Una bella azienda, ma solo da fuori…

di Monica, 39 anni, Bologna
Lavoro da più di 13 anni nell’ufficio commerciale di un’importante azienda bolognese produttrice di macchine automatiche, nota nella realtà industriale emiliana come ‘azienda che pone particolare attenzione al dipendente’.
Io, che sono in possesso solo di una maturità linguistica e non ho quindi una vera professione, ho avuto la ‘fortuna’ di essere assunta, in quanto proveniente da un’azienda fallita e quindi inserita nelle liste di mobilità. Preciso che sono arrivata in quest’azienda dopo 5 anni di lavoro in aziende medio-piccole e quindi già con una certa esperienza in ambito commerciale. Sono stata assunta come impiegata di quarto livello del Ccnl metalmeccanico (anche se provenivo dalla seconda categoria del commercio, equivalente a un quinto livello dei metalmeccanici) e mi è stato insegnato, passo dopo passo, ‘come si lavora’ non in quell’azienda, ma in generale. Dopo un divertito sgomento iniziale (credevo che le esperienze maturate all’esterno contassero qualcosa, anche in aziende di quelle dimensioni!) sono passata pian piano alla frustrazione e conseguentemente alla depressione. Sto parlando di depressione vera e propria, con attacchi di panico tali e talmente forti da portarmi ad assenze sempre più prolungate e alla cura tramite psicofarmaci. Delle tre lingue che parlavo e scrivevo correntemente quando sono stata assunta, ne rimangono due, mentre il tedesco, la seconda lingua che ho fatto al liceo, all’azienda ‘non serve’… I capi che si sono alternati nell’ufficio nel quale lavoro non mi hanno dato alcuna possibilità di crescita, perché ‘ogni tanto sei esaurita, ci sei e non ci sei’, e quindi ’se vuoi stare a casa in esaurimento, fallo!’…
E queste sono solamente alcune delle frasi che mi sono sentita rivolgere. Si, è vero, in quell’azienda gli stipendi sono alti, ma quanto è alto il costo che si paga per starci dentro? Come posso vendermi oggi sul mercato del lavoro, a quasi 40 anni, dopo 18 anni di anzianità lavorativa, di cui 13 passati praticamente a fare l’archivista?
Per questo vorrei dire a chi vede l’azienda solo da fuori e all’erede della potente famiglia che detiene le quote di tutta l’azienda: al di là delle belle opere aziendali e sociali che vengono pubblicizzate su tutti i quotidiani e della beneficienza ugualmente pubblicizzata (così oltre a fare bella figura la scarichi pure dalle tasse!) esistono anche persone come me che si sono rovinate la salute senza sentirsi neppure mai chiedere ’scusa’.

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3 Commenti a “Una bella azienda, ma solo da fuori…”

  1. emanuela scrive:

    purtroppo siamo donne………………………………
    sto vivendo la tua stessa situazione e non saprei affatto cosa consigliarti, anzi, sono forse messa peggio perche’ la mia azienda e’ molto piccola e da un giorno all’altro posso trovarmi a casa.

  2. monica scrive:

    Cara Emanuela, grazie per il tuo commento e la tua solidarietà. Come hai letto ho già vissuto la disoccupazione e la lista di mobilità. L’azienda per la quale lavoro attualmente non si trova certo in buone acque (almeno non il mio settore). E’ in atto da anni un progressivo ’smaltimento’ del personale: c’è già stata la cassa integrazione, probabilmente ci sarà di nuovo, vengono dati prepensionamenti e così via. Tutto questo fa parte della ’sceneggiata’ della ‘povera’ azienda che ha bisogno di fondi pubblici per costruire - in questo caso particolare - una palestra e un asilo nido sia per i dipendenti che per il quartiere dove è collocata.

  3. Giovanni scrive:

    Possono accadere cose ben più drammatiche nel mondo del lavoro, in particolare nel settore pubblico. Io lavoro all'’università e, credimi, accadono cose aberranti. Il lavoro che normalmente nel privato fa una sola persona, qui facendosi le ‘pippe mentali’ lo eseguono squadroni di incompetenti, che per loro incapacità che nessuno ha il coraggio di far rilevare ricevono anche le indennità di funzione e di risultato. Noi cittadini paghiamo le tasse per questi inetti politicizzati e sindacalizzati. Per estrazione lavorativa ho avuto la fortuna e sfortuna di crearmi la mia professionalità nel settore privato. In seguito, caduto in disgrazia (mobilità) sono finito a svolgere lavori socialmente utili per lo Stato.
    Per quello che avevo acquisito nel tempo, qui all’università sembravo un ‘marziano’.
    Questo mi ha fortemente danneggiato, perchè caratterialmente sono molto franco e schietto, quindi sono stato ‘mobbizzato’, in modo tale che oggi il mio stato di salute porta segni permanenti.
    La disgrazia di tutto sta nel fatto che al Management di questo ente ho detto chiaro e tondo che non capiscono nulla. Ho querelato i responsabili, purtroppo tra questi c’è un nome eccellente (il cognato dell’attuale presidente del consiglio superiore della magistratura (il Presidente della Repubblica). Vado avanti, do fondo al mio portafoglio, convinto come sono che ‘La Legge è uguale per tutti’, almeno credo… Chissà se Dio mi vuole ascoltare. Grazie dell’attenzione e della pubblicazione.
    Giovanni Mancini

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