Archivio di Luglio 2007

Il comunismo visto da un ragazzo di 65 anni

Domenica 29 Luglio 2007

Caro Fabio, sono un ragazzo di 65 anni sono nato nel 1942 cioè quasi alla fine del cosidetto ventenio fascista quando la guerra finì e di conseguenza finì il fascismo io avevo 3 anni per qui quello che sò del fascismo e quello che mi anno racontato e certamente non mi hanno raccontato delle belle cose.
Quello invece che so del primo dopo guerra l’ho vissuto sulle mie spalle parlo fine anni 40 inizio anni 50, anche se ero ancora adolescente ho ancora impresso e ben vivo nella mente tutto quello che si raccontava e quello che io personalmente ho visto. Squadracce di sedicenti partigiani comunisti che dopo la liberazione andavano in giro per le campagne ad assassinare e depredare persone colpevoli secondo loro di essere stati dei fascisti occultando i cadaveri che a tutt’oggi tantissimi non sono ancora stati ritrovati.
Tutto questo nella civile e rossisima Emilia-Romagna. Premetto io personalmente non ho mai assistito a questi fatti specifici. Ad un fatto ho assistito non meno tragico, alla morte di una persona perseguitata da un gruppo di queste brave persone anche se indirettamente la morte fu causata da loro. Si presentarono un bel giorno in tre cercando questo signore che abitava vicino a casa mia, tre volte vennero a cercarlo e per tre volte lo picchiarono e bastonarono, meno di una settimana dopo lo trovarono in casa dove viveva da solo morto, morto di crepacuore per la paura.
Questi erano i sedicenti comunisti che facevano giustizia sommaria da soli. Per poi arrivare ai grandi scioperi nelle campagne dove la gente andava a manifestare nelle piazze con bandiere rosse con la falce ed il martello, bandiere grandi come lenzuola a due piazze ed io bambino mi chiedevo cosa centrasse la bandiera russa qui in Italia.
In mano a questa gente non ho mai visto un tricolore, gente ancora disposta a picchiare e malmenare chi non la pensava politicamente come loro disposti a lasciare morire di fame le mucche del padrone nelle stalle durante questi grandi scioperi impedendo ai boari di dare loro da mangiare e qualcuna è anche morta.
Ecco Fabio questi erano i comunisti che tu dici buoni. Tu chiedi ma Stalin a noi Italiani che cosa ha fatto?
Niente per fortuna a noi qui in Italia, perchè non è mai arrivato ma se ci fosse stata la possibilità di chiedere agli Italiani che non hanno mai avuto il permesso di ritornare in Italia a guerra finita permesso, negato da Stalin sotto sugerimento di un qualche pezzo grosso comunista Italiano dell’epoca sembra per impedire che venissero a raccontare in Italia le condizioni disastrose di democrazia e libertà esistenti in Russia, beh queste persone forse qualcosa da ridire su Stalin l’avrebbero.
Ma per fortuna Stalin non è mai arrivato altrimenti con certi politici che ci ritroviamo, per noi la caduta dell’URSS e del muro di Berlino non sarebbe servito a niente. Noi ora saremmo la seconda Cuba.
Gabriele.Bianchi@tele2.it
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Rifletti Fabio, rifletti.

Il Congresso e il Presidente

Domenica 29 Luglio 2007

Buonasera,
non riesco a comprendere bene il funzionamento della democrazia americana.

Al congresso vi è ora una maggioranza democratica da almeno un anno ma le cose in politica estera non cambiano per nulla.

Si può pensare due cose:
1) che i democratici approvino la presenza di truppe in Iraq e che l’opposizione a Bush sia solo di facciata

2) che i democratici vogliano il ritiro delle truppe ma poichè l’ultima parola spetta al Presidente non possano far nulla contro i desideri di Bush.
In questo caso più che una democrazia sembra una dittatura.

Mi aiuti a capire

Cordiali saluti

Stefano Ferrari
aabb04@virgilio.it

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Mi ci provero’ nella misura piu’ concisa possibile.
Il Congresso a maggioranza democratica ha gia’ varato diverse risoluzioni sul ritiro delle truppe, che pero’ hanno un valore solo simbolico per due motivi. Il primo: non disporranno mai dei due terzi dei voti necessari per superare un eventuale, scontato veto del presidente. Il secondo: non comportano il taglio dei finanziamenti (come accadde a sua tempo per il Vietnam), unica maniera per riportare a casa i soldati quando il potere esecutivo e’ di diverso avviso.

