Le vignette rafforzano i temi di Al Qaeda
di Lorenzo Bianchi
“Lo zampino di Al Qaeda dietro le manifestazioni violente per le caricature di Maometto? Non credo proprio che l’organizzazione di Osama Bin Laden abbia conservato una forza così rilevante. Di sicuro il tema è stato sfruttato dalle correnti fondamentaliste per contestare i governi amici dell’Occidente. Qui, in Pakistan, sono arrivati a chiedere le dimissioni del presidente Pervez Musharraf…”. Ahmed Rashid, corrispondente del “Daily Telegraph” e della “Bbc Online” è il giornalista che conosce più a fondo Osama Bin Laden e le storie dei suoi jihadisti. Li osserva e li intervista da un quarto di secolo. Sull’argomento ha scritto tre libri. Uno, intitolato “Talebani”, è un best seller mondiale.
Quindi parlare di una regia unica di Al Qaeda è improprio?
“In senso letterale sì. Resta invece l’altra circostanza. I gruppi fondamentalisti si sono lanciati a corpo morto nello sfruttamento del tema. Molta gente lo sta manipolando. Purtroppo ha gioco facile. I musulmani si sentono oltraggiati e offesi”.
Lei non crede che la galassia che si ispira a Osama Bin Laden abbia la forza necessaria per gestire le proteste?
“Di sicuro non è in grado di portare in piazza le decine di migliaia di persone che abbiamo visto manifestare in Pakistan, in Turchia e in altri paesi”.
Quindi il fenomeno è più complicato?
“Certamente. Pesa molto la politica. Nel mio paese, il Pakistan, l’opposizione fondamentalista ha chiesto a Musharraf di andarsene, mettendo in piedi una vera e propria campagna. In Afganistan c’è un fenomeno molto simile. I nemici di Karzaj, i signori della guerra e gli altri avversari del presidente, hanno colto l’occasione al volo e stanno spingendo il pedale dell’acceleratore. Tutto questo però non può oscurare il fatto principale. Le caricature hanno creato questo clima. La cartina di tornasole è la Turchia. E’ un paese musulmano molto laico, molto secolare. Nonostante questo, migliaia di persone sono scese in piazza anche lì. C’ è una miscela esplosiva di rabbia genuina e di ragioni della politica locale”.
Quindi anche lei è convinto che molta politica si sia insinuata nello sdegno spontaneo.
“In un secondo momento sì. Uno degli elementi più negativi della vicenda, vista da questa parte del mondo, è stato il rifiuto di scusarsi. Lo ha fatto il giornale Jyllands Posten, tardi a dire il vero, ma non il primo ministro danese. E’ stato arrogante. Ogni sua apparizione in tv ha creato reazioni di piazza. Ha dimostrato di non aver alcuna comprensione del problema, né dei sentimenti degli islamici. Naturalmente la stragrande maggioranza dei musulmani disapprova la violenza che, purtroppo, si è scatenata”.
Non le pare comunque sospetto questo scoppio ritardato di quattro mesi rispetto alla pubblicazione delle caricature?
“E’ accaduto per molte ragioni diverse. Il problema è stato conosciuto nel mondo musulmano solo dopo il viaggio dell’imam danese in Medio Oriente e dopo che il primo ministro della Danimarca Anders Fogh Rasmussen ha rifiutato di incontrare gli ambasciatori dell’ Organizzazione delle Conferenze Islamiche. Io credo che l’escalation sia stata provocata da errori imputabili a tutte e due le parti”.
Qualcuno si è spinto a ipotizzare che il caso caricature abbia fatto risalire la popolarità di ‘Al Qaeda’, un consenso declinante per i troppi attentati contro la popolazione civile in Iraq.
“Non mi pare proprio. Aumenta caso mai la popolarità delle idee di Osama…”.
Per esempio?
“Che l’Occidente vuole conquistare il mondo musulmano, che è in corso una nuova crociata, in altre parole i pilastri della sua propaganda. In pratica tutta la retorica dello scontro fra est e ovest conquista consensi”.
Che cosa chiuderebbe a suo giudizio la controversia?
“Le scuse del governo danese o dell’Unione Europea. Sarebbe un segno di sensibilità e non toccherebbe il principio della libertà di stampa”.
Nessuna voce islamica si è levata per chiedere scusa per i sedici cristiani trucidati in Nigeria. Uno era un prete.
“Ha ragione. Purtroppo è accaduta la stessa cosa quando sono stati uccisi i seguaci di Cristo in Pakistan. Tutto questo non fa che aumentare le incomprensioni. Sono pessimista. Credo che la tensione fra i due mondi continuerà a crescere…”.
23 Agosto 2006 alle 09:04
Noi cattivi loro buoni, visto che qualunque nefandezza avvenga o arrivi dal “terzo mondo” è colpa nostra.
Siamo stati noi a colonizzarli, gli vendiamo noi le armi, gli rubiamo il petrolio, ho dimenticato qualcosa?
Dopo la pubblicazione delle vignette si è assistito ad una vera marea di mea culpa, per cosa non lo capisco bene.
Se dobbiamo accettare la cultura e ovviamente la religione di chi viene a casa nostra, mi sembra altrettanto doveroso che un ospite accetti le leggi dei nostri paesi.
Se quelle vignette erano contro la legge, si punisca il vignettista per il disegno ed il direttore per la pubblicazione, se non lo erano, perchè le scuse?
La tensione di cui si parla è molto strana, se ho ben capito, per non essere fomentatori bisogna rispettare la cultura, la religione, di tutti tranne la nostra.
Se bisogna annullare noi stessi per accettare gli altri, ho il dubbio che tra non molto leggeremo il Corano invece della Bibbia, e dovremo anche scusarci per aver impiegato tanto tempo a farlo.