La sfida di una dieta indigesta

POTRÀ sembrare eccessivo, ma siamo davvero di fronte alla prima prova di modernità del nostro Paese: ieri, i tre parlamentari ds Cesare Salvi, Massimo Villone e Valdo Spini hanno proposto riforme strutturali che possono far risparmiare fino a sei miliardi di euro, praticamente un quarto dell’intera manovra. E già nell’attuale Finanziaria è possibile introdurre modifiche per un risparmio di circa quattro miliardi. Questo ‘miracolo’ come si potrebbe ottenere? Presto detto: prevedendo la riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600, la riduzione dei membri del governo a 40 (adesso sono 102), l’abolizione delle province, l’eliminazione di vari enti tra cui Sviluppo Italia, che raggruppa l’enormità di 177 società a partecipazione statale. Si mette mano anche al sancta sanctorum: la riforma del sistema di finanziamento dei partiti, che attendono di essere regolamentati dall’alba della Repubblica.
I parlamentari ds si appellano a quanto affermato a inizio mandato da Prodi, che del tutto consequenziale non fu, dando vita al governo più numeroso (e costoso) della storia della Repubblica. E’ anche prevista l’introduzione di un limite alle retribuzioni di parlamentari e dirigenti pubblici fino a un massimo di 250mila euro lordi l’anno, che francamente sembrano ancora eccessivi, perché superiori a quanto percepisce George Bush come presidente degli Usa.
E’ UNA SERIE di provvedimenti non rinviabili, cui se ne dovrebbero aggiungere altri: dall’abolizione delle comunità montane all’introduzione del limite di due mandati, dalla riduzione dei dipendenti del Quirinale e di Palazzo Chigi all’eliminazione del finanziamento all’editoria di partito per giungere alla soppressione di quell’autentico ius primae noctis che sono le pensioni dopo due anni di attività pubblica e le liquidazioni di fine legislatura. Il tutto retroattivo. Sarà interessante adesso vedere che fine faranno nelle Aule queste proposte. I tempi sono maturi per affrontarle, non può avere l’autorità morale per poter chiedere sacrifici ai cittadini chi mantiene per sé solo privilegi. C’è tanto da fare. Via internet si aprono blog, si propongono referendum, si costituiscono osservatori per incidere sull’anomalia più grande del nostro Paese e che sta portando tutto allo sfascio: i costi della politica. Tutto il resto è una conseguenza.

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