Ora l’antipolitica fa paura alla politica

SARÀ STATA questa botta di caldo? La cosiddetta ‘antipolitica’ sta preoccupando il «Palazzo». Uno dei candidati alla segreteria del Partito Democratico, Enrico Letta, ha avuto il coraggio di sostenere una cosa elementare: le pensioni dei parlamentari debbono corrispondere alle somme versate. Rivoluzionario? Semplicemente ovvio, ma in Italia non è così: le pensioni dei parlamentari le pagano, doppiamente, i contribuenti e nell’ordine di centinaia di milioni di euro all’anno. Per frenare lo scontento, ci si avventura anche a fare dichiarazioni sulla riduzione delle tasse ma, come contr’altare, si propone anche la tassazione dei risparmi: come idee chiare non c’è male. Montezemolo con i politici è stato duro: non accetteremo neanche un euro di tasse in più se prima non tagliate i costi, a cominciare dai vostri.

LA VERITÀ è che in tutto il mondo il sistema democratico non funziona benissimo, poiché con sempre maggiore fatica riesce a dare risposte ai problemi dei cittadini. Nel resto d’Europa, ci sono stati tentativi seri di cambiamento. Negli anni Settanta in Gran Bretagna ci fu la scossa della Thatcher che ha consentito poi a Blair di vivere di rendita e, in questi mesi, la Francia ha scelto la ‘ropture’ proposta da Sarkozy. Per non dire della Germania che può vantare un avanzo di bilancio diciotto anni dopo l’unificazione con l’ex DDR che, si disse, avrebbe ammazzato anche un toro.
Da noi, invece, la crisi del 1992 ha generato un sistema politico che, secondo tanti commentatori, per molti aspetti è peggiore del precedente.

SULL’ONDA di una tassazione inaudita, delle prese di posizione chiare sulla crisi del sistema (in cui prima degli altri si è distinto il nostro giornale) e anche del successo clamoroso e meritato del libro «La Casta» di Stella e Rizzo, è maturata nel Paese una consapevolezza: al centro come nelle regioni, siamo governati da una nomenklatura omogenea, in cui nessuna sostanziale differenza esiste tra destra e sinistra nella scadente gestione del potere. Il problema è chiaro ai tenutari dei partiti che stanno capendo l’aria che tira ma si ostinano però a proporre soltanto prodotti scaduti.

LA RISPOSTA non è la politica ma, come sempre, il marketing: d’altronde ormai tutti sanno, non solo i pubblicitari, che oltre il 70% degli italiani come titolo di studio ha la licenza media. Sottovalutando però il buonsenso. Lo sfondo di queste scelte, in cui non si parla di problemi o di nuove leadership ma puramente di formule, è il vuoto pneumatico spinto. Le persone sono sempre le stesse, cioè quelle che hanno creato il disastro e che stanno gestendo il declino o che, nella migliore delle ipotesi, non lo hanno impedito. A metà degli anni Settanta, in Italia c’era una gran voglia di cambiamento e di novità. Una vignetta di Altan — politologo sommo — in un dialogo amaro e fulminante così descriveva la situazione: «Vogliono uomini nuovi», «Ok, d’ora in poi chiamami Federico». Sigle nuove e personaggi vecchi o inconsistenti: è questo il modo per recuperare il consenso? Ma i nostri politici, rilasciando dichiarazioni stravaccati sulle sdraio, continuano a scherzare col fuoco.

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7 Commenti a “Ora l’antipolitica fa paura alla politica”

  1. Elena Frigerio scrive:

    Carissimo Professore,
    mi è piaciuto molto il suo articolo del 25 u.s., come tutti i suoi scritti che ritaglio, conservo e ogni tanto rileggo.
    Ma la mia domanda è sempre la stessa come facciamo a migliorare la situazione ?
    Lei ha citato la rivoluzione francese, dobbiamo arrivare a questo per cambiare la classe politica ( di fatto non come Federico) ???
    Io sono disposta a tutto come i miei amici e conoscenti.
    Come possiamo dare voce al nostro disgusto ??
    Visto che siamo i loro datori di lavoro, vogliamo la diminuzione drastica del loro stipendio, eliminare il vitalizio, tutti i privilegi e che abbiano la pensione a 65 anni come tutti gli italiani.
    La loro dovrebbe essere una missione !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Sempre riconoscente.
    Elena

  2. Claudia scrive:

    Caro Mario,
    ho letto. concordo come sempre, ma quando inizierà la fase operativa?
    La fase intellettuale non può durare più a lungo e la Brambilla non può incarnare l’antipolitica seria.

