E ora un vero federalismo fiscale

I PROVVEDIMENTI di contenimento della finanza pubblica replicano un cliché datato: si riducono i finanziamenti
agli enti locali ai quali si consente di aumentare le tasse. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia.
Peraltro, gli introiti degli estimi catastali avranno incidenza sui bilanci comunali tra qualche anno mentre i tagli
vengono effettuati subito. Ma il dilemma è proprio questo: continuiamo a menare il can per l’aia oppure tentiamo di avviare quelle riforme strutturali che tutti invocano ma nessuno ha il coraggio di fare? Il nuovo testo unico degli enti locali può rappresentare un’occasione importante perché si sta puntando giustamente sul federalismo
fiscale.
Attenzione però. I maggiori poteri assegnati alle regioni si sono tradotti in un aumento iperbolico dei costi e quindi occorre evitare che questo accada anche con gli enti locali. I poteri impositivi vanno coniugati con la responsabilità, perchè non è per nulla vero che chi amministra male la cosa pubblica
poi viene punito dai cittadini. Occorre allora creare dei meccanismi che consentano veramente la piena responsabilità e la sostituibilità reale di chi amministra in modo irresponsabile. Pertanto, con il riordino
degli enti locali si potrebbe davvero tentare di voltare pagina. La riforma dello Stato si traduce
in una formuletta semplice semplice: migliori servizi e minori costi per i cittadini. Questo è l’assunto in base al quale si dovrebbe fondare tutta la politica federalista nel nostro Paese. Non si tiene purtroppo conto
di due elementi grandi come una casa: le regioni e gli enti locali, in genere e quelli del Sud in particolare, non sono affatto attrezzati per gestire le nuove funzioni e la spesa pubblica, negli ultimi anni di devolution,
invece di diminuire è aumentata, espandendo a dismisura ed in modo ingiustificato ed irresponsabile i costi della
politica. Nel testo unico, un segnale immediato e preciso potrebbe essere rappresentato dall’eliminazione delle comunità montane, che costano al contribuente 800 milioni di euro l’anno e della cui scomparsa
non si accorgerebbe nessuno. Il Ministro Lanzillotta è, insieme, di fronte ad un bivio e ad un’opportunità: effettuare piccoli ed insignificanti maquillage oppure utilizzare strategicamente questa occasione per cominciare
sul serio a ridurre e semplificare l’organizzazione dello Stato.

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