Assistenti parlamentari, avanti tutta

NESSUN PENTIMENTO. Avanti tutta, come sempre. L’Ufficio di Presidenza della Camera, presieduto dal comunista al cachemire Fausto Bertinotti, lunedì scorso ha deliberato — udite udite — «di consentire l’accredito presso le sedi della Camera ai soli collaboratori con i quali il deputato abbia instaurato un regolare rapporto di lavoro a titolo oneroso opportunamente certificato». Invece di dare l’esempio sospendendo le somme assegnate ai deputati per gli assistenti parlamentari senza contratto, invece di rendere pubblici (come avevamo richiesto su questo giornale) l’elenco dei collaboratori, invece di recuperare eventuali somme indebitamente percepite o erogate, viene vietato l’accesso alla Camera dei Deputati a chi non è in regola. Praticamente la cosa più innocua e più inutile. Ovviamente, la decisione è immediata ma non è applicabile subito per «completare gli adempimenti». Secondo me, a non essere in regola, non sono gli assistenti parlamentari ma da anni una buona parte di deputati e senatori, che probabilmente sembra intaschino direttamente la modica somma di 4.000 euro al mese invece di utilizzarla per retribuire i loro collaboratori. Certo che come esempio di rispetto dei lavoratori non c’è che dire. E meno male che sia la Presidenza della Camera che quella del Senato sono affidate a sindacalisti di lungo corso. Un comportamento che certamente avvicinerebbe i cittadini ai loro onorevoli rappresentanti sarebbe l’eliminazione di questa somma aggiuntiva: chi vuole l’assistente parlamentare se lo paga con il già pingue stipendio di deputato oppure con l’enormità di denaro che viene assegnata ai gruppi parlamentari e ai giornali di partito. Come si vede si ruota sempre attorno al medesimo problema: gli stessi che fanno le regole ne sono poi i diretti beneficiari. Vengono confermate due chiare indicazioni: la prima è che i politici nazionali non intendono arretrate sostanzialmente neanche di una virgola; la seconda che se dipendesse da loro non rinunceranno mai a nessuno dei benefici che si sono autoattribuiti. L’indignazione serve a poco. Può essere un referendum lo strumento per abolire questa e tante altre norme relative ai costi della politica? Comprese le pensioni dopo due anni e mezzo di mandato? E mi è venuta anche un’idea: perché non cominciano i sindacati, difensori ideali dei lavoratori, a raccogliere le firme?

Collegamenti sponsorizzati


1 Commento a “Assistenti parlamentari, avanti tutta”

  1. Gianni Mariani scrive:

    I nostri politici, nel chiedere sacrifici a tutti, tranne che a loro stessi, non hanno il minimo pudore: devono smettere di prendere in giro i cittadini!
    Visto che chi deve ridurre i costi (loro) non può nè vuole danneggiarsi, non è possibile che ai cittadini sia concessa la possibilità di intervenire in altro modo che lagnarsi?
    Grazie per limpegno Suo e del giornale.
    Cordialmente. G.Mariani

Scrivi un commento