Biografie dei politici, nessuno racconta mai cosa faceva prima

E dire che come fantasia avevano addirittura superato Walt Disney. “La carica dei 103” membri del Governo Prodi si è infranta dopo solo otto mesi di fronte ad un voto di fiducia sulla politica estera. Perché è successo? E per responsabilità di chi? Come nel racconto “La lettera rubata” di Edgar Allan Poe, la risposta è lì, davanti agli occhi di tutti. Colleghiamoci su internet per vedere chi siano i protagonisti di questa vicenda italiana.
Cominciamo, per comodità di analisi, dai due dissidenti che hanno fatto mancare i voti decisivi: i senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto. Rossi è di Ferrara ma, chissà perché, è stato nominato nelle Marche: come si è visto, il Senato non poteva fare a meno di lui. Da primo firmatario ha presentato due disegni legge ed è intervenuto tre volte in assemblea e sei volte in commissione. Finora non si è sforzato granché, ma ritengo che sia nella media.
Turigliatto almeno è stato indicato nella regione di nascita: il Piemonte dalle carducciane “scintillanti vette”. Un solo disegno di legge porta per prima la sua firma ed è intervenuto tre volte in assemblea. Anche lui non è Stakhanov.
Una lancia però va spezzata: forse, a differenza del Segretario di Rifondazione Franco Giordano e di tanti altri, loro due avevano preso sul serio la manifestazione di Vicenza e anche nelle votazioni al Senato ritenevano di stare ancora sfilando in Piazza delle Erbe. Nessuno li aveva avvertiti del “contrordine compagni”.
Adesso che faranno? Si allineeranno? Entrambi hanno in comune due cose: sono alla prima legislatura e come professione dichiarano di essere “impiegati”.
Ho cercato di approfondire su internet e di Turigliatto apprendiamo che “grazie al partito (sotto forma di concorso riservato allo staff dei consiglieri) ha conquistato il posto fisso in Regione alla soglia dei 60 anni”, mentre di Rossi è noto che sia sempre stato un funzionario di partito, traendo sempre e solo dalla politica i suoi redditi. Continueranno a votare contro il Governo col rischio di non maturare la pensione? Rossi ha già dichiarato che “se fossi stato sicuro che il mio voto era fondamentale, avrei riflettuto un attimo”. Adesso ha l’occasione per farlo.
Turigliatto invece ha detto di voler lasciare: “a casa ho centinaia di rose da potare”. Chissà se manterrà l’istinto bucolico anche nei prossimi giorni.
E’ però profondamente errato buttare la croce soltanto su chi invece alla resa dei conti si è assunto pesanti responsabilità, perché l’inadeguatezza della classe politica è un problema molto più generale. Infatti, nell’effettuare queste ricerche mi sono preso la briga di leggere anche le biografie dei componenti del Governo.
La prima cosa che è balzata subito agli occhi è l’estrema fumosità delle loro vite. E’ singolare per esempio che nessuno scriva esplicitamente di essere un funzionario di partito, sebbene sia la categoria più rappresentata: qualcuno lo fa intendere, mentre la gran parte glissa con eleganza. Non sono espliciti per rispetto della privacy?
Il materiale è veramente notevole. A puro titolo esemplificativo, non avendo peraltro il tempo per ricerche più approfondite, provo a fare qualche esempio, ristringendo il campo ai soli membri dell’esecutivo ma dicendo chiaramente che la situazione riguarda tutti, compresa l’opposizione.
Per esempio, gli italiani sarebbero interessati a conoscere in che cosa sia consistita “l’esperienza professionale all’ufficio della Montedison” maturata dalla Melandri, oppure dove siano stati pubblicati gli scritti di Vannino Chiti che si dichiara “studioso del movimento cattolico”. Inoltre, perché mai i ministri Rutelli, Pollastrini, Bonino, Chiti, Bersani, Mussi, Ferrero ed i sottosegretari e vice ministri Verzaschi, Annunziata, Montecchi, Letta, Lolli, Minniti, Bonato, Pinza e Casula (Antonangelo) non indicano espressamente la professione che svolgono?
Saremmo anche curiosi di vedere su quali giornali si trovino gli articoli del Ministro Alfonso Pecoraro Scanio e del sottosegretario Paolo Cento che dichiarano di essere pubblicisti. Forse sul “Washington Post”?
E vorremmo sapere perchè il sottosegretario Letizia De Torre afferma di insegnare presso una “scuola superiore di primo grado”: non sarebbe stato più bello chiamarla “scuola media”?
Di sicura utilità sarebbe conoscere il nome “delle piccole aziende metalmeccaniche” presso cui ha lavorato il sottosegretario Rosa Rinaldi ed anche i contributi previdenziali versati al Ministro Arturo Parisi che ci fa sapere di essere stato “operaio forestale”, prima di diventare stimato professore universitario.
Inoltre, sarebbe carino sapere in quale anno Sergio D’Antoni è diventato ricercatore di diritto del lavoro all’Università di Palermo oppure, per aumentare la nostra cultura, le pubblicazioni scientifiche di Rosy Bindi allorquando “ha svolto attività accademica e di ricerca prima all’Università la Sapienza di Roma, come assistente di Vittorio Bachelet, e poi come ricercatore di diritto amministrativo presso l’Università di Siena”. Probabilmente ci saranno, ma non mi è stato agevole finora trovarle. Confido in un aiutino della Ministra.
Una forte curiosità poi ci assale quando leggiamo la professione del sottosegretario Elidio de Paoli: libero professionista. Di cosa? Di politica si potrebbe supporre, visto dove si trova.
Del sottosegretario Giovanni Lolli sappiamo invece che è stato “attivo per anni nell’ambito dell’associazionismo, del volontariato e nel movimento ambientalista” ma se abbia mai fatto un giorno di lavoro nella sua vita non è dato sapere.
Invece è veramente bravo il sottosegretario Stefano Boco che dice di lui: “Imprenditore commerciale. Ha operato nel settore della ristorazione e del commercio. Ha percorso studi letterari presso l’Università di Firenze”. Di preciso, praticamente nulla. Ma si vede che non è necessario per essere nominati nel Gabinetto.
In definitiva, le biografie dei membri del Governo, e poi di quelli del Parlamento, sono una lettura davvero istruttiva, e invito i lettori a consultare i siti www.governo.it, www.camera.it e www.senato.it, chiedendo di segnalare eventuali imprecisioni di cui siano a conoscenza.
Infatti, le biografie dei nostri parlamentari sono uno spaccato fedele dell’Italia di oggi, rappresentando una materia di studio che merita di essere approfondita, per conoscere davvero da chi siamo governati. Una prima, netta impressione è che in gran parte i nostri politici sembrano imprecisi e omissivi finanche nella descrizione delle loro vite. Figuriamoci se si mettono all’opera. Quando inizieremo a dire basta?

