Il ciclone Sarkozy e Berlusconi

Caro De Carlo,
Ho letto il fondo di Gabriele Cané sull’uomo forte che nei suoi primi due mesi sta trasformando la Francia. Intendiamoci per uomo forte non intendo affatto un uomo autoritario, ma forte di consensi elettorali. E allora mi è venuto in mente un paragone con Berlusconi. Anche Berlusconi nel 2001 aveva stravinto le elezioni. Aveva l’Italia ai suoi piedi. L’opposizione scompaginata. I sindacati frastornati. Poteva fare le riforme di struttura che aveva promesso in campagna elettorale. A partire dall’economia. E poteva farle subito, come sta facendo Sarkozy in Francia.
E invece… Invece che delusione! Berlusconi si lasciò romanizzare anzichè essere lui a milanesizzare la vita politica. Suppongo su sollecitazione dei suoi consiglieri democristiani. Che rabbia!
Marino Fumagalli, Milano
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Condivido la sua rabbia. Anche io presumo che all’indomani della vittoria elettorale i consiglieri (un tempo) democristiani di Berlusconi gli abbiano raccomandato di procedere in maniera soft, lenta, senza scossoni violenti. E invece erano proprio gli scossoni quello che gli italiani si aspettavano da Berlusconi, il quale aveva promesso di fare dell’Italia un Paese moderno.
Che occasione sprecata! Gli italiani che l’avevano votato erano stanchi dei tatticismi all’Andreotti, secondo il quale i problemi era meglio risolverli con calma perchè spesso si risolvevano da soli. Erano contrari a una legge elettorale che li aveva presi in giro, perchè aveva tradito l’esito del referendum e aveva reintrodotto il proporzionale sconfessato a furor di popolo. E quando si accorse, dopo oltre tre anni di governo, che aveva sbagliato tutto, cercò furiosamente di recuperare riuscendo quasi a rimontare lo svantaggio.
Ora la situazione è più grave di sei anni fa. Minore e non maggiore è la stabilità politica con l’adozione del sistema elettorale proporzionale, per cui il parlamento è più frammentato di quello della prima Repubblica. Ben 23 partiti, record europeo. Minore e non maggiore è la competitività della nostra economia. Minore e non maggiore è la fiducia nel futuro come dimostrano i sondaggi.
Davvero un peccato!

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