La sanità fa male al debito pubblico
Ecco il federalismo all’italiana che moltiplica le spese negli anni

Quasi nulla nella vita accade per caso. Immaginiamoci in politica ed in particolare nella politica italiana. Il secondo intervento del ministro dell’Economia Padoa-Schioppa (il primo è stato per evidenziare che l’Italia si trova in una disastrosa situazione finanziaria simile al 1992), ha riguardato il debito pubblico causato dalle spese della sanità sostenute dalle regioni. Il debito complessivo delle regioni ammonta allo 0,8% del Pil, pari a 12 miliardi di euro. Debito moltiplicato negli ultimi cinque anni, effetto del federalismo all’italiana, nel quale le maggiori responsabilità sono state interpretate con la maggiore possibilità di fare spese senza adeguata copertura finanziaria. In ciò, la differenza tra destra e sinistra, in genere, non è sembrata eccessiva. De Rita definisce questo fenomeno «localismo clientelare», che ha la funzione di perpetuare a livello locale le élite politiche e burocratiche, che spesso sono stranamente le stesse a prescindere da chi governa.

MA AL DI LÀ della quasi sostanziale omogeneità nei comportamenti, ciò che emerge è che la differenza tra politica e gestione, invocata fin dagli albori dello Stato unitario, è assolutamente fittizia. I direttori generali di aziende sanitarie, ministeri, sovrintendenze ed altro hanno, in gran parte dei casi, una stretta derivazione politica e solo alla politica rispondono. Gli alti emolumenti di cui godono hanno la stessa motivazione formale degli alti emolumenti del ceto politico: assicurare l’indipendenza nella funzione. Ma l’unica indipendenza che, dati alla mano, sembra emergere è quella di spendere senza dare conto dell’operato, politico e gestionale.
Ma posto che possa essere così, è indispensabile porsi un’altra domanda: l’ «indipendenza», si intende estesa ope legis anche a commessi, bidelli, segretarie? Infatti, al Quirinale, alla Camera, al Senato, alla Corte Costituzionale e via dicendo, magicamente questi lavoratori percepiscono il triplo, il quadruplo, il quintuplo di stipendio rispetto a quelli che nel resto della pubblica amministrazione svolgono le stesse funzioni. Giungla contributiva la chiamano gli esperti. Chissà creata da chi. Dimostrazione, che per mantenere e giustificare i privilegi del ceto politico, questi vengono in parte allargati alle categorie più prossime, cioè a chi più vicino è lambito dai raggi della luce della Corte di Versailles. Ennesima riprova che, secondo me,è proprio il costo della politica a rendere inefficiente il sistema e ad impedire la necessaria circolazione della classe dirigente, premessa di ogni innovazione e cambiamento.

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