La mancanza di ogni riferimento ai finanziamenti dipende dal clima preelettorale. La guerra e’ certamente impopolare, ma quello americano e’ un popolo patriottico e non approvera’ mai l’abbandono dei propri militari sul campo.
Per capire questo ambivalente atteggiamento bisogna richiamare il Vietnam. Trenta e passa anni fa nel sud-est asiatico era in gioco la liberta’ dell’Indocina, lontana regione per la quale gli americani non volevano piu’ morire.
Oggi in Iraq e’ in gioco la sicurezza degli Stati Uniti e dell’intero occidente. Per cui giusta o sbagliata che sia stata la decisione di Bush di invaderlo, giusta o sbagliata (a mio parere piu’ sbagliata) che sia stata la conduzione della guerra, un ritiro precipitoso equivarrebbe a una resa al terrorismo di Al Qaeda. Di qui la propensione bipartisan a ‘’finish the job’’.
Stia tranquillo, anche con un presidente democratico (dal gennaio 2009) le truppe americane in Iraq non saranno interamente ritirate. Saranno ridotte, riposizionate nel deserto, assegnate a compiti specifici di antiterrorismo. Ma un ritiro totale e’ altamente improbabile.

Come si fa a riabilitare Togliatti?

Domenica 29 Luglio 2007

Egr. Dottore,
Il Comunismo, pur essendosi rivelato per quello che è stato, continua ad ammorbare l’atmosfera politica italiana con le sue opere di trasformismo, quasi un Fregoli politico, cercando di presentarsi ad ogni agone politico in nuove sembianze.
Eccolo presentarsi all’opinione pubblica annacquato con i residui democristiani patrocinato dai nuovi vati Fassino-Rutelli in cerca di padri nobili da cui fare discendenza.
Togliatti e Moro staranno brindando al coronamento del loro sogno: forse gli italiani non tanto.
Ecco uno spaccato di questo avvenimento.
Firenze: 22-7-2007 Dott. Ing. Sergio Mannucci

4.51 - IL PANTHEON DEL NUOVO PD
Intervenendo alla tramissione «Retroscena» su La 7, Bersani ha affermato: «Nel Pantheon del partito democratico né Enrico Berlinguer né Craxi. Bisogna guardare avanti, punto e basta».
Ha infatti così commentato la dichiarazione di Piero Fassino che ha iscritto Craxi tra i padri fondatori del nuovo Partito democratico: «Non faccio questa riflessione, né su Craxi ma neanche, e guardi cosa arrivo a dire e mi costa molto, su Berlinguer. Io guarderei avanti, punto e basta. Perché quello che noi abbiamo fatto tutti, la storia del Novecento è già molto saputa e molto conosciuta. Oltrepassarla è il problema, non rinverdirla o riconsiderarla: questi sono esercizi che vanno lasciati agli storici».
Bravo Bersani! Scrolliamoci di dosso tutta la polvere comunista e rinvigoriamo sempre quella anticomunista!
Dunque nel Pantheon non c’è spazio ne per Craxi ne per Berlinguer, ma molto per Togliatti che fa parte del passato comunista e che rivive continuamente nelle strade, viali e piazze d’Italia; si tratta di un signore dalla doppia personalità secondo la localizzazione in cui è vissuto: conosciuto in Italia come Ercoli durante il paradiso sovietico e come Togliatti nell’inferno italiano in cui tornò per trasferirci un po’ di quel paradiso.
Come Togliatti lo conosciamo bene e non possiamo lamentarci; come Ercoli la cosa è più difficile e bisogna rifarsi alla testimonianza di chi lo ha conosciuto anche sotto quel nome: Paolo Robotti suo cognato che ha vissuto la stessa avventura moscovita che nel 1965 scrisse un libro di memorie su quel periodo.

