Assalto al Parlamento dei funzionari di partito
Diciamo basta con un referendum

QUANDO parla Luciano Violante, non lo fa uno qualsiasi. Bisogna stare sempre attenti a quello che dice. Dopo essere stato il presidente della Commissione Antimafia negli anni caldi di tangentopoli e della decapitazione del ceto politico di tutti i partiti, tranne il suo, fece il presidente della Camera. Nell’intervento di insediamento si riferì anche ai reduci di Salò: si vede che pensava più in alto.
Nella legislatura successiva da presidente della Camera, d’amblai lo diventò del solo gruppo dei ds: in democrazia, soprattutto in una come la nostra, è una circostanza perfettamente normale. Adesso ha chiesto il rinvio della raccolta delle firme per il referendum elettorale. Ma l’abolizione di questa legge non era un punto irrinunciabile previsto nelle 281 pagine del “sacro testo” dell’Ulivo? In tutte le piazze italiane i candidati del centro sinistra si erano stracciati le vesti per dire a chiare lettere che, una volta al governo, avrebbero cancellato con un tratto di penna una legge antidemocratica.

DIMENTICAVANO però di dire che, già che c’erano, nelle liste bloccate avevano provveduto ad inserire mogli, fratelli e cognati ai quali assicurare un pingue stipendio, una discretissima liquidazione e, creme de la creme, una sostanziosa pensione dopo solo due anni e mezzo di mandato. Di conseguenza, per la prima volta nella storia della Repubblica, i funzionari di partito sono oggi la prima professione alla Camera, al Senato e quindi al Governo. Infatti, i funzionari di partito alla Camera sono il 21,4% a fronte del 9,5% della precedente legislatura e ancor di più al Senato, dove sono il 19,5% rispetto al 5,5% dei cinque anni precedenti. Qual è allora la ragione per mantenere una legge che annulla completamente la pur sempre irrisoria possibilità di scelta degli elettori? Allora perché è intervenuto Violante? A difendere la classe politica, la corporazione più corporazione delle altre, per la quale la liberalizzazione è vietata per legge? Lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano ha detto ieri che la riforma elettorale è un’esigenza obiettiva. Allora, cominciamo subito a mobilitarci per raccogliere le firme ed eliminare una legge definita in modo poco elegante (“una porcata”) dallo stesso presentatore, l’allora ministro Calderoli, ma facciamolo anche per indire un altro referendum che riduca a due il limite dei mandati dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Sarebbe un primo, indispensabile passo per cominciare a toglierci di torno una classe politica in gran parte incompetente che, soprattutto, fa funzionare male la democrazia. E questo per la banale ragione che prima pensano a loro stessi e poi, se c’è tempo, ai problemi del Paese. Invitiamo pertanto i promotori del referendum sull’abolizione della legge elettorale a formulare anche quest’altro importantissimo quesito: vedrete che il quorum, per la prima volta dopo il 1993, si raggiungerà certamente. Ogni giorno, è un bollettino di guerra: mala sanità, mala giustizia, scuole come bronx, criminalità pervasiva. E la responsabilità di chi è? Degli uscieri dei ministeri?

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6 Commenti a “Assalto al Parlamento dei funzionari di partito
Diciamo basta con un referendum”

  1. luigi scrive:

    Ma come si fa a parlare di politica e di costi della politica dopo aver visto la trasmissione di rai tre sui nostri uomini politici?
    Sono indignato e credo di non votare più fin quando non si creerà una coscienza reale sui problemi di una regione che non riesce ad uscire dai soliti schemi mafiosi e clienterali
    Mi vergogno di essere Calabrese, e sopratutto di aver creduto che le cose potessero cambiare.

  2. Francesco scrive:

    Ho letto con interesse il suo articolo sul resto del Carlino di oggi 12
    marzo e mi è venuto in mente un detto di mia nonna ed esattamente il
    seguente: “quello che si dice al mattino a mente lucida non è più vero alla
    sera dopo che si ci è sbronzati” questo per quanto riguarda il governo.
    A proposito di referendum oltre al questito da Lei proposto io ne
    aggiungerei un altro ed esattamente il Seguente:
    Volete voi abolire la norma con la quale un qualsiasi eletto dopo due anni e
    mezzo di mandato ha diritto alla pensione? Con un quesito del genere si
    raggiungerebbe sia il quorum e penso che addirittura si stabilirebbe il
    record di affluenza alle urne.
    Distinti saluti
    Francesco

  3. Vittorio scrive:

    Egregio Prof. Caligiuri,
    in riferimento all’articolo a pagina 5 del quotidiano nazionale il Resto del Carlino di oggi le esprimo i miei più vivi complimenti.
    Cordialità
    Vittorio Pieri

  4. luciano scrive:

    In merito all’articolo ” Assalto al parlamento” sono assolutamento
    d’accordo che l’origine di tutti i mali sta nel ricambio dei parlamentari.
    Una norma che vieti l’eleggibilità dopo alcuni mandati sarebbe il
    toccasana e punto di partenza per sistemare una alla volta tutti gli altri problemi. Dal momento che i referendum che io sappia sono solo abrogativi, quale quesito dovrebbe essere posto per andare in questa direzione a furor di popolo. Grazie.
    Luciano Tosetti

  5. Andrea scrive:

    Ancora una volta leggiamo una notizia che e’ a dir poco scandalosa, dal momento che parliamo di persone elette dal popolo per fare le leggi.
    Addirittura il Presidente della Camera che non sa nulla di questa cosa, il Presidente del Senato che ci dice che la norma non e’ chiara, e’ veramente una comica e nessuno di coloro che dovrebbero difendere gli interessi dei cittadini che gridi allo scandalo.
    Sono d’accordo con Francesco per il referendum per abolire la pensione ai deputati dopo soli 2 anni e mezzo e concordo anche con Luigi, il quale dice che non bisognerebbe piu’ andare a votare: il problema e’ che non dovrebbe andarci proprio nessuno, 0% di affluenza; ma anche in quel caso chi ci governerebbe?
    Io proporrei una cosa: un referendum sull’operato del governo ed uno sull’operato di deputati e senatori, come una sorta di pagella data dai cittadini in qualita’ di azionisti di maggioranza dell’azienda Italia.
    Il referendum sarebbe da svolgere elettronicamente (es. internet), utilizzando un PIN personale consegnato dai comuni (come e’ avvenuto per il certificato elettorale).
    Il risultato del referendum sarebbe poi consegnato al Presidente della Repubblica che deciderebbe il da farsi.
    Bisogna trovare tutti i modi per portare alla luce del sole situazioni scandalose, come quella dei portaborse, per evitare che come al solito tutto si risolva in una bolla di sapone per i vari insabbiamenti che politici e sindacalisti mettono in atto su questioni che farebbero perdere voti, volto e prestigio.
    Grazie e saluti
    Andrea

  6. Andrea scrive:

    Perche’ ai telegiornali ed alla radio nessuno dice che gli onesti uomini della sinistra nelle liste bloccate hanno inserito mogli, fratelli e cognati, e cosa ancora piu’ grave, nessuno di lor signori che ci spiega come si riesce a ridurre la spesa pubblica aumentando, con percentuali a dir poco scandalose, i funzionari di partito alla Camera ed al Senato?
    Proporrei una bella inchiesta che faccia nomi e soprattutto parentele, lista per lista di cio’ che e’ successo alle precedenti elezioni; tutto questo naturalmente partito per partito, per vedere in che modo e con quanta TRASPARENZA i politici hanno gridato allo scandalo delle liste bloccate.
    Grazie
    Andrea

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