    Claudia

  3. Filippo Guastini scrive:

    Fuoco che arde sulla pelle dei poveri cristi! E quel che è peggio è che più profonde sono le ustioni e più debbono, loro malgrado, ricorrere alle cure di questa casta di “medici” palesemente e storicamente incapaci. L’ho già detto e lo ripeto: sono il male e, ahinoi, la medicina!
    Si sa. Quale migliore antidoto per le ustioni? L’acqua. Ovvio. E più acqua c’è e più si è preservati dalle ustioni e perciò “loro” che fanno? Nuotano. O meglio: galleggiano….. cercando d’aumentare sempre più la quantità d’acqua che costituisce il mare delle altrui sofferenze e del loro fallimento politico, umano e morale del quale, non illudiamoci, mai faranno ammenda.
    Nel tuo articolo, caro Mario, fai richiamo a quanto dichiarato da Enrico Letta sulle pensioni dei parlamentari e perciò concludo questo intervento invitando tutti i lettori a riflettere su quanto m’accingo a domandare.Un pensionato, sia egli industriale, parlamentare, libero professionista, operaio, ecc., una volta “a riposo” è o non è un’entità “improduttiva”? Se la risposta è no taccio e altro non aggiungo ma, se la risposta è affermativa, qualcuno mi spieghi quanto c’è di giustizia ed equità sociale nel fatto che colui che nella propria vita produttiva ha avuto l’opportunità di guadagnare molti denari debba avere, per giunta, una volta maturato il diritto alla pensione, un trattamento economico diverso e oltremodo maggiore da colui che, magari lavorando ancora più duramente dal punto di vista fisico, arriva alla meritata interruzione della vita lavorativa avendo come “regalo”, oltre la misera liquidazione, la preoccupazione d’arrivare alla fine del mese! Possibile migliorare questo stato di cose? Personalmente ritengo di sì ma non certo da questa, ripeto, casta d’incapaci. Come? Semplice. È sufficiente copiare altri modelli che “loro” e cortigiani vari se ne guardano bene dal citare come esempio. Lo faccio io per loro. Nel 1999 ero in Australia per motivi professionali e, con non poco stupore, ho potuto personalmente appurare che, salvo che le cose non siano mutate, un disoccupato percepiva una indennità di disoccupazione di 30 $ inferiore al pari grado operativo (1.230 $ anziche 1.260 $ nel caso, un pizzaiolo dipendente, che avevo preso in esame). Ovviamente, appena l’agenzia per il lavoro riusciva a collocarlo, non poteva rifiutarsi, salvo giustificato motivo sanitario, di iniziare a lavorare. Lo stesso trattamento era, e penso lo sia ancora, garantito a qualsiasi pensionato indipendentemente dalla professione svolta fino al momento del meritato riposo. Se poi egli aveva pensato ad una pensione integrativa, ben per lui. Insomma, come diceva mio nonno, “è ora di finiamola!”. Personalmente, aspettando più o meno attivamente una rivoluzione (speriamo democratica ma mancano i presupposti) che detronizzi in massa questi pseudoamministratori che somigliano sempre più ai tiranni della storia che concedevano favori ai sudditi (almeno loro lo facevano palesemente), smetterò almeno di continuare a farmi “prendere per il naso” con le solite promesse e proclami. “Lor signori” si tirino su le maniche, rimedino ai danni fatti, diano future garanzie (e speranze) ai giovani e poi, forse, Pippo (così mi chiamano gli amici) tornerà in un’urna elettorale.
    Guastini Filippo
    f.guastini@tin.it