Enrico Petacco su La Nazione del 12-4-2007 ha scritto un saggio su i suoi rapporti con Robotti:

……. Era lui che segnalava alla Nkvd,la polizia politica i nomi di coloro che dovevano essere avviati ai “campi di rieducazione”, ossia nei Gulag.
……..Queste schede però non le selezionava Robotti, ma Giuliano Pajetta, ed il futuro sindaco di Bologna, Dozza.
…….Poi, giusta nemesi, nel Gulag ci finì anche lui, ma riuscì anche a riuscirne (“senza che mio cognato movesse un dito” come dirà in seguito) dopo diciotto mesi con alcune vertebre spezzate.
……”Volevo – mi confidò – che anche i compagni morti nel Gulag fossero riabilitati. In un certo senso mi sentivo responsabile”. E con questo intendimento si recò da Togliatti e gli presentò la lista completa. Lui la prese, la scorse, scosse la testa e la gettò nel cestino dopo averla accartocciata. “Non è ancora il momento” disse. E Robotti si adeguò.
E conclude:
Trovavo Robotti sempre assorto nella lettura della Prava, che lui riceve per posta, ritenendola indispensabile, lui mi diceva, per “mantenere la linea in questi tempi confusi”. Io lo frequentavo per ascoltare le sue storie, ma soprattutto ero interessato a conoscere i nomi degli antifascisti italiani scomparsi nei Gulag e che lui intendeva far riabilitare dopo averceli mandati. Un giorno, finalmente, mi mostrò questo elenco (che poi fu uno scoop) e io dopo avere letto tutti quei nomi (erano 125) commentai un po’ sorpreso: “ pensavo fossero di più…”.
“Certo che erano di più, molti di più” assentì lui con calma. “ ma gli altri erano tutti anarchici, socialisti,o peggio…”. E fece un gesto di fastidio con la mano come per dire: quelli mica devono essere riabilitati….
Come rappresentante del P.C.I. al Comintern, tutti dipendevano da Togliatti; per questo Robotti si rivolgeva a lui che aveva il potere di condannare o riabilitare.

Ma la figura di Togliatti ha avuto una importanza fondamentale nell’orientamento politico italiano:
alla morte di Stalin, Togliatti lo commemorò alla Camera dei Deputati (6 marzo 1953) affermando che: “Giuseppe Stalin è un gigante del pensiero, è un gigante dell’azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano…” ed in una sua biografia sembra che abbia affermato: “Ho avuto la fortuna di essere stato partecipe, di essermi trovato al centro di un lavoro di eccezionale importanza sotto la guida diretta di Stalin…”
Saranno i fatti a costringerlo a smentirsi dichiarando (L’Unità del 15 marzo 1956): “Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva quasi disperata di persecuzione senza fine, di una diffidenza generale e continua, del sospetto in tutte le direzioni”.
Ed il popolo comunista con vari contorcimenti ideologici si adeguava alla doccia fredda: “la pratica era sbagliata ma la teoria era giusta”.

Eccolo alla fine della guerra mondiale a snobbare l’Italia mandolinista: «È per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano» (da qui il Migliore?). Dichiarazione di Togliatti al XVI congresso pel P.C.U.S del 1930.

Ma il balletto ideologico di Togliatti non finisce qui:
7/11/1946 a Belgrado: “ Desideravo da tempo recarmi dal Maresciallo Tito per esprimergli la nostra schietta e profonda ammirazione…”
Dopo la condanna di Tito da parte del Cominfirom si legge questa affermazione su l’Unità del 29 giugno 1948 : “La direzione del Partito Comunista Italiano, udito il rapporto dei compagni Togliatti e Secchia, esprime all’unanimità la propria approvazione completa e senza riserve delle decisioni del Cominform… ”
Però nel 1956 Khruščёv si reca a Belgrado e riabilita Tito seguito immediatamente da Togliatti che afferma: “…Scopo della mia visita a Belgrado è di riannodare relazioni regolari con i comunisti jugoslavi dopo la grave frattura provocata dall’erronea decisione del Cominform…”
Da errore in errore, da riabilitazione in riabilitazione siamo giunti ai giorni nostri ancora alla ricerca di una sponda a cui approdare; bene Bersani, questa è la storia del Novecento; per il momento è meglio accantonarla dato che è già molto saputa e molto conosciuta (ma forse dimenticata); questi sono esercizi che vanno lasciati agli storici (quando non serviranno più a nulla).

Io la penso come Bersani: Craxi e Berlinguer non sono degni di una simile compagnia.
Firenze: 14-4-2007 Sermann

P.S.
E’ ARRIVATO IL PERIODO DELLE RIABILITAZIONI?