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9 Commenti a “Biografie dei politici, nessuno racconta mai cosa faceva prima”

  1. Claudio Bortoluzzi scrive:

    Ho letto con interesse l’articolo. Penso e chiedo lumi agli eventuali lettori, che questi CURRICULA, dovrebbero essere pubblicizzati dai partiti, prima delle elezioni. Potremo evitare di avere, senza nostra colpa diretta, al Parlamento figure che non hanno mai fatto niente nella loro vita, e se hanno fatto qualcosa, era meglio che non lo facessero. Mi chiedo come dei parlamentari onesti (voglio sperare che ce ne siano almeno due, possono tollerare di essere confusi con certi PARASSITI. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: saranno mica lo specchio del Popolo Italiano? Chiediamo in questo caso di essere colonizzati da qualche residua tribù di antropofagi. Meglio di parlamentarofagi ( all’agro dolce, con crauti e senape): mussulmani attenzione: non possiamo escludere che si tratti di carni NON AMMESSE!!

  2. valerio scrive:

    e se raccogliessimo le firme,magari per gioco,per un referendum che assegni a tutti gli eletti a cariche pubbliche soltanto la pensione sociale,una volta terminato il mandato, viste le attività dei nostri onorevoli?
    forse così salirebbero di parecchio gli importi per i pensionati!

  3. ugo cucunia scrive:

    Ho letto il Suo articolo sulla Nazione del 25.02. u.s., e mi complimento, anche se l’oggetto scritto, io è da moltisimo tempo che lo ripeto che sarebbe ora di sapere chi sono questi ministri, cosa hanno fatto nella
    loro vita. Sarebbe ora che tutti i cittadini fossero informati sulle attività
    pregresse e con quali meriti visto che si permettono di fare i soloni.
    Sarebbe importante, visto che fare il polititico è una missione e non
    un’attività, che durante il loro mandato dovrebbero essere pagati con
    lo stipendio che del lavoro precedente, con una sola aggiunta di indennità,
    e a fine mandato la pensione dovrebbe essere loro riconosciuta come
    a un qualsiasi lavoratore. Mi domando, quando vedo facce, nuove per
    esempio: chi è questo Min: Migliore, cosa faceva e quali meriti ha
    stesso dicasi del min Ferrero, Lusetti, Damiano, Fioroni, e dicasi del
    min. Bersani, il furbino del deserto, che per diminuire il gasolio, la sua
    gande idea di apire distributori nei supermercati. Se volesse far diminuire
    le benzine sarebbe sufficinte obbligare l’Agip, che appartiene allo stato
    con il 30%, obbligae questa compagnia all’immediata diminuizione dei
    prezzi, e nel giro di 10 minuti tutte le compagni sarebbero costrette ad
    adeguarsi. Se non vado errato il barile è calato di circa il 25%.
    Comunque avanti così che la strada è quella giusta.

