Libano, un accordo fragile. Ma ora il conflitto riguarda tutti noi

di Lorenzo Bianchi
E’ PROPRIO il caso di incrociare le dita. Troppe volte nel Palazzo di Vetro si è gridato all’accordo, all’intesa che avrebbe potuto fermare la guerra nel Vicino Oriente. Dopo 1023 morti libanesi e 123 israeliani l’idea che lo spargimento di sangue si interrompa è una sorta di liberazione collettiva. Naturalmente occorre essere prudenti. I dettagli sono importantissimi. Come si sa, nei particolari possono affogare le migliori intenzioni. Pare di capire che Israele abbia rinunciato a uno dei suoi obiettivi strategici, il disarmo degli hezbollah. Se sarà davvero questa la rinuncia di Gerusalemme, il problema del Libano, un paese che è diventato ostaggio di un esercito privato dotato di armi sofisticatissime dall’Iran, resta tale e quale. L’unica differenza rilevante è che sul fronte fra Israele e la guerriglia hezbollah saranno schierati soldati italiani, tedeschi, spagnoli, australiani, francesi e caschi blu dell’Onu. Nelle retrovie si attesteranno 15 mila libanesi. Quasi un appendice, la cui rilevanza è, a dir poco, dubbia, visti i loro armamenti e la composizione confessionale. La componente sciita, sensibile al fascino del ‘Partito di Allah’, sarà cospicua e sicuramente poco intenzionata a scontrarsi con i connazionali.
Il tempo dirà se questo accordo che sancisce una sorta di internazionalizzazione del conflitto arabo israeliano ha proprietà taumaturgiche e soprattutto se il capo degli hezbollah Hassan Nasrallah emergerà dal suo bunker come un moderno Saladino. Il punto cruciale è questo. La lotta fra il fondamentalismo sciita e Israele è sfociata in un primo, sanguinoso conflitto. L’intesa raggiunta alle Nazioni Unite è una tregua. L’Europa dell’Olocausto è chiamata in prima persona a pagare il suo debito storico. Ora dovrà garantire il confine più difficile.

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1 Commento a “Libano, un accordo fragile. Ma ora il conflitto riguarda tutti noi”

  1. scipioni roberto scrive:

    ma è mai possibile che il paese europeo con le toppe nel sedere più grandi, e con i dipendenti con le retribuzioni più tassate, e con servizi sanitari e sociali da terzo mondo, voglia andare in libano con il contingente più numeroso, ma i soldi per mantenere questi militari nel mondo iran, pakistan, albania ,ecc,ecc dove cavolo li prendiamo? ma cosa me ne può fregare del comando delle operazioni se italiano o francese,quando non riusciamo nemmeno a mantenere l’ordine pubblico a casa nostra.
    ma possibile che gli italiani si incazzino solo se gli si tocca il pallone?
    ma vi rendete conto che i politici parlano di sacrifici da far fare sempre a chi ha la busta paga eppoi vogliono portare altri tremila uomini che a noi ci costano come dei somari a biscotti, meditate gente meditate

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