Lo Stato è in bolletta e lascia ammuffire i tesori confiscati

SIAMO DAVVERO uno strano Paese. Non abbiamo i soldi per fare viaggiare le macchine dei magistrati o per acquistare la carta per le fotocopie, però ci permettiamo il lusso di tenere fermi due miliardi di euro sequestrati da oltre dieci anni, provenienti da provvedimenti giudiziari, tipo quelli di tangentopoli. E nel frattempo c’è chi addirittura si suicida perché vanta dei soldi, pochi o molti che fossero, da parte della pubblica amministrazione. Chi è dunque che deve fare funzionare lo Stato? Gli uscieri dei Ministeri? Gli addetti all’anagrafe? I lavoratori socialmente utili? O sono gli eletti a tutti i livelli? Se l’acqua non arriva nelle case dei cittadini il Sindaco avrà pure qualche responsabilità. Se le tasse sono eccessive per finanziare uno Stato inefficiente, sono i politici a doverne rendere conto. E non solo aumentandosi lo stipendio, assegnandosi pensioni dopo due anni e mezzo di mandato, finanziando giornali di partito fantasma, ripristinando i fondi del finanziamento pubblico bocciati dai cittadini, estendendo i privilegi dei parlamentari nazionali ai consiglieri regionali. Il tutto per miliardi di euro, mica bruscolini. Lo stesso Prodi ha ammesso, e siamo perfettamente d’accordo con lui, che si è interrotto il rapporto di fiducia tra eletti ed elettori, cioè tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni. Più grave di questo cosa c’è? E’ lo stesso concetto di democrazia ad essere messo in discussione. Qualche anno fa, un intellettuale americano Christopher Lasch ha scritto un libro profetico “La ribellione delle élite” con un sottotitolo ancora di più significativo: “il tradimento della democrazia”. In questo saggio, dimostrava come le classi dirigenti sistematicamente si siano allontanate dalla gente comune che pure dovrebbero rappresentare, costruendo un ambiente quasi autarchico e che si autoriproduce. Oggi in Italia, infatti, siamo alla presenza di una classe politica assolutamente autoreferenziale, che come prima professione alla Camera ed al Senato, ed in alcune grandi città italiane, esprime funzionari di partito. Le analisi, sempre più condivise e convinte sono queste. Il problema è trovare una via d’uscita. Il che va fatto presto. Molto presto.

Collegamenti sponsorizzati


Scrivi un commento