Veniamo a Craxi: Fassino lo pone nel Pantheon tra i padri fondatori del nuovo partito Pd: un Craxi che i magistrati milanesi hanno condannato in base alle testimonianze di un certo Maurizio Raggio: dunque Raggio è la bocca della verità; Craxi, simbolo della corruzione ambedue laureati dai magistrati milanesi.
Qualcosa non deve essere andato giusto, se il 5 dicembre 2002 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza che condanna la giustizia italiana per la violazione dell’articolo 6 paragrafo 1 e paragrafo 3 lettera d (diritto di interrogare o fare interrogare i testimoni) della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo in ragione dell’impossibilità di «contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della condanna», condanna formulata «esclusivamente sulla base delle dichiarazioni pronunciate prima del processo da coimputati (Cusani, Molino e Ligresti) che si sono astenuti dal testimoniare e di una persona poi morta (Cagliari)». Per la violazione riscontrata la corte non ha comminato nessuna pena, in quanto ha stabilito che «la sola constatazione della violazione comporta di per sé un’equa soddisfazione sufficiente, sia per il danno morale che materiale».
La Corte ha emesso una seconda sentenza 17 luglio 2003, questa volta riguardante la violazione dell’articolo 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata). La Corte ha rilevato infatti che «lo Stato italiano non ha assicurato la custodia dei verbali delle conversazioni telefoniche né condotto in seguito una indagine effettiva sulla maniera in cui queste comunicazioni private sono state rese pubbliche sulla stampa» e che «le autorità italiane non hanno rispettato le procedure legali prima della lettura dei verbali delle conversazioni telefoniche intercettate». Come equa soddisfazione per il danno morale, la Corte ha elargito un risarcimento di 2000 € per ogni erede di Bettino Craxi.
Dunque la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo condanna i giudici milanesi per non avere rispettato i diritti dell’uomo nel condurre il processo il che fa decadere tutta la montagna di accuse:
«la sola constatazione della violazione comporta di per sé un’equa soddisfazione sufficiente, sia per il danno morale che materiale», per la prima sentenza.
“Come equa soddisfazione per il danno morale, la Corte ha elargito un risarcimento di 2000 € per ogni erede di Bettino Craxi”, per la seconda sentenza.
Il sistema di togliere di mezzo personaggi scomodi a mezzo della magistratura è stato uno dei metodi staliniani che trovò nel giudice Viscinskij il grande accusatore che mandava a morte o in Siberia (il che era lo stesso) personaggi che quando poi facevano comodo venivano riabilitati (come testimoniato da Paolo Robotti, cognato di Togliatti, nel 1965).
Dunque la Corte europea ha condannato l’operato dei giudici milanesi, ma al grosso pubblico non ne è arrivata notizia (forse a Fassino) e si seguita a citare quelle sentenze ormai svuotate di significato. Dispiace sempre far sapere al grosso pubblico le malefatte della nostra magistratura, come si cerca sempre di nascondere i pericoli che possano mettere in crisi il futuro, proibendo di diffondere la relazione integrale del rapporto IPCC. 20-4-2007 Sermann
Da La Nazione – 30-6-2007
FASSINO; <>
Ieri Fassino ha reso omaggio alle vittime italiane del Gulag. E ha parlato di “colpevole connivenza di quei dirigenti del partito comunista, pur autorevoli come Togliatti, che non ebbero il coraggio di sfidare la macchina oppressiva della dittatura” (e che preferirono mandare a morte migliaia d’innocenti per salvare la propria).
…..“Nell’oppressione le disuguaglianze crescono, le ingiustizie si aggravano, la dignità umana viene umiliata” , ha detto Fassino ricordando le oltre mille vittime italiane.
Grazie Fassino di giustificare la nostra opposizione al regime sovietico ed a coloro che ce lo volevano imporre: ma è possibile che i poveri comunisti siano costretti a rimangiarsi cinquant’anni di lotta e di sacrifici per importarci quel regime in Italia affascinati dagli inni del credere, obbedire, combattere per il centralismo democratico che ha condizionato la vita politica italiana negli ultimi cinquant’anni?
Non si vergognano ancora di chiedere fiducia agli Italiani?
Firenze: 30-6-2007 Sermann

