Il Salary Cap è un primo passo. Ora Prodi e Napolitano taglino gli stipendi

QUALCOSA comincia a muoversi. L’ordine del giorno sui costi della politica approvato giovedì da una maggioranza vasta e trasversale sotto la spinta in particolare del presidente Casini, impegna il governo ad una serie di comportamenti virtuosi. Con l’istituzione di un salary cap, cioè di un tetto per i manager pubblici (500.000 euro annui) e per i dirigenti statali (250.000 euro annui) si stabiliscono dei paletti ai quali debbono seguirne altri, con la predisposizione di precise norme di legge. E’ un apprezzabile primo passo che raccoglie l’invito del Presidente Napolitano che ha affrontato il tema dei costi della politica ed ha giustamente evidenziato il preoccupante distacco tra classe politica e cittadini.
Non è, quindi, un problema di schieramenti ma di sistema. Infatti, il patto sociale che sta alla base della convivenza democratica si basa sull’esistenza di due presupposti indispensabili: da un lato cittadini informati, che – ripetendo Karl Popper – controllino consapevolmente chi comanda, e dall’altro classi dirigenti responsabili, che operino nell’interesse generale. Pertanto, il ceto politico deve essere facilmente sostituibile in quanto la circolazione delle élite è un elemento fondamentale per il progresso della società. Oggi in Italia, siamo di fronte ad un’aristocrazia repubblicana che ha occupato le istituzioni attraverso partiti personali o in mano a ristrette oligarchie. Il tema centrale diventa come scardinare questo impianto.
Alcuni sostengono che vada modificata la legge elettorale. Potrebbe essere un segnale ma, alla resa dei conti, cambierebbe poco o nulla. Vanno invece, secondo me, individuati altri tipi di meccanismi che rendano meno eccessivamente vantaggioso – e scandaloso - il ruolo di eletto nel Parlamento o nei consigli regionali, stimolando il ricambio vero. Prima di tutto un tetto al limite dei mandati: due bastano ed avanzano. Poi, il numero: ingiustificato sia quello di deputati e senatori che quello dei diversi consigli regionali, nessuno escluso. Quindi le retribuzioni: aggiungere agli stipendi percepiti da normali cittadini una diaria anche consistente, ma ragionevole. Infine, le pensioni: eliminare completamente – ed in modo retroattivo - la circostanza incivile di fare maturare un vitalizio dopo appena due anni e mezzo di legislatura. Tutte cose possibili, se si intendesse fare sul serio.
In tutto questo, se il Presidente della Repubblica e quello del Consiglio cominciassero a sfoltire i propri organici ed i relativi stipendi dei dipendenti, sarebbe davvero un bel modo per dare l’esempio, conciliando con i fatti i cittadini con il Palazzo. Di tutto il dibattito che si è svolto sulla soppressione degli enti inutili, sono stati solo eliminati gran parte dei consigli di amministrazione delle partecipate di Sviluppo Italia e l’Istituto della Montagna, al cui posto però, come un’araba fenice, è spuntato un non meglio identificato Ente Italiano per la Montagna. Per tutto il resto, silenzio. E dire che almeno un segnale sulla soppressione delle comunità montane poteva essere dato, tanto più se si intende promuovere l’unione dei comuni, che sono alternative alla partecipazione alle comunità montane.
Attendiamo quindi, nuovi e concreti segnali, sia, come ha fatto Cesare Salvi, con mirate proposte di legge che anche col nuovo testo unico degli enti locali, su cui sta lavorando il Ministro Lanzillotta. Occorre dunque tenere alto il livello di attenzione sui costi della politica non solo in occasione dell’approvazione della finanziaria ma costantemente. Altrimenti, assisteremo a risparmi solo dimostrativi e ad annunci di buona volontà. E alle prossime legislature troveremo sempre gli stessi statisti in prima fila, più inamovibili che mai.

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2 Commenti a “Il Salary Cap è un primo passo. Ora Prodi e Napolitano taglino gli stipendi”

  1. Franco Canino scrive:

    Caro Mario, perdonami ma non ero a conoscenza di questa tua iniziativa. Ebbene è una cosa seria, la continuerò a seguire e la divulgherò.
    Abbracci
    Franco Canino

  2. Marco Meloni scrive:

    Purtroppo sono pessimista, in quanto sappiamo bene che in Italia ad ogni provvedimento apparentemente volto a ridurre i costi della politica ne seguono altri, molto meno pubblicizzati, volti al mantenimento se non addirittura all’ incremento dei “privilegi” di cui gode la classe dirigente.
    E’ così che è stato calpestato il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti.
    C’ è un solo modo per migliorare le cose: chi governa e chi fa le leggi lo dovrebbe fare per “vocazione”, perchè spinto dal desiderio di rendere un servizio al proprio paese, in definitiva per amore per la propria nazione.
    Per far sì che questo non sia più un sogno nel cassetto “basterebbe” un taglio netto agli stipendi e ai privilegi pensionistici: bisogna scoraggiare dal punto di vista economico la carriera politica (1500 euro al mese sarebbero più che sufficienti) in modo da fare una selezione ,escludendo chi è interessato solo ad arricchirsi scaldando la sedia in modo che si indirizzi verso una attivività più remunerativa e non diventi un “parassita sociale”.

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