Grazie Presidente. E ora illumini tutti con il buon esempio al Quirinale

TANTO TUONÒ che piovve. Nel mese di maggio il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo aveva opportunamente individuato nei costi della politica la prima emergenza nazionale e ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha evidenziato il problema a chiare lettere alla Fiera del Levante. Che il prezzo della democrazia in Italia non abbia alcun ragionevole confronto col resto del mondo, come questo giornale ha ampiamente rappresentato facendone tema di una vera battaglia civile, è una circostanza che tutti conoscono. Ma viene considerata insignificante o inevitabile, quasi una implacabile maledizione di Montezuma.
In coincidenza con la discussione sulla Finanziaria, ha ripreso quota il dibattito sul federalismo fiscale. Chi gestisce la cosa pubblica deve giustamente essere responsabile di come usa i soldi dei cittadini. E’ una regola elementare, ma sembra che in Italia non sia così.
Il prossimo banco di prova del governo è quello relativo al testo unico sugli enti locali. Potrebbe essere un’occasione eccellente per cominciare a ridefinire i costi e i livelli istituzionali, che hanno comportato duplicazioni e confusioni, come ha detto chiaramente ieri il presidente della Repubblica. Fatto questo, poi occorrerebbe pensare alle regioni, incontrollabile buco nero della finanza pubblica, cominciando ad affrontare i costi di gestione, il numero dei dipendenti e dei consiglieri regionali, e, soprattutto, le spese della sanità. Infine, bisogna porre necessariamente mano al Parlamento, riducendo il numero e gli emolumenti dei rappresentanti, affrontando anche il tema del finanziamento pubblico, compreso quello, assolutamente ingiustificabile, all’editoria - vera e finta - di partito.
In tale ottica, anche il presidente Napolitano, al quale va il grande merito di avere affrontato per la prima volta il problema ponendolo al centro dell’agenda politica e dell’attenzione degli italiani, potrebbe cominciare a fare la sua parte. Infatti, potrebbe ridurre di moltissimo sia il personale del Quirinale, che si aggira intorno ai duemila dipendenti (la Casa Bianca ne ha circa 450 e la presidenza delle repubblica irlandese solo 12, tanto per dare un’idea), diminuendo anche i costi complessivi, che veleggiano sui 125 milioni di euro (il bilancio di una città di 400 mila abitanti, tipo Padova, sempre per dare una pallida idea).

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