Super stipendi: molte parole e pochi fatti

ORMAI IL TEMA dei costi della politica è considerato uno degli indicatori più evidenti della crisi della democrazia italiana. Le inchieste giornalistiche e televisive si susseguono, sui siti Internet vengono aperte sottoscrizioni, i cittadini si mobilitano per proporre referendum. A fronte di una sensibilità crescente, non ci sono risultati concreti. Infatti, abbiamo registrato, contemporaneamente, timidi segnali dimostrativi, evidenti arroccamenti e consistenti aumenti delle tasse locali. Come segnali dimostrativi, ricordiamo la comica riduzione del 5% delle indennità aggiuntive dei membri del governo, ovviamente esclusi i non parlamentari, che sono quasi la metà del pletorico Gabinetto Prodi.
Gli arroccamenti sono rappresentati dalla bocciatura di tutte le modifiche che Cesare Salvi e Massimo Villone avevano proposto di inserire nella finanziaria, ipotizzando un risparmio di quattro miliardi di euro. Finanche l’unico dato accolto, il tetto ai compensi, è stato derogato, tanto per cominciare per gli emolumenti dei manager che in gran parte stanno portando le aziende dello Stato alla bancarotta, come Alitalia, senza che nessuno paghi per questo. E poi le deroghe ai compensi sono state autorizzate anche per una causa molto nobile: il festival di Sanremo. Come si vede davanti all’audience siamo disposti a tutto.
Comunque, per i nostri politici, tutto è «sempre meglio che governare». Infine, il boom delle tasse locali, che in un solo anno, e in un sol colpo, sono aumentate di oltre il 6%, pari a 5,2 miliardi di euro. Nel 2006 Regioni ed enti locali hanno incassato complessivamente quasi 90 miliardi di euro, che riguardano le imposte sugli immobili, l’Irpef locale, la tassa sui rifiuti, l’Irap e le diverse tasse automobilistiche. Non casualmente, l’aumento maggiore riguarda le Regioni, dimostrazione evidente di come venga inteso il federalismo dalle nostre parti
Che avesse ragione Antonio Maccanico che considerò fa la nascita delle regioni una delle cause che avevano rovinato l’Italia?

Collegamenti sponsorizzati


1 Commento a “Super stipendi: molte parole e pochi fatti”

  1. Filippo Guastini scrive:

    Lo spropositato numero di assemblee regionali è, secondo me, una delle più indegne espressioni di gran parte della classe politica italiana (semmai fossero necessarie ulteriori conferme di ciò che questo Paese è costretto, immeritatamente, a subire) mentre la stragrande maggioranza della popolazione consta (e auspica) un diverso “funzionamento” dei vari enti locali. C’è bisogno di un diverso modo d’intendere lo Stato e il suo “funzionamento”. Detto “funzionamento” sarebbe semplice attuarlo se, una volta tanto, la rumorosissima minoranza costituita dalle “caste” partitiche e sindacali avesse l’umiltà d’ascoltare, e interpretare, in ossequio ai mandati ricevuti, le esigenze della grandissima e silenziosissima maggioranza che tutti noi siamo. E non è che “lor Signori” debbano fare lo “sforzo disumano” d’elaborare chissà quali complicati provvedimenti legislativi. Dovrebbero semplicemente “aprire la finestra” per vedere “ciò che accade negli orti altrui” (dove le cose vanno decisamente meglio). Gli esempi sarebbero tanti ma ne cito uno: Australia. Lì v’è la tassazione del reddito netto. Cosa significa ciò? Significa l’eliminazione pressochè totale di evasione fiscale e lavoro nero. In Italia significherebbe anche il recupero dei 115 MILIARDI (sì! avete letto bene: miliardi) di euro (fonte governativa) evasi ogni anno. Scusate se è poco. In riferimento a ciò ho sollecitato gli ultimi 3 Ministri dell’Economia senza ricevere il minimo cenno di riscontro. Che siano troppo impegnati a mantenere privilegi?
    Un caro saluto a tutti.
    f.guastini@tin.it

Scrivi un commento