Se il governo fa sul serio tagli i fondi ai giornali di partito

IL MERCATO deve valere per tutti, non solo per i tassisti. Ha quindi fatto benissimo il nostro direttore Giancarlo Mazzuca a riportare in evidenza il tema del finanziamento pubblico ai giornali di partito.
Tanto per cominciare si tratta di due categorie: quelli che danno voce ad un movimento davvero esistente e quelli che invece si servono della norma utilizzando sigle fantasma. Come tutti sanno, a cominciare da chi assegna i soldi.
In tutto assorbono 550 milioni di euro, una cifra di tutto rispetto. Durante l’ultima finanziaria si era paventata una pur minima riduzione di questo importo così sproporzionato. E’ successo il finimondo e il governo ha fatto marcia indietro, preferendo prevedere i ticket per le medicine e le visite mediche.

NEL DODECALOGO con cui Prodi ha rabberciato l’ultima crisi, ha opportunamente previsto la riduzione delle spese dello Stato. Sabato scorso il Ministro Santagata ha indicato le linee di fondo di un disegno di legge da emanare a maggio sul contenimento dei costi della politica. Con la consueta saggezza invece di dare l’esempio dall’alto, si preferisce partire dal basso, dagli enti locali, che invece sono l’istituzione maggiormente controllata ed utile per i cittadini. A prescindere che andrebbe emanato subito un decreto legge, per avere effetti immediati, invece di infognare la proposta nei rami del Parlamento che già immaginiamo con quale entusiasmo si occuperanno di questi temi che rischiano di lambire un qualche minimo privilegio che è stato generosamente elargito ai propri membri.
E quale migliore occasione di questo provvedimento sui costi della politica per abolire i finanziamenti pubblici all’editoria di partito? Con i circa 200 milioni di euro che ci costano i gruppi politici di Camera e Senato, i loro giornali se li possono comodamente pagare, senza gravare ulteriormente sulle casse dell’erario. Inoltre, va da se che questi finanziamenti non debbano essere più assegnati a chi non ne ha titolo. C’è poi un’altra straordinaria ragione per evitare di foraggiare questi giornali, quasi tutti semiclandestini, che fanno capo ai partiti.
Ed è la circostanza che in tutti i telegiornali, in tutte le trasmissioni (dalle più leggere alle più impegnate), su tutti gli argomenti (dalla letteratura alla calvizie), quotidianamente vediamo spuntare politici da ogni dove che ci forniscono il loro pensiero. Inoltre, i quotidiani non di partito tutti i giorni che il Signore manda in terra hanno come piatto centrale del loro menù i politici in tutte le salse. In Italia si può dire qualsiasi cosa, ma non certo che gli onorevoli rappresentanti del popolo siano oscurati dai media.

APPUNTO per questo la stampa di partito non può assolutamente essere assistita dai soldi dei cittadini. I contribuenti già pagano profumatamente parlamentari, consiglieri regionali e gruppi politici. E sarebbe ora di cominciare a dare segnali di serietà. Uno dei primi sarebbe proprio l’abolizione del finanziamento all’editoria di partito. Se non si farà nulla in questa direzione, significherebbe ancora una volta continuare a menare il can per l’aia. Solo che stavolta, rispetto alle altre, c’è una lieve differenza: gli italiani se ne stanno accorgendo.

Collegamenti sponsorizzati


Scrivi un commento