  4. Paolo scrive:

    Avete capito italiani, perchè anche la Spagna in questi anni ci ha superato?I somari lasciamoli a casa

  5. Alessandro Fini scrive:

    Grazie per andare avanti nella Sua inchiesta, mi ha appassionato.
    E’ sonfortante vedere quanti “venditori di fumo” esistono in Italia oggi: Gente che per una poltrona (e tutti i privilegi che la poltrona può dare) è disposta a rinnegare i propri ideali (ma ne hanno i nostri politici?) e quindi ad andare contro i voleri del Paese.
    A volte comunque non sono d’accordo con chi dice che la politica è sempre più lontana dalla gente comune: anche nelle aziende private e pubbliche vanno avanti i “venditori di fumo” e non chi, lavorando a testa bassa non ha tempo per fare public relations: per queso, secondo me, la politica è lo specchio della nostra società: non meritocrazia ma esclusivo clientelismo.

  6. Sandra Savaglio scrive:

    E bravo Mario, hai fatto una bella ricerca per far capire che molti dei politici italiani hanno deciso di dedicare la propria vita alla politica perche’ sanno di non riuscire in molto altro.

  7. eugenio serpa scrive:

    In Italia il mestiere del “Politico”, e’ una declinazione anomala, distorta e malata di una societa’ che ancora non riesce ad esprimere una classe dirigente che possa dare risposte chiare, semplici, razionali alla penosa situazione di stallo che oggi l’Italia vive. Siamo nelle mani di sciagurati, penosi ed impreparati, uomini che in molti casi hanno costruito carriere politiche che non trovano riscontro nella vita economica e sociale del paese. In parte l’assenza di una vera selezione della classe dirigente, ha lasciato spazio e giustifica, secondo me a ragione, l’ascesa politica di molti imprenditori. Nessuno si dovrebbe lamentare dei vari Berlusconi, Soru, Hilly che mettono la loro storia e le loro carriere in discussione sulla scena politica, ma tutti noi dovremmo augurarci un maggiore impegno di uomini che hanno avuto successo nella vita prima che nelle stanze grigie della politica.

  8. Bresciano scrive:

    Elidio De Paoli: sindacalista fannullone in un azienda bresciana per anni, originariamente Lotta Continua: poi verde, poi cambia casacca e per un Assessorato in Provincia (il primo) entra in una giunta di centro destra coi prandiniani (quelli di Prandini l’appaltatore e tangentaro).
    Sconfessato dai kompagni entra nel partito pensionati, dove viene non eletto in Regione, eleggono il cognato (messo da lui in lista) e lui lo fà dimettere a suo favore.
    Buttato fuori anche da pensionati fonda la lista acchiappavoti Lega Alpina Lumbarda, falsa lega per votanti distratti, che serve a sostenere il centrosinistra rubando voti alla vera lega Nord.
    Con questa, inserita in una lega lombarda di transfughi della vera Lega Nord, arriva al governo avendo sostenuto il csx.
    Ben conosciuto come voltagabbana per tutte le stagioni, avendo fatto tutto lo spettro politico utile alla carriera.

  9. Eugenio scrive:

    Gentile prof. Caligiuri,
    Mi permetto, innanzitutto, di ringraziarla per il suo impegno continuo e tenace nella lotta quotidiana contro la situazione della politica italiana, oramai paradossale specchio di un paese senza senso civico.
    E’ mio desiderio poterla incontrare, per conoscerla di persona, al fine di potere concretamente ed in modo pragmatico offrire la mia disponibilita’ ad un impegno che possa contribuire ad iniziative mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica sui costi reali della politica.
    Io lavoro e vivo a Roma, oramai da piu’ di 10 anni, ma sono certo che non mancheranno a breve opportunita’ per incontri, anche legati alle iniziative dell’Ass. 8tj-europe di cui faccio parte fin dalla fondazione.

    Un saluto cordiale.

    Eugenio

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