La Nazione: martedì 10-luglio-2007
Togliatti? Era anticomunista. Di Piero Melograni.
“Inizio questa rubrica di storie segrete con un argomento così riassumibile:“ Togliatti, segretario del Partito comunista italiano dal 1927 al 1964, era anticomunista”. Lo dissi ad un noto sindaco e storico comunista emiliano e lui mi corresse: “Era soltanto antisovietico”.
In questo articolo si citano diverse testimonianze: dal Diario di Georgi Dimitrov (Einaudi) si ha la testimonianza che il Segretario del Partito comunista spagnolo esprime i suoi sospetti in base al suo comportamento in Spagna; anche Dolores Ibarruri esprime la sua sfiducia in Ercoli.
Altri episodi vengono riportati a suffragare questa rivelazione di un Togliatti anticomunista.
Se tutto questo è vero, altro che riabilitazione! E’ l abilitazione a ritenerlo un pusillamine se è pure vero quello che suo cognato Robotti ha raccontato nel suo libro di memorie circa l’attività di Ercoli, il quale facendo il leccapiedi di Stalin mandava a morire ammazzati quei connazionali che si erano rivolti a lui con la speranza di dimenticare le angherie fasciste subite in Italia.
E questi in quell’ambiente era il Migliore!
Firenze: 11-7-2007 Sermann
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Pubblico integrale il suo saggio perche’ meritevole di ogni considerazione dopo l’ondata riabilitativa in favore di Togliatti.

Il ciclone Sarkozy e Berlusconi

Lunedì 23 Luglio 2007

Caro De Carlo,
Ho letto il fondo di Gabriele Cané sull’uomo forte che nei suoi primi due mesi sta trasformando la Francia. Intendiamoci per uomo forte non intendo affatto un uomo autoritario, ma forte di consensi elettorali. E allora mi è venuto in mente un paragone con Berlusconi. Anche Berlusconi nel 2001 aveva stravinto le elezioni. Aveva l’Italia ai suoi piedi. L’opposizione scompaginata. I sindacati frastornati. Poteva fare le riforme di struttura che aveva promesso in campagna elettorale. A partire dall’economia. E poteva farle subito, come sta facendo Sarkozy in Francia.
E invece… Invece che delusione! Berlusconi si lasciò romanizzare anzichè essere lui a milanesizzare la vita politica. Suppongo su sollecitazione dei suoi consiglieri democristiani. Che rabbia!
Marino Fumagalli, Milano
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Condivido la sua rabbia. Anche io presumo che all’indomani della vittoria elettorale i consiglieri (un tempo) democristiani di Berlusconi gli abbiano raccomandato di procedere in maniera soft, lenta, senza scossoni violenti. E invece erano proprio gli scossoni quello che gli italiani si aspettavano da Berlusconi, il quale aveva promesso di fare dell’Italia un Paese moderno.
Che occasione sprecata! Gli italiani che l’avevano votato erano stanchi dei tatticismi all’Andreotti, secondo il quale i problemi era meglio risolverli con calma perchè spesso si risolvevano da soli. Erano contrari a una legge elettorale che li aveva presi in giro, perchè aveva tradito l’esito del referendum e aveva reintrodotto il proporzionale sconfessato a furor di popolo. E quando si accorse, dopo oltre tre anni di governo, che aveva sbagliato tutto, cercò furiosamente di recuperare riuscendo quasi a rimontare lo svantaggio.
Ora la situazione è più grave di sei anni fa. Minore e non maggiore è la stabilità politica con l’adozione del sistema elettorale proporzionale, per cui il parlamento è più frammentato di quello della prima Repubblica. Ben 23 partiti, record europeo. Minore e non maggiore è la competitività della nostra economia. Minore e non maggiore è la fiducia nel futuro come dimostrano i sondaggi.
Davvero un peccato!

Nazismo, fascismo e comunismo

Mercoledì 18 Luglio 2007

Salve, sono un ragazzo di 23 anni ormai prossimo alla laurea in economia e marketing a Bologna.
Premetto che io non seguo nessuna ideologia in particolare, credo che ci siano cose giuste da ambo le parti e sinceramente trovo poco intelligente, da parte di molte persone, sposare un’unica causa e conformarsi del tutto alle sue idee, possano essere di destra o di sinistra: credo che quando si parla sia di comunismo che di fascismo ci sia spesso una visione molto manichea delle due cose, ma soprattutto fuori luogo, dal momento che trovo pure che questi due ideali, fascismo e comunismo, sono stati a dir poco “violentati” e trasformati sia da coloro che li odiano, da politici che li sbandierano come il male assoluto per coprire il totale vuoto di idee che li circonda (mi riferisco al Cavalier Berlusconi e così ora sa anche per chi ho votato) e anche dai sostenitori stessi di questi partiti.

