La conferenza sui costi della politica (con video notizie)

Rossano 27 Dicembre 2006 – “C’è bisogno di etica nel comportamento pubblico e privato. Mi auguro che da Rossano possa partire un’azione di riscatto e consapevolezza, stimolando cambiamenti radicali nel nostro paese, proprio attraverso l’iniziativa proposta di costruire un nuovo blocco sociale tra imprenditori e giovani laureati. Mettiamoci subito all’opera”. L’invito, sobrio e motivato, di Saverio Mitidieri, imprenditore edile noto in tutto il Paese, ha sigillato, simbolicamente, le diverse riflessioni ed i pareri emersi nel corso del 26° Cafè Philo dal tema: “Politica, quanto mi costi?”
Ridurre i costi della politica e rendere più efficienti gli ingranaggi democratici? Serve un movimento trasversale che, fuori dai partiti, imponga delle urgenti inversioni di rotta. Ma occorre fare presto. Perché ogni giorno che passa è già tardi.

E’ stata questa la conclusione probabilmente più condivisa della 26esima edizione del Caffè Filosofico di 8TJ-Europa. Dedicata alla questione dei costi della politica e della democrazia, l’ultima agorà filosofica itinerante del 2006 è stata arricchita da un parterre quanto meno singolare: Gerardo SMURRA, Saverio MITIDIERI e Mario CALIGIURI.

Ottimamente ospitati dall’alcova del nuovo Capital Cafè, la piazza laica di “Otto Torri sullo Jonio” ha inteso far tappa su una di quelle che Mario Caligiuri, Docente di Pedagogia della Comunicazione presso l’Università della Calabria, non ha esitato a definire come la “causa delle cause” del progressivo declino nazionale. E cioè i costi della politica o, meglio, il loro essere sganciati, oggi, da ogni criterio di misurazione reale rispetto ai risultati.

Tra i numerosi ospiti, sono intervenuti anche il Prof. Giampiero Calabrò – Docente di Filosofia del Diritto presso l’Unical, Mons. Francesco Milito e Giuseppe Caputo Coordinatore Provinciale di AN.

L’inefficienza nazionale, sotto quasi tutti i punti di vista, deriverebbe, secondo il massimo esperto e studioso nazionale del fenomeno, da questo nodo irrisolto: la politica costa troppo ai cittadini. Né, oggi, alcuna verifica “costi – risultati” è seriamente praticabile rispetto alle numerose ed eccessivamente retribuite attività di una classe politica, di fatto autoreferenziale ed inamovibile.

Protagonista di diversi ping-pong con il pubblico e con gli ospiti, il Comm. Gerardo SMURRA, Presidente della Simet Spa, nota società di autolinee e tour operator dal radicato impegno sociale e culturale, ha introdotto diversi spunti di riflessione sui costi aggiuntivi che la cosiddetta della macchina pubblica frappone e scarica su quelle autentiche dinamiche imprenditoriali delle quali il sistema Italia ha necessita come il pane.

Che non ci sia più limite –ha poi ribadito Caligiuri- è un triste dato di fatto. Che non ci sia sostanziale differenza tra destra e sinistra, pure. Parliamo dei costi della politica, sempre più ingiustificati e fortemente stridenti con la situazione economica del Paese. Vengono chiesti sacrifici e altri se ne prevedono, al di là della dichiarazioni false e rassicuranti, ma gli appannaggi dei politici, invece di diminuire, salgono.

Non vorrei banalizzare –ha aggiunto il Presidente del Consiglio Comunale della cittadina più informatizzata d’Italia (Soveria Mannelli)- ma c’è un esempio che è chiaro come il sole: come fanno ad occuparsi di pensioni coloro i quali solo dopo due anni e mezzo di mandato maturano un vitalizio? Tutti gli altri debbono lavorare almeno 35 anni, se va bene. E vi sembra una cosa possibile questa?

E perché dell’argomento non ne parla nessuno? Si dirà: sono somme che non incidono molto. Non è vero: influiscono moltissimo sulla credibilità della classe politica. Infatti, se questi sono i comportamenti di chi ci governa, cioè di chi dovrebbe dettare le regole e dare l’esempio, chiunque si sente autorizzato a chiedere di tutto ed a fare di tutto.

E’ una visione demagogica ed irresponsabile? Secondo me, demagogica ed irresponsabile è proprio la classe politica che è sorda ad ogni richiesta di diminuzione dei privilegi.

Oggi gli eletti, individuati come nelle società carbonare per cooptazione, sono in gran parte “unti del Signore” che vengono beneficiati con posti in lista assegnati in modo assolutamente discrezionale.

E quali sono poi i luoghi dove questa classe politica si forma? In ristrette consorterie dove, come a Versailles, chi è più vicino al sole si scalda. Come facciamo a definire “nostri rappresentanti” coloro che vengono designati in liste bloccate?

Secondo me –ha sottolineato il Prof. Caligiuri- il problema dei problemi, la causa delle cause del declino italiano sono proprio questi politici, incapaci di fare soffiare nel Paese un’aria nuova. Occorre trovare presto soluzioni per attenuare i danni.

Occorre creare –ha concluso- un forte movimento di opinione esterno ai partiti, che sono in mano a ristrette oligarchie, nella migliore delle ipotesi. Se nel 1968, con i limiti chiari a tutti, una ventata di novità avvenne nell’alleanza tra studenti e operai, adesso una possibilità di cambiamento si potrebbe realizzare nell’unione di intenti tra giovani laureati e imprenditori, cioè di chi ha bisogno di costruire il futuro.

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