le spese saranno chiamati i soliti, tartassati contribuenti italiani. Che Pavarotti avesse cercato di porsi al riparo dalle rapine di Stato appare comprensibile, se non giustificabile. Non era il solo, come sappiamo.

Ancora sui lavavetri e su…Berlusconi

Giovedì 6 Settembre 2007

Egr. Sig. De Carlo
ho letto domenica scorsa il “faccia a faccia” su La Nazione
sull’argomento dei lavavetri.
aldila’ di chi puo’ avere torto o ragione sulla faccenda in questione, al suo posto non accetterei un dialogo con chi, alle sue garbate affermazioni, risponde con offese e spazia su argomenti che non hanno niente a che vedere con l’oggetto.
Cosa c’entra, ad affermazioni come le sue, rispondere con “faziosi come voi ed il vs. codice morale” o “razzisti sociali”. Fortunatamnte la voglia di stupire, di trasgredire, di dire sempre il contrario del normale, alla lunga non paga.
Il comportamento del sig. Fini e’ simile a quelli che io definisco seminatori d’odio e, si sa, la stampa e’ potente, qualcuno che raccoglie si trova sempre. Berlusconi poi c’entra sempre anche quando non c’entra (come in questo caso). Fa sempre colpo. Forse che qualcuno dei suoi “compagni” non ha scheletri nell’armadio come li ha Berlusconi?
R.B.
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Gentilissimo Dottore.
Io sono dell’opinione che lo sceriffo Graziano Cioni intervenedo con una rapidità alla Valentino Rossi nello scacciare i lavavetri delle vie di Firenze, sia dipeso da una risciaquata avuta dalla moglie. Si scrive in un articolo su questo giornale di pochi giorni fa che la consorte del suddetto assessore sia stata importunata in modo non corretto da un lavavetri e quindi suppongo che tornata a casa abbia riferito il tutto al marito e questi abbia sfoderato la pistola dicendo: da ora ci penso io.
Poi per quanto riguarda la risposta fatta a Lei dal Dr. Massimo Fini oggi stesso che dice: “Lo scippo ad una vecchietta è odioso, ma una bancarotta fraudolenta significa mille vecchiette sul lastrico”. Le dico Dr. De Carlo, chi Le scrive, è uno che ha passato da poco la settantina e quindi mi sento appartenere a quei vecchietti citati da Fini, facendo i dovuti scongiuri, mi auguro che sia lo stesso, meno giovane, Dr.Fini Massimo il primo a restare sul lastrico!…..
Saluto e complimenti per i Suoi articoli sempre molto interessanti.
A.F. - Pisa.

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Nel “faccia a faccia”del 3.9.2007 ,battibeccando con Massimo Fini,quest’ultimo ha detto che la tolleranza zero è tale solo se lo è per tutti,ed ha citato Previti e Berlusconi.
Colgo l’occasione datami da Fini per farle una domanda che esula dal discorso dei lavavetri.Previti e Berlusconi sono stati processati per corruzione nei confronti di alcuni giudici,riguardo al lodo Mondadori.
Se non erro, Berlusconi ha sostenuto, anche in sede processuale, che il governo, presieduto da Prodi, voleva svendere la Mondadori a De Benedetti, per una frazione del suo reale valore. Sarebbe stata l’azione promossa da Berlusconi a bloccare questa truffa ai danni dello stato e dei contribuenti.
Non voglio certo sostenere che Berlusconi abbia fatto tutto ciò solo per l’interesse della collettività, ma è certo che, se le cose erano come lui sostiene, è riuscito a coniugare il suo interesse con quello dello Stato.
E’ innegabile che corrompere un giudice è sempre un reato, però ammetterà che una cosa è la corruzione per ottenere un ingiusto vantaggio, una cosa è la corruzione per EVITARE che altri danneggino ingiustamente te (e la collettività).
Se realmente Prodi stava svendendo la Mondadori, Berlusconi e Previti,anche se avessero realmente corrotto dei giudici, non avrebbero esercitato che una forma di legittima difesa.
Il biasimo dovrebbe essere solo per i giudici che vogliono essere pagati per fare il loro dovere, non per chi è costretto a pagare per avere giustizia.
Quindi,la valutazione POLITICA del processo per il lodo Mondadori dipende solo dal fatto che sussistesse o meno questo tentativo di truffa ai danni dello Stato.
Se la svendita c’era allora, colpevoli o meno di corruzione dei giudici, Berlusconi e Previti erano dei benemeriti della collettività.
Non mi risulta che i giudici di Milano abbiano degnato di alcuna attenzione la denuncia fatta da un presidente del consiglio, Berlusconi appunto.
Senakaos@comune.siena.it

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Il collega Massimo Fini è un abilissimo provocatore e come tale prezioso nell’accendere la discussione, la quale – a sua volta – è indispensabile per chiarirsi le idee. Quanto a Berlusconi, ha ragione quel che scrive il lettore R.B.: per i suoi oppositori il Berlusca c’entra anche quando non c’entra. E quanto alla Mondadori trovo meritevole di riflessione la tesi pragmatica del lettore di Siena.

