Cercasi serietà sulle tasse

“Ora meno tasse”. Chi lo ha detto? Silvio Berlusconi? Neanche per sogno: si tratta di Romano Prodi, che lo ha dichiarato non appena riconfermato alla vita di un governo mantenuto in piedi dalla paura dei parlamentari di non maturare la pensione. Berlusconi nell’ultimo appello elettorale proponeva di abbassare l’Ici. Stranamente, dopo neanche un anno, Prodi affronta lo stesso tema, dimenticando anch’egli che la competenza è dei Comuni, che senza questa imposta rimarrebbero in mutande. La realtà è che qua si prendono in giro gli italiani.
Parliamo di tagli delle tasse e dimentichiamo l’appello del Presidente della Corte dei Conti che ha dichiarato che, senza la riforma, il sistema pensionistico è destinato al collasso. Prodi, nel dodecalogo “non negoziabile”, prevede il riordino del sistema previdenziale «con grande attenzione alle compatibilità finanziarie».
E poi riduciamo le tasse, Presidente? Proponiamo di tagliare le imposte, ovviamente per motivi puramente elettorali, senza tener conto del colossale debito pubblico? Perché non lo riduciamo con le maggiori entrate che si stanno verificando grazie al lavoro degli italiani? Non porta voti, Presidente? Ma non si doveva invertire la rotta?

LA DIREZIONE sembra invece sempre la stessa: quella verso il disastro. Nessuno poi affronta i giganteschi crediti che gli italiani vantano nei confronti dello Stato. Infatti, c’è chi stima che ad attendere un rimborso fiscale dallo Stato siano oltre 12 milioni per un importo stratosferico di 43 miliardi di euro, pari a circa 80 mila miliardi di vecchie lire. Sui tempi, per un semplice rimborso Irpef, si prevedono 12 anni e per quelli più consistenti un quarto di secolo: beati quelli che li vedranno. La ragione di questi ritardi? Mancanza di cassa. E poi riduciamo le tasse. Quand’è che gli italiani verranno governati da persone serie che veramente si prendano carico del loro futuro?
Prima delle ultime elezioni, la rivista «Limes» ha scelto un titolo straordinario: «L’Italia presa sul serio». Negli articoli si parlava di tutto: sanità, infrastrutture, politica estera, energia, ricerca, scuola e chi più ne ha più ne metta. Non si parlava, però, del problema centrale che abbiamo nel nostro Paese: la classe dirigente. Infatti, questi problemi chi li affronta? Un ceto politico anziano, prevalentemente maschile, che non pensa neanche lontanamente di cedere alcun privilegio? Ma dove vogliamo andare con parlamentari che non sanno cos’è la Consob o che ritengono che Nelson Mandela sia sudamericano: forse l’avranno visto ballare la samba?

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