Per i costi della politica solo palliativi

SIAMO ALLE solite. Di fronte a una consapevolezza sempre crescente sui costi insostenibili e immotivati della politica, il governo corre ai ripari. E lo fa nel modo consueto, proponendo interventi puramente dimostrativi. Ieri il ministro Santagata ha dichiarato, con enfasi e gravità, che fin dal luglio dell’anno scorso si è avviato il contenimento delle spese dello Stato e ha annunciato la costituzione di un ennesimo comitato interministeriale per andare oltre. Vorrei permettermi di sottolineare al ministro di che cosa stiamo parlando. Infatti, se monitorando la bellezza di 512 organismi pubblici, ha ottenuto il risparmio di soli 18 milioni di euro, pari a 36 miliardi di vecchie lire, siamo di fronte ad inezie. Va rilevato che il costo della politica nel nostro Paese ammonta a circa 4 miliardi di euro, cifra senza raffronto con nessun’altra democrazia planetaria. Tra l’altro, gli intenti di Santagata sembrano avere la stessa consistenza e autenticità delle lacrime del coccodrillo, in quanto propone una serie di provvedimenti che erano stati in larga parte presentati mesi fa durante l’approvazione della finanziaria e che sono stati sistematicamente bocciati o annacquati. Massimo Villone, uno dei presentatori delle proposte ed autore insieme a Cesare Salvi del libro “I costi della democrazia,” ha detto ieri nella trasmissione della 7 “Omnibus”, incentrata dal bravo Antonello Piroso sul volume di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella “La casta”: «Il ministro Santagata o non sa fare il suo mestiere o mente sapendo di mentire». Infatti, quando parliamo di questi temi sembra che i nostri governanti provengano da altre galassie. Il ministro Nicolais scopre adesso, grazie a una provvidenziale puntata di “Report” che nella pubblica amministrazione si creano posti di lavoro per ragioni politiche. Settimane prima, Bertinotti e Marini se non avessero visto per caso la trasmissione delle “Iene” non avrebbero mai saputo che nelle Aule che presiedono gli onorevoli rappresentanti fanno lavorare senza contratto centinaia di assistenti parlamentari. Ormai siamo alla perdita dei confini tra comici che fanno i politici e politici che fanno i comici. Divertente, ma per governare servirebbe altro.

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2 Commenti a “Per i costi della politica solo palliativi”

  1. Paolo Canozzi scrive:

    Ho letto il suo intervento sulla Nazione di oggi 12 maggio sul costo
    della politica e quanto poco fanno i politici per ridurlo.
    Credo che ormai nel Paese stia montando una forte sensibilità e
    indignazione sulla indifferenza dei professionisti della politica in
    ordine al contenimento di questi costi, di fronte ad un disagio
    economico della maggioranza delle famiglie italiane. Spetta a voi
    giornalisti far diventare questo tema come argomento principale di
    discussione e conoscenza. Apprezzo il coraggio di Stella che, nel suo ottimo libro, mette in risalto questi argomenti.La invito a perseguire su questa strada sempre più incisivamente.
    Cordiali saluti

  2. Maurizio scrive:

    Bisogna essere chiari su una cosa: NON è qualunquismo!
    Semplicemente, si tratta di denunciare un sistema che costa troppo rispetto a quello che produce.
    Non limitiamoci affatto a Parlamento e Senato: saliamo su per li rami.
    Circoscrizioni-Municipi-Province-Comunità montane-Regioni-Parlamento europeo (ho dimenticato qualcosa? forse si).
    Questa non è democrazia:è un assistenzialismo che assegna posti che non producono ricchezza e costano molto.
    E quando finisce una carica, finiscano IMMEDIATAMENTE i fringe-benefits
    (che spesso non dovrebbero neppure cominciare).
    Riassumendo: le cariche elettive?
    Si, certo,ma solo quelle necessarie.
    Basta col sottobosco dei galoppini e dei consulenti.
    Oppure, lo si faccia emergere dal grigio, e si dichiari chiaramente che è una gherminella per ridurre la disoccupazione creando lavori “socialmente utili” (cioè assistenziali) e per di più ad elevato costo

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