Un appello da Sassuolo

Giovedì 6 Settembre 2007

Sassuolo (Mo) li, 31-08-2007

Titolo:servono risposte, non sogni , per sconfiggere la delinquenza: iniziamo dai problemi di minore importanza per poi risolvere quelli di grande importanza.
C’era una volta il fiore all’occhiello del distretto ceramico, Sassuolo. Quello che il cittadino considerava l’araba fenice per eccellenza sotto il profilo sociale ed economico. Una sorta di “terra promessa” da cui sarebbe spuntato il polo piu’ competitivo a livello di produzione di piastrelle ceramiche dal quale sarebbe dovuto scaturire ricchezza e prosperita’ collettiva destinata a soddisfare tutte le aspettative socio-economiche.
Oggi Sassuolo è pur sempre l’epicentro dello sviluppo economico , ma a giudicare dell’esito della situazione sociale , c’è da chiedersi il perche’ della violenza e del degrado, dei ghetti , delle periferie deturpate, degli ambienti in cui l’arte di arrangiarsi significa attitudine predatoria, dell’emarginazione, per inoltrarsi al di là della linea di confine con quella che, con una semplificazione eccessiva, ma inevitabile, chiamiamo la controsocietà illegale.
Il vento di Sassuolo oggi è cambiato , è il vento della micro-macrocriminalita’ , tira forte e spazza via con più frequenza l’aria di normalità che si vorrebbe respirare…
L’equazione Sassuolo-delinquenza è diventata nel distretto un pensiero unico un dato di fatto. Il primo indiziato è sempre il cittadino non con origine sassolese. Questa sensazione, vera o falsa che sia, il sassolese la vive sulla sua pelle, tutti i giorni. Ai semafori con il lavavetri e il mendicante. Nei centri cittadini con i bambini per terra a chiedere l’elemosina. Nei viali con le ragazze e i ragazzi minorenni costretti a prostituirsi, una vera pedofilia di massa. Con i furti dei minorenni Rom alla luce del sole. L’illegalità del povero, dello sfruttato, di chi non ha niente da perdere, dello schiavo bambino è sempre più evidente. Sempre più pesante, più opprimente. In qualunque conversazione in piazza quando si parla esce dal cilindro l’uomo nero o il feroce slavo. La cronaca quotidiana è un bollettino di guerra. Stupri, scippi, furti, spaccio, incidenti stradali ecc. ecc….
L’esperienza insegna che le zone che per qualunque motivo restano disabitate e non utilizzate cadono fatalmente nell’abbandono e nel degrado sociale, diventando meta di balordi e zona di traffici illeciti. Spesso anche la vigilanza non è sufficiente. Oppure aree con palazzoni con numerosi appartamenti di piccole metrature attraggano spesso la collocazione di organizzazioni malavitose.
Dobbiamo illuminare meglio la nostra città, sia nel centro che in periferia: strade, vicoli, piazze, parchi e giardini. Una città meglio illuminata non è solo più bella e più godibile. E’ anche più sicura. Questa azione ci permetterà inoltre di razionalizzare la spesa utilizzando nuove tecnologie a costi minori e a basso impatto ambientale.
Dobbiamo essere, inoltre più severi nei confronti dell’accattonaggio e molto duri contro chi sfrutta i bambini e li costringe a lavorare senza diritti, a delinquere. Anche nei confronti dei tanti extracomunitari presenti nella nostra città, dobbiamo da un lato offrire a chi è in regola e si comporta onestamente tutte le opportunità di integrazione possibile, ma dall’altro lato dobbiamo combattere il fenomeno dell’immigrazione clandestina, e della delinquenza…
Le tante telecamere oggi usate unicamente per elevare multe contro cittadini e turisti confusi da una viabilità impazzita vanno invece utilizzate come strumenti di dissuasione contro i malintenzionati.Nuove operazioni devono essere dunque avviate per contrastare il fenomeno dei reati meno gravi con la presenza piu’ diretta sul territorio, con la presenza di un maggior numero di forze impiegate e domandando un chiaro quadro legislativo perche’ questi investimenti non risultano un semplice palliativo temporaneo…
I cittadini hanno diritto alla sicurezza e alla tranquillità contro il crimine e la violenza di strada, ma anche contro gli abusi e le inefficienze. Bisogna mantenere alta l’attenzione e puntare soprattutto sulla prevenzione e sul controllo del territorio.
La sicurezza è un bene comune, indispensabile per rendere possibile il rilancio della città.
Piccinini Dott. Ivano
(Presidente del Comitato Conto anch’io a Sassuolo)