Litigano, ma l’obiettivo è comune: togliere potere ai cittadini

SIAMO ALLA FRUTTA. Il dibattito sulla legge elettorale dimostra il tentativo senza vergogna della classe politica di continuare a perpetuare se stessa. Al di là delle divisioni di facciata, la dice lunga e la dice tutta la circostanza che entrambe le proposte del centrodestra e del centrosinistra mantengano le liste bloccate, privando i cittadini finanche di esprimere preferenze e concentrando sempre di più il potere in mano a mandarini di partiti personali. E mentre il centrodestra questa legge elettorale l’ha proposta ed ha eliminato le preferenze (si badi: il centrodestra con le regole precedenti avrebbe vinto le elezioni), il centrosinistra aveva gridato allo scandalo di fronte al ‘Porcellum’. Come mai adesso mantiene le liste bloccate? Le mogli, i fratelli, i cognati generosamente nominati in Parlamento non sono d’accordo? Stiamo attenti: la legge elettorale non è fine a se stessa ma è il mezzo attraverso il quale vengono individuati i legislatori, cioè coloro che dettano le regole alla società.
Quello che invece si sta svolgendo davanti agli occhi di tutti gli italiani è uno scontro esclusivamente interno alle chiuse stanze dei partiti, nelle quali i cittadini non hanno alcun accesso, mantenendo la sola sovranità di andare a porre una croce su simboli di liste rigorosamente decise a tavolino. Grazie del pensiero, comunque. Il giornalista e scrittore americano Fared Zakaria non a caso parla di «democrazia senza libertà». Infatti, le procedure consentono in teoria di scegliere i rappresentanti ma nella sostanza non è affatto così. La circostanza che, per accendere un pallido barlume di cambiamento, la sola difesa possibile sia rappresentata da uno strumento così imperfetto come il referendum è la dimostrazione che occorre modificare queste regole dalle fondamenta. Ma chi lo fa? Gli stessi beneficiari? Impensabile.
Occorre subito qualcosa di diverso e di migliore, perché non è affatto vero che il ceto politico sia lo specchio del Paese. Da noi avviene esattamente l’opposto. Superficiali, disinformati, anziani, irresponsabili, legati ai privilegi: sembrano queste le caratteristiche prevalenti dei nostri rappresentanti. Ci dicono che, in definitiva, sono individuati da noi. Ma non è così: se avessimo davvero la libertà di sceglierli non manderemmo certamente in Parlamento una maggioranza di funzionari di partito, rieleggendoli continuamente e pagandoli profumatamente a prescindere dai risultati. Allora che fare? A sinistra è nata la politica come professione, per me l’origine di tutti i mali.

Il centrodestra in teoria — e le elezioni del 2001 avevano confermato questa speranza — avrebbe potuto fornire al Paese una classe dirigente un po’ più responsabile. Ha invece anch’esso prodotto in gran parte una nomenklatura senz’anima. Gli eletti si potevano certamente scegliere meglio, tanto più che non era necessario che avessero voti, che invece arrivavano da soli in base al marketing elettorale. Si è scelto spesso il peggio. E non era per nulla necessario, Cavalier Berlusconi. Bastava una sola persona presentabile in più e per 24 mila voti non ci sarebbe stato un governo di centrosinistra, che probabilmente durerà per l’intera legislatura. Chi dobbiamo ringraziare per questo? La legge elettorale? E se si prosegue di questo passo ne avremo una ancora peggiore. Aveva proprio ragione Leo Longanesi: «Buoni a nulla, ma capaci di tutto».