  4. giuseppe scrive:

    ho letto il suo articolo in data 25/08/07, nel quale lei afferma che si sta formando tra gli elettori, indifferentemente di destra e di sinistra, un sentimento di antipolitica. Orbene, la sua opinione su ciò mi trova più che d’accordo, infatti non condivido affatto che gli elettori delusi debbano necessariamente riparare nei nuovi partiti costituendi dagli entrambi schieramenti. Io ritengo, invece, in quanto deluso, che gli elettori stanchi ripareranno nella scheda bianca o nel disertare le urne, con grande soddisfazione, devo dire, degli stessi politici; perché questi, gli uni o gli altri, governerebbero il paese con meno scrupolosità, in quanto che, la loro rappresentitività politica si ridurebbe alla sola maggioranza della minoranza dell’intero elettorato del paese, come accade, del resto, negli USA. Non è forse vero che la maggioranza degli statunitensi diserta il voto? In ogni caso non apprezzo chi promuove il subdolo tentativo di convogliare gli elettori delusi nel neo partito nato tra le fredde mura di un lugubre studio notarile. Secondo me, la razza politica non muore mai, o meglio, nel caso in cui accade risuscita sempre dalle sue stesse ceneri come l’Araba fenice.
    Un caro saluto.
    Giuseppe

  5. Iagher Francesco scrive:

    Questa volta ha toccato il nervo scoperto della “casta” o meglio di “Politica SpA”, se ne sta parlando dovunque dalla stampa alle tv e nel modo dei blogger, una marea montante di dissenso nei confronti del parassitismo costituzionale del Palazzo. Ha toccato con dovizia le “pustole” di questo governo ; saltellando dalle loro prebende, benefit, pensioni vitalizi e chi più ne ha metta ! approdarne nell’oceano di tasse e balzelli che stanno strozzando l’economia. Di questo i massimalisti della stampa, da bravi orchestrali, seguono lo spartito della caccia all’evasore ; mai di quei famosi 98 miliardi di maxievasionestrastosferica tutti tacciono, quasi una paura reverenziale a toccare quest’argomento, perché ? (Mi piacerebbe sapere Lei cosa ne pensa) . E’ vero quanto asserisce del resto dell’Europa, ma hanno una diversa concezione dello stato e della società, difficilmente esportabile nel nostro paese, sarebbe una vera tregenda, per i politici nostrani, perdere tutta quella grazia di Dio. Difatti leggevo che un povero ministro dell’attuale compagine, visto che il povero percepisce solo 15.000 euri lordi al mese, oltre ai vari rimborsi e benefit, per arrotondare il magro stipendio (da poco aumentato di oltre 850 euri) ; a visto bene di fare la domandina per il vitalizio per avere due spiccioli circa 3.500 euri d’aggiungere alla pensione di parlamentare ed a quella di professore ; che vuoi tiene famiglia….direbbe qualcuno ! E poi paginate sulle consulenze auree che vengono erogate a quattro mani ; come suol dirsi una consulenza non si nega a nessuno, e sono solo un miliarduccio e mezzo d’euri che si spendono, giusto due pinzillacchere per foraggiare ben 261mila consulenti variegati esterni alla pubblica amministrazione. Leggere i vari “beneficiati” c’è da restare perplessi, ma attenzione solo dai media, perché un comma nella manovra del 2007 imponeva di far conoscere sul sito web dell’amministrazione a chi e perché veniva data la consulenza, purtroppo non ci è dato di sapere, manco uno straccio di riga… salvo casi sporadici. Ma la spesa continua allegramente, dimostrando ancora una volta la politica dell’inciucio, del dare e ricevere equamente tra le parti d’ogni colore nessuno escluso, da far impallidire la I Repubblica. Sperare in un cambiamento è solo utopia ci vorrebbe un nuovo ’48 risorgimentale, non il ’68 imborghesito.Sempre con vivissima stima Iagher Francesco

  6. di pasquale scrive:

    Basterebbe occupare tutta la piazza di montecitorio, inginnocchiarsi e pregare (visto che è l’unica cosa che sappiamo fare bene) pregare, pregare fino a quando i nostri parlamentari lasciano commossi per sempre la Bastiglia.

  7. stefano scrive:

    Un appello per Cecchini: per la prossima esibizione ti suggerisco di agire il giorno delle elezioni, ad aprile. Fai stampare adesivi da distribuire agli elettori con su scritto qualcosa contro i politici di merda. Per esempio: avrei votato a sinistra, oppure a destra, ma siccome siete dei ladri, voto per la vostra fine!. Questi adesivi, attaccati sulle schede elettorali, le renderanno nulle. E’ la migliore protesta civile che possiamo mettere in campo e Cecchini potrebbe essere il promotore. Vi piace l’idea?

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