Dal carcere la verità di Saddam: ‘Falsa la scena della cattura’

di Lorenzo Bianchi
Baghdad, 15 marzo 2005 - La verità di Saddam è una banale scenetta di vita quotidiana. Niente spari. Solo le ombre dolorose del tradimento di un “amico” che forse fu “soggetto a forti pressioni” americane.
“Avevo appena finito di leggere il Corano e stavo preparandomi alle preghiere della sera quando piombarono nella casa gli statunitensi. Ero disarmato, non potevo difendermi”. Niente “buco del ragno”, quindi.
Non ci fu l’ostinata resistenza raccontata dall’ex soldato della Quarta Divisione di fanteria, il sedicente Nadim Abu Radeh, che ha tratteggiato un despota aggrappato alla pistola, un Saddam ancora capace di sparare venti proiettili anche quando era chiaro che la sua caparbietà era inutile.

Su un solo punto l’ex dittatore è d’accordo con il militare che ha lasciato l’esercito: la scena dell’arresto e i video che hanno fatto il giro del mondo sono una creatura della macchina militare statunitense.

“Una messinscena per umiliarmi davanti al mio popolo”, ringhia il Rais nel primo incontro con il suo legale iracheno Khalil Dulaimi, membro di una potente tribù sunnita di Ramadi.

Il colloquio tra l’avvocato e l’illustre imputato fu il frutto di un esposto che il difensore di Tareq Aziz, Marcantonio Bezicheri, presentò alla Commissione di indagine sulle detenzioni arbitrarie dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani.

La mossa ha infranto il muro di isolamento al quale erano stati sottoposti tutti gli alti papaveri del regime comparsi per la prima volta davanti a un giudice il primo luglio dell’anno scorso.

Di quell’incontro, che risale a dicembre, questo giornale è in grado di offrire una ricostruzione grazie agli appunti che furono presi dal difensore.

“Con mio totale stupore – scrive Khalil Dulaimi – il Presidente mi accoglie recitando una poesia patriottica. Gli chiedo se l’ha scritta in carcere e lui mi risponde: certo, la prigione non può incrinare la determinazione del militante. Ha curiosità di sapere quale sia stato l’impatto della sua apparizione televisiva, le immagini girate quando gli furono contestate le accuse. Gli dico: hanno avuto un forte effetto sul pubblico iracheno e arabo. D’altro canto tutti sono convinti che quella non fosse una vera udienza. Solo il giudice la considerava tale…”.

Saddam Hussein si compiace: “E’ chiaro che non era legale, che era il prodotto dell’occupazione, un ridicolo teatro. Gli americani sono venuti qui per distruggere lo stato iracheno. Bush ha detto solo menzogne. Quando io sostenevo che l’Iraq non aveva armi di distruzione di massa, era la pura verità. Per questo motivo abbiamo aperto tutte le porte della nostra terra agli ispettori delle Nazioni Unite. Volevamo mostrare al mondo intero che era nostra intenzione cooperare. Gli Usa con la loro intelligence ci hanno accusato senza avere alcuna prova…”.

Sostiene che l’Onu ha considerato la guerra “non legale”. Per il suo cliente la circostanza è pacifica: “Kofi Annan non può accettare le falsificazioni statunitensi. A Dio piacendo, Bush resterà solo quando il mondo capirà che è solo un propalatore di bugie…”.

L’ex padre padrone dell’Iraq sposta il discorso sulla guerriglia che sta insanguinando l’Iraq. Se ne attribuisce il merito e rimuove, volutamente, le macellerie della fazione qaedista, gli uomini di Abu Mussab Al Zarqawi: “Era ben preparata. Tutto fu predisposto molto prima della guerra. Io avevo unificato i comandi militari e politici del paese e posto le basi per questa nuova pagina della nostra difesa contro l’invasione degli Usa. Ciò che accade oggi non è frutto del caso. Falluja era un caposaldo già approntato in precedenza. La maggior parte dei comandanti della resistenza viene dai ranghi dell’esercito.Sono veterani addestrati molto bene”.

Il colloquio si chiude con la dolente ricostruzione dell’arresto: “Ero sicuro che gli americani avrebbero fatto di tutto per umiliarmi di fronte al mio popolo. E’ stata una classica falsificazione”.
Saddam Hussein non è prodigo di particolari. Resta vago sulla località che ha visto la fine della sua latitanza. Il nome indicato e registrato dal suo difensore è “Salaheddin”. Potrebbe essere la provincia di Tikrit, quella che ha dato i natali al Rais. La famiglia di Saddam è di Ouja, un villaggio vicino al capoluogo. L’alternativa, del tutto improbabile, è una città del Kurdistan. “Ero – ha ricostruito – nella casa di un mio amico. Non so se sono stato venduto da lui o se ha ceduto a forti pressioni”.
Nel dubbio, Saddam non fa nomi. Ma si infuria per il trattamento subito dopo l’arresto. Freme di rabbia: “Sono stato percosso e tenuto in isolamento e al buio completo per due giorni interi”. Un’umiliazione cocente per chi si considera ancora un capo di stato.

Quello che seguì è storia nota. Quel Saddam docile come un agnellino, quell’uomo barbuto che si lasciava spulciare e guardare in bocca come un animale in vendita, erano funzionali a una regia che si proponeva lo scoramento dei suoi seguaci. Il “buco del ragno”, il budello sotterraneo nel quale si sarebbe incistato per sfuggire alla cattura, doveva solo rappresentare, anche fisicamente, la sua vigliaccheria. La verità sta affiorando, ma ormai è irrilevante.

Collegamenti sponsorizzati


1 Commento a “Dal carcere la verità di Saddam: ‘Falsa la scena della cattura’”

  1. Ucle scrive:

    La principessa Yasmin von Hohenstaufen denuncia al Tribunale Internazionale dell’Aja e all’Onu, il Tribunale iracheno che ha condannato a morte Saddam .Non e’ legittimato, secondo il Presidente del Comitato Internazionale Diritti Umani , Princess Yasmin,a giudicare, in quanto solo un Tribunale Internazionale puo’ serenamente valutare i fatti.I giudci iracheni sono parte materialmente ed emotivamente troppo coinvolta , per assicurare imparzialita’.
    Comunque l’Italia ,che ha partecipato in operazione di pace, deve avere diritto di veto e di opinione su tale vicenda:gli Usa non possono pretendere da un paese di civilta’ cristiana , il coivolgimento in un vero e proprio assassinio a sangue freddo, ne’ possono pretendere che gli italiani , per opportunismo, accettino tale barbaria…
    Centro Cristianesimo Vivente
    UCLE
    Uff. McKenzie

Scrivi un commento

Per inviare un commento devi fare il loggin.