Mi permetta di dire che sono convintissimo che il Comunismo in Cina e nei paesi dell’ex Unione Sovietica abbia fatto più danni che altro, ma in Italia il comunismo non è mai andato al potere e non ha causato vittime come negli altri paesi, a parte le degenerazioni delle Brigate Rosse: il fascismo e il nazismo sono state le vere dure realtà italiane e trovo che sia il massimo dell’ipocrisia chi condanna i crimini di Stalin (ma Stalin a noi italiani cosa ha fatto?) e poi tollera le svastiche e le croci celtiche nei suoi cortei (come penso sia ipocrita trovare in uno schieramento il partito più nazionalista del parlamento e al tempo stesso la Lega Nord).

Secondo lei perchè i vari intellettuali italiani, registi e giornalisti, sono tendenzialmente di sinistra? Perchè il comunismo in Italia non ha mai preso piede e non è stato un vero problema, di conseguenza a nessuno gliene frega niente di parlare di falce e martello, forse perchè questa gente ha inquadrato bene la realtà ITALIANA.
Ma se la gente non asseconda l’odio comunista dell’ex premier allora è sicuramente un mangiatore di bambini, in una sorta di “o con noi o contro di noi” e questo è un male, perchè tutto questo odio per un inesistente comunismo nel nostro belpaese (era bello poi vedere Berlusconi “culo e camicia” con Putin, una ex spia del KGB), non ha fatto altro che generare odio e conflitti culturali e non ha fatto altro che portare la politica e la società italiana a squallidi litigi su Stalin e Mussolini, per coprire l’incapacità di questi signori in giacca e cravatta che dagli anni 80.
non hanno ancora risolto un problema della nostra nazione.
Ora Berlusconi sta pure arrivando alle offese dirette quando mi diede del coglione e quando apostrofa Prodi dandogli del “dispensatore di stronzate”.
Non mi meraviglio se il conflitto politico sta diventando sempre più aspro e violento, ma la colpa non è da imputare al comunismo, ma ai modi assurdi e senza alcuna vergogna che l’attuale opposizione ha introdotto in campo politico, altro che famigerati “registi rossi”.
Saluti, Fabio
mingusming@hotmail.it

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Caro Fabio,
apprezzo la tua onesta’ nel rivelare l’onore (si fa per dire) di un insulto personale da parte di un leader della statura (anche qui si fa per dire) di Berlusconi. Il quale nel caso specifico puo’ avere dimenticato la piu’ ipocrita delle massime. Quella secondo cui tutte le opinioni sono rispettabili. Ma le tue – consentimi – lo sono un po’ meno delle altre.

Come fai ad essere equidistante fra tirannia e liberta’, fra monolitismo istituzionale e pluralismo democratico, fra censura e liberta’ di espressione? La contrapposizione – ecco dove sbagli – non e’ fra nazismo e fascismo da una parte e comunismo dall’altra, ma fra nazismo, fascismo e comunismo da una parte e liberaldemocrazia dall’altra. E non dimenticare che nazismo e’ l’abbreviazione di nazionalsocialismo e che anche le radici del fascismo sono socialiste.

Cosa voglio dire con questo? Semplicemente che le piu’ mostruose aberrazioni ideologiche del ventesimo secolo sono nate a sinistra. E che sono costate milioni e milioni di vittime (solo in Urss 30 milioni).

Tu ti chiedi e mi chiedi: ma cosa c’entra con l’Italia? Noi non eravamo l’Urss. Da noi i comunisti erano buoni. E allora: hai mai sentito parlare del triangolo della morte in Emilia? Non credo, perche’ eri ancora nella stellina. Ebbene vai a leggerti il libro di Pansa, uno di sinistra.

A parte questo il nostro comunismo aveva un volto umano, come amava dire Berlinguer, per un semplice motivo: non e’ mai andato al potere a Roma. Il potere locale non bastava per farci fare la fine della Cecoslovacchia o della Polonia o di uno qualsiasi dei Paesi ‘’fratelli’’ a ‘’democrazia popolare’’. Ma bastava per egemonizzare la cultura impegnata. Quella cultura di cui si sono nutriti i registi rossi della lettera cui ti riferisci.