Gli sprechi e i debiti di una casta di potere che chiede, ma non dà

LA GIORNATA di ieri è stata segnata dal tragico fatto di cronaca del suicidio di Agostino Rocco, titolare di un autosoccorso Aci a Nichelino, alla periferia di Torino, che, a giudicare almeno dal suo ultimo confuso scritto, vantava sostanziosi crediti del Ministero della Giustizia per la custodia degli autoveicoli sequestrati. Un suicidio che verrà tra qualche giorno dimenticato e rubricato come una delle tante cose che succedono.
INVECE, AL DI LÀ dell’emozione e della retorica, questo episodio è, poco o tanto fosse il credito vantato, la drammatica dimostrazione di quanto la nostra classe politica non pensi al futuro del Paese e cioè sia sempre più esclusivamente concentrata solo sulla propria personale scadenza elettorale, senza guardare al domani.
Qualche anno fa l’attuale rettore dell’Università Cattolica di Milano Lorenzo Ornaghi insieme a Vittorio Emanuele Parsi ha scritto un libro molto acuto dal titolo «Lo sguardo corto», evidenziando come in Italia sia stata snaturata la funzione della politica che è, per definizione, il tempo del futuro: rinviare i problemi e consegnarli alle legislature o alle generazioni successive non è certo esempio di buongoverno, anzi da noi è un comportamento consolidato e generalizzato. In una parola: normale.
INFATTI, A SETTEMBRE di quest’anno, il fisco italiano ha inanellato un altro primato negativo, raggiungendo la cifra colossale di quasi 41 miliardi di euro di rimborsi fiscali, una cifra pazzesca pari a 82.000 miliardi di vecchie lire e, si rifletta, ben superiore alla finanziaria di quest’anno. I contribuenti interessati sono oltre 10 milioni e mezzo, praticamente un italiano su cinque. Anche i tempi dei rimborsi sono in perfetta linea con le consuetudini nazionali: si va dai quasi 12 anni per i rimborsi più piccoli al doppio per quelli più consistenti. Chissà chi sarà in vita quando verranno rimborsati?
IN TALE AMBITO, va raccolta con fiduciosa attesa l’iniziativa del ministro Di Pietro, del quale si può dire tutto, tranne che non sia diretto. Dopo la posizione in linea con la maggioranza degli italiani contro l’indulto, che, com’è noto, è stato fatto più per chi è ancora fuori che per chi è dentro le carceri, adesso c’è la proposta di un referendum sui costi della politica. E’ una posizione responsabile a fronte dell’irresponsabilità che dal centro si espande vorticosamente alla periferia e che tocca in modo evidente anche authority e manager individuati dalla politica, dalle ferrovie alle aziende sanitarie. Nelle ultime settimane, l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media verso i costi della politica sta aumentando molto.
TRA GLI ALTRI, si è parlato degli immotivati emolumenti supermilionari che alimentano le carriere a protezione politica, dai manager di Stato agli stipendi dei dipendenti del Parlamento e della Regione Sicilia. Possibile che, in mezzo a tutti questi vergognosi sprechi della politica, non c’erano i soldi, ripetiamo poco o tanti che fossero, per uno come Agostino Rocco o per i tantissimi che come lui attendono dallo Stato quanto lo Stato deve loro?

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1 Commento a “Gli sprechi e i debiti di una casta di potere che chiede, ma non dà”

  1. marilisa scrive:

    La nosta politica purtroppo (se tale si può ancora chiamare) fa pena,sia a livello locale che centrale.
    I nostri rappresentanti, di qualsiasi parte siano, non lavorano per il cittadino che li ha eletti ma solo per il loro potere raggiunto. Il cittadino ritornerà ad essere interessante solo nelle prossime elezioni. Ma fino a quando potremmo sopportare questo malgoverno a tutti i livelli? Sino a quando tollereremo i privilegi che tutt’ora esistono, sia a destra che a sinistra, le furbate legislative e quant’altro sono capaci di fare per le loro tasche? Sino a quando il cittadino potrà permettere tutto questo e continuare a sopravvivere? Con tutti i problemi quotidiani che ognuno di noi deve affrontare forse non abbiamo il tempo per pensare di ribellarci? Ciao e a presto

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