Troppi professionisti, un tetto ai mandati

L’errore maggiore che possiamo compiere è quello di considerare i costi della politica semplicemente nella voce “sprechi”. Niente di tutto questo. Si tratta invece di una caratteristica strutturale del sistema politico italiano, che lo rende prima di tutto inefficiente in quanto costoso. Uno specialista americano di intelligence, Robert David Steele, che aveva compreso prima dell’11 settembre la crisi del sistema, aveva proposto una riforma in cui la prima cosa da fare era quella di diminuire drasticamente i finanziamenti alla community intelligence, in modo costringerla a riorganizzarsi ed essere più funzionale. Così in Italia, se vogliamo migliorare e rendere più efficiente la politica dobbiamo farla costare di meno. Ovviamente, non si può assolutamente ignorare che la nostra Camera dei Deputati costa circa un miliardo di euro all’anno. Una cifra enorme ed ingiustificata almeno per due ragioni: le prestazioni che vengono fornite ai cittadini non in base alle leggi prodotte (criterio quantitativo e non qualitativo) bensì sulla soluzione effettiva dei problemi e in confronto con le altre democrazie. Infatti, un deputato italiano costa otto volte un pari grado spagnolo ed è di gran lunga in testa alle classifiche anche per gli europarlamentari: lo stipendio annuo lordo di un italiano è di 149.000 euro mentre quello di un ungherese è di 10.080 euro, per svolgere poi la stessa funzione.
Ingiustificato anche il numero dei rappresentanti del popolo: 945 parlamentari in Italia a fronte dei 540 degli Usa e dei 400 della Russia. Per non dire degli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali che sono tra i più alti del mondo, con cifre variabili ma difficilmente meno i 15.000 euro al mese.
Pertanto, chi ricopre queste funzioni sembra avere come primaria occupazione quella di mantenere la propria funzione e riduce la politica ai minimi termini: le candidature, oggi — guarda caso — blindate.
Gli esempi si sprecano e vanno tutti nella stessa direzione. Servono davvero le 365 comunità montane che costano ogni anno 800 milioni di euro? Cosa hanno prodotto i finanziamenti pubblici ai partiti che negli ultimi 30 anni sono stati l’enormità di 3,2 miliardi di euro?
Solo nel 2005, i partiti hanno assorbito 196 milioni di euro. A cui si aggiungono oltre 90 milioni di euro annui per i gruppi parlamentari di Camera e Senato. Ed è evidente che il sistema politico, per mantenere i propri privilegi, debba poi garantirli anche ad altre categorie, rendendo il nostro sistema appesantito dalle rendite (Geminello Alvi, 2006) e dalle lobby (Francesco Giavazzi, 2005). L’evidente cartina al tornasole è che nel Parlamento appena insediato, di gran lunga la prima professione degli eletti è il funzionario di partito sia alla Camera (21%) che al Senato (20%). Nessuna di queste circostanze è casuale. Ed è inutile attendersi autoriforme da parte degli stessi beneficiari.
Pertanto, quello che secondo me occorrerebbe fare subito è creare un vasto movimento di opinione che consideri il tema del costo della politica un argomento non più dilazionabile. A questo proposito, dobbiamo essere grati al Presidente di Confindustria, che in un momento di sostanziale stallo, ha centrato la questione. Infine un altro accorgimento che potrebbe aiutare molto è la promozione di un referendum per stabilire il numero massimo di mandati. Per i sindaci (e solo per loro) è stato stabilito il numero di due mandati e credo che questa regola possa estendersi anche a tutte le altre cariche elettive. Credo — ma esprimo una posizione personale — che della gran parte di deputati e consiglieri regionali il popolo italiano potrebbe tranquillamente fare a meno anche solo dopo averli visti all’opera per una sola legislatura. Si libererebbero così energie economiche ed umane per costruire un’indispensabile nuova democrazia. Il dibattito sul declino, presunto e reale, del nostro Paese dovrebbe essere visto sotto un’altra luce: non potrebbe essere proprio determinato da una classe politica, sostanzialmente omogenea ed anziana, che è ripiegata su sé stessa e sui propri costi?

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