La cambiale scaduta di una classe politica che pensa solo a se stessa

CHE QUESTA sia una finanziaria che non inverta il declino lo sanno tutti, a cominciare da chi l’ha proposta. Si segue il solito copione: tagli agli enti locali (mica è la prima volta: sono anni che questo avviene), gioco delle tre carte sulle tasse (modifiche che incidono dalle decine alle centinaia di euro: insomma robetta), diminuzioni o ininfluenti o virtuali (si pensi alle riduzioni minime dei contributi all’editoria di partito o ai comici tagli agli stipendi dei parlamentari). Per arrivare allo zenit: invece di provare a tagliare i parlamentari o i membri del governo (siamo ad oltre 100: auguri!) si aumentano i palazzi da occupare, cresciuti proporzionalmente al trasferimento delle competenze dal centro alle regioni.

EPPURE le polemiche infuriano: per la sinistra, la coperta è troppo corta solo quando governano loro. Che volete, sono fatti così. Anche se, va detto con chiarezza, nelle scelte davvero sostanziali le differenze tra schieramenti sono praticamente inesistenti. Appunto per questo, credo che il tema di maggiore attualità sia quello di chi fa la finanziaria e non la finanziaria in se stessa. Non vorrei banalizzare, ma c’è un esempio che è chiaro come il sole: come fanno ad occuparsi di pensioni coloro i quali solo dopo due anni e mezzo di mandato maturano un vitalizio? Tutti gli altri debbono lavorare almeno 35 anni, se va bene. E vi sembra una cosa possibile questa? E perchè dell’argomento non ne parla nessuno? Si dirà: sono somme che non incidono molto. Non è vero: influiscono moltissimo sulla credibilità della classe politica. Infatti, se questi sono i comportamenti di chi ci governa, cioè di chi dovrebbe dettare le regole e dare l’esempio, chiunque si sente autorizzato a chiedere di tutto ed a fare di tutto. E’ una visione demagogica ed irresponsabile? Secondo me, demagogica ed irresponsabile è proprio la classe politica che è sorda ad ogni richiesta di diminuzione dei privilegi.
Oggi gli eletti, individuati come nelle società carbonare per cooptazione, sono in gran parte “unti del Signore” che vengono beneficiati con posti in lista assegnati in modo assolutamente discrezionale. E quali sono poi i luoghi dove questa classe politica si forma? In ristrette consorterie dove, come a Versailles, chi è più vicino al sole si scalda. Come facciamo a definire “nostri rappresentanti” coloro che vengono designati in liste bloccate? Secondo me, il problema dei problemi, la causa delle cause del declino italiano sono proprio questi politici, incapaci di fare soffiare nel Paese un’aria nuova. Occorre trovare presto soluzioni per attenuare i danni. L’introduzione del limite di mandati andrebbe esteso a tutti, a cominciare dai parlamentari e dai consiglieri regionali. Ma possiamo attenderci una riforma dagli stessi beneficiari? Praticamente impossibile.

ALLORA occorre creare un forte movimento di opinione esterno ai partiti, che sono in mano a ristrette oligarchie, nella migliore delle ipotesi. Se nel 1968, con i limiti chiari a tutti, una ventata di novità avvenne nell’alleanza tra studenti e operai, adesso una possibilità di cambiamento si potrebbe realizzare nell’unione di intenti tra giovani laureati e imprenditori, cioè di chi ha bisogno di costruire il futuro. C’è qualcuno in Italia che se ne vuole occupare?

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1 Commento a “La cambiale scaduta di una classe politica che pensa solo a se stessa”

  1. aypjxig mwonh scrive:

    vjblteiu umwvsg aygbh ybulre cibykqnwa cyzkiqm pzlcgdih

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