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6 Commenti a “Litigano, ma l’obiettivo è comune: togliere potere ai cittadini”

  1. Melissa Cosenza scrive:

    Ho appena terminato di leggere l’articolo sull’attuale dibattito inerente la legge elettorale. Reputo che l’analisi sia assolutamente esatta e che rispecchi una realtà italiana in cui i personalismi in politica non sono più l’eccezione ma la regola, tanto da non essere più indicati come segnali di corruzione e crisi etica. “La politica perduta” avrebbe ben detto Marco Revelli, intanto noi italiani restiamo a guardare.
    Un saluto dalla collega giornalista
    Melissa Cosenza

  2. claudia palazzetti scrive:

    Anche questa mattina, dopo aver letto il tuo articolo, riemerge in me la speranza e l’entusiasmo di cambiare questa “Italietta”, invecchiata e clientelare, male amministrata e sprecona…! I nostri governanti, a tutti i livelli, cominciando dai Comuni sino agli scranni più alti del Parlamento, salvo qualche eccezione, sono sempre più impegnati a salvare il sistema che li tiene in vita, piuttosto che pensare a risolvere i problemi quotidiani dei cittadini. Nessuno di loro tenta di abbattere i costi della politica, che incidono pesantemente sulle nostre tasche, attraverso le tasse, a svantaggio dei servizi che lo Stato ci dovrebbe garantire, anzi sono depositate ulteriori richieste per istituzionalizzare nuove Provincie. Non se ne può più. Impegnatissimi a studiare una nuova legge elettorale, che garantisca il posto ai più fedeli adepti, alla faccia della governabilità, si sono dimenticati della legge sul “conflitto di interessi” che sembrava una priorità. Sanità e scuola restano nel pantano, mentre assistiamo, tutti i giorni, agli scandali sulle poltrone dei primari e dei rettori. La giustizia rimane incagliata nei lunghissimi tempi del suo corso, la sicurezza…così continuando sfocerà nel “fai da te” come se fosse un hobby! Che fare? Smettere di lamentarsi, organizzarsi coinvolgendo la cosiddetta società civile: i giovani, le loro madri, la gente che lavora…quella che non ha tempo da perdere…perchè facciano sentire la voce di una Italia che c’è, che è capace, produttiva, positiva, che era arrivata ad essere la 7° potenza industriale, nonostante la classe politica che nel corso degli anni si è involuta ed è stata capace di generare un sistema autoreferenziato che genera solo burocrazia.

  3. vittorio scrive:

    Caro Caligiuri,
    condivido spesso le cose che scrive e ancora una volta Le esprimo i miei sinceri complimenti: per la chiarezza, il coraggio e la sincerità che mette nei suoi “Commenti”.
    Ma per una volta proprio non sono d’accordo con Lei.
    Purtroppo la classe politica è lo specchio del Paese!
    So bene che questa affermazione può avere conseguenze frustranti e dare una impressione di qualunquismo. Ma purtroppo è così - mi creda - può mettere in lista chi vuole (se si potesse anche un morto) e ripristinare le preferenze (cosa più che giusta); ma vedrà che se parte l’ordine del Partito, il 90 % degli elettori lo voterà e sarà eletto! Lo so che è triste dire queste cose. Per non avere delusioni è meglio non farsi illusioni. Tutto ciò non deve essere motivo di disarmo.
    Al contrario è per comprendere meglio che il lavoro è ancora più arduo e il percorso più lungo. Comunque da fare. Longanesi con quella frase si riferiva proprio agli italiani e non solo alla classe politica. Per citare ancora Longanesi: “non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi”. Un cordiale saluto
    Vittorio Pieri

  4. lisa scrive:

    Complimenti anche per l’articolo di oggi, veramente encomiabile. Mi chiedo se almeno uno dei personaggi in oggetto lo avrà letto. Mi chiedo anche un’altra cosa: cosa succederebbe a livello costituzionale se, superando la paura che a vincere siano “gli altri”, la maggioranza effettiva degli italiani non andasse a votare, come penso seriamente di fare io medesima. Grazie di nuovo per il Suo impegno.
    Lisa

  5. bruno scrive:

    accidenti !
    un forte abbraccio ed il mio perfetto accordo.
    bruno paternò
    isola d’elba

  6. Demetrio scrive:

    Ma cosa bisogna fare per far capire ai politici che la gente è stanca delle loro chiacchiere e dei loro privilegi?
    Mille Euro in più al mese ogni 6 mesi, tutti d’accordo, da Bertinotti a Caruso, da D’Alema a Di Pietro, da Casini a Berlusconi, da Storace a … UFFA!!!!

    Demetrio

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